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- From: "Marco Ruffini" <ruffo76 at libero.it>
- Date: Sun, 15 Sep 2002 23:57:50 +0200
----- Original Message ----- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it> To: <africa at peacelink.it> Sent: Saturday, September 14, 2002 7:09 PM Subject: Joseph Ki Zerbo > "L'ESTRANEO E' UN DONO DEL CIELO" > Appunti sulla storia dell'Africa e dell'umanità > dall'incontro con Joseph Ki Zerbo - Roma, 11 settembre 2002 > > Spero che dopo che avrò parlato non sarò più uno straniero e avrò dato e > ricevuto qualche cosa. > > Mi piace considerare l'Africa come un discorso, perché questo mi ricorda la > forza, l'energia, la ricchezza che sono nella parola creatrice, nel verbo. E > se l'Africa è come un discorso che è stato scritto dai nostri antenati, > dobbiamo sapere che la storia non è terminata, che il discorso va > proseguito. > > Ho avuto la fortuna di studiare il latino: Cicerone, Sallustio, Tacito? > Eppure mi rendo conto che ciò che è importante non è quello che abbiamo > imparato in latino, ma ciò che abbiamo dimenticato in africano. Dobbiamo > considerare la storia autoctona, non quella che ci hanno imposto da fuori. > > Ciò che contraddistingue l'uomo dagli altri animali non è tanto il presente, > quanto le altre due dimensioni della storia, cioè il passato e il futuro. La > storia, infatti, non è soltanto il passato; essa è come un motore a tre > tempi: il tempo del presente non è abbastanza significativo, qualificante, > indicatore dell'umanità. Gli animali sono molto concentrati sul presente. > Per esempio il fatto che alcuni quadrupedi abbiano la testa rivolta verso il > suolo indica l'importanza che ha per loro il presente del qui ed ora. > > Un momento decisivo nella storia dell'umanità fu quello in cui l'uomo > assunse la posizione eretta, e ciò è avvenuto in Africa. Questa tappa > dell'evoluzione è considerata come un inizio di liberazione dell'uomo. > Infatti prima di allora l'uomo era costretto a dedicarsi completamente al > presente. Ma dal momento in cui ha assunto la posizione eretta ha potuto > finalmente utilizzare le sue mani, e attraverso di esse iniziare la sua > civilizzazione. Nel frattempo la parte inferiore del cranio ha assunto > dimensioni più piccole dando spazio all'encefalo, che si è accresciuto, ed > egli ha imparato a guardare altrettanto bene davanti e dietro di sé, cioè a > contemplare il suo passato e a prevedere il suo avvenire. > > Gli avvenimenti che conosciamo, confermati dalla recente scoperta in Ciad di > un cranio risalente a 7 milioni di anni fa, ci dicono che la storia è > iniziata in Africa ben prima che in altri continenti. > > Non dobbiamo studiare la storia per contemplare il passato, bensì per > incontrare noi stessi. Il processo evolutivo è una parte essenziale della > nostra identità e se recuperiamo la storia lo facciamo anche per i nostri > posteri, per i nostri discendenti, per i nostri nipoti. > > Questa storia non è di nostra proprietà, è di proprietà del mondo. Essa è in > accordo con la concezione africana della proprietà, che non è fondata > soltanto sulla dimensione del presente, ma evoca gli antenati - per esempio > con la concezione della terra che appartiene agli avi - e contempla ancora > di più i discendenti, i figli, ai quali viene trasmessa. > > Io penso che ciò che ci interessa oggi della storia è proprio questa > capacità di reinvestire il passato nel presente e nell'avvenire. Non per > riprodurre la storia in maniera meccanica e robotica, non per dare vita a > dei cloni delle società africane di un tempo, ma per fondarci credibilmente > sulle nostre proprie radici, senza esserne schiavi. > > Ho appena terminato di scrivere un saggio dal titolo "Storia critica > dell'Africa nera" - inserito nell'opera più vasta "Storia critica > dell'umanità" - il cui scopo è quello di determinare i periodi di rottura e > i periodi di ascesa della storia africana. > > Non vogliamo coltivare la recriminazione e l'odio, ma rifondarci e ritrovare > la nostra identità. > > Nella storia africana - come in quella europea - ci sono stati dei periodi > di ascesa e di sviluppo, così come periodi di decadenza, a volte infernale. > Ma questi periodi di rottura erano i nostri. > Per centinaia di migliaia di anni, fino al XV secolo, l'Africa - anche > quella sahariana - si è evoluta, tanto da essere alla pari con le civiltà di > altri continenti, o addirittura alla loro testa. > > Il termine "preistoria", inventato dai miei colleghi europei, non è esatto. > Io non lo accetto. Esso si basa sul presupposto che fino a che un fatto non > è riportato per iscritto esso non può essere considerato come un fatto > storico, ma preistorico. Io preferisco definirlo protostorico. Dal momento > in cui c?