[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Chiama l'Africa news 10/12/01
- Subject: Chiama l'Africa news 10/12/01
- From: Solidarietà Network <webmaster at cipsi.it>
- Date: Tue, 11 Dec 2001 08:51:44 +0100
CHIAMA L'AFRICA NEWS - 10 dicembre 2001 www.chiamafrica.it - info at chiamafrica.it tel. 0521/314263 (segereteria) tel. 328/0677531 (resp. comunicazione) ______________________________________________ 1. Roma: Conferenza stampa "Liberons la Paix" 2. In Sierra Leone non si spara più 3. Aggiornamenti sito 4. Natale di solidarietà: n° di fax per richieste materiali 1. ROMA: CONFERENZA STAMPA "LIBERONS LA PAIX" "In Sudan dall'89 l'Onu realizza un'operazione di emergenza umanitaria, per contrastare gli effetti della guerra, che costa un milione di dollari al giorno. Se guardo ai risultati di questo intervento mi rendo conto che non c'è cooperazione e non c'è sviluppo senza la pace, ma sulla pace non si investe che un millesimo di quello che si investe in questa operazione". A parlare è il missionario comboniano padre Kizito Sesana, che opera a Nairobi in un quartiere composto al 30 per cento da rifugiati, e che aiuta la popolazione dei monti Nuba, in Sudan. Per padre Kizito è importante "riconoscere che gli africani sanno parlare per loro stessi. E' importante stare al loro fianco, ma sostenendoli in quelle che sono le loro azioni. Abbiamo scoperto che a Nairobi esistono 36 associazioni, molto piccole sicuramente, che lavorano per la pace. La società civile africana sta crescendo". Il missionario è intervenuto alla presentazione della azione internazionale di pace per l'Africa "Liberons la paix!", che si terrà a Kisangani (Rep.Dem.Congo) dal 4 al 7 aprile. L'Africa è la grande dimenticata della politica, della cooperazione, dei mass-media. Secondo il rapporto dell'International Rescue Committee dall'agosto '98 all'aprile 2001 su 20 milioni di abitanti nel Congo Orientale i morti a causa della guerra sono 2,5 milioni. Eppure quello congolese è un popolo che continua a lottare e sperare, nonostante una guerra che tutti -osservatori e vittime - ritengono "importata dall'esterno". Alla fine di febbraio di quest'anno ben 200 mila persone hanno gioito per le strade di Butembo (Nord Kivu) per l'arrivo dei 300 europei dell'azione nonviolenta "Anch'io a Bukavu". Per tre giorni persone appartenenti a gruppi diversi si sono confrontate in uno spirito di dialogo, nel corso del Simposio Internazionale per la Pace in Africa (Sipa). Dal 4 al 7 aprile 2002 a Kisangani, sempre nella R.d. del Congo, si terrà la seconda edizione del Sipa, alla quale parteciperà un nutrito numero di europei. E' l'azione internazionale di pace "Liberons la paix !", organizzata dall'Arcidiocesi e dalla società civile locale. L'azione si propone di portare nella Rep. Dem. del Congo quante più persone e personalità possibili, con l'obiettivo di rilanciare l'immagine di un'Africa soggetto di pace che scuote le coscienze dell'Europa. Intervenuto alla presentazione del progetto, Luigi Napolitano, fino al settembre scorso ambasciatore in Uganda, ha ricordato di aver fornito supporto tecnico all'azione di pace di Butembo, e ha sottolineato come "la cooperazione faccia bene a chi la riceve e a chi la fa perché è una straordinaria occasione di contatto e di verifica, un'attività utile per farsi un esame di coscienza". Napolitano ha ricordato anche come il Sipa di Butembo abbia "attirato l'attenzione su un conflitto dimenticato. Fare un'altra azione del genere a Kisangani serve per richiamare l'attenzione del mondo sulla guerra nell'Africa centrale, su questa mostruosa violazione dei diritti umani. Kisangani può essere lo spazio della speranza". Riferendosi agli incontri di Abuja, Napolitano ha ricordato che "tutti i signori della guerra che occupano ognuno il suo spazio sono nazionalisti, nel senso migliore del termine: vogliono mantenere l'integrità del territorio, mostrano insofferenza per le presenze straniere, sono orgogliosi, ma non si riesce ancora ad oltrepassare la soglia per metterli al tavolo del negoziato. Per questo quello che farete è giusto e necessario". I promotori europei dell'iniziativa (Beati i Costruttori di Pace, Chiama l'Africa, Emmaus Italia, Agesci, Pax Christi, Campagna Break the Silence, Missionari Comboniani, Dehoniani e Saveriani) lanciano quindi un forte appello alla società civile europea perché partecipi all'iniziativa. Per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi si terrà inoltre ad Ancora dal 22 al 24 febbraio un convegno internazionale sul tema: "Africa, dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti". Infatti solo se saranno rispettati i diritti fondamentali delle popolazioni africane (compreso quello di emigrare per sfuggire alla morte...) l'Africa sarà finalmente libera. Il convegno si propone anche di rilanciare le iniziative sulle problematiche e sulla globalità dei diritti, individuare proposte operative per favorire la soluzione dei conflitti in atto e raggiungere una pace frutto di giustizia, nonché definire una "dichiarazione di impegno" personale e collettivo. Fra i relatori, Ignacio Ramonet e Joseph Ki-Zerbo. Per informazioni: uff. stampa Mariagrazia Bonollo 348/2202662 Segreteria organizzativa - c/o Beati i Costruttori di Pace Tel. 049/8070522 Tel/Fax. 049/8070699 e-mail: beati.africa at libero.it - web: www.beati.org 2. IN SIERRA LEONE NON SI SPARA PIU' Martedì 4 dicembre, negli incontri mensili presso la Libreria Odradek, Monsignor Biguzzi ci ha parlato della