Sicariato informativo: Piero Sansonetti sul Secolo d'Italia preferisce Gianfranco Fini a Walter Veltroni



Sicariato informativo: Piero Sansonetti sul Secolo d’Italia preferisce Gianfranco Fini a Walter Veltroni

Domenica scorsa un editoriale di Piero Sansonetti sul quotidiano Liberazione, palesava che l’unico argomento utile della sua campagna era denunciare il presunto inciucio, il famoso Veltrusconi.

di Gennaro Carotenuto

Quel giorno però il direttore del quotidiano del PRC aveva fatto molto di peggio facendosi intervistare dal Secolo d’Italia per dire “da comunista”, con una formula analoga a quella usata da Giampaolo Pansa per attaccare la Resistenza, che piuttosto che veder prosperare il Partito Democratico, preferirebbe mille volte rivedere Silvio Berlusconi continuare a sfasciare l’Italia.

Ha elogi per tutti Piero Sansonetti, per Alleanza Nazionale, una destra che (secondo lui) recupera il valore dell’uguaglianza (sic!) e soprattutto per Gianfranco Fini, attento e coraggioso amico del ‘68 e dei movimenti giovanili (come in Questura a Genova durante il G8)!

Ha parole dolci perfino per il sindacatino verticale e corporativo della destra, l’UGL. Per Sansonetti, l’UGL “esprime posizioni originali e culturalmente interessanti”. L’ha letto mai Sansonetti un libro sul corporativismo fascista?

Si interessa poi alla partita interna tra le (presunte) anime della PDL, Sansonetti e, con un ragionamento rosso-bruno, dentro la PDL fa il tifo per gli ex-missini contro Forza Italia. E perfino tra UDC e AN Sansonetti, oramai arruolato nella campagna elettorale di AN, mette il becco stravolgendo la realtà: l’UDC rappresenta una “chiesa neoautoritaria”, laddove invece Fini sarebbe “attento alle spinte di rinnovamento”. Ma si possono raccontare balle così?

INVECE FINI

Ovviamente chi lo intervista, Michele de Feudis, va a nozze. E giù con “Walter Ego” di qua e Veltroni che è solo “l’omologazione liberista” di là. Arriva perfino a difendere Berlusconi: “non ho mai detto che il suo fu un regime, ma il pericolo vero per l’Italia è un accordo tra PD e il leader di Forza Italia”. Invece Fini… gli fa da fraterna sponda (guardare per credere) de Feudis. E il direttore del quotidiano comunista Liberazione non si fa pregare (e non si vergogna) e giù elogi…

Piero Sansonetti è quel sicario informativo che scrisse che la sinistra latinoamericana era l’opposto di quello che lui considera sinistra. Se ha le idee così confuse, da Ushuaia e Tijuana se ne sono fatti una ragione. Adesso sappiamo che la sua sinistra include Gianfranco Fini, che ha appena fatto il partito unico con Berlusconi, ma non il Partito Democratico.

Dal PRC si sono arrampicati sugli specchi per difendere Sansonetti (fino a quando?). Per Gennaro Migliore le affermazioni di Sansonetti sono “giustamente provocatorie”. Per Giovanni Russo Spena “vanno prese come un paradosso”. Per il giornalista Claudio Sabelli Fioretti sono semplicemente una pirlata. Ma farsi titolare dal Secolo d’Italia, in piena campagna elettorale: “Da comunista dico: Fini innova, Veltroni no”, non è una pirlata. E’ una precisa scelta politica. Da una parte Bertinotti parla di competizione senza scontri né coltelli per sconfiggere le destre, dall’altra (siccome l’importante è levar voti al PD) ordina al direttore del suo giornale di giocare al tanto peggio per salvare uno o due seggi.

DA COMUNISTA

Quel “da comunista”, per un sicario informativo, non è un orpello. E’ un indispensabile rafforzativo per potersi permettere di dire una boiata che un comunista vero non direbbe mai. Ci ricorda da vicino un altro noto sicario della pubblicistica italiana, Giampaolo Pansa, che nel demonizzare la Resistenza e riabilitare i repubblichini non manca mai di premettere “se lo dico io che sono di sinistra…”. Sostituite i repubblichini con AN e la Resistenza col PD ed ecco che Piero Sansonetti fa un’operazione identica a quella di Giampaolo Pansa: “se ve lo dico io che sono comunista che Fini è meglio di Veltroni…”.

Se il vero nemico è il Partito Democratico, con tutte le sue insipienze e difetti, Piero Sansonetti, e chi lo manovra, stanno prendendo la più sciagurata delle vie in questa campagna elettorale, giocando al tanto peggio sulle spalle dei lavoratori che a parole sostengono di rappresentare. Immaginatevi la scena quando la sera del 13 aprile sapremo che Berlusconi tornerà a sfasciare l’Italia. In milioni di italiani saremo disperati. Piero Sansonetti, tra una comparsata televisiva e l’altra che Berlusconi certo non gli negherà mai, invece brinderà allo scampato pericolo di vedere Veltroni al governo. Magari farà anche una telefonata di congratulazioni. Al compagno Fini.

Giornalismo partecipativo