"Villa Sartorio" a Trieste protagonista nell'inclusione



Protocollo d’intesa con l’Aism

“Villa Sartorio” protagonista nell’inclusione

A Itaca la gestione di Comunità e Centro diurno

 

 

Trieste

Dal 100 giorni la Cooperativa sociale Itaca è affidataria dei servizi presso la Comunità e il Centro diurno “Villa Sartorio” a Trieste. La proprietà fu acquistata nel 1911 dal Comune di Trieste e adibita a preventorio antitubercolare. Da otto anni l’associazione italiana Sclerosi Multipla gestisce il Centro di Villa Sartorio sulla base di una convenzione con il Comune (referente per i Comuni di Duino Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle, Monrupino e Sgonico). Attualmente sono ospitate persone adulte in regime residenziale e semiresidenziale.

Nel 2010 in un’ottica di partnership, l’Aism e la Cooperativa Itaca di Pordenone hanno stilato un protocollo d’intesa riconoscendo il valore e la qualità delle reciproche organizzazioni e individuando gli ambiti elettivi di potenziale collaborazione. Successivamente si è arrivati all’aggiudicazione tramite procedura ad evidenza pubblica.
“Da subito abbiamo compreso di trovarci di fronte ad un’ulteriore scommessa – afferma Caterina Boria, responsabile dell’area disabilità di Itaca -, o meglio, si è palesata chiaramente la filosofia di questo servizio: l’ospite è una persona adulta e, come tale, riconosciuta non solo come “oggetto” di attenzione del sistema dei servizi, ma soprattutto come soggetto che, assieme alla sua famiglia, collabora e sceglie il proprio processo di partecipazione sociale, anche laddove la gravità della compromissione del quadro clinico o comportamentale è di notevole entità”.

Alla base delle pratiche operative, “soprattutto grazie all’importante contributo portato dall’Aism la convinzione – sottolinea Boria - che le persone, anche se in situazione di disagio, possano essere protagoniste attive del proprio percorso evolutivo, capaci di vivere e contribuire a trasformare i contesti sociali in un’ottica di contrasto dei processi di cronicizzazione, istituzionalizzazione ed esclusione sociale”.

Pertanto l’azione del “prendersi cura” è tradotta, dall’equipe di lavoro presente, in un progetto teso a migliorare la qualità di vita della persona disabile, promuovendo una stretta connessione tra casa, rete sociale e lavoro (per le persone per le quali ciò è possibile) attraverso una trama articolata dalle diverse forze chiamate in causa in questo processo.
E’ vero comunque che “siamo solo all’inizio di un nuovo ambizioso proponimento, atto a favorire il superamento della cronicità e nel contempo teso al superamento della separazione di ambiti e risorse”. Si tratta di agire coerentemente nelle diverse aree che delineano lo spazio vitale di un individuo, aprendo scambi negoziali per la persona con disabilità, per la famiglia, per la comunità circostante e per i servizi che della persona si occupano.

“Una curiosità: la prima cosa che mi ha colpito – chiosa la responsabile della Cooperativa Itaca -, girovagando nel giardino della Villa, sono state le due statue collocate all’ingresso del portone principale. Insolitamente danno le spalle a chi entra guardando all’interno; è come se ammonissero a concentrarsi sui dettagli, sulle sfumature… e così abbiamo fatto”.

 

Villa Sartorio – La scheda

Quello che oggi è il giardino di Villa Sartorio, situato a Trieste in strada di Fiume, è stato un tempo il parco della residenza estiva della famiglia Sartorio, mentre la residenza cittadina, splendidamente restaurata e trasformata in museo, è situata, ora come allora, in largo Papa Giovanni XXIII.
I Sartorio, sanremesi d’origine, arrivarono a Trieste nel 1755 e qui posero le basi per aprire una filiale della loro azienda, che commerciava in granaglie. Il loro arrivo, come quello di molti altri commercianti, si deve all’emanazione per Trieste e Fiume della “patente di Porto Franco” voluta da Carlo VI d’Austria nel 1719.
Il grande parco venne realizzato nel 1807 da Pietro Sartorio, che assieme alla moglie Giuseppina Fontana fu, per così dire, il capostipite del ramo triestino della famiglia. Il barone volle dare al luogo l’aspetto del giardino veneto: per questo vi fece costruire un grande portale d’ingresso in ferro battuto, una scala monumentale, ed acquistò, pare senza badare a spese, diverse sculture ad opera di Francesco di Giovanni Bonazza da Verona, uno dei maestri del grande Canova.

Cristina Degrassi, Vita Nuova Trieste, 2009.

 

 

Fabio Della Pietra

Ufficio Stampa

Cooperativa sociale Itaca

Pordenone

www.itaca.coopsoc.it


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33170 - Pordenone
Tel. 0434366064 - Fax 0434253266
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Itaca a Folkest per la salute mentale
“Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò” (Italia/Romania)
Pordenone 21 luglio piazza XX Settembre h 21.15 (ingresso libero)
www.folkest.com

“La sonrisa de un niño” (mostra fotografica)
Spilimbergo sino al 1° agosto Teatro Miotto
lun-ven h 9.30-12.30 e 14.30-18.30
http://amoriboliviani.wordpress.com


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