No ad un nuovo conflitto tra Etiopia ed Eritrea



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No ad un nuovo conflitto tra Etiopia ed Eritrea

IL CIPSI LANCIA UN APPELLO AL GOVERNO ITALIANO E ALLA COMUNITA’
INTERNAZIONALE: “DENUNCIAMO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEI DUE PAESI.
PROPONIAMO UN EMBARGO TOTALE SULLA VENDITA DI ARMI. SOLLECITIAMO L’ACCORDO
SUI CONFINI DI STATO. CHIEDIAMO DI VINCOLARE LE ATTIVITA’ DI COOPERAZIONE
INTERNAZIONALE ALLA PACIFICAZIONE NELLA REGIONE”.

Roma, 9 giugno 2005 – “Denunciamo la violazione dei diritti umani in
Etiopia ed Eritrea”. Inizia così la dichiarazione di Guido Barbera,
presidente del CIPSI – coordinamento di 37 Ong e associazioni di
solidarietà internazionale. “Invitiamo il Governo Italiano, e tutta la
Comunità Internazionale e le Nazioni Unite, a sorvegliare affinché non
inizi una nuova escalation militare che potrebbe degenerare in aperta
ostilità. Chiediamo alle Istituzioni internazionali di attuare un embargo
totale sulla vendita di armi ai due Paesi. Sollecitiamo i Governi di
Eritrea ed Etiopia a mettere in atto tutte le misure politiche e
diplomatiche necessarie affinché venga finalmente risolta la disputa sui
confini di stato tra i due Paesi. Chiediamo di vincolare l’attività di
cooperazione internazionale ad una reale smobilitazione delle forze armate
dei due Paesi ed alla pacificazione nella regione”.

E’ la sintesi di un documento approvato dalla recente assemblea del CIPSI
-Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale-, che
assume maggior rilievo perché alcune associazioni del Coordinamento sono
impegnate da decenni in un cammino comune di solidarietà con le popolazioni
dei due Paesi.

“Esprimiamo e ribadiamo i sentimenti di amicizia e vicinanza con i popoli
di Eritrea ed Etiopia, così duramente colpiti negli ultimi anni a causa
della guerra fratricida e delle ricorrenti carestie e siccità”, afferma il
presidente del CIPSI, Guido Barbera.

“Il CIPSI – continua Barbera - chiede ai Governi di Eritrea ed Etiopia, al
Governo Italiano e, tramite esso, a tutta la Comunità Internazionale e alle
Nazioni Unite, di mettere in atto tutte le misure politiche e diplomatiche
necessarie affinché venga finalmente risolta la disputa sui confini di
stato tra i due Paesi. Nonostante l’armistizio siglato alla fine del 2000 e
il pronunciamento nel 2002 di una Commissione indipendente internazionale,
voluta sia dall’Eritrea che dall’Etiopia, che ha definito la linea di
demarcazione del confine, tuttora presidiata da un contingente militare
dell’ONU, i due Paesi non hanno ancora siglato un vero trattato di pace e
sono di fatto in una situazione di guerra non guerreggiata che obbliga
centinaia di migliaia di giovani a rimanere sotto le armi per anni, senza
alcuna certezza sul termine del servizio militare, e senza la possibilità
di prendersi cura della propria vita, della propria famiglia, del proprio
lavoro”.

“Il CIPSI – afferma Barbera - denuncia la violazione dei diritti umani
perpetrata in entrambi i Paesi a danno delle popolazioni, soprattutto dei
giovani, costretti ad una arruolamento forzato nell’esercito, senza
peraltro un salario adeguato e senza alcuna certezza sui tempi di
smobilitazione. In particolare denuncia la violenta repressione poliziesca
delle proteste studentesche scoppiate ad Addis Abeba in seguito alle
recenti elezioni politiche, delle quali peraltro non si conosce ancora
l’esito ufficiale, nonché la limitazione della libertà di stampa messa in
atto ormai da diversi anni dal Governo di Asmara. Chiede al Governo di
Asmara di garantire i diritti umani per i diversi oppositori politici,
giornalisti, studenti, e semplici cittadini, incarcerati dal 2001, per i
quali peraltro non si è ancora provveduto ad un giudizio pubblico ed
imparziale, ed in alcuni casi non si sa più nulla”.

“Il CIPSI – conclude Barbera - invita il Governo Italiano, e tramite esso
tutta la Comunità Internazionale, a sorvegliare affinché non inizi una
escalation militare che potrebbe degenerare in aperta ostilità. Chiede al
Governo Italiano, e tramite esso a tutta la Comunità Internazionale, di
vincolare l’attività di cooperazione internazionale ad una reale
smobilitazione delle forze armate dei due Paesi. In particolare chiede al
governo degli Stati Uniti di vincolare il recente stanziamento di 674
milioni di dollari a favore di Eritrea ed Etiopia alla effettiva
pacificazione della regione. In assenza di segnali concreti di
smobilitazione delle forze armate e pacificazione, il CIPSI propone al
Governo Italiano e a tutta la Comunità Internazionale di attuare un embargo
totale sulla vendita di armi ai due Paesi, così come ratificato nella
legislazione internazionale per Paesi di fatto in guerra, e dove non
vengono rispettati i diritti umani”.

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