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come disobbedire a Bill Gates



From: "Antonio Scalzi" <vincisca@libero.it>
Subject: Re:l'obbedienmza a Bill Gates è una virtu'?

Caro Alessandro ti mando in allegato il testo di un articolo del professor
Meo del Politecnico di Torino, uscito sulla rivista Ghost computer, N°
47/48, circa 2 anni fa, ma a me sembra ancora attuale, anzi più attuale che
mai e mi sembra anche molto bello, pieno di speranze, anche se è molto
lungo e molto tecnico. A tutt'oggi non so se di questo articolo ci sia mai
stata notizia su pck, ma sappi che proprio tu con l'e-mail nella quale
parlavi del nostro impegno "politico" nella scelta degli applicativi più
democratici a farmi decidere ad inviare questo documento così lungo.

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LO SCENARIO INTERNAZIONALE DELL'INFORMATICA IL PROGETTO FREEWARE BENEFICI
ECONOMICI ATTESI PER IL SISTEMA PAESE FREEWARE ED ECONOMIA SOLIDALE 

1. LO SCENARIO INTERNAZIONALE DELL'INFORMATICA 

1.1 La posizione dell'Italia

E' ben noto che il nostro Paese occupa una posizione di arretrata
retroguardia sullo scenario internazionale delle tecnologie e dei prodotti
dell'informazione. Tutti gli indicatori relativi al mercato, alla
diffusione dei prodotti, alla produzione industriale nel settore collocano
l'Italia sotto le medie europee, che sono a loro volta molto inferiori ai
dati corrispondenti dei due paesi leader, Stati Uniti e Giappone. 
Nel 1996, ultimo anno per il quale disponga di dati consolidati, il mercato
italiano dell'informatica valeva 23.050 miliardi di lire contro un mercato
mondiale di 603 miliardi di dollari, nettamente al di sotto di quel 3.4%
che rappresentava il contributo italiano al reddito mondiale. La spesa
informatica italiana per cittadino era pari a 253 dollari, contro 909 di
Stati Uniti, 741 del Giappone, 523 di Gran Bretagna, 512 della Germania e
489 della Francia. Anche rapportata al PIL, tale spesa (1,4%) appare
nettamente inferiore non soltanto a quella dei due paesi leader (3,1% per
gli USA, 1,8% del Giappone), ma anche a quelle dei tre più importanti paesi
europei (2,8%, 1,9% e 2,0% di Gran Bretagna, Germania e Francia,
rispettivamente). 
Su 100 addetti soltanto 26 lavoratori italiani dispongono di un personal
computer, contro 68 americani e circa 40 per gli altri paesi europei. Di
questi soltanto 17 usano la posta elettronica, contro 67 americani, 65
inglesi e 30 tedeschi. Il numero di personal computer collegati a un modem
è nel nostro paese soltanto pari al 4% contro l'87% degli Stati Uniti e il
20% della Germania. 
Fanno eccezione, in questo contesto, i dati relativi alla diffusione di
altri apparati, come i televisori o i telefoni fissi, caratterizzati da
valori comparabili con le medie europee, e i dati della telefonia
cellulare, che decretano la leadership italiana in Europa. Questi dati sono
talora usati, credo inconsapevolmente, per mascherare il disastro dei dati
relativi alla spesa informatica. Si osservi tuttavia che telefoni e
televisori sono prodotti di consumo, operanti solo in piccola misura come
fattori di sviluppo, e che comunque sono realizzati con tecnologie e
apparati in larga prevalenza importati. 
Anche la dinamica dei parametri sopra riportati appare meno rapida per
l'Italia che per gli altri paesi industrializzati. Persino in anni, come il
1995, che hanno visto crescere in misura considerevole gli investimenti
italiani in macchinari e attrezzature, gli incrementi di investimenti in
tecnologie e prodotti dell'informazione sono apparsi relativamente modesti,
quasi a testimoniare una vocazione del sistema industriale del Paese verso
prodotti e produzioni tradizionali, a basso contenuto tecnologico. 
Se i dati relativi all'impiego di tecnologie e prodotti dell'informazione
sono molto preoccupanti, i corrispondenti dati pertinenti la produzione,
come soggetti industriali, di quei prodotti e quelle tecnologie appaiono
disastrosi. Consumiamo poca informatica e ne produciamo pochissima. Il caso
della Olivetti, che non e` più un'azienda industriale in senso stretto, e
quello della Telettra, che e` divenuta parte della francese Alcatel con una
conseguente delimitazione del ruolo, sono emblematici della scelta del
sistema industriale italiano, tutto concentrato sulle tecnologie e sui
prodotti maturi. 
Il nostro Paese ha fatto proprio, o quanto meno ha accettato, un modello
della divisione internazionale del lavoro che delega ad altri lo sviluppo
delle tecnologie di punta, e delle tecnologie dell'informazione in
particolare, e lascia a noi tecnologie e comparti tradizionali. È una
scelta economicamente sbagliata, perché i comparti di punta sono
caratterizzati da valori aggiunti e profitti più elevati, e strategicamente
pericolosa, perché le tecnologie sono sinergiche l'una con le altre, e non
si può trascurarne una senza implicitamente danneggiare tutte le altre. 

