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Re: Chiama l'Africa news 12/05/03
- Subject: Re: Chiama l'Africa news 12/05/03
- From: "Info Chiama l'Africa" <info at chiamalafricafano.org>
- Date: Wed, 14 May 2003 18:38:30 +0200
sALVA, CARISSIMA pAOLA, COME STAI TU E LE TUE BELLISSIME? e' DA UN Pò DI TEMPO, PRATICAMENTE DOPO aNCONA, CHE NON CI SENTIAMO E CHE NON SENTO GLI ALTRI. Stanno tutti bene? C'è qualche novità in giro? Teresa ed io e qualche volontario siamo molto presi dal fare e spedire BOMBONIERE: c'è stato quest'anno un forte aumento di richiesta, anche in seguito alla pubblicità fatta su molti giornale, gratis oppure a pagamento. Verso metà giugno vorremmo andare in Africa per due settimane, se la salute.... i figli.. speriamo bene. Per la mostra UN GIORNO PER l'AFRICA la prenoto per la seconda settimana di ottobre, spero di trovare le risorse . Aspetto tue notizie, ampie e dettagliate. Ti saluto vivamente. ciao Teresa e Italo ----- Original Message ----- From: <info at chiamafrica.it> To: <africa at peacelink.it> Sent: Tuesday, May 13, 2003 12:49 AM Subject: Chiama l'Africa news 12/05/03 > <http://www.chiamafrica.it> > > Newletter del 12 maggio 2003 > > NOTIZIE DAL CONTINENTE > > 1. COLLERA E INQUIETUDINE NELLA SOCIETÀ CIVILE PER LA GUERRA ALL'IRAQ > L'opinione pubblica di molti paesi africani ha espresso attraverso la > stampa e manifestazioni pubbliche il suo ripudio della guerra > anglo-americana contro l'Iraq. Articoli duri sono usciti sui giornali di > Benin, Senegal, Congo, Cameroun. Manifestazioni si sono avute in Niger, > Senegal, B.Faso. All'inquietudine per una guerra ritenuta di stampo > coloniale e imperialista si unisce la ferita di una memoria collettiva > ancora viva. > "Opporsi alla guerra" secondo il "Collettivo contro l'impunità" del Burkina > Faso, non dipende dalla natura del regime di Saddam Hussein. Denunciamo > tutti i regimi dittatoriali, ma non spetta agli Stati Uniti decidere al > posto del popolo iracheno". > Sebbene si tratti dell'eliminazione di un dittatore gli africani, che > all'interno del loro continente sono ancora costretti a confrontarsi con > dei regimi autoritari, rifiutano di rallegrarsi di fronte ad una guerra che > introduce unilateralmente nel campo delle relazioni internazionali un > concetto inedito: quello della "liberazione" dei popoli a colpi di bombe e > di massacri. Soprattutto senza che nessuno si sia preoccupato di chiedere > agli Iracheni se fossero disposti a pagare una tale prezzo per la fine del > regime di Saddam Hussein. Il "bushismo" viene considerato una barbarie e > uno schiaffo alla legalità internazionale. > Fonte: Nouvel Afrique-asie Maggio 2003 > > 2. L'IRAQ NON FACCIA DIMENTICARE L'AFRICA > I dirigenti africani invitano la comunità internazionale a vigilare > affinchè l'enormità del lavoro di ricostruzione dell'Iraq del dopoguerra > non faccia calare il sipario ancora una volta sui bisogni del continente. > Oltre a Thabo Mbeki, presidente del Sudafrica, altre dichiarazioni vengono > dal ministro delle finanze del Lesotho Timothy Thahane "Oggi l'Iraq > richiama l'attenzione del mondo intero, così come ieri avveniva per il > Kosovo e l'Europa dell'Est", ha affermato durante la riunione annuale della > Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale svoltasi a Washington > in aprile, durante la quale i ministri delle finanze africani hanno > esortato i donatori a non ridurre le risorse destinate alle crisi > umanitarie, sociali ed economiche che attanagliano il