MISNA - Nord Kivu: leader religiosi e civili chiedono liberazione dipendenti Dara-forest




diffusione: estesa


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fonte: MISNA
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CONGO-DEM.REPUBLIC, 29 maggio 2001

NORD KIVU: LEADER RELIGIOSI E CIVILI CHIEDONO LIBERAZIONE DIPENDENTI DARA-FOREST

E' necessario privilegiare la via del dialogo e percio' i 26 ostaggi catturati il 15 maggio scorso da un gruppo di mayi-mayi vicino Mangina (nord di Beni, Kivu Settentrionale, est della Repubblica democratica del Congo) devono essere immediatamente rilasciati. Questo e' l'appello lanciato, ieri a Butembo, dai locali leader religiosi e civili: il vescovo, monsignor Melchisedec Paluku Sikuli, il rappresentante della societa' civile, Roger Nzama, e il capo tradizionale, mwami Sulemani Patanguli Kalemire. Nel condannare il rapimento di un gruppo di dipendenti dell'impresa Dara-Forest (24 tailandesi, un keniota e uno svedese), i tre firmatari del documento proseguono rilevando la necessita' del dislocamento nella zona della Monuc, la Missione delle Nazioni unite in Congo. Sollecitano quindi il Fronte di liberazione (Flc) di Jean-Pierre Bemba, che controlla la regione grazie alle truppe di Kampala, a non tentare di liberare i sequestrati con la forza. Inoltre a non attuare "repressioni contro la popolazione civile" ne' a prendere il rapimento come pretesto per rinforzare la presenza di soldati ugandesi, "come nel caso di Kyanzaba e Mangina tra il 6 e il 19 maggio scorsi". Monsignor Sikuli, il signor Nzama e Patanguli Kalemire continuano richiamando "l'attenzione sui saccheggi, le rapine, gli stupri, le torture, le intimidazioni, le uccisioni e gli incendi di abitazioni compiuti da militari dell'Flc operanti nei territori di Beni e Lubero". Il Fronte deve assumersi le proprie responsabilita' ed "evitare" il dilagare dei "crimini di guerra". Il documento, precisano i tre leader, e' stato redatto nello spirito del Simposio internazionale per la pace in Africa (Sipa), tenuto a Butembo a fine inverno, della tavola rotonda fra Flc e mayi-mayi (partigiani nazionalisti dell'ex Zaire) e del Dialogo intracongolese che dovrebbe risolvere il conflitto scoppiato il 2 agosto 1998. Concludono percio' esortando ad un impegno comune nel "cambiamento di mentalita' e di comportamento" che porti all'affermazione "di una cultura della pace", di una cultura democratica al posto di quella militaristica, dello "spirito di concordia e pacifica coabitazione" al posto delle ideologie "di conquista e colonializzazione".




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