18/01 Roma: riprendono i Martedì dell'Africa



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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. NUOVI SPETTRI DI GUERRA
ROMA, MARTEDI' 18 GENNAIO 2005 - ore 18.00
Libreria Odradek , via dei Banchi Vecchi 57 - tel. 06 6833451


La sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo sta precipitando.
Nonostante gli accordi di pace firmati a Pretoria nel 2002, il
dispiegamento di truppe internazionali di peacekeeping (MONUC) e la
costituzione di un governo di transizione, la RD Congo è di nuovo
pericolosamente vicina al baratro di una guerra aperta.

Secondo un'indagine pubblicata recentemente dall'International Rescue
Committee (IRC) oltre 3,8 milioni di persone sono morte dall'inizio del
conflitto nell'agosto 1998, e ogni mese 31.000 civili muoiono per cause
direttamente legate al conflitto. Tutto questo senza che la comunità
internazionale assuma alcuna iniziativa incisiva.
'In questi sei anni, il mondo ha perso l'equivalente dell'intera
popolazione dell'Eire, o della città di Los Angeles. Quanti congolesi
innocenti dovranno ancora morire prima che il mondo cominci ad
interessarsene ?' (Richard Brennan, IRC).

Incontro con

JEAN LEONARD TOUADI
giornalista e scrittore

e con

PADRE GIOVANNI QUERZANI
missionario Saveriano, da 33 anni nella RD Congo

Durante l'incontro saranno proiettate immagini riprese a Bukavu la scorsa
estate da P.Querzani

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APPROFONDIMENTI
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: UN MASSACRO INVISIBILE

In questo momento, in cui la sicurezza nella Repubblica Democratica del
Congo sta precipitando, l'International Rescue Committee ha pubblicato oggi
un'indagine sulla mortalità che rivela il decesso di oltre 3,8 milioni di
persone dall'inizio del conflitto nell'agosto 1998, e che continuano a
morire 31.000 civili ogni mese come diretta conseguenza del conflitto.

'La RDC rimane di gran lunga la più grave crisi mondiale in termini di
mortalità, eppure anno dopo anno il conflitto continua ad ulcerarsi senza
che la comunità internazionale prenda alcuna iniziativa incisiva ',
dichiara dr. Richard Brennan dell'IRC, uno degli autori del rapporto. 'In
questi sei anni, il mondo ha perso l'equivalente dell'intera popolazione
dell'Eire, o della città di Los Angeles. Quanti congolesi innocenti
dovranno ancora morire prima che il mondo cominci ad interessarsene ?'

Quest'ultima indagine, frutto della cooperazione tra l'IRC ed il Burnet
Institute australiano, è una delle più complete mai svolte in una zona di
guerra, riferendosi a 19.500 famiglie. Sono stati raccolti dati relativi
alla mortalità tra gennaio 2003 ed aprile 2004.

- Equipes di medici ed epidemiologi hanno rilevato che quasi mille persone
sono morte ogni giorno, in aggiunta al normale tasso di mortalità, in
totale quasi 500,000 morti in eccesso, delle quali quasi la metà riferite a
bambini sotto i 5 anni.
- Come dimostrato nelle tre precedenti indagini IRC nella RD Congo, la
stragrande maggioranza (in questo caso il 98%) delle morti è causata da
malattia e/o malnutrizione, effetti collaterali di una guerra che ha
distrutto gran parte dell'assistenza sanitaria e dell'economia del paese.
- Di particolare rilevanza è la scoperta che l'insicurezza incide in
maniera significativa sul numero di morti violente e non violente. E' nelle
province orientali più soggette al conflitto, ove l'insicurezza spesso
impedisce l'arrivo dei convogli umanitari, che i casi di morte per malattie
infettive e malnutrizione sono più alti. Se si eliminassero del tutto le
conseguenze dell'insicurezza e della violenza nelle province orientali, il
tasso di mortalità ritornerebbe a livelli quasi normali. Così è stato per
la città di Kisangani-ville, ove l'arrivo dei Peacekeepers ha aiutato a far
cessare i combattimenti, permettendo all'IRC ed ai suoi partner di
ripristinare le cure sanitarie di base e la fornitura di acqua per usi
potabili e domestici. I dati grezzi sulla mortalità sono scesi del 79 % ed
e' stata eliminata la mortalità eccessiva.

In Iraq, ove gli anni di brutalità di Saddam Hussein, le conseguenze delle
sanzioni e di tre guerre hanno totalizzato molto meno morti della RD Congo,
il budget di aiuti per il 2003 era di $3.5 miliardi, o $ 138 per abitante.
Le cifre precise per il 2004 non sono disponibili. La situazione disperata
in Darfur, Sudan, ove si stimano 70.000 morti e due milioni di profughi, ha
portato i donatori stranieri a contribuire oltre $530 milioni nel 2004, o $
89 per abitante. Nonostante il primato del Congo quale sede del conflitto
col più alto numero di morti registrato dalla fine della Seconda Guerra
Mondiale ad oggi, la risposta umanitaria del mondo nel 2004 è stata per un
totale di $188 milioni di aiuti, ovvero appena $ 3,23 per abitante.

