Tanzania La speranza muore nei campi profughi.



Ricevo dal Rev.do Don Federico Kyalumba questo appello: Vi prego, spendiamo
5 minuti del nostro tempo,"facciamo sentire la nostra voce; intanto
trasmettiamo a tutti quelli che conosciamo: ai giornali, alle televisioni,
alle Istituzioni via E-Mail e a quanti hanno a cuore il gravissimo problema
dei rifugiati questo doloroso e autentico documento.




Caro Rino Martinez,
Vorrei anch'io condividere con i componenti della Rete interculturale di
solidarietà "Ali per volare" di cui ammiro molto il coraggio e la dedizione
- il mio parere sulla vita nei campi profughi in Tanzania.
Tanzania La speranza muore nei campi profughi.

Dio ci chiede di farci portavoce dei nostri fratelli e sorelle che non
hanno un posto là dove si prendono le decisioni. Circa 500 milla personne
non sanno più come sopravvivere qui nei campi profughi di Kigoma
(Tanzania).


I profughi nel mondo intero vengono rinchiusi in campi sganciati dal
territorio su cui trovano, e dipendenti in tutto dall'aiuto esterno :
acqua, cibo, coperte, tende, medicine, ...


L'architettura del campo è uguale in tutto il mondo, dettata in parte dalla
natura stessa dell'ospitante e per la comunità internazionale che fornisce
gli aiuti, la posibilità di controllare e gestire masse sempre più grandi
di persone.


Queste vengono tenute, per anni, in condizione di improduttività e di
assistenza totale. Nei campi non si lavora, si sopravvive e si fanno le
code per le distribuzioni di generi di prima necessittà.


La miseria del rifugiato non è soltanto l'insufficienza delle risorse, ma è
e soprattutto l'esclusione della vita economica e sociale. I rifugiatti
sono oggi confinati allo statuto degli assistenti e non hanno i mezzi
neppure il diritto di agire se stessi per uscire della loro condizione.


Sappiamo come la povertà diventa distruttrice della persone quando non è
più possibile di essere utile e di lavorare per lo sviluppo comune.


E quando la speranza è distrutta, la persona è affettata nella tutta sua
integrità.


Per combatterre la miseria del rifugiato non basta assicurare a ciascuno un
minimo vitale, ma anche sostenere azione che permettono agli esclusi di
essere se stessi attori del proprio sviluppo e di essere cosi riconosciuti
nella loro dignità.


« Nyarugusu » (150.000 persone), « Lugufu » (50.000 persone), « Mutabila »
(250.000 persone) ... Alcuni di questi campi esistono da 28 anni, altri
diventano permanenti. Vere e proprie città senza territorio e senza lavoro,
senza risorse proprie. Quindi senza futuro ! (A seguire).



Rev. Do Kyalumba Don Federico

Prete della Rep. Demecratica del Congo rifugiato a Kigoma

P.O.Box 983 Kigoma - Tanzania

Fax: 00255 28 280 2499