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18/01 Roma: riprendono i Martedì dell'Africa
- Subject: 18/01 Roma: riprendono i Martedì dell'Africa
- From: <info at chiamafrica.it>
- Date: Thu, 13 Jan 2005 11:03:44 +0100
<http://www.chiamafrica.it> REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. NUOVI SPETTRI DI GUERRA ROMA, MARTEDI' 18 GENNAIO 2005 - ore 18.00 Libreria Odradek , via dei Banchi Vecchi 57 - tel. 06 6833451 La sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo sta precipitando. Nonostante gli accordi di pace firmati a Pretoria nel 2002, il dispiegamento di truppe internazionali di peacekeeping (MONUC) e la costituzione di un governo di transizione, la RD Congo è di nuovo pericolosamente vicina al baratro di una guerra aperta. Secondo un'indagine pubblicata recentemente dall'International Rescue Committee (IRC) oltre 3,8 milioni di persone sono morte dall'inizio del conflitto nell'agosto 1998, e ogni mese 31.000 civili muoiono per cause direttamente legate al conflitto. Tutto questo senza che la comunità internazionale assuma alcuna iniziativa incisiva. 'In questi sei anni, il mondo ha perso l'equivalente dell'intera popolazione dell'Eire, o della città di Los Angeles. Quanti congolesi innocenti dovranno ancora morire prima che il mondo cominci ad interessarsene ?' (Richard Brennan, IRC). Incontro con JEAN LEONARD TOUADI giornalista e scrittore e con PADRE GIOVANNI QUERZANI missionario Saveriano, da 33 anni nella RD Congo Durante l'incontro saranno proiettate immagini riprese a Bukavu la scorsa estate da P.Querzani INFO: 329/5713452 - info at chiamafrica.it - www.chiamafrica.it via Francesco del Furia 18 - 00135 Roma fax: 06/30995252 DA <http://www.chiamafrica.it >www.chiamafrica.it APPROFONDIMENTI REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: UN MASSACRO INVISIBILE In questo momento, in cui la sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo sta precipitando, l'International Rescue Committee ha pubblicato oggi un'indagine sulla mortalità che rivela il decesso di oltre 3,8 milioni di persone dall'inizio del conflitto nell'agosto 1998, e che continuano a morire 31.000 civili ogni mese come diretta conseguenza del conflitto. 'La RDC rimane di gran lunga la più grave crisi mondiale in termini di mortalità, eppure anno dopo anno il conflitto continua ad ulcerarsi senza che la comunità internazionale prenda alcuna iniziativa incisiva ', dichiara dr. Richard Brennan dell'IRC, uno degli autori del rapporto. 'In questi sei anni, il mondo ha perso l'equivalente dell'intera popolazione dell'Eire, o della città di Los Angeles. Quanti congolesi innocenti dovranno ancora morire prima che il mondo cominci ad interessarsene ?' Quest'ultima indagine, frutto della cooperazione tra l'IRC ed il Burnet Institute australiano, è una delle più complete mai svolte in una zona di guerra, riferendosi a 19.500 famiglie. Sono stati raccolti dati relativi alla mortalità tra gennaio 2003 ed aprile 2004. - Equipes di medici ed epidemiologi hanno rilevato che quasi mille persone sono morte ogni giorno, in aggiunta al normale tasso di mortalità, in totale quasi 500,000 morti in eccesso, delle quali quasi la metà riferite a bambini sotto i 5 anni. - Come dimostrato nelle tre precedenti indagini IRC nella RD Congo, la stragrande maggioranza (in questo caso il 98%) delle morti è causata da malattia e/o malnutrizione, effetti collaterali di una guerra che ha distrutto gran parte dell'assistenza sanitaria e dell'economia del paese. - Di particolare rilevanza è la scoperta che l'insicurezza incide in maniera significativa sul numero di morti violente e non violente. E' nelle province orientali più soggette al conflitto, ove l'insicurezza spesso impedisce l'arrivo dei convogli umanitari, che i casi di morte per malattie infettive e malnutrizione sono più alti. Se si eliminassero del tutto le conseguenze dell'insicurezza e della violenza nelle province orientali, il tasso di mortalità ritornerebbe a livelli quasi normali. Così è stato per la città di Kisangani-ville, ove l'arrivo dei Peacekeepers ha aiutato a far cessare i combattimenti, permettendo all'IRC ed ai suoi partner di ripristinare le cure sanitarie di base e la fornitura di acqua per usi potabili e domestici. I dati grezzi sulla mortalità sono scesi del 79 % ed e' stata eliminata la mortalità eccessiva. In Iraq, ove gli anni di brutalità di Saddam Hussein, le conseguenze delle sanzioni e di tre guerre hanno totalizzato molto meno morti della RD Congo, il budget di aiuti per il 2003 era di $3.5 miliardi, o $ 138 per abitante. Le cifre precise per il 2004 non sono disponibili. La situazione disperata in Darfur, Sudan, ove si stimano 70.000 morti e due milioni di profughi, ha portato i donatori stranieri a contribuire oltre $530 milioni nel 2004, o $ 89 per abitante. Nonostante il primato del Congo quale sede del conflitto col più alto numero di morti registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, la risposta umanitaria del mondo nel 2004 è stata per un totale di $188 milioni di aiuti, ovvero appena $ 3,23 per abitante. 