1.2 Il software italiano

Nel 1996 il mercato italiano del software e dei servizi relativi ha
raggiunto il valore di 12.590 miliardi di lire, che diventano 14.850 se si
considera anche il fatturato "captive" di imprese informatiche verso le
loro capogruppo. I valori e i tassi di crescita di questo mercato sono
ancora una volta nettamente inferiori alle corrispondenti medie europee, a
loro volta molto minori dei dati di Stati Uniti e Giappone. La spesa
procapite italiana per software e servizi e` stata pari a 126 dollari
contro 571 degli USA, 346 del Giappone, 301 della Francia, 276 della Gran
Bretagna, 242 della Germania. Analoghe differenze si riscontrano nella
spesa per occupato e nel rapporto fra la spesa e il P.I.L. 
Dei 12.590 miliardi di lire che rappresentavano il mercato italiano del
1996, 4600 miliardi erano rappresentati da prodotti software e altri 2068
miliardi corrispondevano ai fatturati per lo sviluppo e la manutenzione di
programmi su commessa. La quota rimanente era rappresentata, in misura
pressoché uguale, dalle consulenze, i servizi di integrazione di sistemi,
la fornitura di servizi di elaborazione dati, formazione e "outsourcing" a
vari livelli. 
I dati riportati non mettono in chiara evidenza tutta la dimensione del
ritardo del nostro Paese in questo settore. Ad esempio, non spiegano che
soltanto il software prodotto su commessa nasce nel nostro Paese, che quasi
tutto il software di base - sistemi operativi, linguaggi e compilatori,
strumenti e ambienti di sviluppo - e la grande maggioranza del software
applicativo sono importati dall'estero, che le esportazioni di software e
servizi collegati sono praticamente inesistenti. Piccolissimi paesi come la
Finlandia o paesi del terzo mondo come l'India ci surclassano in questo
settore. Forse, soltanto il comparto delle noci di cocco vede una bilancia
commerciale così sbilanciata sulle importazioni. Non e` strano, poiché la
cultura delle tecnologie dell'informazione e del software in particolare e`
diffusa nel nostro Paese, soprattutto a livello del management che opera le
scelte, come le piantagioni di noci di cocco. 

