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TESTIMONIANZA SOLDATO ITALIANO DI RITORNO DALL'IRAQ
- Subject: TESTIMONIANZA SOLDATO ITALIANO DI RITORNO DALL'IRAQ
- From: <segreteria at circoloafrica.org>
- Date: Mon, 17 Nov 2003 13:14:40 +0100
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AVVERTENZA: la seguente testiomonianza è stata effettuata prima della morte dei 19 italiani avvenuta la settimana scorsa. -.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-...-.-.-.-.-.-.-.- .-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. È appena tornato dall'Iraq Vicenzo Comentale dopo tre lunghi mesi trascorsi a Nassirya nel sud del Paese. È un ragazzo alto con grandi spalle e occhi scuri e appartiene al 33° Reggimento dislocato a Treviso. La sua è una esperienza contraddistinta da missioni umanitarie: la Bosnia nel 1996, l' Albania nel 1997, il Kossovo nel 1998 e infine l'Iraq dagli inizi di luglio fino alla metà di ottobre del 2003. Farsi raccontare ciò che sta accadendo ora in quell'area del mondo non è facilissimo un po' perché c'è la consueta riservatezza di ogni militare e un po' anche perché il contingente italiano è piuttosto lontano dagli scenari di guerra più caldi come quelli che si registrano nella parte centro nord della nazione del deposto dittatore Saddam Hussein. Nell'intervista realizzata presso il Centro sulla cittadinanza attiva di Ancona, Vincenzo ci ha brevemente narrato quanto gli è successo a Nassirya fornendoci inoltre alcune valutazioni personali su quanto sta avendo luogo ora ma anche su quali potranno essere le prospettive future di quel Paese. <<In Iraq la situazione è più complicata rispetto agli altri Paesi in cui ho svolto missioni perché mentre in Bosnia, in Kossovo e per certi versi anche in Albania c'era un minimo di struttura sociale pre-esistente e perciò anche la possibilità di interloquire con attori capaci; in Iraq tutto questo è assente>>. Il Paese o almeno quella piccolissima porzione di esso in cui Vincenzo ha operato si presentava e ancora si presenta allo sbando anche dopo l'intervento della Coalizione Anglo-Americana ed è caratterizzato da condizioni di estrema povertà in cui molto spesso appare assai arduo soddisfare elementari bisogni come quello dell'acqua. Rispetto alle motivazioni che hanno condotto al conflitto divampato il 20 marzo 2003 e ufficialmente concluso il 1° maggio e pur riconoscendo la spietatezza del regime di Hussein, per Vicenzo, che esprime opinioni personali, non ci sono dubbi: <<non c'entrano le armi di distruzione di massa l'esistenza delle quali non è mai stata svelata né quando io mi trovavo in loco né ora che sono ormai partito. C'era ed è tuttora in atto un problema di controllo degli immensi giacimenti petroliferi che gli americani non intendono farsi sfuggire. La propaganda sulle armi di distruzione di massa serviva soltanto per coprire le loro reali intenzioni ossia il controllo del greggio>>. Su Saddam Hussein e soprattutto sulla effettiva volontà da parte degli americani di catturalo Vincenzo nutre qualche perplessità: <<loro all'inizio volevano prenderlo così come hanno effettivamente fatto con i suoi due figli che sono stati giustiziati; ma ora man mano che il tempo passa, il loro interesse è scemato>>. Certo, Vincenzo riconosce che non è facile la condizione in cui essi si trovano ad operare costantemente sotto fuoco e molto spesso incapaci di riconoscere se trovandosi di fronte ad una donna si tratti di una persona davvero bisognosa di aiuto oppure di una terrorista pronta a farsi saltare in aria assieme a loro. Ne deriva per i soldati americani uno stato continuo di stress e di ansietà difficile da sopportare a lungo. Il militare offre anche una interpretazione inedita rispetto alle vicende accadute a Nassirya quando un interprete fu ucciso durante una rivolta allo stadio mentre il contingente italiano sorvegliava il pagamento degli stipendi agli ex militari iracheni. In quel caso, secondo lui, forse sarebbe stato opportuno chiarire meglio le dinamiche che hanno purtroppo causato il decesso dell'iracheno. Infine, sul destino dell'Iraq come pure sull'esito della presenza degli americani in quel Paese Vicenzo si sente piuttosto pessimista. Da una parte, trova poco probabile che si possa assistere ad un radicale miglioramento della situazione politica, economica, sociale e soprattutto dell'ordine pubblico nei mesi a venire; mentre dall'altra, per i nord americani c'è il rischio serio che l'Iraq si trasformi come si dice sempre più spesso in un nuovo Vietnam perché loro non conoscono il territorio e si domanda <<puoi anche smantellare un esercito perché basta levarsi la divisa e sei nuovamente una persona come tutte le altre, ma tutte quelli armi, quei carri armati, quei missili terra aria che adesso seminano morti come i due elicotteri recentemente abbattuti che fine hanno fatto?>>. È un interrogativo a cui è assai complicato dare una risposta. Circolo Culturale Africa via San Spiridione, 5/a 60100 Ancona Tel. 0712072698 Se non vuoi più ricevere e-mail dal Circolo Culturale Africa invia un messaggio con scritto CANCELLAMI a: segreteria at circoloafrica.org
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