DONNE COSTRUTTRICI DI PACE IN SUDAN



From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
La nonviolenza e' in cammino. 716

ESPERIENZE. RUTA CHARLES: DONNE COSTRUTTRICI DI PACE IN SUDAN

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci inviato questa sua traduzione di un testo del febbraio 2000 di Ruta
Charles, esperta sulle problematiche relative all'acqua e funzionaria
dell'ambasciata olandese in Sudan]

Il Sudan e' attraversato dal Nilo e dai suoi tributari, rendendo meno grave
la scarsita' d'acqua che invece affligge altri paesi: tuttavia il problema
e' sentito fortemente nelle zone aride e durante la stagione secca, ed il
nomadismo e la transumanza portano spesso al conflitto fra comunita' per
l'uso dell'acqua. Si compete sull'acqua potabile, sulle zone di pascolo che
circondano le sorgenti, e sul possesso del bestiame (i cicli di "rapimento"
e "riconquista" di una mandria possono andare avanti per anni).
In anni recenti, a causa della guerra civile, questo tipo di conflitti ha
subito un'intensificazione, perche' ora le tribu' hanno accesso alle armi e
non combattono piu' nei modi tradizionali, ma usando mitragliatori e fucili
a lunga gittata. Un altro dato importante e' l'estesa presenza di mine
antiuomo nel suolo: le parti combattenti hanno preso l'abitudine di
infestare con le mine i terreni circostanti le fonti d'acqua, e poiche' e'
compito delle donne provvedere l'acqua alla famiglia e cercarla in tempi di
siccita', esse sono il gruppo piu' a rischio.
Ma ne affrontano anche altri, in special modo nell'ovest e nel sud-est del
paese, dove per raggiungere l'acqua devono affrontare lunghi cammini,
durante i quali possono essere uccise, stuprate e rapite, a seconda dei
conflitti esistenti fra le tribu'.
*
Le donne del sud-est del Sudan hanno deciso ad un certo punto di porre fine
alle competizioni per il possesso dell'acqua e del bestiame, che nella loro
zona coinvolgevano le tribu' Toposa, Boya e Didinga, formando un Comitato di
pace.

L'idea del Comitato era di mettere insieme le donne dei tre gruppi, in modo
da mostrare agli uomini che era possibile vivere pacificamente insieme,
pianificando la condivisione delle risorse disponibili.

Il Comitato dapprima incontro' separatamente gli anziani di ogni tribu', poi
invito' ad un incontro i capi. Per farlo, le donne dovettero rompere delle
regole sociali tradizionali: ad esempio, le corti dei capi si trovano sotto
il piu' grande albero dell'area, preferibilmente nella zona del mercato, ed
alle donne non e' permesso sedere sotto l'albero e parlare ai capi durante
le loro assemblee. Queste donne ruppero la regola, andando sotto questi
grandi alberi a chiedere la fine delle guerre tribali.

Minacciarono di negare le loro figlie in mogli a chi come dono per il
matrimonio avesse portato bestiame rubato e, minaccia ancor piu' seria ai
capi, dissero che avrebbero smesso di dormire con i loro mariti. Queste
furono le loro precise parole: "Perche' dovremmo avere bambini, se poi
dobbiamo crescerli perche' vengano uccisi o rapiti prima ancora di vederli
cresciuti?".

Le donne sciamarono da un villaggio all'altro, formando sotto-comitati di
pace, finche' i capi accettarono l'idea, e le sostennero nel loro sforzo di
organizzare incontri fra le tribu'.

*
La cosa che colpisce di piu', di questo lavoro di pace a livello di base, e'
che queste donne sono illetterate, prive di qualsiasi addestramento nella
risoluzione dei conflitti, e vivono in una zona remota a stento raggiunta
dagli aiuti umanitari dell'Unicef (che comunque non sono frequenti): l'idea
fu del tutto loro, scevra da influenze esterne. La nostra ambasciata ha
incontrato queste donne per ascoltarle ed imparare da loro, ed ha deciso di
sostenerle e di facilitare la loro presenza nei processi di pace.