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G8: Non c'e' una sola scelta



NON C'E' UNA SOLA SCELTA!




"Solamente un'alternativa più efficace della violenza può compiere quello
che la rivoluzione significa veramente." Julian Beck



Qual'è la forza dietro quest'alternativa?



Da Seattle a Praga a Gothenburg il problema della violenza ha spesso quasi
completamente dominato tutta discussione dei meriti del movimento contro la
globalizzazione. Dagli scontri per strada, in quest'epoca di sound-bytes ed
immagini, i protestanti sembrano di giocare la parte degli emittenti, dei
redattori e degli ufficiali che trovano facile deflettere l'attenzione del
pubblico dagli argomenti più significativi. Ed a Genova, la più grande
parte del dibattito sembra concentrata, quasi esclusivamente, sugli
imminenti conflitti tra i diversi gruppi di antagonisti.



Quindi la più importante questione per il movimento contro la
globalizzazione sarebbe come entrare nelle strade di Genova senza di
perdere di nuovo la nostra voce tra le nube di gas lacrimogeno oppure, come
a Gothenburg, rischiare anche il sangue e possibilmente la morte. Quali
sono le strategie, dunque, che ci possono servire meglio? Quali sono che
possono rispondere all'urgenza e alla sincerità dei giovani ed degli altri
giustamenti oltreggiati e desiderando esprimere il loro impegno di protesta.



Il Genova Social Forum, le Tutte Bianche ed anche altri hanno dichiarato
pubblicamente una strategia che punta sull'entrata nella Zona Rossa. Molte
sono le voci che esigono l'interruzione totale della riunione dei G8. Però,
malgrado tutta l'enfasi che si mette sulla nonviolenza, data la natura
esplosiva della situazione - la divisione in due grandi campi oppositori di
manifestanti, molti dei quali sono convinti della necessità di azione dura,
e le forze dell'ordine della polizia, l'esercito ed il governo di
Berlusconi - il tutto suggerisce una certa inevitabilità di scontri
violenti che daneggiano il movimento.



Così si evita di chiedere, quale strategia può garantire una protesta
completamente pacifica per avanzare nel modo migliore i desideri, le idee
ed i sogni del movimento? Come evitare la violenza?



Una soluzione proviene da una voce del passato, incarnata nel corpo fragile
e spesso isolato di Mahatma Gandhi. Come lui propose, se ci indirizziamo
alla psicologia, i bisogni e le paure dei nostri oppositori (mai "nemici" -
Gandhi mantenne sempre un rispetto reciproco nelle sue lotte), potremmo
arrivare ad una strategia che funziona.



Da Berlusconi in poi, quelli dei G8 credono veramente che stanno
percorrendo la strada giusta, e sono anche convinti della necessità di
garantire che la riunione dei G8 vada avanti e che il (suo) governo
mantiene il (suo) ordine.



Per quanto riguarda la polizia ed i soldati, loro vogliono sopratutto
seguire gli ordini (è quello il loro lavoro), non dimostrare la paura o la
disubbedienza verso i loro colleghi/compagni, e neppure verso i
manifestanti. Crediamo che preferiscono evitare gli scontri, se non vengono
provocati.



Lontano dalla Zona Rossa e dagli attivisti militanti, la paura di noi
pacifisti sarà marginalizzata. Ci verrà tolto il diritto di esprimere il
nostro scontento con un sistema che causa sofferenza e distruzione, ed
verrà rafforzata invece la paura, anche di restare passivo e senz'effetto.



Se questa sia una valutazione valida dei giocatori e della situazione, per
ridurre tutte le paure e per realizzare i desideri di tutti i partecipanti,
la soluzione logica è di evitare ad ogni costo la violenza. Sembra che il
Genova Social Forum, le Tutte Bianche e gli altri hanno bisogno di una
strategia più potente ed efficace che è entrare nella Zona Rossa. E devono
mitigare le tendenze violente dei manifestanti in generale, anche se vuol
dire interpolare i nostri corpi fra la polizia e la violenza che può venir
fuori dal movimento. Quale forza può sostenere una tale strategia?



Dietro la filosofia della nonviolenza gandhiana è il principio di
auto-sacrificio. Siccome noi dell'Occidente (il Primo Mondo) sono quelli
che godono i frutti del sistema dei G8 - abbiamo i telefonini, i computer,
il petrolio, ecc., siamo ricchi anche se scegliamo la povertà, perchè
sfruttiamo sempre delle risorse ed i prodotti creati alla spesa del Terzo
Mondo. Qundi lo strumento più potente che abbiamo a disposizione è il
nostro potere di non partecipare nel sistema. Gandhi disse, "... un corpo
che non riceve il nutrimento di cui ha bisogno muore... dal momento in cui
non sosteniamo il governo (capitalismo) muore da cause naturali." Quindi,
per esempio, se noi decidiamo che dalle ore 19 alle ore 22 non useremo nè
elettricità, nè benzina, nè televisione, nè telefono - di non comprare o
consumare - le scosse di un tale gesto incredibile risuonerebbero da
Madison Avenue a Wall Street e a Palestina. Si suoterebbe il sistema e si
sentirebbe la nostra voce! Ci vuole però quell'auto-sacrificio...



Per tornare a Genova, in questo stesso spirito di auto-sacrificio e rifiuto
di integrarsi al sistema, si può indicare una strategia efficace:



1. Formare una Zona di Pace, un sit-in a 24 ore al giorno lungo il confine
della Zona Rossa - un buffer tra le forze che minacciano la violenza.



2. Si invita i partecipanti del sit-in di fare un digiuno di tre giorni,
per sacrificare il nostro nutrimento per entrare in un'altra "zona mentale"
di resistenza, riflessione e meditazione sia sulla nostra propria violenza,
sia su quella degli altri, e del sistema. Che modo migliore per dimostrare
solidarietà nel confronto con un sistema di distribuzione di cibo che causa
ogni 3.25 secondi la morte di qualcuno per fame?




3. Un'Università delle strade al limite della Zona Rossa, e nei parchi, le
strade e le piazze, per aprire il dialogo, per i teach-in, per usufruire
del meglio che il movimento ci può offrire - la poesia, la musica, la
danza, il teatro, ecc. - per impegnarci (ed anche i mass-media)
nell'atmosfera festiva di uno scambio di idee. (Ci sono già in programma
vari incontri di questo genere.)



Questo è un programma che può funzionare. Certo se risulta che ci
impediscano ad eseguirlo, essere arrestati pacificamente ed imprigionati
potrebbe essere di più impatto di uno scontro per strada. Il nostro
messaggio centrale è sempre che il movimento contro la globalizzazione è
ispirato dall'immaginazione e che la resistenza nonviolenta è una forza
potente (amore) capace di ispirare la gente e darle la speranza che
cambiare pacificamente è possibile. L'altra alternativa, quella della
violenza e degli scontri, non può dimostrare questo. Dobbiamo domandarci -
quali sound-bytes, quali immagini nei mass-media, aiuteranno a noi ed al
movimento?



Gary Brackett
The Living Theatre
garyliving@yahoo.com