Milano, legge 180 - Un Decalogo per la salute mentale (332)



Milano - Pordenone
180 - UN DECALOGO PER LA SALUTE MENTALE
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La diatriba sulla 180 è un falso problema. Il Forum nazionale della
Salute Mentale, apertosi oggi a Milano, invia una "Lettera aperta ai
Presidenti delle Regioni italiane".

Tra le questioni sollevate la mancata attuazione in concreto della 180
(anche da parte di chi la sostiene, ma spesso solo a parole), oggi
ancora applicata in Italia a macchia di leopardo, con servizi per la
salute mentale sovente inadeguati, con sperequazioni di budget (la
chimera del 5% della spesa sanitaria) evidenti tra le regioni e tra
territori di una stessa regione. Rilanciata l'opposizione a ogni
privatizzazione della sofferenza mentale.


Milano - Pordenone

Lettera aperta ai Presidenti delle Regioni italiane
(Fonte: www.forumsalutementale.it)

Il Forum nazionale della Salute Mentale, i cui lavori si sono aperti
oggi a Milano e si chiuderanno sabato incentrando il dibattito propsio
sulla legge 180, invia una lettera aperta dura ma franca ai presidenti
di tutte le Regioni italiane.

"Caro Presidente -esordisce il documento-, come Lei sa, il Ministro
della Sanità (Francesco Storace, ndr) ha annunciato l'intenzione di
rivedere la legge 180 del 1978 in materia di assistenza psichiatrica.
Anche negli anni passati Le sarà giunta eco di analoghe intenzioni
espresse in vario modo, da più soggetti (leggi in particolar modo i vari
ddl Burani Procaccini, e l'on. di Forza Italia prontamente ha colto la
provvida occasione dettata dalle parole del ministro Storace per
ribadire la necessità e l'improcrastinabilità, secondo l'onorevole, di
una contro-riforma della legge Basaglia, dimenticando forse come dal
maggio del 2001 a oggi le sue numerose proposte di riforma della 180
siano state clamorosamente tutte bocciate dalla XII Commissione affari
sociali della Camera, dal Comitato ristretto, nonché affossate dalle
varie forze politiche anche di maggioranza, compreso l'allora ministro
alla salute Girolamo Sirchia, evidenziando così la trasversalità a
livello partitico nel sostegno alla 180, ndr) e con diverse proposte di
legge, e avrà rilevato che la maggior parte delle forze politiche si è
sempre opposta alla revisione della 180, difendendone sia lo spirito che
la sostanza".

La 180 è sostenuta solo a parole, ora servono i fatti. "Anche oggi la
legge è sostenuta da un ampio schieramento politico, trasversale a quasi
tutti i partiti. Però notiamo che, a fronte di dichiarazioni
costantemente espresse in difesa della legge, non si registrino
comportamenti altrettanto coerenti -sottolinea il Forum nazionale della
Salute mentale-. Così, mentre possiamo comprendere chi critica
apertamente la 180 e ne vuole modificare il testo, non capiamo chi si
schiera politicamente, culturalmente e tecnicamente a favore della legge
ma non addotta comportamenti adeguati, provvedimenti coerenti, politiche
organiche e strumenti amministrativi idonei all'effettiva applicazione
della legge. Questa inadeguatezza offre argomenti non di poco conto agli
oppositori della legge".

Basaglia applicata a macchia di leopardo. "Noi dobbiamo constatare che
la gran parte delle Regioni italiane sono ancora lontane dall'aver
svolto i propri compiti ed esercitato i propri obblighi in materia.
Eppure compete esclusivamente ad esse la titolarità, la responsabilità e
la possibilità di organizzare adeguatamente i servizi territoriali
integralmente sostitutivi dell'ospedale psichiatrico".

Servizi per la salute mentale ancora inadeguati. "Invece in molte
Regioni, sotto il profilo quantitativo i servizi allestiti sono
complessivamente insufficienti o non equilibrati. Ma il quadro è del
tutto inadeguato soprattutto sotto il profilo della qualità e della
appropriata allocazione delle risorse alle singole strutture -evidenzia
il Forum-. A soffrirne è l'organizzazione complessiva, i singoli servizi
e la loro specifica rilevanza".

La chimera del 5% della spesa sanitaria e le sperequazioni non solo tra
una regione e l'altra, ma spesso addirittura tra territori della stessa
regione. "E' stato più volte sottolineato, anche in documenti
sottoscritti dalla Conferenza Stato Regioni, che occorreva destinare ai
servizi di salute mentale una quota orientativamente dell'ordine del 5%
dell'intera spesa sanitaria. Ciò sta accadendo solo in poche regioni e,
comunque, quasi sempre con ingiustificabili differenze anche tra le aree
della stessa regione".

Contro ogni privatizzazione della sofferenza mentale. "E ancora: la
legge 180 non prevedeva l'utilizzo di cliniche private per il ricovero
di pazienti psichiatrici, mentre in molte regioni questo avviene di
norma e sotto le più varie denominazioni -denuncia il Forum nazionale
Salute mentale-. La legge consentiva il ricovero, in ambiente
ospedaliero e in appositi servizi psichiatrici, solo in casi di assoluta
necessità, visto che la cura e la riabilitazione devono avvenire di
norma nelle strutture territoriali".

