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Sudan: Amnesty denuncia il peggioramento della situazione dei diritti umani in Darfur cinque mesi dopo l'accordo di pace
- Subject: Sudan: Amnesty denuncia il peggioramento della situazione dei diritti umani in Darfur cinque mesi dopo l'accordo di pace
- From: press at amnesty.it
- Date: Thu, 5 Oct 2006 14:33:26 +0200
# Questa lista per la distribuzione delle informazioni # e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International. # Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si # prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non # vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo COMUNICATO STAMPA CS108-2006 SUDAN: AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL PEGGIORAMENTO DELLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN DARFUR CINQUE MESI DOPO L'ACCORDO DI PACE Nonostante la firma, cinque mesi fa, dell'Accordo di pace per il Darfur (Dpa), Amnesty International denuncia in un nuovo rapporto l'intensificarsi dei combattimenti, l'aumento degli sfollati e un clima di maggiore incertezza. Constatato che, finora, la Missione dell'Unione africana in Sudan (Amis) non e' stata in grado di proteggere la popolazione civile, l'organizzazione per i diritti umani sollecita ancora una volta il governo sudanese a consentire la presenza, senza ulteriore ritardo, di una forza di pace dell'Onu col mandato di tutelare i civili del Darfur. Il governo del Sudan ha recentemente lanciato la piu' imponente offensiva militare da oltre un anno nel Darfur settentrionale. Nella regione stanno avendo luogo bombardamenti su vasta scala. Questa offensiva e' caratterizzata da gravi violazioni del diritto umanitario, tra cui attacchi indiscriminati e sproporzionati e attacchi diretti contro i civili. Spesso, come nel caso dell'incursione su al-Hassan del 29 luglio, vengono presi di mira ospedali e scuole. Nel bombardamento di Kusa Kuma, a nordest di al-Fasher, avvenuto il 27 settembre, sono state uccise tre donne: Halima 'Issa Abaker e due sorelle, Maryam e Hawa Ishaq Omar. Il rapporto di Amnesty International denuncia come in ampie zone del Darfur occidentale, i Janjawid (le milizie a cavallo filo-governative) abbiano ormai assunto il quasi completo controllo delle terre e le stiano occupando dopo averle rese disabitate a seguito delle massicce offensive del 2003 e del 2004. Gli sfollati vivono come prigionieri all'interno di campi, mentre all'esterno di questi le forze di sicurezza e i Janjawid continuano a rendersi responsabili di uccisioni, sequestri, espulsioni e stupri. Il conflitto si sta allargando al Ciad orientale. Gli attacchi dei Janjawid contro la popolazione del Ciad, attraverso la frontiera del Darfur, iniziati alla fine del 2005, sono ancora in corso. Le comunita' sotto attacco hanno stretto legami con i gruppi armati del Darfur che si oppongono al governo sudanese. Per porre fine alle aggressioni contro i civili e fermare l'ulteriore espansione del conflitto, e' necessario interrompere gli attacchi oltreconfine. Numerosi testimoni raggiunti da Amnesty International nel Ciad orientale hanno confermato che l'Amis non e' stata in grado di proteggere in modo efficace i civili. La forza dell'Unione africana e' rimasta inerme di fronte agli attacchi dell'esercito sudanese e dei Janjawid e non ha indagato sulle violazioni del cessate il fuoco, come pure avrebbe dovuto fare. Questo continuo fallimento, che va avanti da un anno, ha compromesso la reputazione dell'Amis agli occhi della popolazione del Darfur, che guarda ora all'Onu come alla forza che potra' darle quella protezione di cui ha disperatamente bisogno. Secondo un testimone, 'le forze dell'Unione africana non sono presenti nel campo profughi, ma spesso le vedi bighellonare in citta'. Quando si fanno vedere, i Janjawid non osano attaccarci. Ma all'Unione africana non interessano i profughi. Non fanno nulla quando protestiamo. Quando una ragazza viene violentata nelle vicinanze del campo, l'unica cosa che fanno e' riportarla indietro. Mica fanno un'inchiestaŠ'. La popolazione del Darfur ha sofferto pene inenarrabili nel corso del conflitto. Amnesty International chiede ai membri del Consiglio di sicurezza e all'Unione africana di ottenere l'assenso del Sudan alla presenza di una forza di pace dell'Onu e di accrescere la capacita' dell'Amis di proteggere i civili fino a quando i peacekeeper dell'Onu non verranno dispiegati nella regione. Amnesty International chiede al governo del Sudan di: - consentire la presenza della forza di pace dell'Onu, prevista dalla Risoluzione 1706 del Consiglio di sicurezza; - permettere all'Amis di continuare a operare nel Darfur fino a quando i peacekeeper dell'Onu non verranno dispiegati; - porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nel corso dell'attuale offensiva militare. Amnesty International chiede ai gruppi armati riuniti nel Fronte nazionale di redenzione di prendere tutte le misure necessarie per non violare il diritto umanitario e per non spingersi nei luoghi in cui si trova la popolazione civile del Darfur. Amnesty International rivolge un appello al Consiglio di sicurezza dell'Onu e all'Unione africana per: - sviluppare una posizione comune per ottenere l'assenso del Sudan al dispiegamento della forza di pace dell'Onu; - rafforzare l'Amis affinche' sia in grado di svolgere il proprio mandato sulla protezione dei civili fino a quando una missione dell'Onu non abbia preso il suo posto. FINE DEL COMUNICATO Roma, 5 ottobre 2006 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it # Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e # pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i # contenuti di questa mail e di eventuali allegati. L'attuale infrastruttura # tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente ne' dei # contenuti di questa mail. Se Lei ha ricevuto questa mail per errore, e' # pregato di non utilizzare le informazioni in essa riportate e di non # portarle a conoscenza di alcuno. Opinioni, conclusioni e altre # informazioni contenute in questa mail rappresentano punti di vista # personali e non, salvo quando espressamente indicato, quelli di Amnesty # International.
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