è l'uomo c'è storia. Non c'è motivo per considerare preistoria il > momento in cui l'umanità ha inventato la parola, l'arte, la religione, > l'agricoltura. E' ridicolo. Dovremmo dire che tutti i popoli che ancora oggi > sono analfabeti e che non hanno una cultura scritta sono dei popoli > preistorici, e questo non ha senso. > > In Africa ha dunque avuto inizio la storia dell'umanità, che è poi > proseguita nell'antico Egitto, nella cui civiltà ritroviamo molti elementi > religiosi e della struttura sociale propri dell'Africa nera. L'Africa ha > continuato a svilupparsi fino al XIV-XV secolo. In questo periodo alcuni > grandi imperi africani potevano rivaleggiare con l'Europa. > Le statistiche dimostrano che le capitali dell'impero del Mali e del Ghana > erano più popolate di quanto lo fosse Londra nello stesso periodo. Ho > condotto personalmente una ricerca sulla densità della popolazione > scolastica in quei tempi nella regione: tra i cittadini liberi > l'insegnamento primario era più diffuso di quanto non lo fosse in Europa > nello stesso periodo. Vi invito di approfondire questo argomento nella mia > "Storia dell?Africa nera". > Non è per non parlare degli orrori, ma in Africa esistevano molti fattori > positivi di sviluppo in ogni campo, anche in quello del diritto. Possiamo > per esempio citare un motto che esprime uno dei fondamenti del diritto > pubblico di quel tempo: non è il re che ha la sovranità, ma è la sovranità > che ha il re. Ciò significa che ci sono delle norme superiori che si > impongono a tutta la comunità, a cominciare dal principale responsabile, che > è appunto il sovrano. > C'erano inoltre dei sistemi di riproduzione sociale, per la formazione e la > trasformazione delle società ed esistevano dei veri e propri istituti per la > formazione specifica, per esempio dei griot, coloro i quali avevano > l'incarico di tramandare la memoria storica. > I miei ascoltatori si stupiscono sempre quando racconto che l'inno nazionale > del Mali di oggi è un antico canto del XIII secolo intonato dalla madre di > Sundiata, un ragazzo handicappato. Per riscattare l'onore della madre, > derisa dalle altre donne del villaggio, Sundiata si ripropose di drizzarsi e > di camminare correttamente e quando riuscì a farlo, sorreggendosi al bastone > che la madre gli aveva donato, ella intonò un canto, che oggi, dopo sette > secoli, è ancora importantissimo, tanto da essere l'inno nazionale del Mali. > Si tratta di una narrazione in cui il mito si unisce alla storia. > > Anche l'Africa dunque ha avuto l'idea di reinvestire il passato nel presente > per il futuro. > > Personalmente ho la sensazione che una delle cause interne del rallentamento > dello sviluppo in Africa sia da ricercarsi nella disponibilità di spazi > immensi; quando all'interno delle società nascevano dei contrasti essi > venivano risolti con la partenza di coloro che erano in minoranza. Questa > soluzione era favorita dalla certezza che dovunque fossero andati avrebbero > trovato una terra e che avrebbero avuto diritto al territorio su cui si > fossero insediati. Tutti gli "stranieri" che arrivavano avevano diritto al > suolo, poiché non esisteva il concetto di "proprietà privata". La terra era > una proprietà collettiva a disposizione degli autoctoni e degli stranieri. > Dunque i conflitti non venivano risolti con la guerra, ma in maniera > "orizzontale", attraverso l'allontanamento di una parte della comunità e > delle ragioni del contrasto. > Al contrario, nella Valle del Nilo e nell'antico Egitto lo spazio era > limitato; qui le contraddizioni non potevano essere risolte sfruttando le > terre circostanti, ma solo attraverso la guerra, o attraverso le innovazioni > tecnologiche, o ancora attraverso la riorganizzazione sociale. Si è così > passati ad un livello di società superiore a causa dei conflitti e > attraverso i conflitti. > > I conflitti africani interni all'Africa sono sempre stati risolti dagli > africani stessi e hanno portato alla configurazione di grandi realtà sociali > e politiche come l'Impero del Mali o l'Impero del Ghana, così come sono > descritti dagli scrittori arabi o dagli stessi scrittori africani del XV, > XVI e XVII secolo. > Alcune carte geografiche europee del tempo mostrano l'imperatore del Mali > seduto su un trono, con la dicitura "Re del Mali", a testimonianza del fatto > che esso veniva considerato alla pari di un qualsiasi altro sovrano. > L'imperatore del Mali e in seguito quello del Ghana andando in > pellegrinaggio alla Mecca portavano con sé tonnellate di oro, tanto da > influenzare il prezzo del prezioso metallo in tutta la regione. Il re del > Ghana era considerato il "re dell?oro". Si trattava dunque di una regione > molto