Rigassificatore a Taranto e a Brindisi: le due posizioni di Legambiente



Perché Cartesio tirerebbe le orecchie a Legambiente

Ho letto oggi l'editoriale del direttore di TarantOggi Enzo Ferrari dal titolo "Rigassificatore, il colpo basso di Legambiente". Ferrari contesta il fatto che a Brindisi Legambiente parli di "estrema pericolosità" del rigassificatore e a Taranto invece apra la porta a tale impianto. E denuncia il "colpo basso di Legambiente, sulla cui genuinità ambientalista avevamo cominciato a dubitare proprio qualche mese fa, quando si cominciava a subodorare una sua presa di posizione molto differente da quella di Brindisi".

Al convegno di Legambiente del 20 aprile sul rigassificatore il dibattito è stato caratterizzato da interventi tutti contrari all'impianto: non un solo ambientalista si è alzato per dare ragione a Legambiente. Solo il segretario del DS di Taranto, Dante Capriulo, è intervenuto per esprimere apprezzamenti.

Ho ascoltato con stupore, la mattina del 20 aprile, l'assessore Michele Losappio che ha detto pubblicamente (e un po' seccato): "Vi lamentate che la Regione Puglia escluda il rigassificatore a Brindisi e non escluda il rigassificatore a Taranto? Ditelo al presidente onorario di Legambiente, l'on. Realacci, che lo vuole a Taranto".

La spinosa questione dell'incidente catastrofico (140 mila tonnellate di gas metano hanno un potere esplosivo equivalente a 55 bombe atomiche) si aggira oggi come uno spettro. A Brindisi Legambiente lo teme e lo denuncia vivacemente, a Taranto di meno. Ma c'è veramente un rischio di esplosione catastrofica? Si può discutere. Ma il punto è che in caso di controversia scientifica, dovrebbe prevalere il "principio di precauzione" per cui il rischio di un impianto potenzialmente pericoloso va considerato inaccettabile fino a quando non sia dimostrato il contrario. Pertanto sarebbe saggio che Legambiente si attenesse a questo "principio di precauzione" chiudendo la porta anziché aprirla. Non fareste così con uno sconosciuto che bussa alla vostra porta? Questa non è pura filosofia ma è il criterio metodologico adottato nella Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, come diritto e obbligo degli Stati, e poi recepito nel Trattato della Comunità europea (modificato dal Trattato di Amsterdam, art. 174).

Ma vi è un altro grande problema che Legambiente non ha evidenziato. La scelta è infatti ricaduta sulla nostra città senza operare alcuna selezione fra siti alternativi. La scelta di Taranto non è quindi la scelta ottimale ma semplicemente l'unica opzione proposta (oltre a Brindisi). Questa metodologia di scelta è assolutamente inaccettabile dal punto di vista scientifico in quante esclude la scelta e non porta a comparazioni. Viene esclusa quindi la scelta ottimale.

Se poi solo Brindisi e Taranto fossero le uniche città adocchiate in Puglia è bene essere chiari: è assurdo scegliere due città riconosciute per legge "città ad elevato rischio di crisi ambientale". Sottoporreste ad un ulteriore stess due vecchietti a cui il dottore aveva prescritto un assoluto riposo per ragioni di salute? E se dovessimo fare una partita con Brindisi per vedere quale delle due è messa peggio, Taranto batterebbe Brindisi 9 a 7. Ossia noi abbiamo 9 impianti a rischio di incidente rilevante e stiamo apprestandoci ad approvare il decimo (la nostra furbizia è proverbiale e ne diamo prova continuamente). Cartesio diceva che la conoscenza scientifica è basata su dubbio e sull'evidenza. Se resuscitasse temo che tirerebbe, con garbo e gentilezza, le orecchie del presidente nazionale di Legambiente. E non mi sentirei di dargli torto.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

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Un rigassificatore? Come 55 bombe di Hiroshima, ma prive di radiazioni
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