[Pace] 6 agosto 1945



Articolo di Francesca Ciarallo

Il 6 agosto del 1945 veniva sganciata la bomba atomica su Hiroshima, qualche giorno dopo sarebbe toccato a Nagasaki.

Qualche anno fa, il 6 agosto, la spiaggia di Gaza era un tripudio di palloncini colorati, quelli lanciati dai bimbi del REC (Remedial Educational Center) idealmente verso i bimbi di Hiroshima che avevano subito la stessa tragedia. La condivisione, anche del dramma, aiuta a sentirsi meno soli e negletti.

Il REC è una piccola Ong guidata da una grande persona, Husam Hamdouna. Il REC è un esperimento educativo all'avanguardia, una sorta di Barbiana palestinese. E' nel campo profughi di Jabalia, a Gaza city, il posto più densamente popolato al mondo. Se penso a Jabalia non ho tante definizioni, è semplicemente impensabile.

Indipendente e laica, il REC insegna a bambine e bambini a sviluppare senso critico e partecipazione, accettare le differenze e aprirsi al mondo. Insegna la nonviolenza e a non odiare l'altro, l'israeliano.
 
Quando la scuola è stata distrutta, i soldati israeliani hanno scritto sulla lavagna: "Sorry ragazzi, abbiamo distrutto i vostri giocattoli. Siete nati nel posto sbagliato nel momento sbagliato".
 
Husam ha organizzato un incontro con le famiglie e ha chiesto di non dire ai bambini che gli israeliani avevano deliberatamente distrutto i loro giochi: per non instillargli desiderio di vendetta. "Non vogliamo allevare una generazione che odia". Il rapporto con le famiglie è essenziale, soprattutto con le madri, "le donne hanno la vita dentro, loro sono davvero capaci di cambiare la società".
"Ma ai media, ai politici, alla comunità internazionale ... a chi interessa il REC? - mi chiedeva Husam - Palestina fa rima con terrorismo".

A chi interessa il REC?
Allora questo 6 agosto vorrei ricordarlo così, con questi bimbi. Vorrei dire loro che non sono soli.
Perchè la memoria è un atto di libertà. Fa sì che il futuro non sia schiavo del passato.

"Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri". 
Don Lorenzo Milani

 


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