[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Menzogne di guerra



Da "Liberazione", domenica 29/9/02:

MENZOGNE DI GUERRA

Bugie e vittime della Nato nel conflitto del Kosovo in un libro di Elsaesser

Tonino Bucci

<<E' chiaramente lo spettro di Auschwitz, dei campi di sterminio nazisti
- cio' che non sarebbe dovuto apparire mai piu' nel mondo - che attraverso
le immagini e le parole che le accompagnano, s'intende evocare: i
"nazionalisti serbi" sono come i nazisti, Milosevic e' come Hitler>>. Come
questo meccanismo di identificazione sia stato applicato
sistematicamente da giornali, radio e televisioni dei paesi della Nato,
ben prima dello scatenarsi dei bombardamenti sulla Jugoslavia, e'
documentato nel volume di Juergen Elsaesser, Menzogne di guerra. Le bugie
della Nato e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo, in uscita per
le edizioni La Citta' del Sole (pp. 190, euro 11,00) e presentato giovedi'
a Roma su iniziativa del coordinamento nazionale per la Jugoslavia,
insieme all'autore stesso.

<<Negli stessi giorni in cui all'Aja - scrive Andrea Catone nella
prefazione al volume - cominciava in pompa magna e mondovisione il
processo del secolo contro l'ex presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic... appariva sui giornali la notizia che il
Pentagono aveva elaborato "un piano di disinformazione rivolto a Paesi
amici e nemici">>.

E' lo stesso quotidiano cattolico "l'Avvenire" a riportare in Italia la
notizia di una <<guerra di bugie del Pentagono>>, di un <<Ufficio di
influenza strategica creato dal Pentagono dopo l'11 settembre>> in vista
di <<un'offensiva su scala mondiale per cercare di presentare la politica
Usa in una luce positiva nei confronti di amici e avversari>>.
Distorsioni, manipolazioni di cifre, montature fotografiche, mettono in
moto <<l'enorme mole di menzogne prodotte a proposito della Jugoslavia>>,
che ancora oggi continua <<a circolare pressoche' impunemente sul mercato
mediatico, per sostenere e supportare l'operazione orchestrata dai
governi dei paesi Nato>>.

Era stato gia' un giornalista belga, Michel Collon, (nel volume Poker
Menteur, Epo) a smascherare l'agenzia americana Ruder&Finn, attiva
nell'inventare l'immagine di una nuova Auschwitz, di un nuovo genocidio
in piena Europa alle soglie del XXI secolo. <<La nazificazione dei serbi,
il paragone tra Milosevic e Hitler - ha spiegato Juergen Elsaesser alla
presentazione del suo libro - e' stata particolarmente efficace in
Germania. Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale ci si e'
potuto riscattare partecipando a una coalizione antinazista>>.

Non possono essere sottaciute le responsabilita' di paesi come <<Germania,
Austria e Vaticano che all'inizio degli anni '90 sono stati i piu' attivi
nel favorire la disintegrazione della Jugoslavia, riconoscendo per primi
l'indipendenza di Croazia e Slovenia, mentre altri paesi, tra cui gli
stessi Stati Uniti, propendevano per il mantenimento della Federazione.
E' stato sufficiente che sloveni e croati affermassero "non siamo
jugoslavi" per appoggiare la loro secessione. Questo processo si spiega
con calcoli economici: le due repubbliche, piu' ricche, hanno preferito
l'indipendenza per non dividere le risorse con il resto piu' povero della
Jugoslavia. Croazia e Slovenia hanno fatto valere la posizione
geografica: la prima favorita dall'industria turustica sulle proprie
coste, la seconda dalla vicinanza ai mercati occidentali. E' la stessa
politica egoista e antisociale di Umberto Bossi quando distingue la
ricca Padania dal resto dell'Italia>>.

E', quindi, la politica estera europea ad aver fomentato instabilita' e
secessioni interne alla Jugoslavia, ad aver creato le condizioni per un
intervento "umanitario". Anche le strategie economiche internazionali,
imposte dagli Stati piu' forti, hanno indotto il governo jugoslavo a
privatizzare settori un tempo sotto il controllo statale. Sono stati
colpiti i salari, e' cresciuto il debito con l'estero ed inasprito il
contrasto tra regioni ricche e regioni povere.

Elsaesser ripercorre - corredato da atti ufficiali del governo americano,
dell'Onu, di giornali occidentali, di Nato, Osce e Unhcr - i passaggi
essenziali nella campagna massmediatica per imporre all'opinione
pubblica occidentale l'equazione tra nazismo e governo jugoslavo. I
primi antefatti di questa costruzione che aprira' il passaggio alla
guerra giusta, necessaria e "umanitaria" vengono fatti risalire al
conflitto bosniaco, da Srebenica (1995) fino a Racak (1999) e
all'imbroglio delle trattative di Rambouillet. Come approdo della
mobilitazione di giornali e agenzie c'e' l'invenzione di una nuova
Auschwitz, in nome della quale la Nato ha giustificato la propria
aggressione, 600 missioni aeree al giorno, pallottole all'uranio, bombe
sulle industrie chimiche di Pancevo e sulla Zastava, distruzione di
ponti e centrali elettriche, di acquedotti e reti fognarie, di scuole,
ospedali, ospizi, asili, stazioni.

Infine, su altri due aspetti si sofferma Elsaesser. Il primo e'
l'invenzione da parte del ministro tedesco socialdemocratico della
difesa Scharping, pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, di un
ipotetico piano serbo - chiamato "ferro di cavallo" - per scacciare
l'intera popolazione albanese dal Kosovo. Un espediente per mostrare
all'opinione pubblica che l'aumento dei profughi non era dovuto alla
guerra, ma a progetti di pulizia etnica. L'altro aspetto e' la
<<riservatezza>> dell'esercito tedesco <<nei confronti dell'Uck>>. <<Un anno
dopo gli attacchi aerei della Nato contro la Jugoslavia - cosi' la
testimonianza di poliziotti tedeschi - in Kosovo e' fiorente la
criminalita' organizzata. Ex combattenti dell'Uck fanno traffico di
droghe e uomini ed estorcono tangenti. L'Onu sembra impotente e blocca
le sue stesse indagini>>. <<Il Kosovo odierno - sintetizza Elsaesser -
incarna l'immagine fascista di un paese "puro". Tutte le minoranze non
albanesi sono state cacciate via. La Croce rossa internazionale denuncia
una cifra di 200mila persone costrette ad abbandonare il paese: tra loro
ci sono serbi, ma anche altre minoranze, turchi, ebrei, rom. Per quanto
in passato la situazione in Kosovo, sotto il governo Milosevic, non
quadrasse del tutto, e' evidente che la guerra ha portato ad un
peggioramento. Nonostante tutto esisteva una societa' multiculturale,
tutte le minoranze avevano diritti di cittadinanza e parlavano la
propria lingua. E' la guerra che ha scatenato la pulizia etnica>>.