continente. > Già James Morris, direttore generale del Programma Alimentare Mondiale > (PAM), durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in aprile > aveva accusato i donatori internazionali di praticare la politica del "due > pesi, due misure". "Come è possibile - si è domandato - che accettiamo > sistematicamente che le sofferenze e la disperazione in Africa assumano > proporzioni che sarebbero giudicate inaccettabili in qualunque altro posto > nel mondo?" > Prosegui sul sito la lettura dell'articolo di Gumisai Mutume, Afrique > Relance-Onu (maggio 2003) > http://www.cipsi.it/africa/dettagli.asp?ID=478&tipo=1 > > 3. AFRICA : L'AUMENTO DI AIUTI AMERICANI E' SOLO UN'ILLUSIONE ? > I discorsi americani sul rilancio della cooperazione verso l'Africa > subsahariana non fanno altro che moltiplicarsi. Ma non resistono ad un > esame attento. Secondo il budget previsto per l'esercizio 2004, presentato > il 3 aprile al Congresso, l'aiuto bilaterale accordato alla regione è > leggermente aumentato in quantità diminuendo tuttavia in percentuale. E' > passato infatti dai 1,2 miliardi di dollari del 2002 (pari al 6,3% degli > aiuti totali degli Stati Uniti) ai 985 milioni del 2003 (5,6%) per arrivare > a 1,1 miliardi di dollari nel 2004 (5,5%). I quarantotto paesi interessati > ricevono all'incirca la metà degli aiuti accordati ai quattro paesi > dell'Africa del Nord (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto) ai quali andranno > 1,9 miliardi di dollari nel 2004, dei quali tuttavia il 98% è destinato al > Cairo come ricompensa per l'accordo di pace concluso con Israele nel 1979. > Aggiungendo gli aiuti multilaterali (che premiano ugualmente l'Africa del > nord) l'aiuto all'Africa, secondo la terminologia americana, si attesterà > su 1,8 miliardi di dollari nel 2004, contro l'1,7 del 2003 e l'1,9 del > 2002. E' da notare che dieci stati si "accaparrano" il 62% del totale > accordato all'Africa Subsahariana: Uganda, Sudan, Etiopia, Kenia, Africa > del Sud, Nigeria, Ghana, Mozambico, Zambia e Malawi. E con l'arrivo dei > nuovi beneficiari (Comores e Guinea Equatoriale, con 50.000 dollari > ciascuno) nessun paese può più sfuggire all'influenza americana. Infatti è > sufficiente che il governo americano versi 1 dollaro in aiuti ad un paese > straniero perchè questo si aggiunga alla lunga lista di coloro la cui > situazione politica interna, l'economia e la diplomazia sono studiate con > cura dai parlamentari americani. Anche il loro voto nelle Nazioni Unite è > osservato con la lente di ingrandimento. > Samir Gharbi, L'intelligent-Jeune Afrique, 27 aprile 2003 > > 4. NUOVE TENSIONI IN CASAMANCE > L'euforia che ha seguito l'incontro tra il presidente senegalese Abdoulaye > Wade e l'abbé Diamacoune Senghor, avvenuto domenica 4 maggio a Dakar, ha > presto lasciato il posto al ritorno delle ostilità, con una serie di azioni > ai danni dei mezzi di trasporto pubblici e della popolazione civile nei > pressi dei villaggi situati lungo la rotta transfrontaliera > Ziguinchor-Banjul-Dakar. Secondo le fonti governative il bilancio è di un > morto e di un ferito nelle fila dell'esercito nazionale e di vari feriti > tra i viaggiatori all'interno dei mezzi presi di mira. Ma l'incontro tra il > presidente e il leader storico del MFDC, che doveva segnare un ulteriore > avanzamento nel processo di pace di un conflitto che va avanti da 20 anni, > ha portato con se' un'altra grave conseguenza. Lunedì 5 maggio, cioè subito > dopo l'incontro a Dakar, 725 cittadini della