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Newsletter: anno 2, n. 4, 10 febbraio 2004.
- Subject: Newsletter: anno 2, n. 4, 10 febbraio 2004.
- From: <segreteria at circoloafrica.org>
- Date: Tue, 10 Feb 2004 21:18:59 +0100
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NEWSLETTER DEL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE E RICERCA PER LA CITTADINANZA ATTIVA Anno 2, n. 4 -10 febbraio 2004 ---------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------- INDICE 1. A PROPOSITO DI DONNE: LA RIVOLUZIONE MANCATA? 2. ATTIVITA' DEL CENTRO 3. NUOVI LIBRI 4. DONNE SENZA CONFINI 5. FEMMINISMI A CONFRONTO 6. IL CONTRIBUTO DELLE RAGAZZE IMMIGRATE 7. DONNE E MIGRAZIONI IN EUROPA 8. INFIBULAZIONE IN ITALIA 9. VELO LIBERO 10. IL PESO DELLE PAROLE .............................................. 1. A PROPOSITO DI DONNE: LA RIVOLUZIONE MANCATA? Per questo numero della newsletter abbiamo pensato ad un filo conduttore tematico: parliamo di donne. Forse perché questa volta a redigere la newsletter si è ritrovato un numero abbastanza copioso di donne (Zuki, Vera, Eugenia, Jessica, Francesca, Eleonora, Marianna, Laura e Simona) e anche perché è arrivato uno spunto interessante. Una volta tanto c'è un articolo che parla delle donne in modo davvero rappresentativo (o almeno così a noi è sembrato). Lo trovate su Internazionale del 16 gennaio (pp 28-36). L' indagine condotta da Lisa Belkin a New York parte da una prospettiva interessante: secondo la rivoluzione di fine anni sessanta le donne dovevano governare il mondo, ma non è andata così; perché? Molti muri sono senza dubbio stati abbattuti a partire dall'accesso alle università; da uno studio su tre generazioni differenti emerge però come chi ha vissuto direttamente le lotte femministe, le pioniere che per prime ebbero accesso al regno maschile di Yale e Princeton (prima classe mista solo nel 1969) sono più determinate e motivate. Hanno fatto carriera, alcune di loro hanno raggiunto delle "vette" e hanno cercato di adattare la situazione familiare alle proprie esigenze professionali. Molto meno agguerrite le laureate dei decenni successivi. E continuando a leggere si ha l'impressione che questo spaccato di società non riguardi solo gli Stati Uniti. "Sono assunte dalle grandi aziende. Scendono in campo con forza. E all'improvviso si fermano. (.) Rispetto a una volta è sicuramente un progresso. Ma rispetto alle aspettative è una rivoluzione mancata". Molte di noi si sono ritrovate in questo "E all'improvviso si fermano". E' reale. Perché si fermano? Perché ci fermiamo? E' sicuramente vera l'analisi delle difficoltà che ancora oggi una donna deve superare per conciliare carriera e famiglia, soprattutto nel momento in cui diventa madre; ma è ancor più vera la parte finale dell'inchiesta: "Le donne guardano la vetta e spesso decidono di non voler fare il necessario per arrivarci" perché insieme alla vetta - diciamo noi - si vedono una serie infinita di compromessi e prezzi da pagare. Si vedono regole che non sempre piacciono o semplicemente non si accordano con il nostro modo di vedere le cose, il nostro sistema di valori, forse perché sono regole che arrivano da una realtà costruita dagli uomini prima di noi , una realtà in cui le donne sono volute entrare con forza e decisione pensando forse troppo alle pari opportunità e troppo poco all'opportunità preziosa di cambiare il sistema presistente, di portare il proprio contributo, di rimodellarlo con punti di vista diversi sulla vita. "Le donne sono competitive - continua la Belkin - ma non vogliono competere secondo schemi incompatibili con altri loro obiettivi". Sempre più donne preparate e talentuose oggi scelgono di diminuire l'orario lavorativo o di lasciare il lavoro, non più per sacrificio, ma come scelta filosofica di vita. Perfettamente d'accordo con Internazionale ci sembra che una rivoluzione sia in corso: "Sono state le donne ad avviare questo dibattito sulla vita e il lavoro - un ragionamento che lentamente sta cominciando a investire anche gli uomini". Forse siamo di fronte all'inizio di un cambiamento molto più lento e silenzioso, ma efficace. Se le donne sono oggi più disposte a lasciare il lavoro in nome di benessere ed equilibrio anche gli uomini lo iniziano a fare. Le donne dovevano governare il mondo? In un certo senso lo fanno davvero. ................................................ 