Taranto. Un operaio Ilva simbolo della protesta contro l'inquinamento



ANSA-FOCUS/ ILVA: MILLE IN PIAZZA A TARANTO E APPLAUSI A GIP
OPERAIO SIDERURGICO 

CATALDO RANIERI È IL SIMBOLO DELLA PROTESTA
(dell'inviato Roberto Buonavoglia)

(ANSA) - TARANTO, 13 AGO - Non chiamatelo capopopolo,
potrebbe offendersi. Ma il carisma di Cataldo Ranieri, operaio
dell'Ilva di 42 anni, è tipico di chi le battaglie ha deciso di
farle sul serio e non certo contro la magistratura ma per
difendere dall'inquinamento industriale la sua città. Lui,
addetto agli impianti marittimi del siderurgico tarantino, che -
dice - da «tre anni sono sotto sequestro con facoltà d'uso»,
è in grado di parlare alla gente, di scandire quelle parole che
la politica ha smesso da tempo di pronunciare. È capace pure di
emozionarsi. I cittadini lo sanno e lo seguono, come un
capopopolo. Per questo oggi pomeriggio Ranieri e gli aderenti al
'comitato cittadini e lavoratori liberi e pensantì, del quale
l'operaio è portavoce, sono riusciti a portare nella
centralissima piazza della Vittoria circa mille persone. È
vero, non si tratta di molta gente anche se mancano tre giorni a
Ferragosto e la città è semi deserta, ma a Taranto tante
persone per strada a parlare dell'Ilva e di tumori su invito di
un gruppo di comitati non si erano mai viste. E poi è la piazza
a mormorare che finalmente qualcosa si muove e che l'anello di
congiunzione tra i vari comitati e associazioni è proprio
questo ragazzone biondo che si consegna alla folla, alle
telecamere e ai flash con ciabatte infradito, bermuda e t-shirt.
Per spiegare subito di che pasta è fatto dice di essere
«politicamente indipendente», di lavorare all'Ilva da 15 anni,
di avere due figli maschi di 9 e 13 anni e aver un mutuo sulle
spalle da 650 euro al mese che finirà di pagare tra 25 anni.
Quindi, è uno che ha certamente bisogno di lavorare per vivere.
Ma dice di essere felice di «avere finalmente rotto le catene»
per dire alla gente «che i politici hanno tradito i tarantini
perchè non sono mai intervenuti per fermare l'Ilva che avvelena
Taranto», e ai suoi colleghi «che non si può barattare un
posto di lavoro con la salute dei nostri figli».
Ranieri è il primo a parlare alla folla, poi interverranno
gli aderenti ad altri comitati. Ma quello che subito balza
all'attenzione è la voglia dei tarantini di dire basta.
Infatti, non si era mai vista una piazza acclamare a
squarciagola come si fa allo stadio il nome di un giudice, il
gip Patrizia Todisco, che ha deciso di sequestrare le aree a
caldo dell'Ilva e che ha avuto il coraggio di ribadire che gli
impianti vanno fermati. Al magistrato la folla ha riservato
anche un applauso scrosciante. «Mentre fino a qualche mese fa -
ha detto Ranieri - si invitava la magistratura a fare il proprio
dovere sull'inquinamento provocato dall'Ilva, ora ci sono
attacchi anche politici a un giudice che ha fatto solo il suo
dovere».
«La gente - sottolinea l'operaio - sa che la classe politica
che finora ci ha rappresentato qui a Taranto ci ha tradito e non
è mai intervenuta per fermare l'Ilva che avvelena la città».
Bacchettate non sono mancate al governo che ha deciso di inviare
a Taranto il 17 agosto prossimo tre ministri. «Vengono - dice
Ranieri, a cui fanno eco gli esponenti di altri comitati - per
tutelare gli interessi dell'Ilva: noi, tre ministri, li avremmo
voluti qui a Taranto per i bambini del rione Tamburi intubati in
ospedale perchè ammalati di tumore». Ed è stata proprio una
storia di tumore che lo ha indotto a fondare il comitato. «Il
27 luglio - racconta emozionato - stavamo bloccando il ponte
girevole per protestare contro il sequestro dell'Ilva; mi si è
avvicinato un automobilista e mi ha detto: 'Io devo passare,
devo accompagnare mia moglie a fare la chemioterapià. Da quel
giorno - sospira - la mia vita è cambiata». (ANSA).

BU
13-AGO-12 19:51 NNN

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