Pordenone, Villaggio del Fanciullo e licenziamenti appalto pulizie - Interviene il presidente della Cooperativa Itaca (1798)



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Pordenone - Villaggio del Fanciullo - Licenziamenti appalto pulizie (11
donne)
VANNO INDIVIDUATE LE RESPONSABILITA'
IL SINDACATO APRA UNA VERTENZA

Scrivo da presidente di una cooperativa sociale che opera con pubbliche
amministrazioni e con enti di vario tipo che trovano analogia con il
Villaggio del Fanciullo. Enti che usano come unico modo per
l'approvvigionamento di beni o di servizi, come nel caso di cui
trattasi, lo strumento della gara d'appalto.
Mi sono trovato quindi, in  dodici anni in cui opero in questo settore,
più e più volte a dover affrontare il problema dei "cambi di gestione",
nel bene (quando si vince una nuova gara d'appalto) o nel male (quando
la si perde).
Al di là del buon senso, esistono delle regole, oramai consolidate, che
dovrebbero far sì che casi così spiacevoli, in questo caso persino
tragici, non debbano più verificarsi.Mi riferisco al fatto che la
stazione appaltante, in questo caso Il Villaggio del Fanciullo, doveva e
poteva prevedere nel capitolato della gara d'appalto, l'obbligo da parte
della eventuale nuova ditta aggiudicatrice all'assuzione del personale
già operante nel servizio. E' buona norma fare ciò, è una tutela nei
confronti di lavoratori che non possono essere considerati solo braccia
che muovono degli attrezzi di pulizia, ma persone con famiglie, con
necessità di reddito, in alcuni casi con drammi alle spalle, o con
drammi che possono avvenire a seguito della perdita del posto di lavoro.
Credo che in questo caso chi ha predisposto la gara d'appalto si debba
sentire quantomeno moralmente responsabile di quello che è avvenuto.
Una nota anche per la cooperativa che ha perso il servizio: anche qui è
buona prassi (se non addirittura obbligo stabilito dal contratto di
lavoro) avvertire tempestivamente il sindacato di categoria affinchè
venga tutelato il posto di lavoro di persone che hanno la sola colpa di
vivere nel mondo selvaggio del precariato, delle gare al massimo
ribasso, e delle poche tutele che tutto ciò comporta.
Concludo dicendo che una storia di questo genere, oggi, non può finire
così; vanno trovate delle responsabilità. Non si può agire solo con il
buon cuore o con una ipocrita commiserazione nei confronti delle
malcapitate. Il problema va affrontato e mi auguro che il sindacato apra
una vertenza nei confronti di chiunque abbia responsabilità su questa
vicenda. E' triste constatare che i tempi del caporalato non sono ancora
finiti.

Leo Tomarchio
Presidente della Cooperativa Sociale Itaca
Pordenone
l.tomarchio at itaca.coopsoc.it

Prot. 1798
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