Ue: stop allo sfruttamento del Congo



Un rapporto dell'Onu fornisce prove dettagliate della diffusa deviazione di
fondi statali, mediante il saccheggio di risorse naturali ed altre attività
correlate, i cui prodotti raggiungono gli Stati dell'Ue
Ue: stop allo sfruttamento del Congo
:: 03/02/2003 16.10.41 , di Beniamino Bonardi

 http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=2663

Il 30 gennaio, il Parlamento europeo ha approvato, con 421 voti favorevoli,
4 contrari e 59 astensioni, una risoluzione comune presentata dai gruppi
Popolare, Socialista, Verde e GUE/NGL (cui aderiscono Rifondazione Comunista
e Comunisti Italiani) sullo sfruttamento illegale delle ricchezze della
Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), in particolare diamanti,
cobalto, rame, nichel e oro. L'accesso e il controllo di queste risorse
minerali costituiscono una delle cause principali della guerra civile nella
Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Il 21 ottobre 2002, un gruppo di esperti dell'Onu ha presentato al Consiglio
di sicurezza un rapporto dal quale risultano coinvolti nel saccheggio alcuni
Paesi vicini alla RDC, nonché persone e imprese internazionali, anche
europee. Il 24 gennaio 2003 il Consiglio di sicurezza ha raccomandato di
prorogare di sei mesi il mandato del gruppo di esperti.
Il rapporto finale dell'Onu fornisce prove dettagliate della diffusa
deviazione di fondi statali, mediante il saccheggio di risorse naturali ed
altre attività correlate, i cui prodotti raggiungono gli Stati dell'Ue.
Infatti, il ritiro delle forze straniere dalla RDC ha coinciso con lo
sviluppo di cosiddette "reti d'èlite" militari, politiche e commerciali, che
cooperano per deviare le entrate pubbliche e condurre attività criminali di
varia natura. Il rapporto identifica persone e società private europee - in
particolare belghe, tedesche, britanniche e francesi -, asiatiche e
americane corresponsabili di questi crimini.

Nella sua risoluzione, il Parlamento europeo esprime la propria condanna e
chiede che "vengano prese misure concrete per porre fine a tale situazione",
in particolare da parte dei governi belga, tedesco, britannico e francese ",
e da parte dell'Onu, infliggendo sanzioni come limitazione di spostamento,
congelamento dei depositi e interdizione bancaria.
L'Europarlamento invita anche "la Corte penale internazionale, in virtù dei
poteri di cui attualmente dispone, a indagare sugli atti di genocidio e i
crimini contro l'umanità perpetrati in Africa e altrove, inclusi quelli
commessi per appropriarsi illegalmente di risorse naturali, come i diamanti
o il legno, provenienti da regioni scosse da conflitti". Secondo Amnesty
International, i Paesi più coinvolti sono Angola, Sierra Leone, Liberia e
Repubblica Democratica del Congo.

Dopo aver chiesto "un embargo sull'esportazione di armi e munizioni
destinate ai Paesi implicati nel conflitto congolese", la risoluzione
raccomanda agli Stati dell'UE di difendere i principi contenuti negli
orientamenti OCSE relativi alle imprese multinazionali, in particolare i
principi di integrità e trasparenza, e di cooperare per migliorare lo
scambio di informazioni tra forze di polizia in riferimento ad europei
responsabili dello sfruttamento illegale delle risorse.
Per quanto riguarda il saccheggio delle foreste, il Parlamento europeo
"raccomanda agli Stati membri di appoggiare attivamente gli sforzi
effettuati dalle organizzazioni intergovernative e non governative su scala
internazionale e regionale, per porre fine al disboscamento illegale e per
una definizione internazionale del 'legno di guerra'".

Per quanto attiene al commercio internazionale dei diamanti grezzi, all'
inizio del 2003 è entrato in vigore un sistema di certificazione, cui l'UE
ha aderito, chiamato "processo di Kimberley", finalizzato a contrastare l'
esportazione e l'importazione di pietre provenienti da zone di guerra. Il
Parlamento Europeo chiede che il rispetto di questo accordo volontario sia
affidato ad un organo indipendente.