Solidarieta’ agli operai dell’Ilva di Taranto



       Lavorare all’inferno!

     Solidarieta’ agli operai dell’Ilva di Taranto

Le perdite d’acqua sotto il forno sono di gran lunga superiori alla soglia di sicurezza , la reazione tra acqua e ghisa provoca esplosioni in acciaieria, dove lavorano 2.500 operai su 13.500 occupati nella fabbrica.

Sul campo di battaglia, dove si combatte la quotidiana guerra per un pezzo di pane, restano morti, corpi mutilati, feriti gravi che per mesi poi languono tra la vita e la morte in ospedale, chi sopravvive rimane pesantemente invalidato per sempre.

Per il padrone Riva e i suoi “fiduciari” nei reparti, addetti al controllo a vista degli operai, è tutto regolare. Nonostante la totale mancanza di sicurezza, il forno non si può fermare, anzi gli ordini sono di caricarlo all’inverosimile per la massima resa, il profitto non ammette pause o deroghe, al consumo degli operai.

Bollettino morti e feriti

2004

21 gennaio infortunio zona Siviere

22 gennaio operaio perde un dito in acciaieria

26 gennaio infortunio in acciaieria e 1 FNA 2

27 gennaio infortunio AFO 5 MNA con frattura di tibia e perone

17 febbraio un lavoratore si spezza un braccio in un nastro

10 marzo un lavoratore si frattura 4 dita

11 marzo un lavoratore si frattura il polso, 1 il bacino e 1 si procura contusioni varie

17 marzo 2 operai inalano gas

Aprile muore Silvio Paracolli al TUB 1 (nel 2003 analogo incidente; un altro operaio perde la gamba)

30 maggio muore Silvio Murri, ponteggiatore, cade da 7 metri

Giugno 3 ustionati

Da giugno a dicembre decine di centinaia d’infortuni più o meno gravi

Inizio 2005 lo stesso. E mentre stiliamo questa mozione la mattanza continua: 5 sett. operaio ustionato, 6 sett. operaio lesionato alla gamba, 9 sett. operaio di 24 anni muore schiacciato da una trave d’’acciaio.

In totale gli operai ustionati sono una decina, qualcuno è ancora in pericolo di vita, un operaio ha perso le gambe e si potrebbe continuare. Dei tanti infortuni mortali, ricordiamo per tutti il giugno 2003, quando morirono 2 ragazzi operai.

“Codice 3”,  elemento da eliminare

Operai e delegati che cercano di far qualcosa sono pesantemente minacciati dai responsabili, con pretestuose misure disciplinari per farli desistere, dicono che tutto è concordato col sindacato e purtroppo quasi sempre è vero. L’azienda fa di tutto per zittire ed emarginare il minimo sussulto incontrollato, ricorre anche ad accuse e maltrattamenti, trasferimenti e sospensioni sono all’ordine del giorno. Tenta di screditare e isolare dai compagni di lavoro gli “elementi scomodi”, che vengono schedati nelle liste nere: “codice 3”, significa elementi da licenziare con qualche pretesto, mentre chi fa malattia o infortunio viene schedato come elemento “sensibile” e messo anche lui in lista di “allontanamento” dalla fabbrica

Basta col sindacalismo compiacente!

I sindacati collaborazionisti e i loro delegati nelle Rsu, come l’azienda si preoccupano di non interrompere il ciclo produttivo, lasciano consumare gli operai in questo inferno! Proclamano sporadici scioperi, evitano di mobilitare anche altre realtà locali e non; anzi concedono al padrone Riva l’accordo per ristrutturare l’Ilva di Genova, senza unire le 2 fabbriche e mettere sul tappeto l’inferno di Taranto. Più i dirigenti sindacali sono compiacenti, più l’Ilva ne approfitta: a Taranto mette sul tavolo nove lettere di licenziamento di cui 2 sono delegati, delegati della Fiom, come ritorsione all’intervento dell’Asl, che ha fermato l’impianto e fatto intervenire la magistratura.

Sindacalismo operaio per organizzare la resistenza

Tra mille difficoltà all’Ilva si cerca di alzare la testa. La prepotenza di Riva và ridimensionata, è durata a lungo, ed è costata la vita a troppi operai. Sono gli operai che mandano avanti alti forni, acciaierie, laminatoi, sono loro che possono fermare la produzione in qualunque momento. Non c’è bisogno di aspettare che qualche burocrate sindacale dia il permesso per scioperi fiacchi e festaioli. Operai e delegati più coscienti e coraggiosi in contatto coi punti nevralgici dei reparti, lavorano insieme per preparare una risposta adeguata. Non lasciamoli soli! Viva il sindacalismo operaio.

Operai e delegati delle fabbriche: (prime adesioni)

Francesco Rizzo, Battista Massimo, delegati Rsu Fiom dell’Ilva di Taranto, sospesi dall’azienda;

Fabio Principale ex Ilva Taranto (C.U.B. FLMU)

Rsu Fiom Fiat Carrozzerie Mirafiori (To);

Meta spa Modena;

Piaggio Pontedera;

Rsu Met. ro spa Roma;

Rsu INNSE Presse Milano (ex Innocenti);

Falck: Comitato contro l’amianto Sesto S. Giovanni (Mi);

Siemens Cassina de Pecchi (Mi);

FIAT New Holland Modena;

Magneti Marelli Corbetta (Mi);

Rsu Nuova Mineraria SILIUS    Silius (Ca)

Rsu Marconi Communications Latina

Ansaldo E.S.C. Camozzi (Mi)

Operai in mobilità ex Olcese Novara

Rs Fiom Pirelli di Figline Valdarno (Fi)

Rsu Fiom e FLMU    SELEX Cisterna di Latina

Ex Copel Latina

Nexans Latina