La Slovenia chiude un occhio sul rigassificatore di Trieste, l'Italia chiude un occhio sulla centrale nucleare slovena. Il patto di D'Alema



--- Scambio fra rigassificatore italiano e centrale nucleare slovena, mediatore Massimo D'Alema ---



La storia è fresca.

Si tratta di questo.

Uno dei rigassificatori proposti in Italia è a 15 km a ovest di Trieste, vicino alle acque territoriali della Slovenia. Le autorità slovene hanno da tempo avenzato critiche al rigassificatore che costituirebbe un impianto a rischio di incidente rilevante a due passi dal proprio territorio.

Che fa allora il ministro degli esteri D'Alema? Si accorda con la Slovenia per un fare un scambio al ribasso in tema di sicurezza. L'Italia chiude gli occhi sulla centrale nucleare slovena di Krsko, vicina all'Italia e oggetto di contestazioni ecologiste nonché di interrogazioni parlamentari, in cambio di un lasciapassare del governo sloveno sul rigassificatore triestino che aveva incontrato le opposizioni della Slovenia.

Prova ne è che un giornalista sloveno chiede a D'Alema: "Con il collega sloveno parleranno anche dei rigassificatori nel Golfo di Trieste ai quali il Governo sloveno è decisamente contrario?" E D'Alema è sottile nel rispondere: “Questi sono impianti che rispettano le normative massime di sicurezza e di tutela dell'ambiente dell'Unione Europea. Ovviamente parleremo di questo, soprattutto del rispetto di queste normative. Comunque l'Italia non polemizza in merito al raddoppiamento della capacità della centrale nucleare slovena.”

Il ministro degli esteri italiano di fronte al ministro degli esteri sloveno non ha a questo punto difficoltà nel dire: "Ritengo che i nostri due paesi siano avanzati e moderni in grado di fare, come si fa in tante parti del mondo, rigassificatori e di far funzionare centrali nucleari senza creare motivi di paura. Siamo fra i paesi in grado di dominare queste tecnologie".

Peccato che la centrale atomica slovena sorga in una zona sismica.

Ecco una cosa su cui ci si potrebbe aspettare una presa di posizione - ad esempio - di Legambiente.


Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it


Qui sotto sono state racconte in forma di minidossier le informazioni per saperne di più su questo meraviglioso accordo italo-sloveno.


---MINI-DOSSIER ---

Intervista del Ministro D´Alema: "Il raddoppio delle capacita´ della centrale nucleare Krsko non e´ un problema"
http://www.esteri.it/ita/0_1_01.asp?id=1830

Domanda del giornalista: Con il collega sloveno parleranno anche dei rigassificatori nel Golfo di Trieste ai quali il Governo sloveno è decisamente contrario?

“Questi sono impianti che rispettano le normative massime di sicurezza e di tutela dell'ambiente dell'Unione Europea. Ovviamente parleremo di questo, soprattutto del rispetto di queste normative. Comunque l'Italia non polemizza in merito al raddoppiamento della capacità della centrale nucleare slovena.” (Dall'articolo pubblicato sul quotidiano sloveno Dnevnik il 10.1.2007 a pag. 6, autore: Franco Juri)




Il ministro disponibile a una collaborazione nella costruzione di impianti appena oltre il confine (in cambio di un via libera ai rigassificatori)

D'ALEMA CREDE ALL'ATOMO. IN SLOVENIA

Nel vertice col governo di Lubiana il ministro degli Esteri ha detto che "ora non ci sono più motivi di avere paura".

D'Alema al collega di Lubiana Dimitrij Rupel: "Ritengo che i nostri due paesi siano avanzati e moderni in grado di fare, come si fa in tante parti del mondo, rigassificatori e di far funzionare centrali nucleari senza creare motivi di paura. Siamo fra i paesi in grado di dominare queste tecnologie".

