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Sul carcere di Busto Arsizio: una testimonianza



Riceviamo e diffondiamo:




Caro dottore Benazzi



premetto che mi fa molto piacere trovare un "contatto" che forse mi potrà
dare una mano sul tema "carceri"; è scontato che cercherò di dare a mia
volta tutta la disponibilità che potrò.



A parte questi preamboli, scontati ma doverosi, eccomi a raccontarle quello
che so sul tema.

Prima mi presento: sono Antonio Corrado, consigliere comunale e capogruppo
di Rifondazione comunista al comune di Busto Arsizio, dove siamo purtroppo
all'opposizione.



Innanzitutto, le dico che ho recuperato dati e notizie, in modo solo
verbale, dai contatti avuti con i detenuti (mia visita del 01/05/04, in
occasione di una raccolta firme) e con alcune guardie carcerarie, che ho poi
incontrato in varie occasioni anche fuori dal penitenziario di Busto.



Le voci sono brutte: l'attuale direttrice è stata più volte segnalata per
atti avvenuti con modalità repressiva nei confronti di detenuti e
dipendenti.



Esempi:



- alcuni medicinali, utili per detenuti tossicodipendenti, sono stati
vietati

- si lamentano casi di posta e pacchi violati

- la responsabile sanitaria si è dimessa, questa estate, denunciando per
mobbing la direttrice

- raccolte di firme di detenuti denunciano gravi inadempienze che non elenco
ora, per motivi di privacy



In effetti la direttrice, troppo rigida sul regolamento, è stata rimossa
tempo fa; al suo posto è arrivato un direttore con ben altra sensibilità e
si stavano già ponendo le basi per una collaborazione diversa.



Poi la signora ha vinto un ricorso ed è stata reintegrata nel suo ruolo, il
direttore "illuminato" è ora distaccato a Monza (carcere femminile).



Mi risulta che sia stata anche disposta, dal ministero, un’ ispezione
interna, nel luglio scorso.



Questa, a grandi linee, è la situazione

mi spiace non avere dati ulteriori ma so per certo che il consigliere
regionale del prc giovanni martina ha recentemente denunciato alla procura,
per i gravi atti che ho sopra descritto, la direttrice.





I progetti:



io e il consigliere regionale di cui sopra, stiamo predisponendo una serie
di passaggi i quali passaggi potranno però essere messi in campo solo e
soltanto quando la direttrice sarà stata rimossa per ovvi motivi



- si pensava di riproporre, sulla base del progetto già attuato a Pisa, la
costituzione di una cooperativa di semi-liberi (con pena inferiore ai 2
anni, credo) che possa ricevere appalti dal comune



- si pensava di proporre una quadrangolare di calcio con detenuti, forze
dell'ordine, guardie carcerarie e amministratori comunali



- si pensava di sensibilizzare la cittadinanza sul problema del
reinserimento



Per ora, io ho presentato in comune a Busto Arsizio una risoluzione, che
spero verrà discussa già nel consiglio comunale del 12/10/04, nella quale,
spiegando a grandi linee la situazione e visto che il sindaco è il massimo
responsabile sanitario della città, si chiede di prendere in mano la
situazione e, per prima cosa, fare una visita nella casa circondariale di
Busto per capire lo stato delle cose.



Attendo sue riflessioni su quanto ho scritto e la saluto



Antonio Corrado







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Scheda di approfondimento



 Questa la fotografia della Casa Circondariale sotto il profilo della
popolazione detenuta:

*       400 detenuti, più del doppio della tollerabilità , valutata
ufficialmente in 160 unità;
*       150 i detenuti definitivi, di cui almeno la metà con pene superiori
agli 8 anni. Per quanto l’istituto si presenti come una Casa Circondariale
vi sono ospitati anche alcuni ergastolani;
*       40 gli appellanti, in attesa ciò della conclusione definitiva del
loro iter giudiziario;
*       100 gli extracomunitari ( il 25 % ), con provenienze in particolare
dalla Colombia e dal nord Africa.

I problemi che in particolare sono emersi riguardano:

*       il sovraffollamento della sezione destinata ai tossicodipendenti (
più di 70 detenuti, divisi su tre piani ) va ben oltre tutti i limiti che
possono consentire la vivibilità minima. Diverse le celle ( tutte quelle del
primo piano ) composte da sei detenuti. E' qui che si concentrano i problemi
principali del carcere, all'origine anche recentemente di lamentele e
proteste;
*       carenza cronica di un numero adeguato minimo di infermieri per
garantire i trattamenti ai detenuti tossicodipendenti. In questa condizione
spesso saltano i turni per la somministrazione stessa delle medicine;
*       carenza di educatori rispetto la pianta organica prevista: due sui
cinque;
*       mancanza di almeno 80 agenti di Polizia Penitenziaria per consentire
l’organizzazione del lavoro su tre turni giornalieri e non quattro.