Repubblica Democratica del Congo: Amnesty International ricorda le sfide che attendono la nuova forza delle Nazioni Unite



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Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:




Repubblica Democratica del Congo: Amnesty International ricorda le sfide
che attendono la nuova forza delle Nazioni Unite 



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Amnesty International Ufficio Stampa
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COMUNICATO STAMPA
CS124-2003

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: AMNESTY INTERNATIONAL RICORDA LE SFIDE
CHE ATTENDONO LA NUOVA FORZA DELLE NAZIONI UNITE


Le truppe della Monuc che da oggi si avvicenderanno alla forza
multinazionale e alle quali il Consiglio di Sicurezza ha nuovamente
affidato il compito di imporre la pace nella Repubblica Democratica del
Congo, devono mostrare determinazione ed efficacia ridando speranza a una
popolazione depressa e angosciata dall'aumento di una violenza cieca e
insensata, ha dichiarato Amnesty International.

Secondo l'organizzazione per i diritti umani, "è indispensabile che le
truppe della Monuc facciano dimenticare lo spiacevole precedente della loro
passata profonda incapacità di proteggere la popolazione civile".

Dopo tre mesi di presenza della forza multinazionale a Bunia, la città
resta sempre divisa in due parti distinte secondo l'appartenenza etnica dei
suoi residenti. Ciò evidenzia l'intensità delle tensioni etniche e della
persistente esclusione fomentata e sfruttata da un'élite politica e
militare. La periferia sud, e in particolare i quartieri prevalentemente
occupati dalla popolazione di etnia lendu fedele alle Forze nazionaliste e
integrazioniste, è praticamente inaccessibile agli hema, mentre la
periferia nord e una parte del centro della città comprendente Mudzipela,
Lembabo, Saio e Nyakasanza, a maggioranza hema, è quasi impraticabile per i
lendu. Si sono addirittura verificati casi di persone linciate in pieno
centro cittadino, in barba alla presenza della Monuc, semplicemente a causa
della loro presunta appartenenza etnica.

Il 1° agosto, quattro venditori di cipolle di etnia nande sono stati rapiti
nel quartiere di Nguezi da miliziani appartenenti all'Unione patriottica
congolese e condotti a Miala, dove sono poi stati "giustiziati".

Il terrore e i massacri continuano a provocare un esodo di massa, dai
villaggi non protetti dalla Forza multinazionale d'intervento rapido
"Artemide" verso la città di Bunia e altre destinazioni giudicate meno
pericolose. Numerose persone provenienti da Medu, Lipri e Zumbe, tre
località situate nelle vicinanze di Bunia, attualmente ospitate nel campo
profughi allestito presso l'aeroporto della città, hanno paura di ritornare
a casa per il timore di venire uccise nottetempo; gli aiuti umanitari
distribuiti nei quartieri non hanno ancora convinto gli abitanti di Bunia a
lasciare i campi di fortuna e ritornare alle proprie abitazioni.

"Per risolvere il problema della sicurezza a Bunia e in generale nella
regione dell'Ituri, la nuova forza della Monuc deve innanzitutto
guadagnarsi la fiducia della popolazione che vive nell'incertezza del
domani e che è disperatamente in cerca di protezione e di giustizia", ha
aggiunto Amnesty International.

La città di Bogoro, un tempo fiorente centro turistico ed economico del
territorio dell'Irumu, sulla strada per Kasenyi-Tchomia, oggi non esiste
più. In un mese di cieca violenza, è stata quasi cancellata dalla mappa del
Congo senza che alcuna forza abbia potuto proteggere la sua popolazione. La
stessa Tchomia appare svuotata di quasi tutti i suoi abitanti e la metà dei
territori di Jugu e Irumu sono stati decimati, saccheggiati e incendiati
dai gruppi armati di ogni parte. Aru e i suoi dintorni subiscono le
atrocità degli appartenenti alle Forze armate per il Congo del comandante
Jèrôme Kakwavu, ancora sostenuto dall'Uganda malgrado l'insediamento del
governo di transizione a Kinshasa.




