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da chiama l'africa
- Subject: da chiama l'africa
- From: "e.m." <aner at tele2.it>
- Date: Tue, 29 Mar 2005 14:17:38 +0200
Buona strada ! Con questo augurio gli scouts usano salutarsi. E' un' espressione che forse potrà anche far sorridere, perché poco cibernetica o tecnologica. Ma quando penso alla storia di Chiama l'Africa, la mente ripercorre il cammino fatto insieme a tanti amici, alle piazze con i camion, ai giovani del campo e dei convegni. Siamo cresciuti insieme, abbiamo scoperto l'Africa "in piedi", quella della società civile, che aiuta la propria gente a reagire alle violenza con la non violenza, che giorno per giorno si organizza per continuare a cantare la vita, anche quando i morti delle guerre e delle violenze consumate contro gli africani, come la proprietà intellettuale, pesano sui popoli Africani. Per la pace, abbiamo camminato insieme agli Africani per le strade di Butembo, abbiamo ascoltato con attenzione i loro portavoce negli appuntamenti di Ancona. Abbiamo sempre pensato e auspicato che la politica dovrebbe guardare i poveri con occhio più attento, capire le situazioni ed agire perché i diritti, anche dei più deboli, siano riconosciuti effettivamente. Ora due nostri amici, Eugenio Melandri coordinatore, e Giuliana Nessi Vice Presidente, si sono messi a disposizione della politica accettando la candidatura nelle prossime elezioni regionali. Eugenio nella Regione Lazio, Giuliana in Lombardia. A questi due nostri amici, ai quali si riconosce serietà, onestà intellettuale e attenzione ai più deboli, la sete di giustizia, Chiama l'Africa augura che siano eletti. E, comunque vadano le cose, faremo una grande festa perché siete due di noi. Secondo Ferioli Presidente Ferrara 14/03/2005 INFO: giuliananessi at virgilio.it eugenio.melandri at tele2.it - http://www.eugeniomelandri.it ROMA GIOVEDI' 24 MARZO ore 17.30 L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLA "GUERRA PREVENTIVA" DI BUSH Antica Libreria Croce, Corso Vittorio Emanuele 158 (zona centro) Con: Eugenio Melandri (Direttore di Solidarietà Internazionale. Candidato indipendente PdCI elezioni regionali Lazio); Gianfranco Pagliarulo (direttore di La Rinascita); Bassam Saleh (giornalista palestinese); Sergio Cararo (Radio Città Aperta). Presiede: Andrea Genovali (Presidente Associazione Punto Critico). Coordina Fabio Nobile (Associazione Punto Critico) ROMA MERCOLEDI' 30 MARZO FESTA DELLA SOLIDARIETA' Alpheus, via del Commercio 36 ore 19 : incontro-dibattito sul tema POLITICHE REGIONALI E SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE Con: Giuseppe Florio (Presidente Associazione Progetto Continenti); Jean Léonard Touadi (giornalista e scrittore); Abdoulaye Bah (funzionario Onu in Africa); Alessio D'Amato (capogruppo PdCI al Consiglio Regionale del Lazio); Eugenio Melandri (candidato indipendente PdCI elezioni regionali Lazio) ore 20.30 CENA AFRICANA ore 21.30 CONCERTO CON PAPE SIRIMANE KANOUTE' MASSIMO BUBOLA Mi è stato chiesto di esprimere il mio pensiero in ordine ad alcuni importanti temi delle prossime elezioni, insieme alle azioni che intenderei sostenere qualora diventassi consigliera regionale. Ecco quindi una breve lettera nella quale cercherò di parteciparvi le preoccupazioni e le speranze che mi hanno persuasa ad accettare la proposta di questa candidatura. In questi ultimi anni tutti abbiamo assistito ad un processo sempre più accelerato e spregiudicato di accentramento dei poteri reali in aree ristrette e ben definite, proprio mentre si predicava il decentramento istituzionale e si ammiccava alla secessione, ormai in attuazione, con un forte spregio dei valori costituzionali mascherato da belle parole. Credo sia tempo che i cittadini e le cittadine riprendano il ruolo di protagonisti delle politiche territoriali, ridando fiato e potere in primo luogo agli Enti Locali come i Comuni, le Comunità Montane, le Province, strangolati dai continui tagli finanziari e dalla burocrazia regionale, e insieme valorizzando e mettendo in rete le realtà positive già esistenti, come le associazioni di volontariato, di cui è così ricco il nostro territorio, gli oratori e i centri di aggregazione giovanile, in un'ottica di lavoro sinergico e funzionale proprio perché gestito dalle persone che conoscono meglio i problemi e le risorse del contesto. Si è tanto sventolato il modello di gestione mista pubblico/privato come rimedio di tutti