2. ATTIVITÀ' DEL CENTRO Il Centro di Documentazione e Ricerca per la Cittadinanza Attiva è aperto il Martedì e Giovedì dalle 10 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. È attivo il servizio di consultazione libri e riviste e di prestito libri. Se avete libri da proporre per l'acquisto fatevi sentire!!!!! Presso il Centro potrete inoltre avvalervi (su prenotazione telefonica) di consulenza su tesi di laurea e ricerche riguardanti immigrazione ed economia politica, su tematiche inerenti il terzo settore e il volontariato, assistenza per specifiche ricerche internet, anche di natura bibliografica, consulenza sulla letteratura post-coloniale di lingua inglese e letteratura migrante. Per contatti ed eventuali prenotazioni 071/2072698 ................................................ 3. NUOVI LIBRI 1) Alex Zanotelli "I poveri non ci lasceranno dormire" 2) Mario Grasso "Donne senza confini" 3) Domenico Simeone "La consulenza educativa" 4) Enrico Franceschini "Russia: istruzioni per l'uso" 5) Domenico Pezzini "Alle porte di Sion" 6) Anna Pozzi "Made in Africa" 7) Duccio Canestrini "Andare a quel paese" 8) Nelson Mandela "Lungo cammino verso la libertà" 9) Francesco La Camera "Sviluppo sostenibile" 10) Kawita Daswani "Propositi matrimoniali" ................................................4. PROPOSITI MATRIMONIALI "Mamma, voglio solo essere felice." "Io non voglio che tu sia felice. Voglia che tu sia sposata." Nata e cresciuta a Bombay da una famiglia della buona borghesia, Anju capisce presto che l'unico scopo nella vita di una donna indiana è quello di trovare marito. Di più: da questo dipendono la felicità e l'onore dei suoi genitori. Ma Anju a ventun anni non è ancora sposata, motivo di grande imbarazzo per tutti. Decide di lasciare Bombay alla volta di New York. Gli anni passano ma Anju non riesce a liberarsi dal senso di incompletezza per la sua incapacità di trovare un marito. La mite ragazza indiana che è in lei la spingerebbe ad acettare un matrimonia combinato, ma Anju la ribelle non può rassegnarsi ad un amore che non sia con la A maiuscola: una anima e un cuore divisi fra due culture diverse. Queste contraddizioni si scioglieranno in un lieto fine meritatissimo. Kavita Daswani è stata corrispondente di moda per la CNN e per l' International Herald Tridune. Nata a Bonbay, vive a Los Angeles, descrive con rapide e incisive pennellate le inquietudini e le contraddizioni dell' India di oggi, sospesa tra l'attaccamento alle tradizioni di una civiltà millenaria e la contaminazione del mondo occidentale. ................................................ 5. FEMMINISMI A CONFRONTO Lisa Belkin ' La Rivoluzione delle donne' - Internazionale, 16-22 gennaio 2004 Gisèle Halmi ' Le complot feministe' - Le Monde Diplomatique, agosto 2003 L'ideologia femminista ha contribuito in molti paesi occidentali al raggiungimento della parità fra i sessi, nel campo dell'istruzione, dell' ingresso nel mercato del lavoro e nella politica. E' interessante esaminare questi due articoli, perché le autrici hanno opinioni diverse sul femminismo e sull'efficacia dei risultati ottenuti da questa ideologia. Gisèle Halmi, una femminista convinta, critica coloro che ritengono il femminismo un 'complotto' mirante a umiliare gli uomini e a ridurli vittime delle donne. Bisogna in effetti ricordare che da sempre le donne sono state sottomesse agli uomini, i quali hanno esercitato violenze inaudite, di ordine fisico e psicologico, sul 'sesso debole'. Il femminismo ha in realtà portato le donne a raggiungere traguardi importanti, senza togliere nulla agli uomini e senza provocare ferite o umiliazioni. Lisa Belkin esprime invece un atteggiamento più moderato. E' consapevole del fatto che l'ideologia femminista ha spinto le donne a studiare e a raggiungere gli stessi livelli di cultura e formazione degli uomini. Alla fine però, molte si fermano e lasciano anche dei buoni posti di lavoro, apparentemente perché non riescono a conciliare la famiglia con la vita professionale. Lisa Belkin però si chiede se questa sia la ragione principale oppure se ci sia qualcos'altro sotto; forse il femminismo ha permesso alle donne di raggiungere dei traguardi materiali, ma non ha scosso la cultura di base, la differenza di natura biologica che esiste fra i sessi, e che vedrebbe comunque la donna nel suo ruolo di madre, il cui compito principale è quello di crescere i propri figli. A mio avviso, il vero cambiamento introdotto dal femminismo nelle nostre società, è il fatto che le donne oggi godono del libero arbitrio, della possibilità di scegliere se dedicare la loro vita ai figli, al lavoro, oppure se cercare di conciliare entrambe le cose. Per far valere le conquiste del femminismo, una donna non deve per forza diventare manager; basta solo che scelga con intelligenza e consapevolezza la strada migliore da prendere per realizzarsi pienamente come donna del ventunesimo secolo. ................................................ 