Il Giornale dell'11/1/2006 pagina 3 (testo completo su http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=148079)




Lo smantellamento della centrale di Krsko verrà probabilmente rinviato
  	26/02/2004
  	Elaborazione Informest

  	
La centrale nucleare di Krsko, cogestita da Slovenia e Croazia, a 120 chilometri dal confine italiano, potrebbe essere ampliata e il suo funzionamento prolungato di venti anni rispetto alla chiusura prevista nel 2023. Secondo il quotidiano di Zagabria ‘Vecernji list’, il governo di Lubiana sta pensando di rinviare la chiusura e lo smantellamento della centrale di vent'anni. Anche gli esperti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica che hanno effettuato un'ispezione, hanno confermato la possibilità di prolungare l'attività di Krsko di proprietà sloveno-croata e costruita congiuntamente nel 1983 quando i due paesi facevano ancora parte della ex Jugoslavia. A un mese dalla scadenza della data entro la quale Lubiana deve proporre il suo piano di smantellamento della struttura e' stata messa in circolazione anche l'ipotesi di ampliare la centrale nucleare per aumentarne la potenza. La centrale e' stata spesso nel mirino delle organizzazioni ambientaliste internazionali che sostengono che l'impianto non rispetta gli standard europei di sicurezza in caso di eventi sismici e per lo smantellamento del combustibile nucleare esausto. La centrale ha spesso dovuto sospendere l'attività per controlli e nel 2000 e' rimasta bloccata per due mesi per lavori di manutenzione e ammodernamento. Già allora ne e' stata aumentata la potenza a 676 megawatt, mentre quest'anno, come ha spiegato il direttore della centrale, Stane Rozman, verrà ulteriormente potenziata di 17 megawatt. L'ipotesi di prolungamento appare interessante per Slovenia e Croazia poiché il prezzo dell'energia prodotta a Krsko e considerevolmente più basso rispetto a quello dell'energia importata dall'estero. Rozman ha spiegato che e' consuetudine che ogni dieci anni le centrali nucleari facciano domanda di prolungare il termine di chiusura ‘e se operano in modo sicuro la richiesta viene accolta’.
Fonte: http://www.informest.it/news/dettaglioNews.aspx?id=IN-3538-222222222N



La Commissione Europea rileva che occorrono "cinque misure specifiche tendenti a garantire la sicurezza di sfruttamento della centrale Krsko e di altre unità nucleari che riguardano, tra l'altro, la qualificazione sismica della centrale e l'adozione di un piano nazionale di emergenza".
Fonte: http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/e14110.htm


Nucleare: discussione alla Camera del caso di Krsko
mercoledì, 16 febbraio, 2005
Giovedì 17 febbraio verrà discussa alla Camera dei Deputati, l’interpellanza urgente presentata dall’On. Luana Zanella ai Ministri della Salute, degli Esteri e dell’Ambiente, che affronta il grave ed irrisolto problema della sicurezza della centrale nucleare di Krsko (Slovenia) e le conseguenze che in caso di incidente all’impianto si avrebbero sul territorio nazionale anche a seguito della totale impreparazione delle autorità italiane preposte a gestire l’emergenza radiologica.

L’interpellanza riprende, e concreta a livello parlamentare, l’azione di denuncia che gli Amici della Terra hanno da anni avviato nei confronti di una delle centrali nucleari meno sicure presenti sul territorio europeo e sulla mancata attuazione da parte italiana delle normative comunitarie in materia di prevenzione radiologica e di informazione ed addestramento della popolazione a questo tipo di emergenze.

Nell’interpellanza dell’On. Zanella viene messo in evidenza come le denunce degli Amici della Terra Trieste hanno messo in moto le istituzioni portando ad un’intervento diretto della Commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti e della Magistratura per l’accertamento delle responsabilità sulla mancata attuazione delle leggi nazionali e comunitarie sulla tutela della popolazione dalle emergenze radiologiche, ma altrettanto in evidenza viene messo il fatto che alla fine queste inchieste siano state insabbiate dopo che peraltro erano state chiaramente individuate le responsabilità delle istituzioni stesse. Insomma lo stato non ha voluto punire se stesso.