i mali, ma la sua realizzazione concreta, sia nel sociale che nel sanitario e nell'istruzione, ne ha rivelato il vero scopo di sostegno al business dell'imprenditoria privata, senza alcuna attenzione per il servizio pubblico fortemente penalizzato dall'incuria, dai tagli indiscriminati, dai criteri aziendalistici rivolti esclusivamente ai bilanci, con scarsa o nessuna cura delle persone. Basta pensare ai tiket, uguali per ricchi e poveri, o a come gli ospedali sono costretti a dimettere in brevissimo tempo ammalati e persino operati, ancora con le flebo addosso, o ai tempi lunghissimi di attesa per le visite specialistiche! Oggi può curarsi bene solo chi ha i soldi per le visite private e le relative terapie. E non parliamo della scuola, e soprattutto dei buoni-scuola distribuiti quasi esclusivamente a chi può permettersi il lusso di una scuola privata. Occorre invertire la tendenza, promuovere qualità e quantità dei servizi pubblici con scelte di fondo che tengano conto delle mutate situazioni sociali, delle nuove povertà, dei problemi delle popolazioni migranti (come noi fino a poco tempo fa), delle famiglie in difficoltà, che sono sempre più numerose, del futuro lavorativo per i nostri giovani, e infine anche delle possibilità di muoversi e persino di respirare, sempre più problematiche.. C'è poi questo boomerang di una globalizzazione economica selvaggia e priva di etica, favorita dalla compiacenza politica, che si sta abbattendo anche sulla nostra regione con una crisi ormai preoccupante, soprattutto industriale e di conseguenza commerciale, ma anche con l'inquinamento, l'alterazione dei cibi, l'insicurezza generale e in particolare la sfiducia nel futuro da parte delle giovani generazioni. Occorre che proprio le regioni più ricche assumano una nuova responsabilità globale, con rapporti di partenariato che favoriscano il vero sviluppo delle regioni più povere, incentivando al tempo stesso le nuove e più alte professionalità richieste da un mercato del lavoro planetario. Occorrono insomma politiche economiche più intelligenti, tese a rivalutare il territorio locale nel più ampio contesto globale anche con adeguate infrastrutture, sia viarie che formative e comunicative, ormai indilazionabili. Nella nostra provincia, poi, il problema si pone in modo drammatico: la crisi del tessile in particolare, la delocalizzazione di molte industrie, le forti difficoltà di molte altre, sono certamente un prodotto di questa globalizzazione, ma la situazione è aggravata anche dagli insopportabili ritardi nel miglioramento della rete viaria. L'altra grave carenza va ricercata nel sistema formativo specie professionale, di competenza regionale, del tutto inadeguato alle nuove esigenze, proprio perché completamente accentrato: come può la Regione conoscere problemi e risorse dei diversi territori provinciali? Occorre invece una lungimirante politica di concertazione che metta insieme imprenditori, sindacati e responsabili politici per la programmazione urgente di una linea alternativa che tenga conto dei problemi ma anche delle risorse del nostro territorio e delle nuove opportunità di mercato, spingendo sulla ricerca e sulla innovazione e quindi, di nuovo, sulla formazione più opportuna. Infine credo che ci sia un problema di tutti in Lombardia, ed è la qualità della vita. Ormai non si tratta più solo dello stress di una vita convulsa, ma sono a rischio gli elementi fondamentali per la vita: l'aria, l'acqua, il cibo, la terra. Anche se questi non hanno confini, è un fatto che le città lombarde sono fra le più inquinate del mondo. Non bastano i piccoli rimedi della domenica senza auto. Gli scienziati lo dicono da anni e ormai non c'è più tempo da perdere: bisogna passare alle energie pulite e rinnovabili, sprecare di meno per ridurre i rifiuti, coltivare con metodi naturali, ridurre il traffico su gomma e promuovere il trasporto ferroviario, curare e incentivare le riserve ambientali, Parco delle Orobie compreso… Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sul serio per il bene comune, e non solo di qualcuno. Chiudo questa lettera con un sogno: vorrei tanto che tutte le donne fossero protagoniste consapevoli della vita pubblica come lo sono di quella privata. Il senso della cura del mondo in fondo ci appartiene. Perché non metterlo a frutto in spazi più ampi? Forse le cose andrebbero meglio….. Cordialmente Giuliana Nessi
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