6. IL CONTRIBUTO DELLE RAGAZZE IMMIGRATE Le giovani donne, nate nella società in cui si sono insediati i genitori immigrati, continuano a vivere due tipi di svantaggio nel lavoro. In molti paesi le ragazze le cui famiglie di origine sono immigrate conseguono risultati scolastici migliori dei ragazzi, ma poi hanno accesso alla formazione professionale e all'istruzione superiore in numero inferiore rispetto ai ragazzi. Queste ragazze stanno sviluppando un nuovo senso di fierezza e di identificazione con le proprie origini etniche e culturali; contemporaneamente sono anche impegnate in uno scambio dinamico con i sistemi europei. Vale la pena di notare che per le donne europee ci sono voluti più di cent'anni, ed in una situazione di relativa sicurezza rispetto alla propria appartenenza alla società dominante, prima di ottenere la parità giuridica con gli uomini. Per le europee, uno dei punti di partenza è stato l'accesso all'istruzione e alla formazione, in particolare a studi accademici seri ed alle professioni; la lotta per le pari opportunità e la parità salariale, peraltro, è ancora in corso. Le immigrate si chiedono in che misura sia dunque possibile ottenere la parità fra donne e uomini senza prima aver ottenuto l'uguaglianza sul piano etnico e razziale. www.dirittiumani.donne.aidos.it ................................................... 7. DONNE E MIGRAZIONI IN EUROPA In Europa le donne immigrate sono una popolazione altrettanto eterogenea della popolazione immigrata nel suo insieme. La situazione è estremamente variegata sia per quanto riguarda i paesi d'origine che la durata del soggiorno, la posizione giuridica, i livelli di istruzione, e le appartenenze culturali e religiose. Molte immigrate sono venute in Europa per raggiungere il coniuge nella fase seguita alla grande ondata di reclutamento di manodopera dai paesi del Mediterraneo degli anni sessanta e inizio anni settanta. Altre donne sono venute da sole già negli anni cinquanta (ad esempio quelle giunte nel Regno Unito dalle Indie occidentali), o sono immigrate molto recentemente. L'immigrazione in Europa è stata a lungo orientata al reclutamento di forza lavoro maschile. Molti immigrati sono venuti per lavorare nell'industria in periodi in cui l'Europa industrializzata aveva carenze di manodopera. In questi casi veniva data preferenza agli uomini perché tradizionalmente erano loro a essere occupati nell'industria, in parte a causa della pesantezza del lavoro offerto. Al giorno d'oggi, con un'industria europea più automatizzata e informatizzata e un'economia spostata piuttosto verso il settore dei servizi, i flussi migratori tendono a comprendere un numero molto più alto di donne. Anche se in passato esisteva già una domanda di forza lavoro femminile per alcuni tipi di lavoro nell'industria, appare chiaro che attualmente e nel prossimo futuro l'offerta di lavoro si concentrerà soprattutto in settori quali il lavoro domestico, l'assistenza sanitaria e la ristorazione. Si tratta di settori in cui la percentuale di lavoratrici è tradizionalmente alta: si può pertanto prevedere che aumenteranno sempre di più le donne che vengono in Europa in cerca di lavoro, destinate tuttavia ad una probabile irregolarità e a minore protezione giuridica rispetto a quelle delle generazioni precedenti. Questa foto sul presente suggerisce come in materia di legislazione sull'immigrazione si stiano facendo dei passi indietro piuttosto che avanti, una situazione dunque che sindacati, associazioni di immigrati/e, pari opportunità ancora prima del governo dovrebbero prendere seriamente in considerazione per prevenire quanto già nell'aria. www.dirittiumani.donne.aidos.it ................................................ 8. INFIBULAZIONE IN ITALIA Agli inizi del XXI secolo sembrerebbe strano, per noi che facciamo parte di uno dei paesi più sviluppati del mondo, il fatto che esistano ancora, per alcuni popoli, tradizioni tribali delle quali spesso le donne si ritrovano vittime. Un esempio è l'infibulazione, pratica tradizionale specifica di molti paesi africani e del medio oriente che consiste nell'abiazione del clitoride e delle piccole labbra e in alcuni casi è possibile anche la sutura delle grandi labbra lasciando solo una piccola apertura. Le mutilazioni vengono efettuate in età di sei sette anni e non hanno niente a che vedere con la religione islamica. Oltre a provocare infezioni locali e setticemia, le MGF possono avere complicanze nella vita riproduttiva della