1.3 Tecnologie soffici e terzo mondo

Nella seconda metà degli anni `70, in una serie di studi approfonditi sulla
realtà mondiale, personaggi molto noti della cultura, della politica e
dell'industria di quegli anni intravidero nell'avvento delle tecnologie
dell'informazione un'opportunità di progresso per i paesi in via di
sviluppo. Ricordo, ad esempio, il rapporto Brandt, titolato "Nord-Sud: un
programma per la sopravvivenza", promosso da McNamara, allora Presidente
della Banca Mondiale; il memoriale Mitsubishi, frutto di un lavoro
congiunto di alcune decine di studiosi occidentali e giapponesi; due
rapporti al Club di Parigi e al Club di Roma di Peccei; il famoso volume
"La sfida mondiale" di Jean Jacques Servan-Schreiber (1).
Quei rapporti furono tutti caratterizzati da un grande ottimismo, ispirato
dalla constatazione che le tecnologie dell'informazione hanno un contenuto
intrinseco di materie prime ed energia praticamente trascurabile. Essendo
il contenuto di quelle tecnologie puramente intellettuale ed essendo
l'intelligenza umana distribuita nella stessa misura su tutti i popoli
della terra (come osservava Cartesio), le stesse opportunità di sviluppo
tecnologico ed economico avrebbero dovuto aprirsi al paese ricco e a quello
povero. 
A venti anni di distanza dal momento in cui uomini animati da acuta
intelligenza e ideali forti, come Brandt, Mc Namara, Shiller, Mitsubishi,
Schreiber, Peccei, sognavano un futuro migliore, basato sulle nuove
tecnologie e sull'industria dell'informazione e costruito su una stretta
collaborazione internazionale, non soltanto costatiamo che il divario
tecnologico, industriale ed economico fra paesi ricchi e paesi poveri non
e` diminuito per l'avvento delle tecnologie dell'informazione, e anzi e`
cresciuto, ma rileviamo amaramente che le stesse tecnologie
dell'informazione si sono diffuse quasi esclusivamente nei paesi del Nord. 
Il mercato dei calcolatori, degli apparati e delle reti di trasmissione
dati, dei satelliti, delle stesse linee e apparecchi telefonici e` dominato
dagli Stati Uniti, e` presente in misura inferiore ma significativa in
Europa e nell'Est Asiatico, ed e` praticamente inesistente nei paesi in via
di sviluppo. Il divario già molto alto nel consumo di tecnologie e di
prodotti informatici diventa abissale dal punto di vista della produzione
industriale: i paesi in via di sviluppo utilizzano poca informatica e poche
reti, e producono pochissimi prodotti e tecnologie per i due settori
dell'elaborazione e della trasmissione dei dati. Al limite, il mercato del
software, che teoricamente avrebbe dovuto essere il più aperto ai
contributi di tutti, registra praticamente un unico protagonista: gli Stati
Uniti d'America. 
Il dominio dei paesi del Nord, e degli Stati Uniti in particolare, non si
limita all'area delle tecnologie e dei prodotti dell'informazione, ma si
estende ai contenuti culturali della stessa informazione, comprensivi di
valori morali, norme giuridiche, regole politiche e tutto ciò che
costituisce il modello dell'universo. Serge Latouche ci ricorda che il 70%
della produzione mondiale dei giornali e il 73% di quella dei libri si
concentrano al Nord. Inoltre, il Nord monopolizza il patrimonio culturale
mondiale costituito dalle biblioteche, i musei, le banche dati. "Un pugno
di paesi ricchi e sviluppati costituisce il Centro, di cui gli Stati Uniti
sono il cuore; tutto il resto e` una vasta periferia." 
Delle cento agenzie mondiali, cinque multinazionali controllano da sole il
96% dei flussi di informazione. Ad esse sono pertanto abbonate tutte le
radio, le catene televisive e i giornali del mondo. In particolare, il 65%
dei flussi informativi mondiali parte dagli Stati Uniti. 
Cosi, contrariamente a quanto si aspettavano Brandt e gli altri studiosi
che si rifacevano al suo rapporto, il monopolio dei paesi ricchi sulle
tecnologie "soffici" e sui prodotti dell'industria "leggera", anzi
"leggerissima", dall'informatica alle telecomunicazioni, dal software, che
dell'informatica e delle telecomunicazioni costituisce l'anima
economicamente più preziosa, sino al giornale, al libro, allo spettacolo,
e` ben più accentuato del monopolio sulle tecnologie e sui prodotti "duri",
quelli tradizionali, dall'edificio all'automobile. 
A nostro giudizio, le difficoltà che incontrano i sistemi industriali
deboli nell'entrare nei comparti delle tecnologie soffici derivano
essenzialmente dalla natura "non industriale" della cosiddetta "industria
del software" e più in generale dell'industria dei prodotti "leggeri". 
Un aspetto importante di questa natura non industriale delle tecnologie
soffici e della produzione dei prodotti leggeri e` rappresentato dalla
diseconomia di scala dei costi di sviluppo rispetto alla dimensione del
prodotto. È ben noto che il prodotto industriale classico e` caratterizzato
da economie di scala. Un aeroplano da 500 passeggeri costa meno di due
aeroplani da 250 passeggeri ciascuno; una petroliera da 100.000 tonnellate
costa meno di due petroliere da 50.000. La stessa economia di scala si
manifesta sulle dimensioni degli apparati produttivi: una fabbrica che
produca un milione di autovetture l'anno costa meno di due fabbriche da
mezzo milione di vetture ciascuna. 
Viceversa, il costo di produzione di un programma da diecimila istruzioni
e` più del doppio del costo di un programma da cinquemila istruzioni.
Infatti, al crescere delle dimensioni di un programma cresce il numero dei
sottoprogrammi da collegare, cresce clamorosamente il numero delle
interconnessioni di questi moduli, cresce il numero delle cose di cui i
programmatori debbono tener conto a mente correttamente, cresce il caos
nella loro testa e ancor più nel team di progetto che sta sviluppando il
prodotto. 
Probabilmente il costo di sviluppo di un programma cresce con il quadrato
delle sue dimensioni, per cui il prodotto da 10.000 istruzioni costa
quattro volte il prodotto da 5.000. E certamente il numero dei bachi cresce
ancor più rapidamente, forse con il cubo delle dimensioni, per la
difficoltà crescente di collegare correttamente le unità elementari del
programma. 
Si noti che questa diseconomia di scala non si osserva nei processi
artigianali di basso livello, dove, fra l'altro, si possono duplicare le
risorse riducendo i tempi di sviluppo in proporzione, ma e` tipica dei
processi creativi di alto livello, dalla pittura all'architettura, dal
romanzo al design. 
Sfortunatamente, nel comparto del software e dei prodotti soffici in
genere, a una natura non industriale dei processi produttivi corrispondono
peculiarità dei processi distributivi sin troppo "industriali". Il costo
sul mercato di un'unità di prodotto di tipo tradizionale, come un
televisore o un'automobile, in virtù delle economie di scala dei processi
produttivi e distributivi, diminuisce al crescere del numero di oggetti
venduti. In altri termini, i settori industriali classici sono
caratterizzati da un'economia di scala anche rispetto alle dimensioni del
mercato. Tuttavia, questa economia e` limitata da uno zoccolo duro,
costituito al minimo dal costo delle materie prime e dell'energia impiegate
nella generazione di un'unità di prodotto. 
Nel software questo zoccolo duro non esiste, perché il floppy disk o il CD-
ROM che ospitano il programma, o la carta di un giornale, o l'energia
necessaria per irradiare un programma televisivo, hanno un valore
intrinseco molto piccolo. Di conseguenza, il costo sul mercato di un
programma software, o di una trasmissione televisiva, o di un giornale, e`
una funzione rapidamente decrescente del numero di copie vendute: se lo
sviluppo di un prodotto software e` costato un miliardo, il costo
dell'unità di prodotto e` pari a un miliardo se vendo una copia sola, ma
scende a un milione se riesco a vendere mille copie. 
L'associazione perversa della diseconomia del costo di sviluppo sulla scala
della dimensione del prodotto e della accentuata economia di scala rispetto
alla dimensione del mercato, produce poi la peculiarità più importante del
mercato dei prodotti dell'informazione. Per raddoppiare un programma che
abbia già riscosso un certo successo sul mercato, si deve investire quattro
volte di più di quanto si era investito nella prima versione, ma per
continuare a venderlo allo stesso prezzo si deve poter contare su un
mercato quattro volte più grande. Ricordiamo solo due delle molte
conseguenze di questo meccanismo perverso. 
La prima e` la legge degli investimenti crescenti. Per restare sul mercato
si deve investire sempre di più, molto di più. Con pochissime eccezioni, le
risorse accumulate con un prodotto di successo non sono sufficienti per
coprire l'investimento richiesto dalla versione successiva. 
La seconda e` la sindrome di Luciano. Pare che Pavarotti guadagni 500
milioni a sera, mentre il tenore numero 2 in Italia porti a casa la decima
parte di Pavarotti e il tenore numero 20 canti gratis o quasi nel teatro
della parrocchia. Bill Gates e` diventato l'uomo più ricco della terra
nell'arco di quindici anni, mentre migliaia di "software house" in tutto il
mondo, e in particolare nel nostro Paese, chiudevano i battenti. Gli Stati
Uniti hanno portato a casa migliaia di miliardi di dollari con la vendita
di prodotti software, caratterizzati da un tasso di valore aggiunto pari al
100%, mentre paesi come il nostro, che pure rivendicano una presenza nel
novero dei paesi più industrializzati, non riescono a esportare
praticamente nulla in questo comparto. E non parliamo dei paesi poveri. 
Trasferire una cultura, come e` necessario per realizzare il progetto
descritto da Jean Jacques Servan-Schreiber ne "La sfida mondiale", e` molto
più difficile che trasferire un'industria manifatturiera. Pertanto, come e`
successo altre volte nella storia dell'umanità, l'avvento delle nuove
tecnologie si e` trasformato in un nuovo strumento di divisione e qualche
volta di sopraffazione, in opportunità di arricchimento per alcuni e causa
di impoverimento per altri. Le tecnologie soffici erano state presentate
come angeli buoni destinati a portare il riscatto dei poveri, ma si sono
rivelate demoni malvagi. 

