Emilio Riva, Walter Scotti e Ludovico Vico



Abbiamo delle persone che a Taranto difendono l'Ilva di Emilio Riva.
Una è un difensore palese, ed è Walter Scotti, "ex portavoce dei Verdi",
come ama firmarsi.
Poi vengono i difensori occulti.
Ad esempio Ludovico Vico, persona di grande intelligenza e preparazione,
con cui - quando lui era un "ecopacifista" - ho condiviso una bella
amicizia. Col tempo tutto è cambiato. Ed ora offre a Riva una sponda.

In questi giorni ho sentito il bisogno di scrivere due lettere ai
giornali, una al Corriere del Giorno e una al Quotidiano. Il filo
conduttore è quello dell'ambiente. E del bisogno di verità.



Al Corriere del Giorno

Gentile Direttore,
in una lettera sul Corriere del Giorno del 16 gennaio Walter Scotti chiede
alle istituzioni e "naturalmente a tutte le Associazioni ambientaliste" la
ragione del fatto che si parli poco "delle responsabilità
dell'inquinamento prodotto dal traffico veicolare". Walter Scotti
riferisce che a Roma hanno limitato il flusso automobilistico dalle ore 15
alle ore 21 per arginare l'inquinamento delle polveri sottili (il
cosiddetto PM10) e aggiunge: "Naturalmente non è solamente la Capitale ad
aver applicato norme così rigide per combattere le polveri sottili: tutte
le grandi città lo stanno facendo, meno che nella nostra città in cui la
responsabilità dell'inquinamento è stata individuata solamente solamente
sulla presenza di industrie pesanti". Lei, gentile Direttore, ha dato a
Walter Scotti un'ironica risposta, ricordandogli la barzelletta del
condannato a morte a cui viene rimproverato di rovinarsi la salute fumando
l'ultima sigaretta. Vorrei però anche segnalare che – come hanno
costantemente documentato i tabulati delle centraline di monitoraggio - i
picchi di polveri sottili nel centro urbano di Taranto non si verificano
dalle ore 15 alle 21: i picchi del PM10 in città si registrano invece in
ore notturne, precisamente dalle 2 alle 3 di notte. E' un dato
incontrovertibile, statisticamente accertato disaggregando i dati, ed è
un'anomalia tutta tarantina. Questo significa che – specie ai Tamburi - ci
avveleniamo di più non mentre guidiamo la macchina ma mentre dormiamo, il
che è veramente paradossale. Walter Scotti può ovviamente chiedere al suo
amico Emilio Riva qualche spiegazione in merito e farsi consegnare i
tabulati delle emissioni notturne dell'Ilva. Detto ciò occorre fare
pressione sulle istituzioni per rilanciare a Taranto una rete di
monitoraggio. La nuova rete ritengo che vada basata in particolare su
centraline mobili che – collegate a sistemi GPS (Global Position System) –
mappino la città fedelmente. Otterremmo dati disaggregati via per via e
con l'ausilio del GPS potremmo individuare le coordinate sulla mappa
cittadina dei valori rilevati, punto per punto. Il sistema di
videosorveglianza wireless (ossia "senza fili") recentemente progettato da
Confcommercio (grazie alla competenza dell'ing. Aldo Manzulli) potrebbe
essere un'ottima infrastruttura da sposare con i sensori mobili e il GPS e
per trasferire i dati in tempo reale sul web-database del Comune. Avremmo
la possibilità di consultare su Internet "istantaneamente" i valori del
PM10 e gli abitanti e i commercianti di una determinata zona a rischio
potrebbero persino essere avvisati in tempo reale tramite messaggi SMS del
superamento dei valori di soglia, così come veniamo all'istante avvisati
sul cellulare – da alcune banche tecnologicamente avanzate - se il nostro
conto correte va in rosso.
La nuova rete di centraline deve monitorare in particolare i punti critici
e controllare i "canyon" dell'inquinamento veicolare, come ad esempio via
Mazzini o via Cesare Battisti. Sono convinto che i dati medi delle polveri
sottili a Taranto diano un'immagine sommaria dell'inquinamento cittadino e
che vi siano alcuni punti critici in cui i limiti di legge vengono
superati più di frequente rispetto ad altri. Non è corretto, per esempio,
fare la media fra chi vive al primo piano in via Mazzini e chi vive
sull'attico del Lungomare al fine di verificare il superamento dei limiti
di legge.
Ecco perché occorrono le centraline mobili per disaggregare i dati e
monitorare le "strade maledette". Le centraline mobili servirebbero anche
per avvicinarsi di più all'Ilva e controllarla meglio. Infine occorre
un'educazione anche individuale alla responsabilità ambientale. Il
sottoscritto in città si vanta di utilizzare – la mattina e la sera - un
veicolo universalmente riconosciuto dagli scienziati come esempio di
efficienza energetica: la bicicletta. Ma di notte, lo confessi caro
Direttore, è per caso Lei – con la Sua maledetta pipa - che riversa sulla
città tutto quel fumaccio e quella valanga di polveri sottili?

Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it



Al Quotidiano

Leggo sulla pagina "Pensieri & Parole" del Quotidiano del 18 gennaio il
testo un'interrogazione parlamentare relativa all'Ilva e al Protocollo di
Kyoto che, come è noto, richiede una riduzione delle emissioni di "gas
serra". Tale interrogazione al ministro Bersani è firmata dagli onorevoli
Ludovico Vico e Andrea Lulli, entrambi dei Democratici di Sinistra. Ci si
attendeva una interrogazione lungimirante, finalizzata all'adozione di
soluzioni ecosostenibili e preoccupata della salvaguardia dell'ecosistema.
E invece no.  Si parla del Protocollo di Kyoto per gli "effetti
profondamente deleteri sulle attività dello stabilimento di Taranto".
Infatti gli onorevoli Vico e Lulli fanno proprie tutte le preoccupazioni
del padrone dell'Ilva che negli scorsi giorni - come del resto hanno fatto
in tutta Europa i padroni delle acciaierie con un tacito accordo - ha
minacciato 4 mila licenziamenti se fosse stata applicata una riduzione dei
"gas serra" a Taranto. L'interrogazione, se fosse stato possibile,
l'avrebbe firmata volentieri anche Emilio Riva. In ogni caso è
un'intervento sul governo che Riva gradisce sommamente e che gli onorevoli
Vico e Lulli gli hanno fornito su un piatto d'argento.
Ci si potrebbe aspettare per "par condicio"  che gli onorevoli in
questione si preoccupino, con un'interrogazione parlamentare ugualmente
solerte, anche dei nostri polmoni, costretti ogni anno a respirare:
- il 30,6% di tutta la diossina italiana (fra le sostanze cancerogene più
letali), prodotta verosimilmente in ambito siderurgico;
- 8.080.000 tonnellate di Anidride carbonica (CO2);
- 405.000 tonnellate di Ossido di carbonio (CO);
- 5.000 tonnellate di Ossido di azoto (NOx);
- 38.000 tonnellate di Anidride solforosa (SOx);
- 25,90 tonnellate di Idrocarburi policiclici aromatici (IPA, cancerogeni);
- 2.000 tonnellate di polveri (7 chili per ogni tarantino).
I dati sono dell'European Pollutant Emission Register 2002.
Ma - forse mi sbaglio? - l'ignavia nei confronti di tale emergenza sembra
essere direttamente proporzionale alla solerzia nei confronti di padron
Riva. Se veramente fosse un'angosciosa pena verso la sorte dei lavoratori,
essi dovrebbero presentare almeno un'interrogazione alla settimana per
tutto quello che avviene all'Ilva e dovrebbero fare almeno un'ispezione al
mese per constatare e contestare le condizioni di lavoro in cui sono
costretti ad operare.
Quindi c'è qualcosa che non quadra in questa solerte interrogazione.
Nonostante le proclamazioni di europeismo, alla fine dobbiamo constatare
che spuntano atteggiamenti antieuropei quando l'Europa progetta un futuro
sostenibile.
Non solo. Emerge una "deleteria" (per usare lo stesso aggettivo
dell'interrogazione di Vico e Lulli) incuria verso i diritti della future
generazioni che si troveranno di fronte ad un mondo sconvolto da un clima
impazzito, frutto dello scempio di una cultura miope e irresponsabile.
Quando gli onorevoli Vico e Lulli saranno andati in pensione con l'ottimo
trattamento riservato ai parlamentari, potranno mostrare ai propri nipoti
il maestoso spettacolo dello scioglimento delle calotte polari e dire
loro: anche io ho fatto la mia parte.

Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it


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