Casamance rifugiati in Gambia > sono rientrati a Ziguinchor in condizioni disperate, secondo fonti non > ufficiali costretti ad un vero e proprio rientro forzato, cacciati con la > forza dai villaggi in cui erano ospitati. A far scattare l'atto di forza è > stato probabilmente l'inserimento nella trattativa di pace del rimpatrio di > un certo numero di rifugiati, anche se la notizia non era ancora stata data > ufficialmente. > Fonte RFI Actualité, 8/05/03 > > 5. ONU: EMBARGO SUL LEGNAME LIBERIANO > Il 5 maggio L'ONU ha consolidato la definizione dell'embargo sulle > esportazioni di legname liberiano, già deciso con precedenti risoluzioni. > Le nuove sanzioni saranno in vigore a partire dal prossimo 7 luglio, e > impegneranno tutti gli stati aderenti a "prendere le misure necessarie ad > impedire per un periodo di dieci mesi l'importazione nel proprio territorio > di legname proveniente dalla Liberia". A motivare la risoluzione è il fatto > che la Liberia "non si è pienamente conformata alla richiesta di sospendere > ogni appoggio al Fronte Rivoluzionario Unito della Sierra Leone e ad altri > gruppi di ribelli armati della regione, come richiesto dalla risoluzione > 1343 ". > Sarà un duro colpo per il regime di Taylor, per il quale viene meno una > importante risorsa finanziaria di finanziamento della guerra civile che > continua a imperversare nel nord-est del paese, soprattutto dopo l'analoga > risoluzione delle Nazioni Unite del marzo 2001 con cui si vietava > l'esportazione di diamanti non certificati, la vendita di armi a tutte le > parti belligeranti del paese e si limitava la circolazione di alcuni > funzionari. Tutto il ciclo di lavorazione del legname, dal taglio alla > commercializzazione, è sotto il controllo dei militari e di una fitta rete > di faccendieri russi, libanesi e asiatici, fino alla mafia corsa e > italiana, che fanno da anello di congiunzione tra il commercio illegale > delle armi e quello del legname. Ma anche i grandi importatori di legname > liberiano come la Cina (290.409 metri cubi importati nel 2000), la Francia > (167.779) e l'Italia (78.800) dovranno rivedere i loro affari. Secondo > l'organizzazione Global Witness tra il 1998 e il 2000 il taglio della > foresta liberiana ha raggiunto il milione di metri cubi, per un valore di > circa 187 milioni di dollari. Ma la banca centrale dello stato ha incassato > meno di sette milioni di dollari. Dov'è il resto? Solo Taylor e i suoi > amici possono rispondere. Senza calcolare il danno irrimediabile per > l'ambiente... > Fonti: UN Integrated Regional Information Networks, 8/05/03 - RFI > Actualité, 8/05/03 > > 6. CESSATE IL FUOCO IN COSTA D'AVORIO > A seguito della firma di un cessate il fuoco integrale tra lo stato > maggiore ivoriano e i ribelli, avvenuta lo scorso 3 maggio, il governo di > riconciliazione nazionale ha annunciato la soppressione di tutte le "zone > di guerra" dichiarate tali per decreto, dopo lo scoppio delle ostilità, il > 22 settembre dello scorso anno. Tale provvedimento dovrebbe avere ricadute > positive sull'economia del paese, consentendo un graduale ritorno alle > normali attività amministrative e produttive in particolare nella parte > nord del paese, maggiormente interessata dal conflitto. > Si vanno anche normalizzando i rapporti politico-diplomatici tra la Costa > d'Avorio e il vicino Burkina Faso, accusato fin dall'inizio di aver > fomentato la rivolta. Una violenta ostilità si era manifestata nel paese > contro i numerosi immigrati burkinabé, molti dei