[TarantoOnLine] Ilva, sentenza annullata. PeaceLink aveva scoperto la diossina e denunciato il caso



Ilva, sentenza annullata. Tutto da rifare


MARINA LUZZI Avvenire 14.9.2024


ACCOLTA LA LINEA DELLE DIFESE: I GIUDICI, VIVENDO NELLE ZONE INQUINATE, NON ERANO SERENI

Azzerato il processo Ilva per disastro ambientale. Lo sgomento della città: è uno schiaffo per tutti noi

Taranto

Da ieri a Taranto tira vento forte, fortissimo. « Non è di buon augurio» dice Maria, che è rimasta sola alle soglie della pensione a gestire la salumeria di famiglia. Il marito è morto da qualche mese. Di cosa e perché, da queste parti neanche si dice più. Volano le polveri rosse, nere, sottili. Spazza Maria, pulisce come può ma quelle tornano. Tornano sempre. Come i cattivi pensieri. Da poche ore in città si è diffusa la notizia che il processo di primo grado del maxi processo sul disastro ambientale causato alla città è tutto da rifare. Per i tarantini era stata una vittoria.

« Abbiamo scherzato, fino a mo’ capì? Povera Taranto » dice Maria. “Ambiente svenduto” si era concluso con 26 condanne nei confronti della famiglia Riva, ex proprietaria della fabbrica e di dirigenti e rappresentanti della politica locale e regionale. Si dovrà rifare a Potenza. La sezione distaccata di Taranto della Corte d’Appello di Lecce ha accolto le eccezioni sollevate dagli avvocati difensori di tre imputati, secondo cui i giudici di primo grado, togati e popolari, vivendo nella stessa città e nei medesimi quartieri inquinati, sono da considerare “parti offese”, chiamate a giudicare seppure potenziali vittime dell’inquinamento anche loro. E dunque, secondo le difese, non avrebbero deciso con la necessaria serenità.

Era il 31 maggio del 2021, quando a Taranto La Corte d’Assise, dopo più di 300 udienze e cinque anni di processo, certificava in primo grado il disastro ambientale e sanitario causato dal siderurgico. A contarli tutti, 270 anni di carcere ripartiti tra 37 dei 44 imputati (sotto processo anche tre società, ndr). « È una grande vittoria. In questi anni quello che non hanno fatto i partiti, lo abbiamo fatto noi, senza alcuna delega, confidando nella cittadinanza attiva, nell’esercizio dei nostri diritti, nella magistratura» commentava ai tempi Alessandro Marescotti, che aveva scoperto la diossina ovunque, pure nel latte materno. L’allora Procuratore della Repubblica facente funzione, Maurizio Carbone chiosava «questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto, e non solo». Da ieri sembra essere stato tutto inutile. « Difficile trovare alcuna giustificazione a una decisione che appare pretestuosa – è il commento dell’arcivescovo della diocesi di Taranto, Ciro Miniero - e che cade sulle aspettative di giustizia della città come un macigno. Leggeremo le motivazioni della sentenza ma, già da ora, non possiamo che esprimere amarezza per il lavoro e il tempo persi e il rischio concreto di veder svanire ogni speranza di giustizia». « Profonda preoccupazione ed amarezza» - esprime il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci, perché «la città sta ancora faticosamente, ma con orgoglio, cercando di svincolarsi da una monocultura industriale che ha fatto il suo tempo e affrontando un processo di transizione ambientale ed economica che è divenuto ineludibile, ma che rischia di fare ancora i conti con un passato che ritorna».

« L’ennesimo schiaffo alla nostra città. Le parole le abbiamo finite. Scusate» scrive l’associazione Giustizia per Taranto. « E' una decisione sconvolgente: ingiustizia è fatta – dichiarano Stefano Ciafani, Daniela Salzedo e Lunetta Franco, rispettivamente presidenti nazionale, regionale e tarantino di Legambiente - Ovviamente occorrerà leggere le motivazioni della sentenza, ma la sostanza è che si ricomincerà tutto da capo, che una buona parte dei reati è già prescritta, che altri reati andranno in prescrizione nel corso del nuovo processo e che chissà quando vedremo una sentenza definitiva. Ci costituiremo parte civile anche nel nuovo processo a Potenza». La delusione è affidata anche alla Rete. « I tarantini hanno perso fiducia nelle istituzioni e speranza nel cambiamento, non da oggi – scrive Elena - oggi arriva solo l’ennesima conferma di quanto ininfluenti siano e di quanto la partita del siderurgico si giochi al di sopra di loro. E quando perdi fiducia e speranza ti arrendi».