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La nonviolenza e' in cammino. 775



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 775 dell'11 dicembre 2004

Sommario di questo numero:
1. Presidente, non ci uccida
2. Hannah Arendt: Una differenza
3. Etty Hillesum: Sapere
4. Rosa Luxemburg: Dividendi e proletari
5. Simone Weil: L'effetto
6. Raffaella Mendolia intervista Mao Valpiana
7. Andrea Cozzo presenta "Conflittualita' nonviolenta"
8. "Il principio nonviolenza" di Jean-Marie Muller
9. Maria G. Di Rienzo: Come interessare i media alla vostra azione diretta
nonviolenta
10. "Azione nonviolenta", la rivista di Aldo Capitini
11. Mario Di Marco:  Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
12. Sergio Paronetto: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
13. Piercarlo Racca: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE: PRESIDENTE, NON CI UCCIDA
Che tristezza il presidente della Repubblica che si degrada ad araldo dei
trafficanti d'armi.
E tutti noi ne proviamo una tale vergogna, come quando un parente anziano e
autorevole e molto amato commette un'enormita', che nessuno sembra avere il
coraggio di dirgli: presidente, guardi che le armi servono a uccidere,
guardi che gli eserciti sono macchine assassine, guardi che solo il disarmo
puo' salvare l'umanita'.
Presidente, non ci uccida.

2. MAESTRE. HANNAH ARENDT: UNA DIFFERENZA
[Da Hannah Arendt, Verita' e politica, Bollati Boringhieri, Torino 1995, p.
63. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu
allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e
futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963),
Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente
(1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento
politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i
carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica,
Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza
di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una
recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948,
Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano
2003. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona
Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996;
Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati,
Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma
1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi
legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con
ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt,
Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv,
Muenchen 2000]

La differenza tra la menzogna tradizionale e la menzogna moderna equivale il
piu' delle volte alla differenza tra il nascondere e il distruggere.

3. MAESTRE. ETTY HILLESUM: SAPERE
[Da Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, p. 139.
Etty Hillesum e' nata nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo
diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in
questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione
diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere
di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere
1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La
resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60,
novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema
compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty
Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie
Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000;
Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero,
Padova 2002; Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty
Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo "altro" e' possibile, Apeiron,
Sant'Oreste (Rm) 2002 (catalogo della mostra svoltasi a Roma nel 2002)]

Pero' si deve sapere per quali motivi si lotta, e si deve cominciare da noi
stessi, ogni giorno da capo.

4. MAESTRE.ROSA LUXEMBURG: DIVIDENDI E PROLETARI
[Da Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, Torino, 1976, p. 514. E' una
frase, lapidaria, della celebre "Juniusbroschuere" scritta nell'aprile 1915
mentre l'autrice era detenuta a Berlino, condannata al carcere in quanto
antimilitarista. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure
del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro
l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e
ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt
Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa
rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' /
i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948):
"Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in
difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi.
Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg:
segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti
scelti, Einaudi; Scritti politici, Editori Riuniti (con una ampia,
fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio
Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori; Paul Froelich,
Rosa Luxemburg, Rizzoli; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore; Daniel
Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia; AA. VV.,
Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta]

I dividendi salgono, e i proletari cadono.

5. MAESTRE: SIMONE WEIL: L'EFFETTO
[Da Simone Weil, Quaderni, volume IV, Adelphi, Milano 1993, p. 408. Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

Qualche segno nero sulla carta bianca e' cosa ben diversa da un pugno nello
stomaco. Ma, a volte, l'effetto e' lo stesso.

6. TESTIMONIANZE. RAFFAELLA MENDOLIA INTERVISTA MAO VALPIANA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it), per
averci messo a disposizione questa intervista rilasciata nella primavera
2004 a Raffaella Mendolia che la ha utilizzata per la sua tesi di laurea.
Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico,
scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n.
435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario]

