le guerre dell'occidente democratico



Una onesta analisi del solito Massimo Fini sui  nostri interventi ( mai dire  guerre) umanitari.

sebastiano

 

intervista a Massimo Fini, giornalista e scrittore

I propri valori non sono assoluti

Ciao, sono Massimo Fini, sono uno scrittore e giornalista. In Siria si riproduce esattamente la situazione libica. C’è effettivamente un malcontento in Siria dopo tanti anni di dittatura di Assad, ma sono stati mandati, come sono stati mandati in Libia, agenti provocatori inglesi, francesi, fornite le armi a questi rivoltosi e può finire più o meno come è finita in Libia, dove solo un dittatore poteva tenere insieme realtà tribali infinite, realtà tribali religiose, etniche completamente diverse, è un po’ come era in Iraq con Saddam, perché l’Iraq è stata un’invenzione cervellotica degli inglesi, hanno messo insieme tre comunità che non avevano niente a che vedere tra di loro: curdi, sunniti e sciiti e quindi solo un potere molto forte, in questo caso particolarmente sanguinario.Adesso c’è una lotta tra sunniti e sciiti. A parte il fatto che gli americani hanno regalato parte dell’Iraq all’Iran, sono la maggioranza degli sciiti, contraddicendo una politica di 25 anni anti-iraniana. Lo schema è lo stesso e credo che l’esito sarà più o meno lo stesso. L’attacco alla Siria ha un interesse maggiore per il cosiddetto Occidente perché è un preludio all’attacco all’Iran che nella visione occidentale, non si capisce bene perché, è il capostipite dell’asse del male, semplicemente perché è un modo diverso, un mondo diverso, c’è una teocrazia che non è una democrazia, ma non è neanche una dittatura. 
Per quanto riguarda le manifestazioni che in questi giorni si susseguono, questo documentario (su Maometto, ndr) è semplicemente una scintilla, un pretesto. C’è in giro, ed è ovvio, un odio antiamericano per le ingerenze continue e costanti dell’America e di tutto l’Occidente. In realtà la cosa non è di oggi, è circa un secolo che l’Occidente si inserisce in quel mondo. Dopo gli attentati terroristici a Londra, il sindaco di Londra che si chiamava Livingstone “il Rosso”, molto amato dai suoi cittadini dice: “
Sì, gli attentati terroristici sono una cosa terribile, inaccettabile, ma se la Gran Bretagna avesse dovuto subire 100 anni di ingerenze dal mondo musulmano, credo che io sarei un terrorista britannico”. 
Certamente il problema è che continuamente, sia dal punto di vista proprio militare che economico - perché naturalmente abbiamo interessi etc., - ma anche dal punto di vista ideologico continuiamo a premere su questo mondo, perché si omologhi al nostro. La questione della donna è esemplare, si vorrebbe che la donna musulmana diventasse come quella occidentale. Ora il mondo musulmano si regge su un particolare ruolo della donna, è la loro storia, potranno cambiarla, forse, ma devono cambiarsela loro, non noi imporgliela, è come se un ipotetico Ayatollah venisse qui e dicesse: “
Voi non avete nessun rispetto della dignità della donna, perché la esibite a pezzi e bocconi in pubblicità, nei film etc., la vendete come quarti di bue in macelleria”, noi gli diremmo: “Caro Ayatollah, il problema, ammesso che sia un problema, ce lo risolviamo noi, non sei tu che devi venire a insegnarcelo!”. 
Oltre al fatto delle armi, degli interessi, parlo per l’Occidente in buonafede, c’è questa convinzione di avere i valori migliori, i valori assoluti, che abbiamo non solo il diritto, ma il dovere di portare agli altri mondi, ai mondi altri, diversi dal nostro, che è una concezione assolutamente totalitaria, tanto più grave perché viene da un mondo che si dice e si crede liberale – democratico. E’ molto ingenuo pensare che i propri valori, perché propri, sono assoluti e i migliori, anche un Nuer del sud del Sudan potrebbe dire la stessa cosa… C’è questa continua invadenza del mondo occidentale nei mondi altri, l’Africa in questo modo è stata distrutta perché i neri africani avevano culture molto raffinate, belle, ma non essendo monoteisti, erano anche fragili da un certo punto di vista, l’Islam che ha una cultura molto forte cerca di resistere. 
Questo lo dico, non ho nessuna particolare simpatia per la cupa religione musulmana, non ho simpatia per nessuna delle tre grandi religioni monoteiste, però questi hanno una forza che i neri del centro Africa non avevano e quindi tentano di resistere. 
Quindi quali potrebbero essere i tempi o cosa dovrebbe succedere? Lo diceva persino Luttwak, giornalista americano molto vicino alla CIA, in un’intervista alla stampa dell’altro giorno che gli occidentali dovrebbero smetterla di ingerirsi nelle vicende del mondo arabo – musulmano. Poi c’è la vicenda gravissima dell’Afghanistan che non viene quasi considerata, perché gli afgani sono sì musulmani, ma non sono né arabi, né cristiani, né ebrei, quindi se ne può fare carne di porco. L’altro giorno dei droni hanno scambiato delle donne che stavano raccogliendo nel bosco, nella foresta, mi pare che stessero raccogliendo pinoli, per un gruppo di talebani. Hanno sparato e ne hanno uccise 13, noi siamo i grandi difensori della dignità della donna, non mi sembra un buon modo per difendere la donna, poi questo avviene perché siamo diventati talmente vigliacchi che non mandiamo fuori le truppe di terra, lì la cosa è avvenuta perché c’è un attacco talebano a un avamposto, mandiamo fuori gli aerei e sempre più spesso i droni che sono aerei senza pilota, senza equipaggio, comandati a 10 mila chilometri di distanza e facciamo queste cose.

