Lettera aperta da Korogocho



Visitando p. Daniele a Korogocho alla fine di dicembre 2002 ho ricevuto questa lettera aperta che rigiro sulla lista per una maggiore diffusione
ciao a tutti e buona letura
Enrico Marcandalli
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Korogocho, 3-11-2002


Lettera aperta da Korogocho

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A tutti i confratelli Comboniani
· Alla Direzione Generale
· A tutte le case di formazione (Postulati, noviziati, Cif, Scolasticati)
· Agli amici “interessati” di altri istituti missionari, Religiosi e Diocesani


Carissimo fratello! Jambo!

Pace a te!

In Italia si è conclusa recentemente la Carovana della Pace 2002, organizzata dagli Istituti e Laici Comboniani, che ha toccato importanti città italiane e ha visto la presenza di vari testimoni da molte parti del mondo.
La Carovana, iniziata nel settembre 2000 e conclusasi a Verona con la celebrazione del Giubileo degli Oppressi, non si è fermata ma ha voluto riprendere in mano con più forza l’impegno di Pace, in piena continuità con il Giubileo 2000.
Come Missionari sentiamo sempre la necessità e l’urgenza di annunciare il Vangelo di Pace e Giustizia perché abbiamo la consapevolezza che oppressioni ed esclusioni su scala planetaria sono il frutto avvelenato di un ordine economico-politico e sociale profondamente ingiusto e violento.
Per questo sono e siamo determinati a impegnarci come singoli, Chiesa, Comunità, società civile - a modificare una situazione che ci ripugna e per inaugurare davvero un millennio senza esclusi!
Ed è proprio per questo che ti scrivo questa lettera-invito da Korogocho (Nairobi-Kenya), una baraccopoli di circa 120.000 persone che vivono in un’area di 2 x 1,5 Km. Sicuramente uno dei peggiori slums del Kenya e dell’Africa. La capitale kenyana, con le sue oltre 100 baraccopoli, è anche una città con un’apartheid socio-economica de-facto. Poche persone però denunciano questa grande ingiustizia e oppressione. In Sudafrica, l’ANC (African National Congress) fu capace di “vendere” al mondo, l’apartheid come un “crimine contro l’umanità”! Ma in Kenya non dire nulla è come dire tutto. Tutti sanno ma pochi agiscono.
C’è una crescita assurda della povertà e miseria, violenza e delinquenza. Su 4 milioni di abitanti di Nairobi, quasi 2,5 milioni vivono nell’1,5% della terra totale della capitale e l’80% di loro paga l’affitto e non possiede terra.
Il fenomeno dell’urbanizzazione nel Sud del mondo e in particolare in Africa, sta esplodendo e gli esperti dicono che entro il 2005 per la prima volta nella storia dell’umanità, gli abitanti delle città supereranno la popolazione rurale con tutte le sue conseguenze.
E le città africane hanno i più alti tassi di crescita al mondo! Nel nostro continente entro il 2025 il 51% della popolazione vivrà nelle città, ma la maggioranza sarà destinata a sopravvivere negli slums e nelle bidonvilles.
Diventeranno, e alcune città lo sono già, una delle più grandi frontiere di povertà, emarginazione e sofferenza umana. E’ una grande sfida alla Missione!
Noi come missionari siamo chiamati per vocazione e scelta ad essere la: esattamente alle frontiere della sofferenza umana.
In questo tempo ci stiamo preparando ancora una volta a celebrare il Capitolo Generale nel settembre 2003. Un tempo per riflettere, dialogare, discernere, come, dove e cosa vuol dire fare missione oggi! Ma anche un invito ulteriore ad essere consistenti anche per le scelte fatte già in un passato recente!
Il Giubileo degli Oppressi 2000 finì con uno slogan e un manifesto che ha “avuto successo” dentro e fuori le sfere comboniane. Si intitolava: “Noi ci impegniamo”!