Raffaella Mendolia: Come e' entrato in contatto con il Movimento
Nonviolento, a che eta', cosa l'ha spinta?
Mao Valpiana: Il primo contatto e' stata una copia di "Azione nonviolenta",
poi ho partecipato ad una manifestazione antimilitarista davanti al carcere
di Peschiera, e poi, dopo aver scritto una lettera all'allora sede nazionale
di Perugia, ho avuto una risposta e un contatto diretto con Pietro Pinna.
Ero molto giovane, 16 anni, ma avevo gia' chiara l'idea che avrei rifiutato
l'istituzione militare. Ero molto attratto dall'obiezione di coscienza.
Sicuramente molto ha influito l'aria che respiravo in famiglia (due sorelle
maggiori gia' attive nel sociale e nel volontariato, due genitori molto
aperti e impegnati politicamente, che da giovanissimi avevano fatto la
scelta antifascista e partigiana), una educazione cattolica e un impegno
parrocchiale vissuti con grande partecipazione. Le prime letture giovanili
sono state Gandhi, Tolstoj, don Milani. Mi hanno fortemente influenzato. Ma
soprattuto l'incontro e la testimonianza di Pietro Pinna mi ha spinto a
partecipare attivamente al Movimento Nonviolento.
*
Raffaella Mendolia: Attualmente in che campo presta la sua opera?
Mao Valpiana: Sono il direttore della rivista "Azione nonviolenta" ed il
responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona, che e' la sede
nazionale del Movimento
*
Raffaella Mendolia: Cosa significa essere nonviolenti per lei oggi?
Mao Valpiana: La nonviolenza, oggi come ieri, e' l'unica alternativa valida
al sistema di violenza che rischia di portare il mondo al suicidio (guerra,
inquinamento, ecc.). Le grandi idee dell'800 e del '900 sono fallite alla
prova della storia. Il comunismo e il liberalismo non hanno risolto il
problema della violenza e della guerra. La nonviolenza propone una
conversione radicale della societa', rovescia la concezione del potere,
invita il singolo individuo a cambiare vita. La nonviolenza oggi e' la
speranza e la possibilita' di cambiamento per la maggioranza dell'umanita'
che e' spogliata dei propri diritti.
*
Raffaella Mendolia: La "Carta ideologico-programmatica" del Movimento
Nonviolento: qual e' la sua portata oggi e quale ritiene che fosse al
momento della sua formulazione?
Mao Valpiana: La Carta scritta da Aldo Capitini nel 1961 e' ancor oggi di
grandissima attualita'. Contiene indicazioni profetiche. Indica con
chiarezza gli obiettivi da raggiungere e individua il metodo di lavoro.
Quarant'anni fa non venne capito il significato e l'enorme portata della
"opposizione integrale alla guerra", che significa anche opposizione a tutti
gli strumenti che rendono possibile la guerra, primo fra tutti l'esercito.
Oggi, che conosciamo il terrorismo internazionale e la risposta della
"guerra infinita", possiamo capire meglio il pensiero di Capitini e il
metodo attuato da Gandhi.
*
Raffaella Mendolia: Ritiene che essa sia stata sviluppata in tutte le sue
direttrici d'azione?
Mao Valpiana: No, non ancora. La Carta del Movimento Nonviolento e' molto
chiara e molto radicale. Negli obiettivi e nei metodi indica una
progressione. Il cammino e' stato iniziato, ma e' ancora molto lungo. La
Carta richiede la revisione completa del modo di intendere la politica. Oggi
i partiti vivono una grossa crisi, ed e' in crisi anche la democrazia, cosi'
come e' stata intesa dal dopoguerra ad oggi. L'idea capitiniana di
"organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da
parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario" chiede la
revisione totale del sistema politico, oggi gravemente compromesso. Anche la
scelta dei metodi di lotta deve essere adeguata agli obiettivi e alla
gravita' della situazione. Indicando una progressione dall'esempio alla
formazione di organi di governo paralleli, Capitini ci indica un percorso:
oggi forse siamo a meta' strada.
*
Raffaella Mendolia: Quali sono le iniziative piu' significative intraprese
dal Movimento negli ultimi dieci anni?
Mao Valpiana: Sicuramente la campagna per l'obiezione di coscienza alle
spese militari, perche' chiede un coinvolgimento diretto e personale del
singolo, e nel contempo propone una modifica strutturale del sistema di
difesa del paese (diminuzione delle spese militari, finanziamento della
difesa nonviolenta).
Molto significativa la marcia nonviolenta da Perugia ad Assisi del 2000 "Mai
piu' eserciti e guerre", e la camminata Assisi-Gubbio del 2003 lungo il
sentiero francescano per la pace. Sono stato due iniziative che hanno