donna. In italia e in molti altri stati vi sono stati casi di mutilazioni all'interno delle comunità di immigrati, e mille sono le donne che avrebbero subito l'infibulazione nel nostro paese. Il medico somalo Omar Abdulkadir è favorevole alla pratica di queste operazioni all'interno di strutture ospedaliere, in Toscana, allo scopo di evitare rischi e clandestinità. Molti sono i paesi che hanno vietato la practica per legge ma le MGF sono ancora diffuse. L'infibulazione non concorda con i trattati italiani sui diritti umani ma l'azione del medico somalo e di altri suoi colleghi si prefigge di persuadere i praticanti ad abbandonare completamente l'MGF. Il dato rivelato da Carta che ci sembra più sconcertante non riguarda tanto la proposta di praticare l'infibulazione in una struttura ospedaliera, quanto piuttosto il numero elevato di donne che si sono sottoposte a questa pratica in Italia. È ' auspicabile come al solito una soluzione più alla radice del problema; d' altra parte la provocatoria proposta del dottor Abdulkadir va solo a favore di una maggior tutela igienico-sanitaria delle infibulate stesse. ................................................9. VELO LIBERO Internazionale (23-29 January) talks about the hot topic that divides also the feminists: to ban or not to ban the use of headscarves at schools. Although I believe in the separation of church and state, the problem with banning headscarves and turbans lies in the fact that these are culturally linked as well as religiously linked. The Coran does not advise muslim women to cover themselves with headscarves. The headscarf was in fact invented in Lebanon in the 70's by the Shia Sect so that the Shia women could be differentiated from other Islamic women. Much older Islamic artwork portrays women not wearing it at all. For Muslim women wearing hijab in the streets of London and feeling proud of their heritage is freedom. However, for Muslim women wearing hijab in countries like Iran, Pakistan or even Nigeria, the hijab brings with it a different connotation - a feeling of oppression, restriction and being caged in, a submission to men. What one chooses to wear or which religion to practice is not the issue but the freedom to make that choice is. But if we really believe in tolerance, then of course that must include even tolerating behaviour we find alien. And if we believe in women's self-determination, then we must also respect those choices that are not our own. The great achievement of feminism has been to offer women freedom of choice in their personal lives, together with political equality. If we hold to that ideal, then, paradoxical though it may seem, we should take a stand against those who would force women to wear the headscarf - and those who would force them not to wear it. ................................................ 10. PESO DELLE PAROLE Vi abbiamo parlato del sito Kuma e lasciamo - tratta da quel sito - una poesia di Marta Gomes scrittrice di origine brasiliana che vive e lavora a Roma. E' presidente dell'associazione interculturale Roma Porto Franco. Chiudiamo così questo numero tematico sulle donne che speriamo abbiate apprezzato. Il peso delle parole Restano solo mezze parole / per riempire lo spazio del silenzio. / Non ho timbro sonoro / per affinare un suono di esistenza. / La tua è una assenza destinata / ad essere - già dal primo passo. / E' il laccio che collega due estremi; / nel Nord, tuo interesse scarso, / nel Sud, mia speranza vuota. / Che seguono, però, due paralleli rem / diretti al nulla, a un destino pazzo. / Cerco spesso nuove parole, / procuro nuove forme, spesso uguali, / che abbiano la forza di tante verità / e la magia di realizzazioni totali! / Le trovo sparse, scarse e fiacche / Pronunciate male, leggere, opache, / che nemmeno sono le mie / Non sono aruachi, né guarani, / né nambikwara o tupi. / Avrei potuto averle / Ma non mi valgono a nulla / Non riesco nemmeno a sentirle / per dire addio alla luna. ................................................ Il numero 4 di questa newsletter è stato spedito a 3.609 indirizzi, per segnalazioni e suggerimenti scrivete a segreteria at circoloafrica.org . I prossimi numeri usciranno nelle seguenti date: 24 febbraio 2004, 9 e 23 marzo 2004, 6 e 20 aprile 2004, 4 e 18 maggio 2004, 1° e 15 giugno 2004 Circolo Culturale Africa via San Spiridione, 5/a 60100 Ancona Tel. 0712072698 sito web: www.circoloafrica.org Se non vuoi più ricevere e-mail dal Circolo Culturale Africa invia un messaggio con scritto CANCELLAMI a: segreteria at circoloafrica.org
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