E io mi sentii invitato concretamente a scendere qui a Korogocho e vivere dentro lo slum (getto-life) in continuità con il lavoro grande e prezioso iniziato da p. Alex Zanotelli e condiviso negli anni successivi con p. Gianni Nobili, p. Antonio D’Agostino, p. Alex Matua e dall’amico Francescano Conventuale p. Arcadio Sicher, che è rimasto per circa 2 anni ed ora è ad Accra (Ghana) a continuare una simile esperienza di missione.
Il Giubileo del 2002 è terminato con un altro slogan e documento a cui auguro di avere lo stesso “successo” del precedente: “Noi Proponiamo”!
E così anch’io unito alla Carovana della Pace 2002, mi sento di proporti qualcosa di concreto per la Missione di oggi e per il futuro. Ti vorrei invitare a venire a Korogocho (che è una outstation a 3 km dalla nostra parrocchia di Kariobangi) e rimanere a vivere qualche tempo con noi (qualche settimana o mese) per renderti conto di persona della complessità sociale ma anche della ricchezza umana e spirituale e della realtà in cui viviamo. E perché no? Magari a restare con noi!
E’ una situazione assurda e disumana ma se Missione vuole dire portare la “Buona Novella” ai più poveri e abbandonati allora dobbiamo prendere seriamente la sfida degli slums e delle città africane. Yahweh è il Dio degli oppressi, dei poveri, degli emarginati e Gesù ha incarnato questa Logica! Allora… qui mi sento al posto giusto!
La mia e nostra fede deve riscoprire sempre di più anche la dimensione sociale, economica, culturale e politica che sperimenta la nostra gente, i poveri soprattutto.
Mi auguro che in futuro siano numerose le esperienze che possano nascere in altri slums e città africane, senza nulla togliere al lavoro nascosto e prezioso di chi lavora nelle zone rurali o tra i pastoralisti. E’ li che dobbiamo arginare la fuga della nostra gente verso le città. Ma il fenomeno migratorio è purtroppo destinato ad aumentare con cifre assurde e con conseguenze disastrose sulle famiglie, bambini, giovani, donne, educazione, sanità disoccupazione ecc.
Da un anno vivo nello slum con una piccola comunità: Gino Filippini, un laico missionario che da oltre 35 anni è in Africa e da quasi 10 in Korogocho; una mano e mente preziosa per la sua esperienza di vita e di missione. E con Gerald Moses un candidato gesuita che rimarrà con noi 1 anno prima di entrare in noviziato. Come missionario comboniano sono solo dopo la partenza di Alex ad aprile scorso. Sembra che non vi sia nessun altro compagno di viaggio che desideri condividere questo tipo di missione! Così dicono! Non ci voglio credere!
Questa lettera quindi vuole essere un invito caloroso e una provocazione a tutto il nostro ambiente comboniano e ad altri istituti, missionari, religiosi o diocesani. Noi siamo sempre stati aperti a tutti, senza distinzione, l’importante è che ci sia voglia e desiderio di condividere la propria vita, passione missionaria e vocazione con i poveri.
Quindi scrivo a voi sacerdoti, fratelli, postulanti, novizi, scolastici in formazione perché mettiate nelle vostre future scelte anche questa opzione, importante per la Missione del 21 secolo ma che vi ricordo è già attualissima oggi!
Sono contento di essere qui e vi confesso che è dura, ma ne vale la pena! Korogocho non è più un’esperienza ma una realtà di missione dopo 13 anni di presenza accettata e accolta dalla gente, dalla direzione generale dei comboniani e dalla provincia comboniana del Kenya. Ma per venire a Korogocho bisogna sceglierlo: è difficile esserci mandati.
Vi invito a rifletterci, a metterlo nella vostra preghiera, nei vostri dialoghi in comunità o con amici e soprattutto nelle vostre scelte. Vi aspetto!
Sono certo che lo Spirito di Audacia del Comboni e il Battesimo dei poveri ci aiuterà a riscoprire la nostra umanità e vita al Servizio del Dio della Pace e della Vita!
La Pace e la Giustizia è veramente nelle mani di tutti… e non è solo utopia! Qui a Korogocho portiamo la nostra piccola goccia… ogni giorno! La Carovana continua…

Mungu akubariki!!!
Con un abbracio fraterno e un sorriso

p. Daniele Moschetti, mccj