permesso al Movimento di approfondire la proposta della nonviolenza e nel
contempo di renderla visibile.
*
Raffaella Mendolia: Qual e' la posizione del Movimento nel panorama politico
attuale?
Mao Valpiana: Il Movimento e' oggi ai margini della politica. Possiamo dire
che svolge un lavoro culturale, pre-politico, di crescita delle coscienze,
di formazione delle persone, ma non ha una influenza diretta sulla politica
italiana. Quella del Movimento e' una posizione difficile, come difficile fu
la posizione di Capitini che venne messo ai margini proprio perche' lavorava
per una crescita dal basso, uno sviluppo del lavoro di movimento e rifiuto'
l'adesione ad un partito specifico. Oggi il sistema dei partiti e' in crisi,
mentre la presenza dei movimenti sulla scena e' in crescita. Dopo quaranta
anni si conferma che l'intuizione di Capitini era giusta.
*
Raffaella Mendolia: Qual e' il grado di maturita' del Movimento Nonviolento
di oggi, che risultati ha raggiunto, quali difetti  devono essere corretti?
Mao Valpiana: Ritengo che il Movimento stia vivendo oggi un momento
importante nel quale si raccolgono i frutti di tanto lavoro. L'obiezione di
coscienza e' stato un fenomeno che negli anni ha coinvolto centinaia di
migliaia di ragazzi, contribuendo a mettere in crisi l'immagine
dell'esercito e quindi a raggiungere l'abolizione della leva. Solo
trent'anni fa l'obiezione era reato, oggi e' una legge e un costume
accettato della societa'.
Il Movimento e' portatore di grandi ideali, si pone spesso obiettivi piu'
grandi di se stesso, e a volte paga lo scotto di una organizzazione e una
struttura troppo fragile. A volte il Movimento ha grandi idee ma poca
concretezza. Per camminare e' importante avere una meta da raggiungere, ma
ci vogliono anche due gambe con le quali muoversi.
*
Raffaella Mendolia: Ritiene che Il Movimento abbia una visibilita' adeguata?
Mao Valpiana: No. Il Movimento, per le proposte che fa, per la sua storia, e
per l'autorevolezza di tante persone che ne fanno parte, meriterebbe molto
piu' spazio. Ma nella societa' di oggi l'idea della nonviolenza e' troppo
scomoda e quindi gli strumenti del potere (mezzi di informazione) non hanno
alcun interesse a dare spazio al Movimento. D'altra parte il Movimento non
ha mai lavorato per se stesso, ma solo come strumento di servizio per far
avanzare la cultura della nonviolenza, che oggi e' penetrata in molti
settori della societa' (cosa impensabile solo qualche anno fa).
*
Raffaella Mendolia: Il Movimento nel futuro: e' preferibile essere minoranza
esigua o movimento di massa? Quali sono le sue concrete possibilita' di
sviluppo?
Mao Valpiana: La scommessa e' proprio questa, come diventare movimento di
massa senza perdere la purezza della minoranza esigua. Coniugare queste due
esigenze e' stato il segreto del successo dei movimenti di Gandhi in India e
di Martin Luther King negli Stati Uniti.
Lo sviluppo di un movimento non si puo' pianificare a tavolino. Il ruolo di
un movimento e' quello di seminare, poi il vento disperde e i frutti
maturano dove il terreno e' fertile.
Trent'anni fa la nonviolenza era derisa o, nel migliore dei casi, ignorata.
Molti movimenti "rivoluzionari" che sembravano dover cambiare il volto del
mondo, sono oggi scomparsi senza lasciare traccia. La nonviolenza, invece,
e' cresciuta enormemente in ogni parte del mondo: dal Sudafrica ai paesi
dell'Est, in America Latina come in Africa. Anche in Italia la nonviolenza
e' stata accettata come metodo di lotta e come obiettivo da tanti settori
laici e cattolici, da parte del movimento no global e del movimento per la
pace. In questo panorama al Movimento Nonviolento viene riconosciuto un
ruolo specifico di competenza e autorevolezza. Penso che il grande
patrimonio di idealita' e di esperienza costruito in quarant' anni dal
Movimento Nonviolento sapra' utilmente essere messo a frutto dalle nuove
generazioni.
*
Raffaella Mendolia: Vuole aggiungere qualcosa?
Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento non pretende di esaurire in se stesso
in Italia la proposta della nonviolenza che, come diceva Gandhi, e' antica
come le montagne. Fortunatamente esistono molte diverse esperienze di
nonviolenza vissuta ed applicata nel nostro paese. E' certo, pero', che la
nonviolenza espressa dal Movimento Nonviolento e' quella che si rifa' al
pensiero di Capitini secondo il quale la nonviolenza e' il punto della
tensione piu' profonda verso una societa' liberata.