1.4 L'avvento del freeware

Nel 1990 uno studente ventenne dell'università di Helsinki, Linus Torvalds,
che si diletta nello scrivere programmi per calcolatore trascurando lo
studio, decide di comprarsi un computer nuovo. Ovviamente, gli elaboratori
della classe del "mainframe" dell'università su cui ha imparato a
programmare sono fuori della sua disponibilità, mentre il vecchio Commodore
attaccato al televisore, che usa a casa da tempo, non gli consente di
andare oltre il programmino giocattolo. I nuovi personal computer che
montano il microprocessore Intel 386 sembrano rappresentare un ottimo
compromesso fra costo e prestazioni, ma il sistema operativo che su di essi
è installato, il vecchio DOS di Microsoft, non gli consente di sviluppare
software di alto livello, non permettendo in particolare di programmare
"processi" concorrenti. 
L'ideale sarebbe installare sul personal computer il tradizionale UNIX, uno
dei più diffusi nel mondo, ma i 5.000 dollari di costo lo rendono
inaccessibile. Cosi`, Linus decide di scrivere da solo il nucleo di un
nuovo sistema operativo, un clone di UNIX, per dotare il personal computer
delle funzionalità di base di un elaboratore di fascia alta. 
Nella primavera del 1991 il nucleo del nuovo sistema operativo, versione
0.01, e` pronto. Gestisce i "file", ossia i documenti, e il "file system",
ossia l'organizzazione gerarchica dei documenti in cartelline e cartellone,
con la stessa logica di UNIX, e` dotato della funzionalità di emulazione di
terminale e contiene alcuni "driver" di base per pilotare le unità
periferiche. Sostituendo la consonante finale del proprio cognome con la
"x" di UNIX, Linus battezza il suo prodotto "LINUX", e fa cosi` una prima
scelta felice. Ancora più felice e importante e` la seconda scelta, quella
di diffondere il nuovo sistema operativo su Internet, mettendolo a
disposizione di chiunque sia interessato a utilizzarlo, senza chiedere
altra contropartita oltre alla collaborazione per migliorarlo ed espanderlo. 
Il suo invito e` raccolto da centinaia di giovani programmatori in tutto il
mondo, che nell'arco di pochi anni, in un telelavoro collettivo guidato da
quello splendido organizzatore che si rivela Linus, trasformano un
interessante prototipo scientifico in una vera e propria linea di prodotti
industriali. 
Oggi LINUX e` operante non soltanto sull'architettura del personal computer
Intel, ma anche su altre piattaforme importanti, come Macintosh della Apple
e Alpha della Digital. Si calcola che sia stato installato su circa due
milioni di calcolatori, che sono soltanto l'uno per cento del parco
macchine dominato da Microsoft, ma che rappresentano forse la popolazione
più acculturata del mondo degli informatici. 
Quello di Linus Torvalds non e` che un esempio di un modello di attività
collettiva che vede nel mondo migliaia di protagonisti, da raffinati
ricercatori a dilettanti appassionati ma talvolta superficiali, da singoli
professionisti a vere e proprie imprese, da privati e piccolissime
organizzazioni a grandi istituzioni pubbliche e grandi associazioni di
imprese e istituzioni. 
È nato cosi il "freeware", software distribuito gratuitamente sulla rete,
che chiunque, in qualunque parte del mondo, può acquisire in pochi minuti e
fare proprio per eventuali correzioni, modifiche o adattamenti. 
Non sempre il software acquisito dalla rete può essere liberamente
commercializzato. Talora il progetto può essere utilizzato gratuitamente
soltanto per un limitato periodo di tempo, oppure può essere utilizzato ma
non rivenduto. Comunque, i prodotti più interessanti dai punti di vista
"scientifico-tecnico" e "industriale-commerciale" sono "freeware completo"
nel senso che sono distribuiti in forma sorgente e quindi possono essere
modificati, corretti e adattati a specifiche esigenze; possono essere
utilizzati in altri prodotti senza alcun versamento di "royalties" a chi ha
sviluppato il prodotto; possono essere distribuiti commercialmente, ossia
"rivenduti", senza alcun limite; possono essere modificati e rivenduti
senza alcun vincolo. 
Abbiamo contato oltre cinquecento siti di Internet, ciascuno dei quali
mette a disposizione dei visitatori moduli software e relativa
documentazione completamente "free" per coprire una specifica area
applicativa. Sono globalmente molti milioni di istruzioni, per
l'equivalente, secondo la valutazione di alcuni studiosi, di oltre cento
miliardi di dollari che sono comunque virtuali poiché i prelievi di
software dai siti della rete non sono accompagnati da trasferimenti di
valuta. Sul fuoco sacro della Rete si fonde l'intelligenza informatica
mondiale riproducendo l'antico rito africano di quando ogni membro della
tribù portava al pentolone il proprio contributo libero per il pasto
collettivo. 

2. IL PROGETTO FREEWARE 

2.1 Obiettivi

Si e` accennato nel precedente paragrafo 1.3 al fatto che importanti
organizzazioni scientifiche si sono attribuite ruoli di razionalizzazione
del "freeware" e coordinamento delle attività di sviluppo relative. Questo
lavoro ha avuto comunque una prevalente caratterizzazione scientifica e non
ha mai avuto finalità industriali. 
L'obiettivo centrale del progetto qui proposto e` invece rappresentato
dalla sistematizzazione organica, a fini industriali, comprensiva del
lavoro di certificazione e di ampliamento, ove necessario, del materiale
disponibile. Il sogno e` fare dell'Italia la capitale mondiale del
"freeware". Quattro aree di attività, concettualmente sequenziali ma
praticamente interallacciate, caratterizzeranno il lavoro da svolgere. 
Nella prima area si produrrà un inventario dell'esistente, insieme a una
prima grossolana valutazione e classificazione. Il risultato del lavoro
sarà rappresentato da un sito pubblico, dotato delle fondamentali
funzionalità della sicurezza, e soprattutto della mutua autenticazione
sito-visitatore con certificazione delle firme, contenente le informazioni
di sintesi di ogni frammento significativo del freeware, insieme ai
relativi puntatori in rete. L'informazione testuale sarà scritta in
inglese, italiano, francese e tedesco. 
La seconda area di attività avrà come obiettivi centrali la valutazione e
la certificazione dei singoli prodotti o linee di prodotti. La valutazione
sarà effettuata dal duplice punto scientifico-tecnico e
industriale-commerciale, con enfasi sulle implicazioni di progresso
scientifico, sulla rilevanza applicativa, sulla dimensione del bacino
d'utenza potenziale. 
In questa fase, si procederà separatamente per linee applicative verticali,
selezionate sulla base dei criteri indicati e delle risorse disponibili.
Nel paragrafo successivo sono indicati alcuni esempi non esaustivi di aree
applicative su cui si propone di concentrare l'attenzione. 
La terza area di lavoro, strettamente interconnessa con la seconda, sarà
finalizzata alla produzione della documentazione e della manualistica dei
singoli moduli software certificati. Tale documentazione dovrà riguardare
sia gli aspetti delle funzionalità e delle prestazioni offerte dai singoli
prodotti, sia quelli dell'operatività del codice sorgente. In altri
termini, si dovrà consentire all'utente non professionale di utilizzare
senza troppe difficoltà il programma applicativo, come ad esempio il
sistema di videoscrittura, e si dovrà mettere il professionista software
nelle condizioni di installare, correggere e modificare un sistema
operativo o un ambiente di sviluppo. 
La documentazione tecnica potrà essere prodotta solo in lingua inglese;
quella funzionale dovrà essere scritta almeno in italiano, inglese,
francese e tedesco. 
Il risultato di questa terza area di attività sarà costituito da una serie
di "compact disk", uno per ciascuna linea di prodotti significativa. 
La quarta area di attività, la più complessa e interessante dal punto di
vista scientifico, sarà volta a completare le linee di prodotti disponibili
con moduli nuovi, necessari per completare vere e proprie "suite" di
sistemi operativi, strumenti e ambienti di sviluppo, sistemi per la
gestione di basi di dati, ambienti di rete, programmi applicativi per
l'ufficio o, al limite, per la gestione e il controllo di processi
produttivi. Ovviamente, non si potrà coprire tutto l'universo delle aree
applicative attualmente occupate dai molti programmi del mercato, ma si
dovrà operare scelte precise, che tengano conto della rilevanza
scientifica, della dimensione del bacino d'utenza, della fattibilità
economica. Cosi`, pare opportuno orientarsi prevalentemente al mondo del
personal computer, in considerazione della sua dimensione, e alle aree
applicative delle reti, dei "data base", dell'ufficio. 
Eccezionalmente i sottosistemi attuati per l'integrazione di "freeware"
esistente e di moduli nuovi sviluppati nell'ambito del progetto potranno
prevedere anche un ruolo per prodotti disponibili sul mercato purché di
basso costo per l'utenza e a condizione che i produttori coinvolti
accettino l'integrazione del loro software nei nuovi strumenti. 