'La risposta internazionale alla crisi in Congo è stata assolutamente
inadeguata rispetto al bisogno', dice Brennan. 'Le nostre ricerche
dimostrano che il miglioramento e il consolidamento della sicurezza e
l'aumento degli interventi semplici ed economici, già sperimentati sul
campo, quali la fornitura di cure mediche fondamentali, vaccinazioni ed
acqua pulita potrebbero risparmiare centinaia di migliaia di vite in Congo.
Non ne mancano certo le prove. Sono la compassione di lunga durata e la
volontà politica che mancano '.

Gli accordi di pace del 2002 hanno alimentato le speranze che gli anni di
massacri, sfollamenti, violenze sessuali e disperazione avessero fine. Il
conseguente dispiegamento di truppe internazionali di peacekeeping è
coinciso con il ritiro delle forze straniere, portando ad aumentata
stabilità politica e possibilità di accesso per le organizzazioni
umanitarie, con una drammatica riduzione dei tassi di mortalità. E' stato
costituito un nuovo governo di transizione, incaricato della riunificazione
del paese.

Nonostante tutti questi progressi, in questo momento la RD Congo è
pericolosamente vicina allo scivolare di nuovo nell baratro della guerra
aperta. I progressi politici sono in una situazione di stallo, la riduzione
dei tassi di mortalità rallenta e una serie di incidenti violenti minaccia
di deragliare il processo di pace e destabilizzare tutta la regione. Al
momento attuale, il Rwanda minaccia attacchi agli estremisti hutu nella RD
Congo, mentre numerose segnalazioni indicano che almeno un'incursione è già
avvenuta. Questo fa seguito ad un'esplosione di violenza nella città
orientale di Bukavu a giugno ed al brutale massacro di quasi 160 rifugiati
tutsi congolesi in un campo in Burundi in agosto.

Occorrono azioni urgenti per riportare la stabilità, rafforzare il processo
di pace ed affrontare le cause sotterranee del conflitto. Queste le
raccomandazioni dell'IRC

- Fermare la Violenza. Il recente rafforzamento della missione di
peacekeeping dell'ONU, la MONUC, non arriva a coprire le esigenze, perché i
livelli attuali in pochi casi permettono di proteggere i civili o i confini
del Congo. E' di cruciale importanza che tutte le 23.000 truppe richieste
vengano dispiegate. Però, un ripetersi della situazione vista finora non
servirà. Fin dall'inizio, equipaggiamento ed addestramento sono stati
scarsi, e mancavano l'impegno o la volontà di assolvere al loro mandato. E'
di vitale importanza che la MONUC disponga dell'addestramento,
equipaggiamento e risorse necessarie all'implementazione del loro mandato -
di disarmare e bloccare i combattenti hutu rwandesi, di impedire incursioni
e traffico d'armi transfrontalieri, di proteggere i civili vulnerabili e di
riportare la stabilità alle province orientali.

- Promuovere una pace duratura. I governi donatori devono pretendere
maggiori assunzioni di responsabilita' da tutte le parti coinvolte nel
conflitto, assicurandosi che rispettino ed effettivamente implementino gli
accordi di pace di Pretoria del 2002 e quelli successivi. La pace nella
parte orientale deve essere considerata una priorità. La comunità
internazionale deve esercitare maggiori pressioni sui governi stranieri,
sulle forze armate e sulle milizie per la cessazione delle azioni violente
e destabilizzanti nella RD Congo. I governi donatori dovranno inoltre
insistere su una migliore gestione delle ricchezze naturali del Congo e
sostenere le raccomandazioni dell'investigazione ONU sullo sfruttamento
illegale delle sue risorse naturali. Infine i governi chiave debbono
lavorare per un migliore coordinamento ed implementazione dei cruciali
processi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei combattenti
stranieri e congolesi.

- Moltiplicare gli aiuti umanitari. Salvare vite. L'attuale livello di
aiuti umanitari internazionali verso il Congo è vergognoso e non copre
neanche i bisogni più basilari. Mentre i donatori europei hanno aumentato
leggermente i contributi nel 2004, il governo USA ha ridotto i propri. In
generale, i donatori globali hanno dato molto meno delle cifre richieste
nell'appello ONU per la RD Congo. Si devono assolutamente trovare questi
soldi. Come rivelato dall'indagine IRC, alcuni interventi semplici e poco
costosi potrebbero rivitalizzare gli aiuti sanitari e salvare centinaia di
migliaia di vite. L'IRC esorta le nazioni donatrici ad aumentare i loro
aiuti per soddisfare i bisogni immensi del Congo. La società civile
congolese è vibrante e ha bisogno di essere appoggiata e riconosciuta. Con
un adeguato sostegno, riuscirà a raggiungere una nuova autosufficienza e
mitigare ulteriori conflitti nella regione.



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redazione a cura di Paola Luzzi