7. LIBRI. ANDREA COZZO PRESENTA "CONFLITTUALITA' NONVIOLENTA"
[Ringraziamo Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) per aver scritto
per noi questa presentazione del suo recente libro Conflittualita'
nonviolenta. Filosofia  e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis,
Milano 2004. Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca,
studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di
ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni
seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha
pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte
del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue
opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della
complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi
e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio
dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di),
Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999;
Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti
delle facoltà di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo
2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella
Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le
facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario
accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001;
Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando',
A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?,
Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i
Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa,
Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema
scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che
cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione,
discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza,
conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2,
2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232,
febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia  e pratiche
di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004. Per richiedere il
libro (pp. 336, euro 18) alla casa editrice: tel. 0289403935, o anche
3474254976, e-mail: mimesised at tiscali.it, sito: www.mimesisedizioni.it]

La nonviolenza, "antica come le montagne" secondo le parole di Gandhi, solo
adesso comincia ad essere adoperata diffusamente nel vocabolario
occidentale, ma ancora in maniera incerta e confusa. Infatti, scambiata per
una specie di buonismo religioso, e' talvolta considerata ingenuita' o
utopismo non adeguato alla crudezza e violenza del mondo sociale e politico
in cui viviamo; a volte, interpretata alla luce di un modo di pensare amante
del quieto vivere, viene intesa come sinonimo di rispetto per la legalita'.
A livello scientifico, la nonviolenza e' quasi interamente ignorata tanto
nella sua storia (con la sola, parziale, eccezione di Gandhi), quanto nei
principi logici (per molti versi quelli delle logiche non-classiche e che si
ritrovano in alcune forme di pensiero orientale) che la fondano
nell'articolazione concettuale e ne permettono uno sviluppo anche in senso
filosofico. In breve, sulla nonviolenza c'e' ancora da fare chiarezza su
tutti i piani.
Questo libro, collocandosi accanto al lavoro di quei tanti amici della
nonviolenza che operano nella stessa direzione, tenta di far uscire la
nonviolenza dalle secche appena dette che ne impastoiano il cammino nella
nostra cultura e, di conseguenza, nelle possibilita' di una corretta
applicazione. Esso vuole essere un lavoro organico sugli aspetti teorici e
pratici della nonviolenza e mostrare in particolare, come il titolo
suggerisce, la valenza attiva e comunicativa della nonviolenza -
caratterizzandosi essa per le sue categorie dinamiche di interpretazione
della realta', e per le sue tecniche di trasformazione sociale.
La ricerca si articola in quattro capitoli, il cui assetto, sia formale che
contenutistico, mancando una tradizione alla quale fare riferimento, non
puo' che essere un esempio di organizzazione del materiale (Gandhi
considerava la nonviolenza una "scienza in divenire").
Il primo capitolo chiarisce il lessico relativo alla nonviolenza per evitare
le confusioni del linguaggio comune.
Il secondo espone, facendo riferimento ai suoi principali protagonisti
passati e presenti (Gandhi, King, Lanza del Vasto, Capitini, don Milani,
Dolci, Drago, L'Abate, Galtung, ecc.), la teoria della nonviolenza nei suoi
concetti, nella sua epistemologia, e nella sua funzione etica e pragmatica,
chiarita attraverso l'esemplificazione di casi concreti. Lungo il percorso
espositivo vengono richiamati in corpo minore, per non spezzare il filo del
discorso, gli elementi di storia e preistoria dei concetti della nonviolenza
sia in ambito occidentale sia in ambito orientale (da Socrate a La Boetie a
Thoreau; dalle Upanishad vediche alla Bhagavadgita), sia negli spazi di
congiunzione tra i due (lo scetticismo antico). Allo stesso modo, sono fatte
rilevare analogie concettuali con le scienze occidentali odierne e
somiglianze, nel modo creativo di trattare i conflitti, con l'approccio
della scuola di Palo Alto e con lo zen.
Il terzo affronta i problemi della violenza culturale demistificando i
meccanismi, di cui per lo piu' siamo inconsapevoli, che agiscono nel
linguaggio ordinario, mediatico e scientifico, e nell'organizzazione stessa
dell'istruzione, della scienza e dell'informazione, mostrando, ancora una
volta mediante la citazione di specifici esempi, le possibili alternative
basate sull'empowerment nonviolento.
Il quarto sottolinea come alcune forme istituzionali, appena incipienti, di
gestione dei conflitti alternativa a quella giuridica, negli ambiti della
mediazione familiare, penale, scolastica e comunitaria, siano "parenti
strette" della logica nonviolenta; prende inoltre in considerazione le
possibilita' della nonviolenza a livello strutturale sia nel campo
dell'economia, mostrando la percorribilita' di una globalizzazione dal
basso, sia in quello dell'organizzazione di Corpi Civili di Pace (i Caschi
Bianchi, per i quali esistono già da tempo Raccomandazioni del Parlamento
Europeo) e di un modello di Difesa Popolare Nonviolenta (DPN), al quale
studiosi di grande fama lavorano da tempo. Per mostrare l'efficacia degli
interventi civili e della diplomazia popolare nei conflitti bellici vengono
menzionati, anche in questa parte del libro, numerosi esempi della storia
passata e presente.