Questa cortina fumogena tesa a coprire una situazione scottante ed una scomoda verità (ovvero che lo stato nulla aveva fatto per proteggere i propri cittadini, ma che in cambio continuava a dire al mondo di avere la migliore protezione civile...) potrebbe in parte spiegarsi con la rinascente politica nucleare italiana. Nel momento in cui, con crisi energetica in corso, viene riproposta l’alternativa nucleare, sarebbe estremamente scomodo che gli italiani ricevessero a casa un dossier informativo sugli effetti delle radiazioni e sui metodi di protezione.... Intanto a causa di questa "omissione istituzionale collettiva" milioni di persone continuano ogni giorno inconsapevolmente a rischiare la propria vita. L’unica speranza, all’italica maniera, è che nulla accada. Ma se così non fosse?
Fonte: unimondo.oneworld.net/article/view/103353/1/2260


06 OTT 99 LN: centrale nucleare di Krsko

(ACON) Trieste, 6.10.99 - AB - Un'interrogazione sul pericolo nucleare rappresentato dalla centrale di Krsko e' stata presentata da otto consiglieri regionali del gruppo della Lega Nord, primo firmatario Maurizio Franz.

Gli incidenti nucleari dei giorni scorsi in Asia e quelli verificatisi negli anni scorsi anche in Europa (Chernobyl nel 1986 e Vandellos, in Spagna, nel 1989) rendono giustificata la preoccupazione anche per la nostra regione, in quanto la centrale di Krsko dista 140 chilometri da Trieste.

L'impianto, costruito negli anni settanta, desta piu' di qualche perplessita', scrivono i consiglieri del Carroccio, in fatto di adeguatezza agli standard di sicurezza, mentre Lubiana, nonostante le pressioni di componenti ambientaliste slovene che ne chiedono la chiusura, avrebbe intenzione di mantenere in funzione la centrale fino al 2023.

Un incidente con fuoriuscita radioattiva a Krsko potrebbe avere gravissime conseguenze per il territorio e la popolazione del Friuli-Venezia Giulia e allora i firmatari dell'interrogazione chiedono alla Giunta di attivarsi per ottenere dal Governo di Lubiana serie e documentate rassicurazioni sullo stato di manutenzione e sull'affidabilita' dell'impianto.

In vista del prossimo ingresso della Slovenia nell'Unione Europea, chiedono poi alla Giunta di fare dei passi a livello comunitario per ottenere garanzie sulla compatibilita' di Krsko con gli standard di sicurezza dei Paesi europei che utilizzano l'energia nucleare.

Fonte: www.regione.fvg.it/asp/comunicati/reposit/consiglio/1999/199910064001915.htm



 	 CENTRALE NUCLEARE DI KRSKO, INTERROGAZIONE DI LUANA ZANELLA

LUNEDÌ 7 FEBBRAIO 2005
La parlamentare dei Verdi Luana Zanella ha presentato una interrogazione sulla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia.
da Olol


Interpellanza urgente

Al ministro della salute
Al ministro degli affari esteri
Al ministro dell'ambiente e tutela del territorio

per sapere, premesso che:

nella città di Krsko, in Slovenia, è in funzione una centrale nucleare con un reattore Westinghouse da 632 MW che fin dall'inizio dell'attività, iniziata nel 1983 con 5 anni di ritardo sui tempi previsti, a causa di disfunzioni tecniche, ha manifestato numerosi problemi di funzionamento. Tale centrale nucleare dista solo 150 km dalla città italiana di Trieste e 230 da Venezia, è costruita in una zona che, per la presenza di faglie, risulta a alto rischio sismico e, per questo motivo, potrebbe non resistere a una scossa sismica superiore al VI° grado della scala Richter;

secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo n°230 del 17 marzo 1995, modificato e integrato dal D.Lgs 241/2000, lo Stato deve provvedere alla tutela della popolazione potenzialmente esposta a eventi incidentali negli impianti nucleari, siti sul territorio nazionale e non, tramite la realizzazione di Piani di emergenza (art. 115), parte fondamentale dei quali è la campagna d'informazione obbligatoria della popolazione cui deve essere consentito, in ogni momento, l'accesso alle informazioni senza doverle richiedere (art. 129 e 130);

