Condannati i vertici Ilva di Taranto per inquinamento e infortuni



Taranto - Inquinamento e infortuni, condannati i vertici dell'Ilva

In primo grado, la pena più severa è stata inflitta al presidente del cda
del gruppo, Emilio Riva, che dovrà scontare 3 anni di reclusione; 2 anni e
8 mesi di reclusione al direttore dello stabilimento siderurgico, Luigi
Capogrosso; un anno e sei mesi al figlio di Emilio Riva, Claudio; 6 mesi e
15 giorni all'ex dirigente del reparto cokerie, Roberto Penza

TARANTO – Quattro condanne sono state inflitte dal giudice monocratico del
tribunale di Taranto Martino Rosati al termine del processo per
l’inquinamento atmosferico prodotto sulla città dalle grandi industrie
Ilva e Agip. La pena più severa è stata inflitta al presidente del
consiglio di amministrazione del gruppo Riva, Emilio Riva, proprietario
dell’Ilva, che dovrà scontare tre anni di reclusione.
Due anni e otto mesi di reclusione sono stati inflitti al direttore dello
stabilimento Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso; un anno e sei mesi al
figlio di Emilio Riva, Claudio, e sei mesi e 15 giorni di reclusione
all’ex dirigente del reparto cokerie dell’Ilva, Roberto Penza. Il giudice
ha invece dichiarato prescritti i reati a carico di due ex dirigenti
dell’Agip, Domenico Elefante e Alfredo Moroni, che si erano dimessi dai
rispettivi incarichi alcuni anni fa.
Tutti gli imputati rispondevano di omissione di cautele contro gli
infortuni sul lavoro, getto pericoloso di cose, violazione di norme
antinquinamento e danneggiamento aggravato di beni pubblici.
Emilio Riva e Luigi Capogrosso sono stati anche interdetti dall’attività
industriale e dichiarati incapaci di contrattare con la pubblica
amministrazione per il tempo delle pene detentive inflitte. I quattro
imputati dell’Ilva sono stati invece assolti da una violazione di una
norma antinquinamento punibile con una contravvenzione perchè nel
frattempo è cambiata la normativa.

12/2/2007 - La Gazzetta del Mezzogiorno (sito web)


Condanne a Riva - Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola: si
tratta di vecchie vicende ora stagione nuova Ilva

BARI - "Credo che fossero in corso approfondimenti giudiziari relativi a
vecchie vicende, naturalmente gli approfondimenti giudiziari se portano a
un esito di condanna, queste condanne dimostrano che le denunce fatte in
passato, per esempio dal sottoscritto, avevano un fondamento». Lo ha
dichiarato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ai
giornalisti che gli hanno chiesto un commento sulla sentenza di condanna
emessa oggi a carico del presidente dell’Ilva, Emilio Riva. «Naturalmente
– ha aggiunto Vendola – io oggi essendo presidente della Regione e non un
deputato di Rifondazione Comunista, lotto perchè l’Ilva possa vivere una
stagione nuova, quella di processi di messa in sicurezza degli impianti,
di garanzie del diritto alla vita, alla salute per gli operai dell’Ilva e
per i cittadini di Taranto e quindi rivendico fino in fondo il lavoro
paziente costruito per il protocollo d’intesa sul nuovo Piano industriale
che fra le altre cose contiene una parte di investimenti proprio
sull'ambiantalizzazione». «Non ho sposato l'ingegner Riva - ha
sottolineato ancora il presidente della giunta regionale – ho sposato
l’idea che a fronte del fatto che il mercato internazionale vede l’acciaio
tornare con forza come un vettore economico importante e a fronte delle
difficoltà di Taranto, finchè non è all’ordine del giorno la riconversione
produttiva della città e l’Ilva dà lavoro a 15mila operai direttamente in
quella fabbrica e a 6 – 7 mila famiglie dell’indotto, finchè l’Ilva c'è
-ha concluso – il mio impegno doverosamente deve essere quello di
garantire investimenti per ambientalizzazione, sicurezza, diritto alla
vita e alla salute».

12/2/2007 La Gazzetta del Mezzogiorno (sito web)