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le prospettive della sinistra - Intervista dei TdG a Bertinottidal Forum Mondiale



DOPO MORETTI, L'APRILE DELLA SINISTRA

Vi invio in allegato, dal nostro inviato a Porto Alegre, un'intervista a
Fausto Bertinotti sul "movimento dei movimenti" e sui suoi effetti sui
partiti politici e sulla sinistra.
Vi ricordo che questo, come tutti i nostri servizi e i dossier dell'Agenzia
sono liberamente riproducibili, in tutto o in parte, da qualsiasi media
purché venga citata la fonte (Agenzia nazionale di informazione "Testimoni
di GeNova"), l'autore (nel caso di articoli firmati) e dandone
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e contatti: testimonidigenova@noprofit.org
grazie per l'attenzione
sergio segio
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AGENZIA D'INFORMAZIONE TESTIMONI DI GENOVA


Un popolo si è rimesso in cammino: ora non si torna più indietro
Solo i movimenti possono spingere la sinistra a riflettere e a cambiare

Dal Forum Mondiale, parla Fausto Bertinotti

… Quando la notte si fa più profonda, si fa più vicina l'alba
… Proprio mentre si affermava il "pensiero unico", contro questa
restaurazione capitalistica cresceva un nuovo soggetto: il popolo di
Seattle, il movimento dei movimenti: un fenomeno durevole
… La globalizzazione ha anche prodotto una crisi nei tradizionali partiti
comunisti, ha spostato la socialdemocrazia sulle posizioni neocentriste e
neoliberiste. Questo apre spazi

Dal nostro inviato a Porto Alegre 2002.
Tra le decine di migliaia di persone presenti al Forum Sociale Mondiale di
Porto Alegre erano presenti anche alcuni esponenti di partiti politici di
vari Paesi. Con uno di questi, Fausto Bertinotti, segretario del partito
della Rifondazione Comunista italiano, abbiamo  parlato del significato e
del valore politico del FSM e del rapporto tra il movimento mondiale
sociale e il mondo dei partiti, cioè tra cosiddetta società civile e
professionisti della politica, rapporto piuttosto difficile e complesso.

Cosa rappresenta questo Forum Sociale Mondiale, giunto alla sua seconda
edizione?
Siamo di fronte a un fenomeno che merita di essere capito più a fondo e
approfondito. Certo, il FSM ha la natura dell'evento, non è un ordinario
episodio delle relazioni nel mondo della politica e/o nel mondo sociale. In
realtà è un evento straordinario, perché esprime una novità saliente che è
intervenuta nell'era della globalizzazione. Noi siamo di fronte a un fatto
assolutamente nuovo che fa ricordare il vecchio adagio che avevamo
accantonato perché sembrava troppo rassicurante: "Quando la notte si fa più
profonda, si fa più vicina l'alba". In pratica, è successo qualcosa proprio
nel momento in cui la globalizzazione capitalistica neoliberale sembrava
essere irresistibile nella sua ascesa, quando fondava pensiero unico, nuove
tecnocrazie di comando, tendenza all'esclusione e all'inclusione, nuove
forme di egemonia culturale ed era persino indifferente all'aumento degli
squilibri territoriali, all'aumento della distanza tra povertà e ricchezza,
alla concentrazione di malattie terribili nei Paesi poveri, al ridursi
delle tutele anche di civiltà del mondo del lavoro nei Paesi più
sviluppati. Malgrado tutti questi tragici effetti, questa grande
rivoluzione capitalistica restauratrice riusciva a proporsi, come diceva Le
Monde Diplomatique, come "pensiero unico".

...E questo buio pesto è stato rischiarato?
In qualche modo sì, perché proprio mentre si affermava inesorabilmente il
"pensiero unico", stava nascendo dentro e contro questa restaurazione
capitalistica un nuovo soggetto: il cosiddetto popolo di Seattle, il
movimento dei movimenti che, comunque lo si voglia chiamare, è un fenomeno
durevole, non episodico, porta il linguaggio e i segni di una generazione,
muove dalla critica degli effetti di questa rivoluzione capitalistica
restauratrice per parlare, come dice il suo slogan, di "un altro mondo
possibile" e diventa protagonista della possibile rifondazione della
politica. Ed eccolo qui, questo straordinario laboratorio che è Porto
Alegre e che esprime questa soggettività.

Eppure, questa grande novità costituita dal movimento che si incontra al
FSM sembra non essere colta dal mondo dei partiti politici, che anzi spesso
prendono le distanze in modo netto.
Il punto principale è la discriminante che il movimento ha costruito, ed è
una discriminante precisa: contro la guerra e il terrorismo, e contro le
politiche neoliberiste. Questa discriminante ha attraversato il mondo
politico dei partiti ma, a parte alcune eccezioni (come il Partido dos
Trabalhadores brasiliano, che ospita il FSM o come il partito della
Rifondazione comunista italiano, che fin dall'inizio sono interni a questo
movimento), il rapporto è difficile perché il movimento propone una riforma
della politica. Io penso che noi siamo dentro a una grande crisi della
politica, frutto della stessa globalizzazione che ha scardinato, rotto,
devastato spazi nazionali, tessuti democratici, compromessi democratici.
Tutto ciò ha aperto una crisi nei tradizionali partiti comunisti e ha
spostato la socialdemocrazia con la "terza via" lungo un asse
sostanzialmente neocentrista e neoliberale. Quelli che hanno resistito,
però, oggi trovano finalmente un interlocutore che cambia tutta la
situazione: questo movimento di movimenti.

Quindi un movimento potenzialmente così forte da mettere in crisi l'attuale
globalizzazione del "pensiero unico" e da costringere i partiti a
riflettere?
Penso proprio di sì. La manifestazione di apertura del FSM ha detto quello
che doveva dire: una grande comunità, un grande popolo che va dai Sem
Terra, alle Organizzazioni non governative di ogni tipo, alle associazioni
cattoliche, ad alcuni partiti, a centinaia di migliaia di cittadini... è
veramente un fatto straordinario! C'è un popolo che si è messo in cammino.
In questo cammino ci saranno grandi sfide da fronteggiare nella politica,
nel movimento stesso, ma il punto saliente e decisivo è questo: un popolo
si è rimesso in cammino e non si torna più indietro. [enrico panero]