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dal presidio di pace a nablus



Nablus Giovedi 28 Agosto 2003 ore 14:44:45 
"Il bisogno di raccontare agli 'altri', di fare gli 'altri' partecipi, aveva assunto tra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari". 
(Primo Levi - Se questo e' un uomo)


Assistere al dispiegameno dei mezzi militari in una citta' come Nablus, fa seccare le parole.
Questa non e' una operazione antiterrorismo, e' solo una volgarissima rappresaglia.

Un'altro tentativo di fiaccare le speranze dei palestinesi, di aumentarne la frustrazione.
Un'altro miserabile tentativo per sfamare la voglia di vendetta delle parti piu' retrive della societa' israeliana, i religiosi ultraortodossi, obiettivo dell'ultimo attacco kamikaze.

Cionostante, in questa fase dell'intifada assistiamo ad un'interessante evoluzione.
La resistenza armata, sconfitta duramente in questi anni, sta incominciando a cedere il passo ad un forma di resistenza che ricorda la prima intifada.
L'intifada e' ritornata alla disobbedienza civile e alla resistenza degli shebab che lanciano pietre contro i mezzi corazzati, mentre si rafforza la visibilita' di quella rete di associazioni che insieme a forme tradizionali come la famiglia, le comunita' di villaggio, le moschee, etc. costuiva insieme ai comitati popolari e ai partiti la base di resistenza all'occupazione della prima Intifada. 
Questa rete risponde ai bisogni materiali della popolazione, contribuisce a tenerne alta la fiducia e rappresenta una straordinaria risorsa per il futuro dei palestinesi 

La nostra giornata comincia con la riunione con i volontari del Medical Relief: ci viene illustrata la situazione per le notizie di cui si dispone. I soldati stanno conducendo un'altra operazione militare nel centro della citta' vecchia.
Sara' un'altra giornata di disagi per gli abitanti di Nablus, negozi chiusi, gente tappata nelle case, e il continuo rumore dei mezzi militari.
In giro per la citta' ci sono solo gli shebab, i ragazzi che lanciano le pietre, l'unica resistenza contro la quarta potenza nucleare del mondo, l'esercito piu' potente del Medio Oriente.

Insieme agli altri volontari ci dividiamo in gruppi per portare medicine alle famiglie...se i soldati ce lo consentono.. essere pronti per il primo soccorso in caso di necessita'.

Gli israeliani usano una forza proporzionale al grado di offesa che ricevono, se tiri una pietra contro un mezzo corazzato, ti sparano un proiettile di gomma, qualsiasi offesa contro un soldato si riceve per risposta una scarica di M16.
Questi lavori sono generalmente affidati ai Drusi:
arabo-israliani con una loro religione particolare (una specie di setta distaccatasi dall'Islam che crede in Gesu' Cristo) che sono particolarmente vogliosi di dimostrare la loro fedelta' allo stato d'Israele, gli israeliani li ricambiano con i lavori piu' sporchi.
Sono unita' druse a controllare le frontiere, le loro unita' di polizia militare si distinguono per il colore piu' scuro delle jeep e le luci blu anziche' gialle.

Quando arrivano sono sempre guai.

Accompagnamo Maroof uno dei volontari piu' esperti del Medical relief.
Andiamo nei pressi dei gruppi di shebab che tirano pietre contro i carri armati e le jeep corazzate. Ogni strada ha un gruppetto di ragazzini, alcuni piccolissimi, che passano il tempo a scherzare tra di loro, giocare a pallone, pronti a lanciare le pietre quando passano le unita' militari protette dai loro scudi di acciaio.

Il lancio delle pietre e' un'atto perlopiu' simbolico.
Pericoloso solo per chi le tira.
E' il ribaltamento della figura biblica di Davide e Golia.
Le pietre sono la loro terra.

Con Maroof ci appostiamo nei pressi di un gruppo di ragazzini, a volte si sta fermi per ore, senza che accada nulla.
Tanto meglio.
Il posto che Maroof individua e' in una delle aree nevralgiche della citta'.
I bambini sono, come sempre incuriositi dalla nostra presenza, scherziamo un po' con loro, anche per allontanare la tensione.
Improvvisamente i piu' grandi si agitano, raccolgono le pietre, sta arrivando una jeep dei Drusi.
Succede tutto in pochissimi secondi.
Due esplosioni, proiettili di gomma con l'anima in ferro.
Un ragazzo schizza abbondantemente sangue dall'occhio, i volontari in pochissimi secondi estraggono le medicazioni. Maroof chiama l'ambulanza del Medical Relief.
Un'altro ragazzo viene medicato: e' stato colpito alla spalla.
Arriva l'ambulanza, i due ragazzi vengono fatti salire, sono incredibilmente calmi.

Per terra sangue.
I drusi sono li', fermi al centro della piazza, incolumi...
...protetti nel loro scudo.

Piu' tardi, in serata, abbiamo saputo che il ragazzo (16 anni) ha perso l'occhio.