Zapatero punta sull'Argentina, e tu Walter Veltroni?



Zapatero punta sull’Argentina, e tu Walter Veltroni?

Un’immagine (visibile sul sito) della campagna elettorale del PSOE spagnolo a Buenos Aires per le elezioni del 9 marzo ci dà una notizia e ci ricorda un problema. I 260.000 gallegos (così vengono chiamati tutti gli spagnoli d’Argentina, anche se vengono dall’Andalucia o dal Levante) sono molto coccolati tanto da José Luís Rodríguez Zapatero come da Mariano Rajoy (il candidato del PP) e potrebbero essere decisivi su chi governerà la “madre patria” per i prossimi quattro anni.

Decisivi? Vi ricorda qualcosa?

A due anni dalla vittoria elettorale consegnata al centro sinistra proprio dai voti dei 200.000 tanos (così vengono chiamati gli italiani d’Argentina) e di tutti i nostri connazionali all’estero, l’argomento non è oggetto di campagna. Dimenticati.

La pubblicistica italiana ha sempre irriso alle loro storie, e la sinistra ha storicamente sempre cercato di impedire loro di esercitare il diritto di voto. Battaglia perduta e gli italiani hanno votato e torneranno a votare. Ne scrissi sul Manifesto all’indomani della vittoria elettorale e da allora sembra non essere cambiato niente.

Si è preferito irridere al senatore Pallaro presumendo che fosse peggiore di Dini, Mastella o Turigliatto.

Non lo era. Ma anche se lo fosse stato, la sostanza non sarebbe cambiata. Los tanos, e con loro gli italiani d’Australia, Svizzera, Germania e di tutto il mondo, il 13 aprile torneranno a votare ed eleggeranno parlamentari esercitando il loro diritto democratico in quanto cittadini italiani. Che piaccia o no alla sinistra italiana (che chissà perché aveva il pregiudizio scandaloso che fossero tutti nostalgici fascisti), nel 2006 hanno votato per l’Unione in grande maggioranza. Cosa è stato fatto per loro in questi due anni e cosa verrà fatto in questa campagna elettorale perché confermino il loro voto? E se il 13 aprile voltassero le spalle alle sinistre potremmo biasimarli?

Gennaro Carotenuto

DIFFONDI E COMMENTA QUESTO ARTICOLO SU GIORNALISMO PARTECIPATIVO