8. LIBRI. "IL PRINCIPIO NONVIOLENZA" DI JEAN-MARIE MULLER
[Ringraziamo il nostro fondamentale collaboratore Enrico Peyretti (per
contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione questa scheda di
presentazione del libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una
filosofia della pace, Edizioni Plus, Pisa 2004, pp. 336, euro 15. In questi
giorni Jean-Marie Muller e' in Italia per presentare il libro in varie
citta' (tra cui al Salone dell'editoria di pace di Venezia, e
all'Universita' di Pisa)]

Nella Collana di Studi del CISP (Centro Interdipartimentale Studi per la
Pace dell'Universita' di Pisa) "Didattica e ricerca" e' stato recentemente
pubblicato il volume di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una
filosofia della pace. Prefazione di Roberto Mancini. Traduzione di Enrico
Peyretti. 336 pagine. 15 euro.
L'ambizione dell'autore, in questo libro nel quale trova sbocco una sua
ricerca trentennale, e' fondare il concetto filosofico di nonviolenza. La
nonviolenza positiva e' "principio" filosofico, perche' e' per lo scandalo
della violenza che si mette in moto il pensiero interrogativo e costruttivo.
Per Jean-Marie Muller il vero dibattito sulla nonviolenza - in tutte le sue
dimensioni: etica, culturale, strategica e politica - puo' aprirsi solo con
una "disputa" filosofica che permetta di confutare a fondo l'ideologia che
considera la violenza necessaria, legittima, onorevole. Solo rifiutando e
superando l'ortodosso "uso ragionevole della violenza" - cio' che Roberto
Mancini nella prefazione chiama "razionalita' vittimaria", un "sentire e
pensare secondo la morte" - potremo combattere e superare la violenza degli
estremismi, che oggi appaiono come l'unico male. Con un linguaggio chiaro
per ogni lettore attento, Muller confuta quella ideologia mediante
un'accurata confuciana "rettificazione dei nomi" (chiarimento dei concetti),
un serrato confronto logico con filosofi "vittimari" di ieri e di oggi, e
l'indicazione di vie positive alternative.
In appendice al volume l'ormai classica rassegna di Enrico Peyretti,
Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente.
*
Jean-Marie Muller, filosofo francese, nato nel 1939, e' direttore degli
studi presso l'Institut de Recherche sur la Resolution Non-violente des
Conflits (IRNC). In gioventu' ufficiale della riserva, fece obiezione di
coscienza dopo avere studiato Gandhi. Ha condotto azioni nonviolente contro
il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi. Nel 1971 fondo'
il MAN (Mouvement pour une Alternative Non-violente). Nel 1987 convinse i
principali leader dell'opposizione democratica polacca che un potere
totalitario, perfettamente armato per schiacciare ogni rivolta violenta, si
trova largamente spiazzato nel far fronte alla resistenza nonviolenta di
tutto un popolo che si sia liberato dalla paura.
*
Enrico Peyretti (1935) ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato
con altri, nel 1971, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora
regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno
Regis" di Torino, sede dell'IPRI (Italian Peace Research Institute); e'
membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace
delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista
"Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale
Studi per la Pace; ha pubblicato, in questo campo, La politica e' pace
(Cittadella Editrice, Assisi 1998); Per perdere la guerra (Beppe Grande
editore, Torino 1999) e numerosi articoli su riviste e volumi collettivi; e'
membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della
Riconciliazione.
*
Per richieste alla casa editrice: tel. 0502212056, fax: 0502212945, e-mail:
info-plus at edizioniplus.it, sito: www.edizioniplus.it

9. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME INTERESSARE I MEDIA ALLA VOSTRA
AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice
dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di),
Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003. Naturalmente questo
articolo tratta solo uno specifico problema, ricordiamo che nella
preparazione di un'azione diretta nonviolenta decisiva e' la formazione dei
partecipanti, la scelta rigorosa della nonviolenza e della nonmenzogna, il
ripudio del segreto e dell'inganno oltre che di ogni altra forma di
violenza, il rispetto intransigente per la dignita' e l'incolumita' di tutte
e tutti (i partecipanti, le controparti, le parti terze), la capacita' di
ascolto, la scelta di lottare con la sola forza dell'amore]

