Verona: comunicato del Movimento Nonviolento



VERONA: TUTTO PREVEDIBILE. E PREVISTO. PURTROPPO

E' NECESSARIA LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA

Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

Gentili signore e signori,
sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione
l'editoriale che aprira' il fascicolo di domani del notiziario telematico
quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 25 luglio 2005

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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MAO VALPIANA: TUTTO PREVEDIBILE. E PREVISTO. PURTROPPO

[Da Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" ed animatore della "Casa
della nonviolenza" di Verona, riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato
redatto a nome del Movimento Nonviolento (per contatti: e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)]

Il triste epilogo della manifestazione di  sabato 23 luglio a Verona era
gia' scritto nell'ambiguita' della convocazione che legittimava "ogni tipo
di linguaggio antifascista".
Nei giorni precedenti la manifestazione abbiamo lavorato per dare
un'impostazione completamente diversa, che rappresentasse davvero una
novita':
- la convocazione doveva venire dal Sindaco, che rappresenta tutta la
citta': quando un veronese viene aggredito e picchiato, sono tutti i
veronesi che subiscono una violenza;
- nell'appello di convocazione doveva emergere chiaramente la condanna di
tutte le violenze, e la scelta della nonviolenza come unica via praticabile
per estirpare il cancro fascista.
Purtroppo le nostre richieste sono rimaste inascoltate, e per questo non
abbiamo partecipato ad una iniziativa che non offriva garanzie di serieta'.
Infatti si e' voluto impostare la manifestazione pubblica con uno spirito di
parte, di gruppo, di fazione, per di piu' lasciando aperta la porta anche a
chi non ha mai condannato la violenza, ma anzi se ne e' fatto protagonista
(alcuni centri sociali di Padova, Vicenza, Mestre). Sono errori
imperdonabili: era evidente che cosi' facendo dal corteo sarebbero nate
rabbia anziche' indignazione, intolleranza anziche' dialogo, violenza
anziche' nonviolenza.
Dal punto di vista della nonviolenza la manifestazione (che avrebbe dovuto
essere un dialogo corale con la citta') non avrebbe nemmeno dovuto avere
inizio fino a che anche un solo manifestante teneva il volto coperto e
nascosto; alla prima vetrina colpita e distrutta la manifestazione doveva
essere sciolta, e bisognava organizzare immediatamente una colletta per
ripagare i danni; alle prime scritte criminali comparse sui muri delle
Regaste ("fascista impara, la P38 spara", "Ramelli e' solo il primo della
lista"), gli organizzatori avrebbero dovuto chiedere alle forze dell'ordine
di fermare ed arrestare gli autori; allo scoppio della bomba carta bisognava
fermarsi, fare autocritica e chiedere scusa a tutti i cittadini.
Tutto cio' non e' accaduto, perche' non e' stata fatta con coraggio e
chiarezza la scelta nonviolenta, che e' forza della verita', che e'
nonmenzogna, che e' dialogo, che e' soluzione positiva dei conflitti.
*
Qualche decennio fa alcuni slogan criminali come "uccidere un fascista non
e' reato" portarono poi alla tragedia del rogo di Primavalle, e al macabro
elenco di giovani, "compagni" o "camerati", morti sul campo. Quella strada
si e' rivelata una sconfitta per tutti. Oggi si deve imboccare la via della
nonviolenza, che e' amore per la vita, la verita', rispetto di ogni persona.
Il solo, vero, unico linguaggio antifascista e' quello della condanna senza
appello della violenza, che e' l'humus nel quale il fascismo cresce, la
legge del piu' forte. Il fascismo non ha paura della violenza, perche' in
essa cresce. Il fascismo teme la civilta', la parola, la cultura, la
democrazia, le idee, perche' non le sa contrastare. La nonviolenza e'
antifascismo. L'antifascismo e' nonviolenza.
Se non ci sara' la scelta nonviolenta chiara, limpida, esplicita,
inequivocabile, cristallina, senza ambiguita', senza cedimenti, come scelta
unica e assoluta, non ci sara' possibilita' di uscire dalla spirale della
violenza, che tutto coinvolge, distrugge e abbrutisce. O nonviolenza o non
esistenza.
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Ma la nonviolenza non si improvvisa. Essa va studiata, approfondita,
meditata, vissuta. Alla nonviolenza ci si esercita, nella pratica
quotidiana, a partire da se stessi. Dobbiamo estirpare la violenza dentro di
noi e intorno a noi, iniziando dai gesti e dalle parole. E' una strada
lunga, che i movimenti e i partiti che si dicono per la pace devono
imboccare se non vogliono tradire la loro stessa esistenza e condannarsi al
fallimento.

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Notizia su Mao Valpiana

Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la
redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax  0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha
promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria
italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo
autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra
richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario.

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