2.2 Aree di attività

Senza pretendere di essere completi e, soprattutto, senza voler anticipare
scelte di carattere strategico che competeranno alla direzione del
Programma , si indicano alcune aree di intervento che mi paiono
particolarmente interessanti dal punto di vista delle finalità indicate nel
successivo capitolo 3. 

Sistemi operativi

Ovviamente il mondo LINUX-UNIX sarà al centro del progetto, insieme
all'universo dei "driver" e dei moduli collegati. Le estensioni che
dovranno essere apportate a quel mondo dovranno andare nella direzione di
rendere le interfacce di quel sistema operativo più amichevoli.
Tra i "freeware" già disponibili da cui si potrà partire per i nuovi
sviluppi ricordo OffiX (http://leb.net/OffiX/), scritto in C++ con
l'aspirazione a divenire l'ambiente a oggetti per la costruzione di
applicazioni interattive; wxWindows
(http://web.ukonline.co.uk/julian.smart/wxwin/), una libreria di classi per
compilare programmi grafici scritti in C++ per diverse piattaforme; General
Graphics Interface (http://www.ggi-project.org/), una riscrittura del
sottosistema di console di LINUX; Fresco
(http://www.iuk.tu-harburg.de/fresco/), un ambiente "object-oriented" per
lo sviluppo di applicazioni a finestre, con bottoni e controlli vari,
editori di testo e ricchi oggetti grafici. 

Strumenti di programmazione

È una delle aree più interessanti dal punto di vista scientifico e più
ricco di librerie e strumenti. Tra le più importanti si ricordano la
libreria in linguaggio C della nota organizzazione degli utenti UNIX
chiamata GNU http://www.gnu.org/software/libc/libc.html) e la Standard
Template Library (http://www.sgi.com/Technology/STL/), una collezione di
moduli in C++ contenente molti degli algoritmi centrali per la ricerca e
l'insegnamento nel settore della scienza dell'informazione. 

Ambienti di programmazione

Lo scenario del "freeware" in questa area e` molto ricco di compilatori,
"debugger" e strumenti vari. Si ricordano il Data Display Debugger
(http://www.cs.tu-bs.de/softech/ddd), caratterizzato da un'elegante
interfaccia grafica, che rappresenta le strutture dati come grafi; DOC++
(http://www.zib.de/Visual/software/doc++/index.html), un sistema di
documentazione per i linguaggi C, C++ e Java; DJGPP
(http://delorie.com/djgpp/), un ambiente di sviluppo per personal computer
in DOS; Eli (http://cs.colorado.edu/~eliuser/), una linea di strumenti
della famiglia dei "translator writing systems"; CVS
(http://www.cyclic.com), un prodotto per la gestione delle varie "release"
e varianti di un prodotto software. 

Sistemi di videoscrittura e altri prodotti per l'ufficio

Costituiscono attualmente un mercato molto importante, in virtù della loro
diffusione negli uffici. È molto difficile battere noti prodotti del
mercato, ma la logica innovativa di LyX (http://la1ad.uio.no/lyx/), e i
grandi incrementi di produttività che promette potrebbero aprire importanti
prospettive a una nuova linea di prodotti. 
Una soluzione alternativa potrebbe essere rappresentata dall'arricchimento
di TEX di interfacce più amichevoli e strumenti di semplificazione del suo
simbolismo astratto. Anche altri prodotti per l'ufficio, come fogli
elettronici, schedari, strumenti per l'archiviazione e la ricerca di
documenti potranno essere ampliati per realizzare vere e proprie "suite"
per l'ufficio. La difficoltà principale risiederà nell'integrazione di
questi moduli fra loro e con il sistema di videoscrittura in un ambiente
omogeneo per funzionalità e modalità di lavoro. 

Sistemi per la gestione di basi di dati

E' forse una delle poche aree ove attualmente il "freeware" appare meno
competitivo dei noti prodotti del mercato. Si potrà e dovrà discutere se
sia conveniente affrontare subito questo problema e non convenga piuttosto
costruire strumenti "free" di interfaccia verso noti prodotti del mercato,
purché economici. Si segnala comunque il Berkeley Database
(http://mongoose.bostic.com/db/), che fornisce strumenti per la gestione di
archivi sia in ambienti tradizionali sia in applicazioni "client-server". 