Un mese prima dell'azione
1) Decidete quali persone si faranno carico del contatto con i media. Create
un "gruppo comunicatori" e date loro il potere di prendere decisioni. La
scelta piu' logica e' che sia composto da almeno quattro persone, una delle
quali il giorno dell'azione restera' nel vostro ufficio, o al vostro
recapito telefonico, con il computer acceso, pronto a lavorare ai fax.
Un'altra la chiameremo il "coordinatore dell'azione" e sara' fisicamente al
centro della scena. I restanti due tireranno le fila fra questi e i
giornalisti.
2) Disegnate un messaggio semplice per l'azione, una "frase chiave" che la
contenga. Accettate il fatto che non sara' possibile comunicare tutti i
punti e tutte le sfumature dell'istanza attorno a cui lavorate. Se non
riuscite ad individuare la ragione principale per cui siete giunti
all'azione, non dovreste agire affatto.
3) Scegliete un'immagine "forte", significativa, che comunichi chiaramente
il messaggio. L'ideale e' che gettandoci sopra uno sguardo chi non sa nulla
di voi e della vostra azione ne colga l'essenza. Se guardandola pensate: "La
capiranno leggendo il volantino, o vedendo gli striscioni", l'immagine che
avete scelto non e' chiara abbastanza. Immagine e frase chiave devono poter
parlare da sole.
4) Riunite il gruppo comunicatori. Chiudete la porta e create frasi
semplici, brevi, esplicative del vostro messaggio (ricordate che se
otterrete un passaggio televisivo la sua durata sara' molto probabilmente di
10 secondi o addirittura inferiore). Scrivete queste frasi, scegliete le
cinque che vi sembrano funzionare meglio. Da queste cinque selezionatene
tre, da queste tre una. Rivedetela e rifinitela finche' non vi appare
perfetta. Adesso potete uscire dalla stanza.
5) Se le circostanze lo permettono, scegliete una data ed un'ora per
l'azione che massimizzino le vostre possibilita' di essere "visti" dai
media. Regola generale numero uno: la mattina, ed il primo pomeriggio, sono
meglio del tardo pomeriggio o della sera, questo perche' altrimenti le
redazioni non hanno il tempo materiale per inserirvi nelle notizie che
appariranno il giorno dopo. Regola generale numero due: la vostra azione non
accade in un vuoto di notizie, percio' dovreste essere tempestivi,
accordandola a cio' che i media riconoscono gia' per notizia (il famoso
"amo" a cui farli abboccare), e quindi se il tal provvedimento a cui vi
state opponendo verra' licenziato giovedi', voi protesterete di mercoledi'.
*
Da una settimana a pochi giorni prima dell'azione
1) Scrivete un primo comunicato stampa di massima, tutti insieme. Passatelo
al gruppo comunicatori che lo discutera' e revisionera' e lo spedira' in
giro. Tenete presente che il comunicato stampa non e' il messaggio. Non e'
neppure l'azione. L'azione e' il messaggio. Il comunicato stampa e' un
avviso ai media perché "coprano" la vostra azione. I primi due paragrafi
sono piu' importanti del resto, e il titolo e' ancora piu' importante di
essi.
2) Compilate una lista di numeri telefonici e numeri di fax di ogni media
che volete interessare all'azione. Controllate che siano corretti. Metteteli
in ordine di priorita'.
3) Il gruppo comunicatori cominci a far pratica di interviste lampo con i
giornalisti. Se avete una videocamera, usatela in queste prove e valutate il
tono delle parole, i gesti, le espressioni facciali, i manierismi, le
posture. Lavorateci su eliminando tutto quello che non esalta l'efficacia
della comunicazione.
4) Decidete quale altro materiale volete dare ai media (statistiche,
testimonianze, studi, eccetera). Assemblatelo in cartelline a cui
aggiungerete, in caso, i comunicati stampa per i cambiamenti dell'ultimo
minuto.
*
Da pochi giorni prima al giorno precedente l'azione
1) Decidete se ci sono giornalisti di cui vi fidate abbastanza per parlare
con loro in anticipo. Se si', contattateli e dite loro cosa sta per
accadere. Potrebbero: non essere interessati ma dirvi chi lo sarebbe; dirvi
di fare un salto in redazione per avere notizie piu' accurate; chiedere di
avere un punto vantaggioso dove stare durante l'azione, eccetera. Se potete,
accontentali, ma mai a spese dell'efficacia e della sicurezza della vostra
azione.
*
Il giorno prima dell'azione
1) Rifinite il comunicato stampa di modo che non sia piu' lungo di una
pagina. Leggetevelo ad alta voce un paio di volte, e cambiatelo se qualcosa
non vi "suona" bene. Stampatelo, fatene copie e mettetele nelle cartelline
da consegnare ai giornalisti.
2) Rispeditelo via fax a tutti i media che avete gia' contattato con il
primo comunicato, e a chiunque volete sia informato dell'azione. Non mandate
mai altro materiale che questo, soprattutto se si tratta di materiale