responsabile dell'attuazione dei dispositivi dei Piani di emergenza e dell'informativa alla popolazione previsti dalla legge è il Prefetto, che si avvale di un Comitato formato da rappresentanti delle forze dell'ordine, dei Vigili del Fuoco, del Servizio Sanitario Nazionale, del Genio Civile, dell'Esercito, della Marina, dell'ANPA, degli Enti Locali;

il Prefetto dott. Goffredo Sottile con nota del 25 novembre 2004, in risposta a Roberto Giurastante, presidente provinciale dell'associazione Amici della Terra per il Friuli Venezia Giulia, comunica che: "…non sono stati predisposti Piani di emergenza espressamente dedicati a eventuali incidenti che dovessero interessare l'impianto elettronucleare di Krsko";

alla delegazione composta da Sandro Metz, consigliere regionale dei Verdi in Friuli Venezia Giulia, dallo stesso Roberto Giurastante e dall'interpellante, recatasi il giorno 29 novembre 2004 presso la prefettura di Trieste per avere ulteriori delucidazioni in merito, non viene fornita alcuna ulteriore chiarificazione da parte del Vice Prefetto delegato all'incontro. Viceversa, il Console sloveno a Trieste, Josef Susmelj, presso la cui sede la medesima delegazione, nella stessa data, si recava, provvedeva a consegnare alla stessa documentazione relativa alla centrale di Krsko e il programma del governo Sloveno relativo alla dismissione dell'impianto (comunque prevista non prima del 2024);

il 3 febbraio 2003, il Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e delle attività illecite a esso connesse, Paolo Russo, ritenendo di particolare interesse il dossier degli Amici della Terra, si rivolgeva al Procuratore della Repubblica di Trieste Nicola Maria Pace per sollecitare un'inchiesta, le cui indagini vennero affidate alla DIGOS di Trieste. Nonostante dalle indagini emergesse che, a seguito di una grave omissione collettiva da parte delle istituzioni, i cittadini non potevano, come loro diritto, ricevere informazioni essenziali per tutelare la loro salute e la loro vita, il Procuratore Pace chiedeva l'archiviazione dell'inchiesta, richiesta accolta dal Tribunale di Trieste nell'ottobre 2003;

gli Amici della Terra presentavano anche, il 30 giugno 2003, una denuncia alla Commissione Europea contro l'Italia per violazione delle direttive 89/618 - 90/641 -92/3 - 96/29 EURATOM, sulle misure di sicurezza nei confronti di impianti nucleari in funzione e sull'informazione pubblica sui rischi connessi al nucleare. L'inchiesta, tuttora in corso, veniva affidata alla Direzione Generale Energia e Trasposti (Unità H4 Protezione Radiazioni);

una Commissione Internazionale, nominata su pressione di Austria e Italia per verificare gli standard di sicurezza della centrale, già nel 1993 espresse 74 raccomandazioni su cambiamenti tecnici e procedurali necessari per adeguare l'impianto alle più severe normative dell'UE;

il problema della mancata attuazione del decreto rimane ed è confermato anche da Guido Bertolaso, responsabile del Dipartimento della Protezione Civile, che, in una lettera in risposta all'esposto di Amici della Terra, chiarisce che la Protezione Civile ha svolto quanto di sua competenza e aggiunge che la parte riguardante la campagna informativa è affidata alla Commissione permanente del Ministero della Salute che, fino a questo momento, è inadempiente;

le conseguenze della mancata campagna di prevenzione sarebbero gravissime in caso di fall-out radioattivo alla centrale di Krsko: la nube radioattiva potrebbe raggiungere Trieste in sole due ore dall'incidente e, complessivamente, verrebbero colpite circa 30 milioni di persone di cui circa 5 milioni a rischio di vita immediato (dati forniti dall'associazione "Amici della Terra");