Raccomandazioni di Amnesty International

Reagire alla crisi in atto nella Repubblica Democratica del Congo è
indispensabile per proteggere la popolazione civile, ma a questo deve
accompagnarsi un processo politico che miri a creare un contesto duraturo
per il dialogo nazionale e soprattutto per l'istituzione di meccanismi
giudiziari nazionali per i crimini comuni e di giustizia internazionale per
i crimini di guerra e gli altri crimini contro l'umanità. È quanto afferma
chiaramente il mandato affidato alla Monuc dal Consiglio di Sicurezza nella
sua ultima risoluzione 1493 del 28 luglio 2003.

Amnesty International:
- chiede alla Monuc di stimolare e seguire questo processo politico,
proseguendo gli incontri del Comitato di concertazione dei gruppi armati e
creando un contesto favorevole al rispetto dei diritti umani, in
particolare dei diritti delle donne e dei bambini;
- si rallegra per l'approvazione della risoluzione 1501 del 26 agosto 2003
del Consiglio di Sicurezza, che autorizza la Forza multinazionale
dell'Unione Europea ad accompagnare il dispiegamento delle truppe della
Monuc fino al 15 settembre e si augura che tale sostegno duri almeno sino
alla fine del dispiegamento totale ed effettivo delle truppe;
- auspica che il nuovo mandato della Monuc sia applicato non solo in teoria
ma anche in pratica, con il dispiegamento rapido delle sue truppe non solo
in tutta Bunia e nei dintorni della città, ma anche nei territori che
attualmente sfuggono al suo controllo;
- chiede l'istituzione effettiva di un corpo di polizia civile gestito
dalla Monuc a Bunia e progressivamente in tutto l'Ituri per prevenire gli
attentati all'integrità fisica dei civili, i furti e le estorsioni delle
proprietà private. Questa forza di polizia dovrà favorire la libera
circolazione dei beni e delle persone, ancora inesistente nell'Ituri, e
mantenere l'ordine pubblico;
- chiede l'istituzione di un meccanismo giudiziario affinché le violazioni
dei diritti civili e politici siano sottoposte a indagini e le persone
sospettate di esserne responsabili siano consegnate alla giustizia.
  
Ulteriori informazioni

La Forza multinazionale "Artemide", guidata dalla Francia sotto mandato
delle Nazioni Unite, è stata dispiegata all'inizio di giugno a Bunia, in
seguito all'incendio della città da parte dei gruppi armati dopo il ritiro
improvviso delle forze ugandesi di occupazione, avvenuto  il 5 maggio.
Questa Forza ha un mandato limitato nel tempo e nello spazio. Esso infatti
non si estende al di fuori della città di Bunia dove gli scontri
interetnici, essenzialmente tra gli hema e i lendu, due comunità pur
minoritarie dell'Ituri, si sono accentuati e hanno già causato più di
50.000 morti e centinaia di migliaia di sfollati dal 1999.

Numerose sacche di resistenza organizzate attorno agli elementi armati
dell'Unione patriottica congolese sono causa di profonda ostilità verso le
truppe della missione "Artemide", peraltro generalmente accettate dalla
popolazione. Dopo il suo dispiegamento e soprattutto dopo l'avvio
dell'operazione "Bunia città senza armi visibili", gli attacchi dei gruppi
armati contro il suo contingente sono all'ordine del giorno.

Il 18 agosto, in pieno giorno, mentre stavano effettuando a piedi un
pattugliamento di sicurezza a Miala, nella zona nord della città di Bunia,
i soldati francesi hanno risposto al fuoco proveniente da miliziani hema
uccidendo tre persone. Questo incidente, sopraggiunto due settimane prima
della fine del mandato della Forza, è sufficiente a dimostrare non solo la
precarietà delle condizioni di sicurezza a Bunia e nei suoi dintorni, ma
anche e soprattutto la grande sfida che la nuova Forza che sostituirà la
Monuc dovrà raccogliere.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 1° settembre 2003

Per ulteriori informazioni:
http://www.amnesty.it/crisi/drc/

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