Oggi alcuni ospedali non hanno nulla da invidiare ai lager manicomiali.
"Al contrario, la carenza quantitativa di queste strutture determina
nella gran parte delle regioni un utilizzo indiscriminato, e
inevitabilmente foriero di gravissimo degrado, delle strutture
ospedaliere trasformate in luoghi invivibili che nulla hanno da
invidiare per l'abuso di contenzione, violenza e antiterapeuticità, agli
aspetti più deteriori degli ospedali psichiatrici".

E' necessario un nuovo modello, più adeguato, di servizi per la salute
mentale. Questi i nodi cruciali del Decalogo presentato dal Forum
nazionale per la Salute mentale.

-  1. Uno strutturato Dipartimento di Salute Mentale (DSM) per ogni
Azienda Sanitaria con un'unica responsabilità di budget e di indirizzo
clinico, il cui responsabile risponde direttamente alla direzione
generale dell'ASL e può essere rimosso se non adeguato al compito;

-  2. Centri di Salute Mentale (CSM) funzionanti ciascuno 24 ore su 24,
7 giorni su 7 e dotati di posti letto nella misura di non più di 1 posto
letto ogni 10.000 abitanti, disposti in aree orientativamente di
50/80.000 abitanti e comunque di regola nella proporzione di 1 (un) CSM
ogni Distretto Sanitario. Oltre a svolgere attività ambulatoriale e
domiciliare i CSM devono garantire la presa in carico e la continuità
terapeutica nella comunità. I Centri di Salute Mentale devono poter
rispondere alla crisi e ospitare presso le proprie sedi persone anche in
Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Ogni Centro deve essere dotato
di 25/30 operatori tra medici, infermieri, psicologi e altre figure
professionali;

-  3. Un Servizio Ospedaliero Psichiatrico di diagnosi e cura per ogni
200/300.000 abitanti, con non più di 15 posti letto (ma possibilmente di
meno), che dovrebbe funzionare solo come pronto soccorso psichiatrico,
per poi trasferire quasi immediatamente al Centro di Salute Mentale
dell'area di provenienza chi ha bisogno di ulteriori trattamenti sulle
24 ore o prolungati;

-  4. Una rete di "Case Famiglia" atte ad ospitare poche persone
ciascuna, non più di 8, supportate da graduate forme di assistenza per
coloro che per lungo o lunghissimo tempo non possono vivere in famiglia
o da soli;

-  5. Una rete di Cooperative sociali e di laboratori di attività per
favorire ogni forma di integrazione lavorativa o di occupazione delle
persone coinvolte;

-  6. Sostegno alle famiglie, sia attraverso i servizi domiciliari che
attraverso il supporto alla dimensione associativa;

-  7. Promozione e sostegno alle iniziative di auto-aiuto tra le persone
coinvolte;

-  8. Messa in opera di forme di sostegno al reddito, alla socialità, ad
appropriate politiche per la casa nell'ambito del rapporto tra Aziende
Sanitarie ed Enti Locali;

-  9. Attività di formazione permanente per gli operatori e il Terzo
Settore coinvolto in azioni complementari, dentro le linee puntualmente
indicate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come indicazione al
più elevato standard di efficacia;

-  10. Programmi per gli interventi di diagnosi, consulenza e presa in
carico delle persone con disturbo mentale detenute negli Istituti
Penitenziari e per avviare percorsi di riabilitazione in alternativa
all'internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG).

Secondo il Forum, infatti, attraverso queste "azioni coordinate e
integrate, come dimostrano numerose esperienze, è possibile superare
l'utilizzo di cliniche private, di residenze ad elevata concentrazione
di utenti, di posti letto non accreditati o non sensatamente
accreditabili". Oltre a ciò attuare il Decalogo significa anche "abolire
ogni forma di contenzione fisica, azzerare l'invio di pazienti fuori del
territorio di competenza delle rispettive Aziende Sanitarie, eliminare
di fatto il ricorso all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario" ed infine
"dare ai cittadini un adeguato sostegno sociosanitario".

Tale "modello organizzativo dei servizi" esplicitato attraverso il
Decalogo è "già presente da anni e con provata efficacia in alcune aree
del paese -sottolinea ancora il Forum-, è del tutto praticabile e
sostenibile, finanziariamente compatibile e per nulla di difficile
attuazione, se chiaramente voluto e perseguito con adeguata determinazione".

"Premesso tutto ciò -chiosa la Lettera aperta del Forum ai Presidenti
delle Regioni italiane-, noi firmatari, piuttosto che scandalizzarci nei
confronti di coloro che avanzano proposte di legge di contro riforma,
auspichiamo che Lei voglia valutare", una volta "misurato lo scarto tra
gli enunciati e le realtà esistenti nel territorio che amministra e alla
luce della griglia che abbiamo indicato", se "finora la Sua Regione si è
davvero fatta carico dei propri compiti e Lei delle sue responsabilità
in materia".

In assenza di una ferma e concreta presa di posizione in tal senso, il
Forum invita i Presidenti delle Regioni italiane a voler "dichiarare
apertamente che la legge 180 va cambiata (il che peraltro non dovrebbe
comunque assolvere i governi regionali dal dovere di applicarla fin
tanto che legge sia)".


A cura di Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
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Prot. 332