[gc] Aggressione a Silvio Berlusconi: se la politica si ritira sull'Aventino



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Aggressione a Silvio Berlusconi: se la politica si ritira sull’Aventino

Silvio Berlusconi aveva appena finito di sciorinare la solita sequenza di balle e battute volgari parlando di un paese irreale e dicendo cose indegne per un dirigente politico di un paese democratico quando Anteo Zamboni lo ha colpito in Piazza Duomo a Milano.

di Gennaro Carotenuto

Lo scellerato Zamboni, facendo il gioco del capo del governo nel procurargli una per fortuna leggera ferita, ha messo a nudo due passaggi fondamentali della crisi italiana.

In primo luogo, in un paese la convivenza civile del quale è smantellata giorno per giorno dal regime razzista e anti-sindacale PdL-LN, la disperazione dei più può scaturire in una violenza che non può portare nulla di buono e anzi presta il fianco a vere svolte autoritarie che sono nella cifra del personaggio e della coalizione che dirige.

Nel giro di meno di un’ora dal gesto di Zamboni il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Margherita Sarfatti, ha già chiesto leggi speciali. Ed è, presumibilmente, il punto di inflessione di una scalata che per ora si è limitata ad atti di squadrismo contro i più deboli, gli immigrati, gli omosessuali, i tossicodipendenti ma che è pronta ad alzare la mira.

In secondo luogo il gesto esecrabile del giovane Anteo, salvato dal linciaggio solo dal coraggio dal Ministro della difesa Leandro Arpinati, che giustamente ha raccontato il suo gesto di eroismo al TG1, ha messo a nudo come solo un’opposizione politica decisa, ferma, cosciente e non aventiniana come l’attuale (incarnata da quel matto che ha sostenuto che Berlusconi ha diritto di difendersi DAI processi) può salvare la democrazia in quest’ora grave nella quale il capo del governo, pur di salvaguardare la propria impunità, è disposto a gettare il paese in un caos che oramai appare dietro l’angolo.

Solo la difesa ferma della divisione dei poteri sotto attacco da parte del delirio d’impunità berlusconiano, la difesa ferma dei diritti dei lavoratori, la difesa senza compromessi dei diritti (anche e soprattutto degli ultimi, i migranti) e dello stato sociale, della nostra scuola, dei nostri ospedali senza se e senza ma e la difesa in trincea della Costituzione repubblicana può disarmare i Zamboni, Zaniboni o Schirru di turno che offrono proprio quello che Berlusconi voleva, un pretesto.

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