Chiama l'Africa news 10/12/01



CHIAMA L'AFRICA NEWS - 10 dicembre 2001
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1. Roma: Conferenza stampa "Liberons la Paix"
2. In Sierra Leone non si spara più
3. Aggiornamenti sito
4. Natale di solidarietà: n° di fax per richieste materiali

1. ROMA: CONFERENZA STAMPA "LIBERONS LA PAIX"
"In Sudan dall'89 l'Onu realizza un'operazione di emergenza umanitaria, per
contrastare gli effetti della guerra, che costa un milione di dollari al
giorno. Se guardo ai risultati di questo intervento mi rendo conto che non
c'è cooperazione e non c'è sviluppo senza la pace, ma sulla pace non si
investe che un millesimo di quello che si investe in questa operazione". A
parlare è il missionario comboniano padre Kizito Sesana, che opera a
Nairobi in un quartiere composto al 30 per cento da rifugiati, e che aiuta
la popolazione dei monti Nuba, in Sudan.
Per padre Kizito è importante "riconoscere che gli africani sanno parlare
per loro stessi. E' importante stare al loro fianco, ma sostenendoli in
quelle che sono le loro azioni. Abbiamo scoperto che a Nairobi esistono 36
associazioni, molto piccole sicuramente, che lavorano per la pace. La
società civile africana sta crescendo".
Il missionario è intervenuto alla presentazione della azione internazionale
di pace per l'Africa "Liberons la paix!", che si terrà a Kisangani
(Rep.Dem.Congo) dal 4 al 7 aprile.
L'Africa è la grande dimenticata della politica, della cooperazione, dei
mass-media.
Secondo il rapporto dell'International Rescue Committee dall'agosto '98
all'aprile 2001 su 20 milioni di abitanti nel Congo Orientale i morti a
causa della guerra sono 2,5 milioni. Eppure quello congolese è un popolo
che continua a lottare e sperare, nonostante una guerra che tutti
-osservatori e vittime - ritengono "importata dall'esterno".
Alla fine di febbraio di quest'anno ben 200 mila persone hanno gioito per
le strade di Butembo (Nord Kivu) per l'arrivo dei 300 europei dell'azione
nonviolenta "Anch'io a Bukavu". Per tre giorni persone appartenenti a
gruppi diversi si sono confrontate in uno spirito di dialogo, nel corso del
Simposio Internazionale per la Pace in Africa (Sipa).
Dal 4 al 7 aprile 2002 a Kisangani, sempre nella R.d. del Congo, si terrà
la seconda edizione del Sipa, alla quale parteciperà un nutrito numero di
europei. E' l'azione internazionale di pace "Liberons la paix !",
organizzata dall'Arcidiocesi e dalla società civile locale. L'azione si
propone di portare nella Rep. Dem. del Congo quante più persone e
personalità possibili, con l'obiettivo di rilanciare l'immagine di
un'Africa soggetto di pace che scuote le coscienze dell'Europa.
Intervenuto alla presentazione del progetto, Luigi Napolitano, fino al
settembre scorso ambasciatore in Uganda, ha ricordato di aver fornito
supporto tecnico all'azione di pace di Butembo, e ha sottolineato come "la
cooperazione faccia bene a chi la riceve e a chi la fa perché è una
straordinaria occasione di contatto e di verifica, un'attività utile per
farsi un esame di coscienza". Napolitano ha ricordato anche come il Sipa di
Butembo abbia "attirato l'attenzione su un conflitto dimenticato. Fare
un'altra azione del genere a Kisangani serve per richiamare l'attenzione
del mondo sulla guerra nell'Africa centrale, su questa mostruosa violazione
dei diritti umani. Kisangani può essere lo spazio della speranza".
Riferendosi agli incontri di Abuja, Napolitano ha ricordato che "tutti i
signori della guerra che occupano ognuno il suo spazio sono nazionalisti,
nel senso migliore del termine: vogliono mantenere l'integrità del
territorio, mostrano insofferenza per le presenze straniere, sono
orgogliosi, ma non si riesce ancora ad oltrepassare la soglia per metterli
al tavolo del negoziato. Per questo quello che farete è giusto e
necessario".
I promotori europei dell'iniziativa (Beati i Costruttori di Pace, Chiama
l'Africa, Emmaus Italia, Agesci, Pax Christi, Campagna Break the Silence,
Missionari Comboniani, Dehoniani e Saveriani) lanciano quindi un forte
appello alla società civile europea perché partecipi all'iniziativa. Per
sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi si terrà inoltre ad
Ancora dal 22 al 24 febbraio un convegno internazionale sul tema: "Africa,
dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti". Infatti solo se
saranno rispettati i diritti fondamentali delle popolazioni africane
(compreso quello di emigrare per sfuggire alla morte...) l'Africa sarà
finalmente libera. Il convegno si propone anche di rilanciare le iniziative
sulle problematiche e sulla globalità dei diritti, individuare proposte
operative per favorire la soluzione dei conflitti in atto e raggiungere una
pace frutto di giustizia, nonché definire una "dichiarazione di impegno"
personale e collettivo. Fra i relatori, Ignacio Ramonet e Joseph Ki-Zerbo.
Per informazioni: uff. stampa Mariagrazia Bonollo 348/2202662
Segreteria organizzativa - c/o Beati i Costruttori di Pace
Tel. 049/8070522 Tel/Fax. 049/8070699
e-mail: beati.africa at libero.it - web: www.beati.org