Sierra Leone con una notevole dose di pacatezza e di realismo, con la lucidità di chi conosce le tante facce di una realtà che non è mai solo drammatica o solo rosea. La Sierra Leone, ci ha tenuto a sottolineare, non è più un paese in guerra, e le tante immagini di bambini, uomini e donne mutilati da una cieca violenza, appartengono ormai al passato. Quello che resta sono le ferite, fisiche e psichiche, che l'odio durato dieci anni ha lasciato nella gente e nel paese. Un piccolo paese dalle tante ricchezze, bello e attraente come pochi, anche dal punto di vista paesaggistico, affacciato sulle acque pescose dell'Atlantico, pieno di tesori nel sottosuolo. Qui di sicuro la guerra civile durata dieci anni non è a sfondo etnico o religioso; qui infatti cristiani, animisti e musulmani convivono e collaborano senza problemi in ogni ambito della società. Il conflitto, che ha avuto origine dalla lotta alla corruzione dello stato e dalle rivendicazioni per migliori condizioni di vita, ha presto incrociato la strada che passa per il commercio illegale di diamanti e di armi, con la complicità dei paesi vicini, primi fra tutti la Liberia e la Guinea. Questa volta si può dire che l'Onu ha svolto un ruolo decisivo, e grazie alle forze dell'Ecomog si stanno completando le operazioni di disarmo e di rilascio dei prigionieri, compresi i bambini e i ragazzi, che verranno gradualmente reinseriti nella società. E' stato difficile portare avanti il dialogo con i ribelli e fare loro delle concessioni che favorissero la fine delle ostilità, senza far passare il messaggio che "il crimine paga". E la parte più difficile viene adesso, perchè la gente aspetta dal governo scuole, lavoro, assistenza sanitaria, insomma un miglioramento di quegli standard sociali che attualmente vedono il paese all'ultimo posto nella classifica mondiale. Il governo legittimo guidato da Ahmad Tejian Kabbah - deposto nel maggio del '97 e reinsediato ne febbraio del '98 - si sta sforzando di elaborare proposte serie di lotta alla povertà, e ha recentemente pubblicato un piano molto articolato per la ripresa dello sviluppo, a partire dalle ripresa dell'agricoltura e della pesca e dal controllo delle risorse minerarie. Nel prossimo mese di maggio si terranno le prime elezioni democratiche dalla fine della guerra, alle quali la società civile si sta preparando con grande partecipazione (sono circa 15 i partiti politici già costituiti). All'incontro erano presenti alcune delegazioni di ambasciate africane, e il rappresentante del governo ugandese. Quest'ultimo ha sottolineato il ruolo importante dei capi religiosi, come dimostra il peso che hanno avutoin questo conflitto attraverso la Conferenza Interreligiosa; un organismo composto da autorità cristiane e musulmane che - insieme - hanno avuto un ruolo determinante nel processo di pace. I capi religiosi in tutta l'Africa godono di un'autorità pressoché indiscussa, pertanto possono dare un impulso fondamentale ai processi di pace e di sviluppo. La Sierra Leone si avvia a curare le sue ferite e a ripristinare la legalità anche attraverso due organi "speciali": un Tribunale per i crimini di guerra e una Commissione per la Riconciliazione. Nell'insieme ne esce l'immagine di un pezzo d'Africa che - nonostante tutto - reagisce e si rimbocca le maniche, per ricostruire il presente e tornare a progettare il futuro. 3. SUL SITO DI CHIAMA L'AFRICA Nella sezione "Approfondimenti" due documenti da leggere: "Congo, sviluppo al femminile", di Leopoldo Rebellato, lo splendido racconto di un incontro con una cooperativa di donne in Congo, in un villaggio circondato da colline verdeggianti e da bananeti. Il numero delle donne - inizialmente solo qualche decina - è cresciuto nel giro di poco tempo fino ad arrivare alle attuali 350 socie. Ognuna ha dato il suo contributo per la realizzazione di un progetto di sviluppo agricolo e sociale che prevede: coltivazione e vendita di ortaggi, allevamento, produzione di frutta e legna, e inoltre costruzione di case e istruzione per i propri figli. L'altro articolo -"Sudafrica, il diritto al lavoro a due velocità" - di Ighsaan Schroeder (Khanya College, South Africa) spiega le contraddizioni del dopo apartheid per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Il partito al potere, l'African National Congress (ANC), ha attuato una politica macroeconomica con tutte le trappole dei PAS (programmi di aggiustamento strutturali). L'ANC ritiene che i grandi imprenditori porteranno il paese alla crescita economica, e quindi persegue una politica del lavoro flessibile, che significa lavoro temporaneo, ribasso dei salari, minori diritti e incentivi solo per i datori di lavoro. 4. NATALE DI SOLIDARIETA' Chiunque voglia sostenere la nostra attività attraverso un'adesione individuale può farlo versando £. 50.000 sul ccp n°11852431 intestato a Chiama l'Africa onlus, via Cavestro 14/a Vicomero di Torrile (PR). Potrà così scegliere tre delle nostre pubblicazioni tra quelle elencate sul sito www.chiamafrica.it. Basta INVIARE PER FAX i titoli richiesti e la ricevuta del versamento, AL N° 0521/314269. Se l'adesione è il regalo per un amico, scriveteci anche nome, cognome e indirizzo del destinatario: insieme ai materiali riceverà un biglieto di auguri e una presentazione di Chiama l'Africa.
- Prev by Date: documents/Kasai RDC
- Next by Date: Afr. de l'Ouest: Appel de cultivateurs
- Previous by thread: documents/Kasai RDC
- Next by thread: Afr. de l'Ouest: Appel de cultivateurs
- Indice: