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NON RUBIAMO IL CROCIFISSO AI CROCIFISSI
- Subject: NON RUBIAMO IL CROCIFISSO AI CROCIFISSI
- From: "Angelo Melocchi" <melang at bluewin.ch>
- Date: Fri, 20 Apr 2001 17:01:19 +0200
----- Original Message ----- From: Luigi De Paoli To: Undisclosed.Recipients at small-4.inet.it Sent: Sunday, April 15, 2001 2:49 PM Subject: I: buona pasqua Carissimi/e, vi allego una riflessione di E.Melandri apparsa sul "Mattino" di Napoli. Shalom, Gigi _____________________________________________________ NON RUBIAMO IL CROCIFISSO AI CROCIFISSI Non ci sono lapidi o monumenti sulla strada che da Beni porta a Butembo, nel Nord Kivu, in Congo. Eppure, mi dicono, su questa strada sono state fatte migliaia di vittime. La gente ha dovuto abbandonare i villaggi e fuggire sulle montagne. Torna ogni tanto, durante il giorno, per cercare di coltivare i campi. Poi la sera, per sicurezza, deve rifugiarsi fra gli alberi. Sono diversi milioni le vittime di questa guerra. Qualcuno l'ha definita la prima guerra mondiale d'Africa. Otto stati implicati. Una miriade di gruppi irregolari che ormai, stante la situazione, ha scelto la guerriglia come mestiere. In mezzo la gente che continua a domandarsi il perché di un conflitto che solo i signori della guerra capiscono e vogliono. In Sierra Leone si vive una sorta di tregua armata. I cosiddetti ribelli (ma a nulla si ribellano, cercano solo il controllo dei diamanti) da tempo non fanno attacchi. Restano. tuttavia, ben saldi a controllare le cave di diamanti. Fomentando così la triste catena che, attraverso il contrabbando di queste pietre preziose, continua a riempire il continente africano di armi. Anche qui la gente soffre soltanto le conseguenze della guerra. Senza saperne il perché. Le nuove guerre del tempo della globalizzazione hanno tutte delle caratteristiche comuni: sono fatte da professionisti - siano essi eserciti o gruppi irregolari; penetrano negli ambiti vitali della gente civile. Si combatte, infatti, all'interno dei villaggi in Africa o nei ballatoi dei condomini nella ex Jugoslavia. Chi ci rimette sono appunto i civili. I militari sanno come difendersi e come sfuggire al fuoco. In più, dietro proclamazioni ideali nobili, nascondono sempre interessi molto concreti e molto ignobili. Si scopre così che troppe guerre di "liberazione" portano dritte dritte alle miniere di oro, di diamanti o di coltano. Oppure che dietro lo spirito nazionale e la difesa della propria identità si celano progetti di egemonia e volontà di potenza. In fondo a tutto c'è sempre il dio denaro. E ciò fa in modo che, alla fine di tutto, guerre endemiche che attraversano il cosiddetto Terzo Mondo, trovino la loro spiegazione vera in Europa o negli Stati Uniti. I laboratori di Anversa o le vetrine di Amsterdam trattano i diamanti che arrivano dall'Angola, dalla Sierra Leone o dal Congo. E si sa, non c'è nulla di più facile che contrabbandare un diamante: incolore, inodore, insapore. Un calcolo per difetto stima che almeno un terzo dei diamanti in circolazione non abbia seguito le vie legali per arrivare fino da noi. Tutti sanno che il coltano è un materiale raro e prezioso che serve per la l'industria elettronico-digitale. Pochi invece sanno che uno dei più implicati nella sua lavorazione è Bush senior, padre dell'attuale presidente degli Stati Uniti. Ed è solo di qualche settimana fa la notizia che il Ruanda, temendo di essere costretta ad abbandonare il Sud Kivu, in Congo, sta incrementando l'estrazione di coltano, inviando ad estrarlo anche i prigionieri di Kigali. Forse la storia, pur nella sua diversità, continua a ripetersi. E oggi come ieri, come duemila anni fa, continua a inchiodare sui tanti Golgota del pianeta, i nuovi crocifissi. E sono tanti. Incolpevoli. Come il Crocifisso, inchiodato sulla Croce fuori dalle mura di Gerusalemme. Tanti personaggi, piccoli o grandi, si affacciano intorno a questa tragedia. Ieri i Grandi Sacerdoti, Erode o Pilato, che si affannavano a cercare un motivo nobile per affibbiare la croce addosso a Gesù di Nazareth. Oggi i nuovi padroni che, o in nome del potere, o della ricchezza, condannano sistematicamente a morte centinaia di migliaia di persone. Gli uni e gli altri sempre con le mani lavate e pulite. Come Pilato. Con loro, la folla. Quella gente che, oggi come ieri, vede, ma non sa reagire. Non sa cosa fare. Non ha potere. La pasqua di ieri diviene così una sorta di concentrato della realtà di sempre, anche di oggi. E non si può celebrare seriamente la pasqua senza tener conto dei crocifissi di oggi. Perché il crocifisso appartiene innanzitutto ai nuovi crocifissi, E' loro, perché lui ha scelto di stare con loro. Non lo troveremo se lo cercheremo tra i profumi o gli incensi; neanche se lo andremo ad imbellettare, o a indorare. Non si trova lì il crocifisso del Golgota.. E' nascosto tra le donne di Kabul; o tra i bambini schiavi del sesso in tante parti dove si celebra il turismo sessuale per gli annoiati dei paesi opulenti; o nei campi profughi abitati da chi ha dovuto abbandonare tutto per cercare di salvarsi almeno la vita. E' in Armenia, in Kurdistan, in Iraq a subire l'embargo. E' sulle carrette piene di disperati che solcano il mediterraneo per cercare in Europa un po' di speranza. E' morto, in fondo al mare, con quelli che il mare si è portato via nella loro ricerca di un luogo dove poter vivere dignitosamente. Forse sarebbe ora che, cristiani o non cristiani, tutti quelli che si commuovono di fronte alla morte di Gesù di Nazareth, capissero che non sarà possibile incontrarlo in chiesa se non si accetta di incontrarlo e di onorarlo prima di tutto nella persona dei tanti che ogni giorno sono costretti a salire sullo stesso golgota. I teologi si sono domandati come fosse possibile per Dio essere ad Auscwihtz. Non c'era bisogno di andare molto lontano per trovare la risposta. Il Dio di Gesù di Nazareth c'era. Non - se ci fosse stata - nella cappella del lager, ma nei forni crematoi. Vittima tra le vittime. Non rubiamo il Crocifisso ai crocifissi. Trasformeremmo in idolo quello che si trova in chiesa.. Il Vangelo ci consegna come segno della Risurrezione la Tomba vuota lasciata da Gesù il terzo giorno dopo la sua morte. Oggi, in tante parti del mondo si continuano a scoprire fosse comuni piene di cadaveri. E' ancora lontana la domenica di Pasqua. Eugenio Melandri <!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
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