Strumenti per la grafica e il design

Sono molto numerosi gli strumenti per la manipolazione interattiva e la
visualizzazione di immagini. Si ricordano, ad esempio,
GIMP(http://www.gimp.org), che fornisce anche le funzionalità del ritocco
di fotografie e di composizioni varie di immagini; FreeDesigner
(http://fpa.engineers.com), uno strumento per il disegno e il progetto
assistito dal calcolatore; Pixcon & Anitrol (http://www.radix.net), un
package per la visualizzazione e l'animazione tridimensionale. Anche questi
strumenti, od altri della stessa famiglia, potranno essere integrati nella
"suite" per l'ufficio. 
Programmi per la sintesi di suoni, voce o musica
Sono disponibili programmi, come LilyPond (http://www.stack.nl), per la
visualizzazione dello spartito musicale e la sintesi della musica; altri,
come Audio Signal Processing Programs (http://bul.eecs.umich.edu), per
l'analisi di segnali acustici per mezzo di spettrogrammi e analizzatori di
spettro; altri ancora, come Linus Phone Project (http://www.lightlink.com),
per comprimere il segnale vocale sino a 4800 bit al secondo, che potrebbero
anche essere utilizzati per risolvere l'importante problema della "voice
over Internet".

Videogiochi e altre applicazioni multimediali

È un panorama molto ampio che comprende giochi tattici come Lincity
(http://www.floot.demon.co.uk) o FreeCiv (http://www.daimi.aau.dk),
simulatori di volo, come Xpilot (http://www.xpilot.org), guerre spaziali,
giocatori di scacchi, simulatori di tennis, ping-pong, ed altri. Di grande
interesse scientifico e di notevole rilevanza applicativa per i servizi di
videoconferenza e di "video-on-demand" sulle reti della prossima
generazione appaiono i freeware" per la compressione di filmati secondo lo
standard MPEG. 

Strumenti per la gestione di reti

Molto del software utile per la gestione di reti di calcolatori e per
l'attuazione dei protocolli di comunicazione appartiene al mondo del
"freeware". In particolare, forse la maggioranza del software di
comunicazione per Internet - protocolli del mondo TCP-IP, strumenti di
monitoraggio e gestione, moduli "proxy", software dei "communication
server", "mail server" e "www server" come i ben noti Apache
(http://www.apache.org) e Linbot (http://home1.gte.net) - sono disponibili
in forma completamente "free". È noto, ad esempio, che alcuni "Internet
Provider" utilizzano soltanto "freeware". 

Applicativi per Internet

L'importanza del "freeware" di questo settore, associato al ben noto quadro
del mercato ove alcuni concorrenti aspirano all'egemonia assoluta, hanno
portato alla distribuzione gratuita anche di alcuni prodotti commerciali,
come i ben noti "browser". A titolo d'esempio, si ricordano i lettori di
posta elettronica Ultimate Mail Tool (http://www.crocodile.org), Balsa
(http://www.serv.net), Petidomo (www.petidomo.net) (gratuito sino alla
versione 1.3), MH Message Handler (http://www.ics.uci.edu), Sendmail
(http://www.sendmail.org) e i "web browser" Arena (www.yggdrasil.com), Lynx
(http://lwww.lynx.browser.org), Project Mnemonic (http://www.mnemonic.org),
Amaya (http://www.w3.org), Chimera (http://www.unlv.edu), WebTk HTML Editor
(http://sunscript.sun.com). 
Un sottocapitolo a parte e` costituito dalle macchine virtuali per Java,
come Kaffe (www.kaffe.org) e Japhar (www.hungry.com), e i compilatori del
linguaggio Java come Guavac. L'importanza di questo capitolo e` anche
dovuto al ruolo centrale che Java potrebbe giocare nel mondo del "freeware"
come veicolo per il trasferimento degli "oggetti", ossia delle unità
fondamentali del software secondo il noto modello dell'"Object Oriented
Programming". 

Software per la sicurezza

Il problema della sicurezza informatica è caratterizzato da molti aspetti,
i più noti dei quali sono sicuramente la crittografia, la mutua
autenticazione con la tecnica della chiave pubblica e della chiave privata
e, strettamente legata all'autenticazione, la firma elettronica. Le ben
note norme imposte dal Pentagono per ragioni di sicurezza militare, che
vietano l'esportazione di programmi di crittografia con chiavi più lunghe
di 40 bit e di programmi di autenticazione basati su chiavi più lunghe di
128 bit, hanno aperto uno spazio molto esteso ai programmatori europei e
molto del loro lavoro è "freeware". Per i limiti dei programmi americani,
il "freeware" della sicurezza, come il ben noto PGP
(http://www.peti.gmd.de), è molto meglio del software commerciale. 

2.3 Organizzazione del progetto

Benché l'organizzazione del progetto competa ai suoi futuri organismi
direttivi, si ritiene opportuno sottolineare qualche aspetto importante
della questione.
In primo luogo, per la sua stessa natura un progetto di questo tipo deve
essere basato su una stretta collaborazione fra unità della ricerca
pubblica e gruppi aziendali. Prevalentemente, ma non esclusivamente, ai
primi competeranno i compiti della ricerca, della certificazione e della
documentazione e ai secondi l'incarico di sviluppare le estensioni del
codice e i nuovi moduli, mentre la consulenza alla direzione per la
definizione strategica degli obiettivi sarà affidata a gruppi di lavoro
congiunti. 
Sfortunatamente gli utili per gli accademici derivanti dalla partecipazione
al progetto, valutati in termini di pubblicazioni o crescita scientifica,
potrebbero non essere adeguati all'impegno da spendere. Per questo sarebbe
opportuno studiare un meccanismo compatibile con la normativa vigente, al
fine di riconoscere un adeguato compenso economico ai dipendenti delle
strutture pubbliche di ricerca. 
Un secondo punto che dovrà essere valutato con attenzione concerne la
valutazione e la certificazione delle varie attività che saranno svolte
dalle unità operative del Progetto. Infatti, mentre la valutazione della
qualità di un prodotto software può essere fatta sulla base delle sue
funzionalità e prestazioni, e la stima del suo valore economico può essere
formulata in termini di dimensioni, la valutazione della qualità e del
valore economico di un lavoro di certificazione o di documentazione e`
compito molto complesso che richiede una specifica professionalità. Per
questa ragione, sarà opportuno costituire anche gruppi di "certificazione
di secondo livello", con il compito di valutare tecnicamente ed
economicamente il lavoro svolto nell'ambito del Progetto. Di conseguenza,
le attività svolte dai vari gruppi accademici e industriali rientreranno
nelle seguenti categorie. 

Definizione strategica degli obiettivi

Un gruppo di lavoro, operante in stretto collegamento con la Direzione del
Progetto, produrrà con continuità la fotografia del "freeware" esistente,
fornirà una prima valutazione tecnica ed economica di ogni prodotto per
confronto con i corrispondenti prodotti del mercato, suggerirà alla
Direzione le aree e le priorità dell'intervento. 
Certificazione di un prodotto "freeware"
Tale attività consisterà nel collaudo di un "freeware" e nella sua
valutazione tecnica e funzionale. Il confronto con analoghi prodotti del
mercato dovrà consentire l'identificazione di sviluppi successivi,
necessari per l'ampliamento delle funzionalità e il miglioramento delle
prestazioni. 

Produzione della documentazione

Di un prodotto "freeware" si dovrà produrre sia la documentazione tecnica,
necessaria per impostare gli sviluppi futuri e per integrare il prodotto
con altri, sia la documentazione funzionale rivolta prevalentemente
all'utente non informatico. 
Sviluppo di nuovi moduli
Occorrerà sviluppare qualche nuova unità; più spesso si dovranno ampliare
le funzionalità disponibili, soprattutto con l'obiettivo di rendere più
amichevoli le interfacce e più facile l'uso del programma. Di particolare
importanza sarà il lavoro di integrazione di componenti diverse, in modo da
realizzare vere e proprie "collezioni" omogenee di programmi. 

Certificazione di secondo livello

Per ogni unità di lavoro si dovrà valutare con attenzione, in fase
istruttoria, la dimensione prevista e successivamente, in fase consuntiva,
verificare la qualità del lavoro svolto e la sua rispondenza agli obiettivi
predefiniti. 

2.4 Durata e costo del progetto

La struttura modulare del progetto consentirà di dimensionare gli obiettivi
in funzione delle risorse disponibili.
Una prima macrofase di attività , della durata di tre anni, consentirà di
operare nelle aree indicate nel precedente paragrafo 2.2, con una spesa
molto variabile in funzione del settore prescelto. Mediamente saranno
necessari circa 10 miliardi per ciascuna area tematica, per un costo
complessivo di circa 100 miliardi. 
La valutazione del costo di un'area tematica media deriva dalle seguenti
stime: 
· inventario dell'esistente: 2 anni-uomo; 
· certificazione dell'esistente: 6 mesi-uomo per ciascun modulo acquisito,
per un totale di 5 anni-uomo; 
· documentazione funzionale dell'esistente: 5 anni-uomo; 
· documentazione strutturale dell'esistente: 10 anni-uomo; 
· definizione degli obiettivi industriali del sottoprogetto, delle
specifiche funzionali di ogni modulo e dei requisiti di concatenazione con
gli altri moduli: 10 anni-uomo; 
· riprogettazione dei singoli moduli in un quadro di integrazione globale:
4 anni-uomo; 
· sviluppo di circa 40 moduli elementari, di lunghezza media pari a circa
10.000 istruzioni: 80 anni-uomo. 

3. BENEFICI ECONOMICI ATTESI PER IL SISTEMA PAESE 

Un primo ordine di benefici economici deriverà dal miglioramento della
bilancia commerciale attraverso una drastica riduzione delle importazioni
di prodotti software. La particolare natura del progetto, che ha, come
primo obiettivo nel tempo, la valutazione di prodotti già esistenti e non
lo sviluppo di nuovi, consentirà di ottenere questo primo ordine di
benefici economici già nell'arco di pochi mesi. Al termine del progetto
questo beneficio potrebbe essere dell'ordine di mille miliardi di lire
all'anno o più. 
Un secondo ordine di benefici economici deriverà dagli incrementi di
produttività e dai miglioramenti della qualità del software applicativo
prodotto dalle aziende italiane. Infatti, la produzione del software
applicativo sopra gli strati di un "freeware" certificato, ben noto,
disponibile in forma sorgente e quindi flessibile e modificabile, appare
più semplice e più idoneo al rispetto dei dettami di una corretta "software
engineering" che non l'utilizzo di strumenti del mercato venduti soltanto
in formato eseguibile, poco trasparenti, chiusi e rigidi. Questo ordine di
benefici appare di difficile valutazione economica; tuttavia, si tenga
presente che i miglioramenti incideranno su un complesso di attività
valutabili intorno a duemila miliardi di lire all'anno. 
Un terzo ordine di benefici economici e` connesso ai servizi di consulenza
sul freeware, che costituiscono un mercato nuovo, appena sbocciato ma
destinato a una rapida crescita. Un successo scientifico del progetto
potrebbe attribuire alle aziende e alle istituzioni pubbliche del nostro
Paese la "leadership" mondiale di questo mercato, con ritorni culturali ed
economici di dimensioni difficilmente valutabili oggi, ma certamente molto
importanti. 
Colloco soltanto al quarto livello i benefici economici diretti che
potrebbero derivare dalla vendita sul mercato internazionale dei programmi
applicativi costruiti sul "freeware" di base. In effetti, nessun principio
o norma giuridica vieterebbe di sviluppare software per il mercato
utilizzando moduli "freeware", e ciò potrebbe anche avvenire nell'ambito
delle iniziative promosse dal programma nazionale qui proposto. Ad esempio,
un'azienda che nell'ambito del programma avesse sviluppato un foglio
elettronico per LINUX potrebbe offrirlo al mercato internazionale anziché
esporlo gratuitamente nella vetrina di Internet. Tuttavia, non ritengo
politicamente corretto che ciò avvenga. Scopo centrale del progetto deve
essere l'estrazione e la raffinazione dei prodotti di quell'enorme miniera
che ha il nome di "freeware", ed e` dovere del nostro Paese contribuire
alla crescita di questo patrimonio collettivo rispettando la sua logica e
la sua etica. 
Per queste ragioni, i benefici economici derivanti dalla vendita di
prodotti software costruiti sul mondo del "freeware" potranno essere
prodotti soltanto da aziende che non godano di finanziamenti pubblici per
questa iniziativa, oppure da qualunque soggetto dopo la conclusione del
progetto. Infine, saranno enormi, anche se difficilmente valutabili, i
benefici indotti sul medio e lungo periodo dalla crescita culturale
collettiva che il progetto determinerà. Nel settore delle tecnologie
soffici e in particolare nel comparto del software, nessun fattore di
successo e` più importante della cultura tecnico-scientifica, una cultura
che deve essere vasta, profonda, estesa sul dominio professionale e sul
territorio geografico, sinergica con gli altri capitoli del sapere
tecnologico. In virtù della sua prevalente componente di studio rispetto a
quella dello sviluppo, un progetto dedicato al "freeware" appare ideale per
accrescere quella cultura collettiva delle strutture pubbliche e private
della ricerca che e` stata, ed e`, uno dei fattori di successo più
importanti dei sistemi industriali dominanti. 

4. FREEWARE ED ECONOMIA SOLIDALE 

Il successo del Progetto qui discusso potrebbe rappresentare una novità
molto importante dal punto di vista sociale e politico. La riflessione
sociologica degli ultimi anni ha conferito molto risalto a un terzo settore
dell'economia, dopo il mercato e lo stato (2). È il settore del
volontariato, che interessa oltre cinque milioni di italiani e comprende un
ampio spettro di attività, dal lavoro, soprattutto femminile, nell'ambito
della famiglia, all'assistenza agli anziani e ai malati. Si ricordano, per
la loro notorietà più che per la loro effettiva importanza, i servizi di
prossimità in Francia, le cooperative sociali in Italia, le attività
comunitarie negli Stati Uniti e in Canada, quelle attività produttive e
distributive di beni e servizi, orientate alla produzione di utilità che si
collocano in uno spazio pubblico di prossimità meno interessato da
interventi da parte dello stato e del mercato. I principi che regolano
queste attività rappresentano un'integrazione dei modelli economici di
stato, mercato e solidarietà. 
Sul piano delle concrete realizzazioni non e` mai esistito un modello puro,
ma indubbiamente il modello di economia monetaria e di economia mista
monetaria e non monetaria nelle diverse articolazioni che si concretizzano
nella formula "più mercato o più stato" hanno guidato l'organizzazione
sociale ed economica moderna e contemporanea. 
L'inadeguatezza di un modello improntato ad una pura logica di mercato e la
crisi del "Welfare State" hanno riacceso l'interesse per forme di
regolazione sociale in disuso come la reciprocità, il principio di
regolazione economica e sociale proprio di sistemi istituzionali precedenti
la regolazione del mercato, finalizzate alla creazione di un'attività
economica radicata in una relazione sociale, caratterizzata da forme di
cooperazione e di solidarietà. E hanno messo in evidenza, come documenta un
dibattito ormai ricchissimo l'importanza di un modello economico che
integri principi economici, sociali e ridistributivi. La combinazione di
queste tre principi costituisce il nucleo di un'economia solidale
riattualizzata da numerose pratiche sociali che si sono sviluppate in
questi anni per rispondere ad una domanda sociale sempre più complessa e
pressante soprattutto per quanto riguarda la richiesta di lavoro e di
servizi sociali, esperienze che fondano la loro proposta di intervento
concreto su un modello che concilia i valori di economia e solidarietà. 
"L'economia solidale si distingue per la sua prospettiva descrittiva e
comprensiva", scrive Jan Louis Laville (3), lo studioso francese che da
anni analizza e teorizza questo modello, non e` dunque una rappresentazione
di quel che sarebbe auspicabile fare in termini di cambiamento delle
finalità e dei modi di funzionamento di certe organizzazioni; essa
costituisce un tentativo di problematizzazione di pratiche sociali che sono
messe in opera per lo più localmente per rispondere a problemi locali." 
L'economia solidale non rappresenta una alternativa esclusiva, o la
prospettiva più adeguata ad affrontare i problemi posti dalle mutate
esigenze economico sociali, ma un modello di intervento e di riequilibrio
sociale che si affianca e interagisce con il mercato e lo stato in un
sistema di economia pluralistica. 
Il "freeware" può essere collocato in questo nuovo quadro di un'economia
solidale, indipendentemente dalle motivazioni o dalla vocazione di chi lo
produce, innovatore intellettuale o mercante o francescano. Tuttavia,
rispetto alle esperienze sopra citate, due novità importanti lo
caratterizzano: la sua collocazione in un contesto internazionale e il suo
fondamento tecnologico. 
Sarebbe molto bello che l'Italia assumesse il ruolo di guida mondiale del
"freeware". Oltre ai benefici scientifici ed economici sopra elencati, il
nostro Paese trarrebbe anche utili di immagine non effimeri. 

RIFERIMENTI 
(1)
- J.J. Servan-Schreiber, "La sfida mondiale", Arnoldo Mondadori Editore1980
S. Latouche, "Il pianeta dei naufraghi", "La megamacchina", Bollati
Boringhieri Torino 1998. 
(2) 
· K. Polany, La grande trasformazione, Torino Einaudi 1974. 
· S. Zamagni, Toward an Alternative Approach to the Economic of Altruism,
in "Quaderni di economia e finanza", IV, n.2 1995. 
· S. Levy, Hackers, Gli eroi della rivoluzione informatica, trad. it. Shake
edizioni, Milano1996. 
· A. Caillè, Notes sur le concept d'utilitarisme, l'antinomie de la raison
utilitaire normative e le paradigme du don, in "Revue de MAUSS", n.14 , IV
trimestre 1991, pp.101-106 ; A Salsano, Per la poligamia delle forme di
scambio, in G. Berthoud e altri, Il dono perduto e ritrovato, Manifesto
libri, Roma 1994 e ancora J. Goudbout, Lo spirito del dono, Bollati e
Boringhieri, Torino 1993. 
· M. Mauss, Essai sur le don. forme et raison de l'echange dans les
societes archaiques, in "Annee sociologique", 1923-24 ora in M. Mauss,
Teoria generale della magia e altri saggi, Einaudi, Torino1965 ; M.Douglas,
Il n'y a pas de don gratuit. introduction à l'èdition anglaise de l'Essai
sur le don de Marcel MAUSS, in "Revue du Mauss", n.4 1989 (trad. inglese). 
(3)
- J. Louis Laville, L'economia solidale, Bollati e Boringhieri, Torino 1998
e M. Revelli, La sinistra sociale, Bollati e Boringhieri, Torino 1997.