quali impiegati nelle > piantagioni. A disgelare i rapporti è stata la visita del ministro degli > esteri burkinabé Youssouf Ouédraogo, che si è incontrato con i ministri > ivoriani del commercio e dei trasporti. > "La crisi ha messo in luce la nostra dipendenza reciproca, e il fatto che > non c'è alternativa per i nostri paesi se non lavorare con intelligenza e > senso di responsabilità » , ha dichiarato il ministro Ouédraogo, mettendo > il dito nella piaga : il conflitto e i cattivi rapporti tra i due paesi > hanno infatti gravemente compromesso l'economia dell'intera regione. > Intanto procede la difficile costituzione del governo di transizione. I > dieci partiti firmatari degli Accordi di Marcoussis (PDCI, FPI, RDR, UDPCI, > PIT, MFA, UDCY e i tre movimenti ribelli) si sono incontrati dietro invito > dell'ex partito al potere e, con l'eccezione del FPI hanno sottoscritto un > ultimatum diretto al capo di stato Gbgabo, intimandogli di rendere pubblica > la formazione completa del governo e chiedendo la nomina di Ouassénan Koné > come ministro della difesa. > Fonte: AFP, 10/05/03 - Fraternité Matin (Abidjan), 9/05/03 > > 7. DAKAR : FESTIVAL DELLA DANZA > Dal 30 maggio al 7 giugno si terrà a Dakar (Senegal) la seconda edizione > del Festival di danza"Kaay Fecc", una manifestazione internazionale che > mira a dare visibilità alla danza in tutte le sue forme. Trentuno compagnie > di danza provenienti da Africa, Europa e America del nord si esibiranno in > trediversi luoghi di Dakar durante gli otto giorni del festival organizzato > dall'associazione Kaay Fecc ("vieni a danzare" in lingua wolof), nata nel > gennaio 2000 con l'intento di favorire la promozione e la > professionalizzazione della danza e dell'arte coreografica in Senegal. > Sono previste anche delle forme di animazione popolare in due quartieri > della capitale, incontri tra i danzatori e il pubblico e sei laboratori > dedicati alle danze ivoriane, togolesi, bavaresi, caraibiche guineane e > senegalesi. > Gli organizzatori hanno inoltre deciso di impegnarsi in questa edizione > nella lotta contro l'AIDS, con uno spettacolo su questo tema, conferenze e > animazioni. Il 29 maggio sarà reso omaggio all'ex presidente del Senegal, > Léopold Sédar Senghor nel corso di una serata durante la quale sarà anche > presentata una retrospettiva sulla storia della danza in Senegal. > Fonte: AFP > > Per le notizie sulla Repubblica Democratica del Congo vi invitiamo a > consultare i notiziari periodicamente pubblicati sul nostro sito > http://www.cipsi.it/africa/dettagli.asp?ID=469&tipo=2 > > APPUNTAMENTI > > BERGAMO > 11-18 MAGGIO > SOTTO LO STESSO CIELO - BERGAMO CON L'AFRICA > http://www.cipsi.it/africa/dettagli.asp?ID=470&tipo=5 > > BERGAMO > 17 MAGGIO > LEOPOLD SENGHOR: L'HOMME DU DIALOGUE INTERCULTUREL > CONVEGNO DI STUDI > http://www.cipsi.it/africa/dettagli.asp?ID=471&tipo=5 > > SEGNALAZIONE > Nella newsletter del 24 aprile abbiamo segnalato il KIT DIDATTICO > "LA SALUTE E' UN DIRITTO? DIPENDE DA DOVE VIVI", > concepito per introdurre nelle scuole superiori i temi della Campagna per > l'Accesso ai Farmaci Essenziali di Medici Senza Frontiere. Ci risulta che > ci sono stati problemi con l'indirizzo e.mail che avevamo fornito. > Riportiamo qui di seguito i dati completi per richiedere informazioni > Medici Senza Frontiere - Progetti Scuola > Tel. 06-4486921 - Fax. 06-44869220 > e-mail: scuola at msf.it oppure Daniela_RUFFINI at rome.msf.org > > > >
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