2. IN SIERRA LEONE NON SI SPARA PIU'
Martedì 4 dicembre, negli incontri mensili presso la Libreria Odradek,
Monsignor Biguzzi ci ha parlato della Sierra Leone con una notevole dose di
pacatezza e di realismo, con la lucidità di chi conosce le tante facce di
una realtà che non è mai solo drammatica o solo rosea. La Sierra Leone, ci
ha tenuto a sottolineare, non è più un paese in guerra, e le tante immagini
di bambini, uomini e donne mutilati da una cieca violenza, appartengono
ormai al passato. Quello che resta sono le ferite, fisiche e psichiche, che
l'odio durato dieci anni ha lasciato nella gente e nel paese. Un piccolo
paese dalle tante ricchezze, bello e attraente come pochi, anche dal punto
di vista paesaggistico, affacciato sulle acque pescose dell'Atlantico,
pieno di tesori nel sottosuolo. Qui di sicuro la guerra civile durata dieci
anni non è  a sfondo etnico o religioso; qui infatti cristiani, animisti e
musulmani convivono e collaborano senza problemi in ogni ambito della
società. Il conflitto, che ha avuto origine dalla lotta alla corruzione
dello stato e dalle rivendicazioni per migliori condizioni di vita, ha
presto incrociato la strada che passa per il commercio illegale di diamanti
e di armi, con la complicità dei paesi vicini, primi fra tutti la Liberia e
la Guinea. Questa volta si può dire che l'Onu ha svolto un ruolo decisivo,
e grazie alle forze dell'Ecomog si stanno completando le operazioni di
disarmo e di rilascio dei prigionieri, compresi i bambini e i ragazzi, che
verranno gradualmente reinseriti nella società. E' stato difficile portare
avanti il dialogo con i ribelli e fare loro delle concessioni che
favorissero la fine delle ostilità,  senza far passare il messaggio che "il
crimine paga". E la parte più difficile viene adesso, perchè la gente
aspetta dal governo scuole, lavoro, assistenza sanitaria, insomma un
miglioramento di quegli standard sociali che attualmente vedono il paese
all'ultimo posto nella classifica mondiale. Il governo legittimo guidato da
Ahmad Tejian Kabbah - deposto nel maggio del '97 e reinsediato ne febbraio
del '98 - si sta sforzando di elaborare proposte serie di lotta alla
povertà, e ha recentemente pubblicato un piano molto articolato per la
ripresa dello sviluppo, a partire dalle ripresa dell'agricoltura e della
pesca e dal controllo delle risorse minerarie. Nel prossimo mese di maggio
si terranno le prime elezioni democratiche dalla fine della guerra, alle
quali la società civile si sta preparando con grande partecipazione (sono
circa 15 i partiti politici già costituiti). All'incontro  erano presenti
alcune delegazioni di ambasciate africane, e il rappresentante del governo
ugandese. Quest'ultimo ha sottolineato il ruolo importante dei capi
religiosi, come dimostra il peso che hanno avutoin questo conflitto
attraverso la Conferenza Interreligiosa; un organismo composto da autorità
cristiane e musulmane che - insieme - hanno avuto un ruolo determinante nel
processo di pace. I capi religiosi in tutta l'Africa godono di un'autorità
pressoché indiscussa, pertanto possono dare un impulso fondamentale ai
processi di pace e di sviluppo.
La Sierra Leone si avvia a curare le sue ferite e a ripristinare la
legalità anche attraverso due organi "speciali": un Tribunale per i crimini
di guerra e una Commissione per la Riconciliazione. Nell'insieme ne esce
l'immagine di un pezzo d'Africa che - nonostante tutto -  reagisce e si
rimbocca le maniche, per ricostruire il presente e tornare a progettare il
futuro.

3. SUL SITO DI CHIAMA L'AFRICA
Nella sezione "Approfondimenti" due documenti da leggere: "Congo, sviluppo
al femminile",  di Leopoldo Rebellato, lo splendido racconto di un incontro
con una cooperativa di donne in Congo, in un villaggio circondato da
colline verdeggianti e da bananeti. Il numero delle donne - inizialmente
solo qualche decina - è cresciuto nel giro di poco tempo fino ad arrivare
alle attuali 350 socie. Ognuna ha dato il suo contributo per la
realizzazione di un progetto di sviluppo agricolo e sociale che prevede:
coltivazione e vendita di ortaggi, allevamento, produzione di frutta e
legna, e inoltre costruzione di case e istruzione per i propri figli.
L'altro articolo -"Sudafrica, il diritto al lavoro a due velocità" - di
Ighsaan Schroeder (Khanya College, South Africa)
spiega le contraddizioni del dopo apartheid per quanto riguarda i diritti
dei lavoratori. Il partito al potere, l'African National Congress (ANC), ha
attuato una politica macroeconomica con tutte le trappole dei PAS
(programmi di aggiustamento strutturali). L'ANC ritiene che i grandi
imprenditori porteranno il paese alla crescita economica, e quindi persegue
una politica del lavoro flessibile, che significa lavoro temporaneo,
ribasso dei salari, minori diritti e incentivi solo per i datori di lavoro.

4. NATALE DI SOLIDARIETA'
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