allo stesso modo l'Associazione ambientalista denuncia l'inadeguatezza delle strutture sanitarie, che dovrebbero essere attrezzate con centri di decontaminazione per l'accoglienza delle persone, con sale predisposte appositamente per il lavaggio dei pazienti, che dovrebbero essere, nei casi più gravi ospedalizzati e curati con iodoprofilassi. Gli interventi di decontaminazione per essere efficaci e avere qualche speranza di successo devono essere realizzati nelle ore immediatamente successive all'irradiazione del paziente;

se non ritengano urgente e doveroso attuare nel più breve tempo possibile le procedure di applicazione del Decreto Legislativo n° 230 del 17 marzo 1995, modificato e integrato dal D.Lgs 241/2000, in attuazione delle Direttive 89/618/Euratom e 96/29/Euratom, art. 130, riguardante la campagna informativa per la popolazione civile;

se non ritengano di dover accertare i responsabili dei ritardi nell'attuazione di detto Decreto, ritardi che si configurano molto gravi a fronte del rischio sempre più elevato a cui la popolazione è ancora esposta;

se non ritengano, anche in sede di Unione Europea, di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per verificare lo stato reale della centrale e l'esistenza di adeguate condizioni di sicurezza e garantire l' incolumità dei cittadini che vivono nelle aree a rischio, per la sicurezza dei quali resta viva la preoccupazione.

Luana Zanella

Fonte: http://www.verdiveneto.it/article.php3?id_article=1001
(Luana Zanella è attualmente vicepresidente dei deputati Verdi)


Rigassificatori nel golfo di Trieste: dalla Slovenia molti no ed una idea.

Dato che i progettati rigassifìcatori nel golfo di Trieste ri­schiano di avere un impatto ambientale anche sulla Slovenia, Lubiana vuole essere coinvolta anche formalmente in tutte le attivi­tà legate alla pianificazione e costruzione dell’impianto. Una richie­sta ufficiale in questo senso è stata già inviata a Roma, al ministero italiano per l’Ambiente. Podobnik ha annunciato inoltre una serie di incontri bilaterali e la messa a punto di un parere sulla documentazione relati­va all’impatto ambientale elaborata finora dalla parte italiana. L’intervento del ministro Podobnik è l’ultimo episodio di un’autentica levata di scudi contro i due impianti di rigassificazione nel Friuli Venezia Giulia, in particola­re contro il progetto del rigassificatore su una piatta­forma off-shore al centro del Golfo di Trieste, dunque a pochi chilometri dalla costa slovena.

Gli ambientalisti sloveni sostengono criticano anche il rigassificatore sulla costa, nei pressi di Muggia, per cui la Slovenia ha ormai poco tempo per intervenire, se vuole bloccarne la costruzione. A nome delle iniziative ci­vili, l’ex sottosegretario slo­veno agli esteri Franco Juri ha ricordato che l’Italia ha previsto, per il futuro, la co­struzione di ben 11 impian­ti di rigassificazione, di cui 3 nell’Adriatico.

Sarebbe pertanto necessario, secon­do Juri, un approccio coordi­nato da parte di tutti i tre paesi interessati alla tutela dell’Alto Adriatico: Italia, Slovenia e Croazia.

Una del­le soluzioni potrebbe essere quella suggerita dall’asso­ciazione croata Eko-Kvarner, che preve­de un impianto comune per tut­ti e tre i Paesi, in mare aperto, a una trentina di chilometri dalla costa istriana a sud di Pola, dove ci sono già delle piattaforme che si potrebbe­ro sfruttare per il terminal. “Sarebbe senz’altro una so­luzione più adatta - sostie­ne Juri - rispetto al golfo di Trieste, specchio di mare troppo limitato per un im­pianto di questo tipo”.

Contro il progetto del rigassificatore nel golfo di Trieste si è espresso, pochi gior­ni fa, anche il presidente slo­veno Janez Drnovšek. Il ca­po dello stato, ospite di un’ associazione di ambientali­sti, ad Ancarano aveva boc­ciato il terminal perché “dannoso per l’ambiente, dannoso per il Golfo, danno­so per il mare”

13/11/2006
www.istriadalmazia.it/archivio-id.asp?fx=view&id=110