sviluppata dal punto di vista economico, dove si producevano anche > merci con valore aggiunto, come tessuti, oggetti metallici, vetro. In alcune > importanti città, ad esempio della Nigeria, si produceva così tanto che > l'intera regione fu soprannominata la "Bisanzio nera". > Quando i primi Portoghesi arrivarono in Congo, essi rimasero talmente > impressionati al cospetto del re che lo salutarono e gli resero omaggio come > se si trattasse del proprio re. > > Sono solito dire che l'incontro tra Africa ed Europa fu un incontro > storicamente mancato, perché le cose potevano andare ben diversamente. > Quando il re congolese Alfonso chiese dei tecnici europei per l'educazione, > le infrastrutture, le costruzioni, ci si è rifiutati di inviarglieli. Lui > desiderava importare dall'Europa ciò che avrebbe potuto migliorare la > situazione del suo regno, ma gli è stato rifiutato qualsiasi aiuto, perché > in quel periodo iniziava la tratta degli schiavi. > Re Alfonso si era convertito al Cristianesimo ed era molto rispettoso dei > principi della religione cattolica, che faceva osservare anche con la forza; > aveva favorito la distruzione degli oggetti di culto e delle scritture > legate alle tradizioni degli antenati. Ma malgrado tutto egli non si è > meritato la fiducia di coloro che lo avevano convertito, al punto che essi > tentarono di ucciderlo durante la celebrazione di una messa pasquale, perché > i negrieri lo volevano. > Lo stesso Vasco De Gama commise molte atrocità, organizzò e diresse non > pochi massacri, alla pari dei conquistatori del continente americano, perché > voleva a tutti i costi impedire agli arabi di dominare l'Oceano Indiano. > > L'Africa non ha potuto costruire la sua storia beneficiando di un dialogo > autentico con l'Europa, un dialogo che favorisse una vera civilizzazione. > > I progressi civili tecnici e materiali dell'Europa erano nettamente > superiori, e l'Europa ne ha approfittato per molto tempo, al pari di quanto > ha fatto con altri continenti. > L'Europa ha ricevuto molto da ogni parte del mondo: dall'Africa; dal Medio > Oriente, che ha rappresentato l'anello di congiunzione tra la cultura > greco-romana e l'Europa occidentale (molti testi greci arrivarono infatti in > occidente proprio grazie agli arabi); dall'Estremo Oriente, con i cinesi, > dai quali hanno preso la polvere da sparo. Questa e altre invenzioni sono > state condotte in Europa, dove gli europei vi hanno aggiunto la loro > creatività. Così si è arrivati all'invenzione delle armi da fuoco, che in > Africa hanno fatto la differenza, anche se il continente era gia ridotto > alla sottomissione a causa della schiavitù. > > I quattro secoli di tratta degli schiavi hanno letteralmente bloccato > l'Africa, ma hanno fatto meno danni di quanti ne ha fatti un secolo di > colonizzazione, sia perché a quel punto gli europei disponevano di mezzi > tecnicamente troppo superiori, sia perché si trattò di una vera e propria > sostituzione della civilizzazione africana da parte di quella europea, in > tutti i campi, religioso, politico, culturale. La tratta degli schiavi > rappresentò una profonda ferita nel corpo dell'Africa, ma il condizionamento > fu più marginale, e il sistema africano restò strutturato secondo la propria > tradizione. > Durante la colonizzazione invece l'Africa smise di vivere e di produrre per > se stessa, e il concetto di sviluppo endogeno fu completamente abolito. Ha > servito gli altri invece di servire se stessa, in vista di un cambiamento o > di un'evoluzione, che avrebbero potuto compiersi, nel bene o nel male, e che > le furono impediti, almeno fino alle lotte di liberazione, negli anni > Sessanta. Le indipendenze furono in buona parte delle false "liberazioni"; > il neocolonialismo ha infatti sostituito il colonialismo, e ancora oggi non > possiamo dire che il colonialismo è stato sradicato in Africa. > > Non voglio terminare in un'ottica afropessimista. > > L'Europa ha portato molti elementi positivi: la scienza, la religione, la > coscientizzazione, le lingue, attraverso le quali possiamo attingere > all'enorme ricchezza culturale e intellettuale a livello mondiale. Tutto > questo pesa in modo positivo sul piatto della bilancia. Ma quello che noi > avvertiamo ancora oggi è che per la massa della popolazione - non per i > privilegiati che hanno potuto emergere, per gli intellettuali, come me, che > hanno potuto beneficiare di questa eredità positiva - ma per la stragrande > maggioranza della gente, la bilancia continua a pendere dalla parte > negativa. > > > Joseph Ki Zerbo, 11 settembre 2002 > > >
- References:
- Joseph Ki Zerbo
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Joseph Ki Zerbo
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