"confidenziale", perche' i fax possono andar perduti o essere intercettati.
La sicurezza della vostra azione dev'essere la vostra preoccupazione
principale.
3) Telefonate ai media che avete in cima alla lista di priorita' e chiedete
se qualcuno dei loro giornalisti sara' presente l'indomani. L'ideale e' che
riusciate ad avere un approccio preliminare con il/la giornalista che
seguira' direttamente la faccenda, fornendogli i numeri di cellulare o i
posti esatti in cui i comunicatori si troveranno durante l'azione (eccetto
il/la martire che resta nella vostra sede, ovviamente...). Il momento
migliore per chiamare, considerati i ritmi di lavoro nei media, e' la tarda
mattinata, dopo le 11, o il primo pomeriggio, dalle 14 alle 16.
*
La sera prima dell'azione
1) Riunitevi: gruppo promotore, attivisti di altre associazioni,
sostenitori. Rileggete insieme l'ultimo comunicato stampa, individuatene la
frase chiave, il messaggio principale, e memorizzateli. Fate un po' di
pratica nell'usarli nelle risposte, simulando l'essere intervistati o
l'essere tratti in arresto (questa e' un'eventualita' sempre possibile,
anche quando non l'avete messa nel conto).
*
La mattina dell'azione
1) Se l'azione comincia alle 10,30, voi dovete essere al telefono, con i
media che non siete riusciti a contattare precedentemente, non piu' tardi
delle 8, per assicurarvi che abbiano ricevuto il messaggio del giorno prima.
Potrebbe non esserci nessuno in grado di dirvelo, in quel momento, ma voi
lasciate comunque i numeri di cellulare dei comunicatori e chiedete che
siano chiamati.
2) Il comunicatore che resta al vostro telefono controlli di aver tutto
quello che gli serve e le macchine funzionanti.
*
Mentre l'azione comincia
1) L'azione comincia nel momento in cui i manifestanti sono sul sito che
hanno scelto, e i cartelloni vengono fissati, lo striscione spiegato,
eccetera. I comunicatori che parleranno con i giornalisti dovrebbero
trovarsi leggermente all'esterno, mentre come detto il "coordinatore
dell'azione" dev'essere proprio nel mezzo della protesta.
2) Il coordinatore chiama i due comunicatori presenti all'azione nel momento
esatto in cui l'azione comincia a prendere forma.
3) Uno dei due, ricevuto il segnale, chiama quello rimasto in sede e costui
comincia a faxare l'inizio dell'azione ai media. Esempio: "In questo
momento, alle ore 10,45, due attivisti del gruppo XY stanno scalando
l'edificio della multinazionale Z". Identificate sempre il mandante del
messaggio, con il nome del gruppo, dell'attivista che lo sta inviando, e i
recapiti telefonici.
4) Dopo aver mandato i fax, il comunicatore telefona ai media: "Buongiorno,
sono Diana Neri del gruppo XY. Questa mattina abbiamo organizzato una
protesta pacifica e nonviolenta contro la multinazionale Z per... Cinque
minuti fa, due nostri attivisti hanno iniziato la scalata all'edificio della
multinazionale. Una volta in cima ci resteranno fino a che i dirigenti della
multinazionale non consentiranno ad incontrarci". A questo punto, di solito,
vi risponderanno: "Mandateci un comunicato stampa". Replicate che lo avete
appena fatto e aggiungete: "Volevo solo farvi sapere che l'iniziativa sta
accadendo proprio in questo momento, al n. 2 di Piazza Indipendenza. Se
mandate qualcuno, e ci dite come raggiungerlo, potremo rispondere alle sue
domande".
*
Durante l'azione
1) Non continuate a chiamare i media per gli aggiornamenti, a meno che
questi ultimi non siano veramente degni di nota, ovvero grossi cambiamenti o
sviluppi inaspettati.
2) Se e' possibile, fate in modo che le persone coinvolte fisicamente
nell'azione diretta parlino con i giornalisti (mediante i telefoni cellulari
oggi e' molto facile ottenerlo, e le stazioni radio amano particolarmente
questo tipo di servizio), perche' cio' aggiunge autenticita' e immediatezza
alla copertura giornalistica.
3) I giornalisti porranno ogni sorta di domande, e molte non avranno nulla a
che vedere con il vostro messaggio: "Ma come faranno quei due appesi la'
sopra, se devono andare in bagno?". Preparatevi, per quanto possibile, a
dare una risposta veloce che torni a puntare l'attenzione sull'istanza:
"Hanno i pannoloni. E' una seccatura, ma davvero sopportabile, rispetto ai
danni che gli scarichi tossici della multinazionale Z stanno procurando alla
comunita'".
*
Dopo l'azione
Quando l'azione e' finita, richiamate i principali media che hanno mostrato
interesse e ditegli com'e' andata, che risultati avete ottenuto, eccetera.
Se ci sono stati degli arresti, assicuratevi di essere rintracciabili nei
giorni seguenti, per aggiornarli sulle accuse, sui rilasci, e cosi' via.

10. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA", LA RIVISTA DI ALDO CAPITINI
"Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata
da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte
le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e'
di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite
bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso
BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB
11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona,
specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta".

11. STRUMENTI. MARIO DI MARCO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo
intervento. Mario Di Marco, ingegnere, insegnante, e' responsabile degli
obiettori di coscienza in servizio civile presso la Caritas diocesana di
Viterbo, ed e' da sempre uno dei fondamentali punti di riferimento a Viterbo
per tutte le persone di volonta' buona]

Rinnovo il mio abbonamento ad "Azione nonviolenta" perche' ho trovato un
mensile di persone che, vivendo cio' di cui scrivono, testimoniano che la
pace e' possibile.

12. STRUMENTI. SERGIO PARONETTO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com)
per questo intervento. Sergio Paronetto e' impegnato nel movimento di Pax
Christi ed in molte iniziative di pace, di solidarieta', di e per la
nonviolenza, ed e' una delle figure piu' limpide e piu' lucide della
nonviolenza in Italia. Ha recentemente pubblicato il volume La nonviolenza
dei volti. Forza di liberazione, Monti, Saronno 2004]

Piccolo seme di un albero grande. Con questa immagine gandhiana (legata al
rapporto tra mezzi e fini) penso ad "Azione nonviolenta" che sul mio tavolo
convive amichevolmente con "Mosaico di pace" e con tanti utili strumenti di
comunicazione.
Anche "Azione nonviolenta" tesse la trama trinitaria dell'in-form-azione
(informazione, formazione e azione), essenziale per ogni operatore di pace.
Informazione: conoscenza corretta e completa dei problemi, analisi delle
loro cause e delle ipotesi di superamento dei conflitti: pensare pace.
Formazione: crescita e profondita' culturale, comprensione dei segni dei
tempi e dei volti di pace, maturazione di uno stile di vita ricco di
umanita': essere pace.
Azione: partecipare a iniziative, elaborare progetti, intervenire:fare pace.
Anche "Azione nonviolenta" intende testimoniare che, nonostante tutto, la
pace e' possibile. Che la pace e' credibile se preparata, curata,
accompagnata, sviluppata, consolidata. Se si organizza la prevenzione delle
guerre, di tutte le guerre e di ogni forma di violenza. Se si afferma che il
mondo non e' solo una raccolta di merci e di armi. Che non siamo in vendita.
Che non siamo burattini, soldatini o spettatori.
Don Milani mi ha insegnato che ognuno e' responsabile di tutto. Sento che
anche "Azione nonviolenta" intende affermare la nostra dignita' personale e
la nostra sovranita' civile.
La presenza di "Azione nonviolenta" dice che ognuno e' importante. Ognuno
vale. Ognuno puo' fare qualcosa. Che la piccola azione si intreccia a quella
grande. Che cio' che faccio qui ha riflessi altrove. Che anche per la pace
esiste l'"effetto farfalla". Che un piccolo volo puo' annunciare primavera.
Che ogni piccola onda contribuisce a formare il mare della speranza.
A modo suo, "Azione nonviolenta" offre una possibilita' in piu' alla pace
che ha come  fondamento la verita', come misura e obiettivo la giustizia,
come metodo di attuazione la liberta', come forza propulsiva l'amore.
Anche "Azione nonviolenta" comunica l'idea che la pace con mezzi di pace
costituisce il fondamento di una nuova identita' umana che accoglie le
persone e trasforma i rapporti.
Anche "Azione nonviolenta" propone il potere di un segno e di un sogno.

13. STRUMENTI. PIERCARLO RACCA: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca at libero.it) per
questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei
movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le
esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace; e' per unanime
riconoscimento una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino]

Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' questa rivista che esce
regolarmente da 40 anni mi ha insegnato molto, sono abbonato dal 1971 e
voglio continuare ad esserlo anche nel 2005.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 775 dell'11 dicembre 2004

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