'La risposta internazionale alla crisi in Congo è stata assolutamente inadeguata rispetto al bisogno', dice Brennan. 'Le nostre ricerche dimostrano che il miglioramento e il consolidamento della sicurezza e l'aumento degli interventi semplici ed economici, già sperimentati sul campo, quali la fornitura di cure mediche fondamentali, vaccinazioni ed acqua pulita potrebbero risparmiare centinaia di migliaia di vite in Congo. Non ne mancano certo le prove. Sono la compassione di lunga durata e la volontà politica che mancano '. Gli accordi di pace del 2002 hanno alimentato le speranze che gli anni di massacri, sfollamenti, violenze sessuali e disperazione avessero fine. Il conseguente dispiegamento di truppe internazionali di peacekeeping è coinciso con il ritiro delle forze straniere, portando ad aumentata stabilità politica e possibilità di accesso per le organizzazioni umanitarie, con una drammatica riduzione dei tassi di mortalità. E' stato costituito un nuovo governo di transizione, incaricato della riunificazione del paese. Nonostante tutti questi progressi, in questo momento la RD Congo è pericolosamente vicina allo scivolare di nuovo nell baratro della guerra aperta. I progressi politici sono in una situazione di stallo, la riduzione dei tassi di mortalità rallenta e una serie di incidenti violenti minaccia di deragliare il processo di pace e destabilizzare tutta la regione. Al momento attuale, il Rwanda minaccia attacchi agli estremisti hutu nella RD Congo, mentre numerose segnalazioni indicano che almeno un'incursione è già avvenuta. Questo fa seguito ad un'esplosione di violenza nella città orientale di Bukavu a giugno ed al brutale massacro di quasi 160 rifugiati tutsi congolesi in un campo in Burundi in agosto. Occorrono azioni urgenti per riportare la stabilità, rafforzare il processo di pace ed affrontare le cause sotterranee del conflitto. Queste le raccomandazioni dell'IRC - Fermare la Violenza. Il recente rafforzamento della missione di peacekeeping dell'ONU, la MONUC, non arriva a coprire le esigenze, perché i livelli attuali in pochi casi permettono di proteggere i civili o i confini del Congo. E' di cruciale importanza che tutte le 23.000 truppe richieste vengano dispiegate. Però, un ripetersi della situazione vista finora non servirà. Fin dall'inizio, equipaggiamento ed addestramento sono stati scarsi, e mancavano l'impegno o la volontà di assolvere al loro mandato. E' di vitale importanza che la MONUC disponga dell'addestramento, equipaggiamento e risorse necessarie all'implementazione del loro mandato - di disarmare e bloccare i combattenti hutu rwandesi, di impedire incursioni e traffico d'armi transfrontalieri, di proteggere i civili vulnerabili e di riportare la stabilità alle province orientali. - Promuovere una pace duratura. I governi donatori devono pretendere maggiori assunzioni di responsabilita' da tutte le parti coinvolte nel conflitto, assicurandosi che rispettino ed effettivamente implementino gli accordi di pace di Pretoria del 2002 e quelli successivi. La pace nella parte orientale deve essere considerata una priorità. La comunità internazionale deve esercitare maggiori pressioni sui governi stranieri, sulle forze armate e sulle milizie per la cessazione delle azioni violente e destabilizzanti nella RD Congo. I governi donatori dovranno inoltre insistere su una migliore gestione delle ricchezze naturali del Congo e sostenere le raccomandazioni dell'investigazione ONU sullo sfruttamento illegale delle sue risorse naturali. Infine i governi chiave debbono lavorare per un migliore coordinamento ed implementazione dei cruciali processi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei combattenti stranieri e congolesi. - Moltiplicare gli aiuti umanitari. Salvare vite. L'attuale livello di aiuti umanitari internazionali verso il Congo è vergognoso e non copre neanche i bisogni più basilari. Mentre i donatori europei hanno aumentato leggermente i contributi nel 2004, il governo USA ha ridotto i propri. In generale, i donatori globali hanno dato molto meno delle cifre richieste nell'appello ONU per la RD Congo. Si devono assolutamente trovare questi soldi. Come rivelato dall'indagine IRC, alcuni interventi semplici e poco costosi potrebbero rivitalizzare gli aiuti sanitari e salvare centinaia di migliaia di vite. L'IRC esorta le nazioni donatrici ad aumentare i loro aiuti per soddisfare i bisogni immensi del Congo. La società civile congolese è vibrante e ha bisogno di essere appoggiata e riconosciuta. Con un adeguato sostegno, riuscirà a raggiungere una nuova autosufficienza e mitigare ulteriori conflitti nella regione. ------------------------------------------------------------------------------- <http://www.chiamafrica.it>Chiama l'Africa Via Francesco del Furia 18 - 00135 Roma - tel 329/5713452 - fax: 06/30995252 Per non ricevere più questa mail scrivi a <mailto:info at chiamafrica.it>info at chiamafrica.it oppure vai direttamente al <http://www.cipsi.it/africa/mailing.asp>sito Allo stesso recapito <mailto:info at chiamafrica.it>Email puoi segnalare notizie, iniziative o appuntamenti redazione a cura di Paola Luzzi
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