Tu hai il petrolio, io lo voglio! 

Per gli afgani questo modo di combattere è talmente vigliacco che per loro è inconcepibile e quindi ha compattato intorno ai talebani anche gente che talebana non era affatto, per cui sono diventati moltissimi, oggi praticamente quasi tutto il popolo afgano. Questo modo di combattere è una delle ragioni per cui l’Occidente sta perdendo la guerra in Afghanistan. 
C’è un bel libro di Pellizzari che si intitola “
La battaglia al tempo delle more” che racconta molto bene - lui è stato sul campo a lungo dal 1974 inviato de “Il Messaggero” come questa mentalità occidentale si scontri con un’altra mentalità che è completamente diversae che noi non riusciamo assolutamente a capire e è il motivo per cui tutti gli eserciti, anche più forti britannico, sovietico, adesso questo occidentale, poi finiscono per essere sconfitti, qui ci vorrà più tempo perché la sproporzione di armi tra i due schieramenti, questi hanno le armi, è un esercito robotico, ipertecnologico, ipersofisticato.
La mia generazione è costretta a rimpiangere tutto, anche la vecchia Unione Sovietica, nel senso che l’Unione Sovietica faceva da contraltare. Le due superpotenze in qualche maniera si paralizzavano a vicenda. Se voi notate dal 1989 da quando crolla l’impero sovietico, gli Stati Uniti e gli occidentali hanno inanellato 8 guerre, prima Guerra del Golfo, Bosnia, guerra alla Serbia, tra le più incomprensibili, almeno per noi europei, Afghanistan, Iraq, Somalia, poi ancora Somalia attraverso l’Etiopia e poi la Libia, poi adesso si preparano a attaccare in qualche modo la Siria e poi come obiettivo finale c’è l’Iran. 
C’è il fatto che essendo il mondo occidentale assolutamente in crisi, non solo economica, ma in crisi totale di valori, la guerra è da sempre uno dei modi per uscire da una crisi economica. L’industria bellica è un volano dell’economia, loro hanno bisogno di svuotare arsenali sulla pelle della gente, degli uomini, delle donne, dei bambini, non gliene frega assolutamente un cazzo alla cultura superiore. Quello che fa orrore in tutta questa faccenda è che se fosse una sana politica di potenza, dichiarata come tale: “
Tu hai il petrolio, io lo voglio!” E’ sempre mascherata invece da principi etici, principi morali, è l’ipocrisia di queste guerre che secondo me è la cosa più ripugnante! 
Noi facciamo la guerra con cattiva coscienza, non la dichiariamo, la chiamiamo in altro modo per azioni umanitarie, non credo che le persone ci caschino più. Questo è ciò che fanno le leadership occidentali, prendiamo l’Italia, c’è un art. 11 che è chiarissimo che noi ripudiamo la guerra, a meno che non sia di difesa, naturalmente, come è ovvio, com’è giusto e siamo in Afghanistan con 4.200 soldati, facciamo guerre di aggressione che non potremmo fare secondo Costituzione, ma la Costituzione è in realtà una carta straccia che si manipola come si vuole, che credo sia uno dei motivi della serpeggiante rivolta in Italia contro la politica. 
La libertà ha un valore se si conquista con le proprie mani, la rivoluzione libica è fallita perché in realtà non l’hanno conquistata i rivoltosi, l’hanno conquistata i bombardieri Nato, nel caso della Siria se c’è una guerra civile, a un certo punto chi ha veramente l’appoggio della popolazione finisce per prevalere, quindi è una forma in realtà molto più democratica, se vogliamo, a un certo punto si assesta in qualche modo. Così non si assesta niente, cova sempre qualcosa sotto, è come è successo in Egitto, in Egitto c’era un’autentica rivolta popolare, è stata trasformata in un golpe militare, poi adesso è stato eletto questo fratello musulmano il quale però non è libero di muoversi, siccome l’esercito egiziano riceve finanziamenti enormi dagli Stati Uniti, è una specie di duarchia. 
Se l’Egitto o la Tunisia o qualsiasi altro Paese di quell’area si sente musulmano, è musulmano, Finché questi non ci attaccano, non c’è nessuna ragione di attaccare, che poi è la teoria della guerra preventiva di Bush.

 

Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di valeria.sonda at alice.it
Inviato: domenica 23 settembre 2012 12:23
A: pace at peacelink.it
Oggetto: [pace] Centomila pistole Beretta per l’esercito Usa

 


http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1061323/seul-accordo-per-missili-usa.shtml

accordo per missili usa a seul

09:34 - La Corea del Sud e gli Stati Uniti sono sulla dirittura d'arrivo per la firma di un accordo che raddoppierà la gittata dei missili balistici di Seul in modo da rafforzare le difese contro la Corea del Nord. Secondo la stampa sudcoreana la portata dei missili passerà dagli attuali 300 km a 800 km, in modo da coprire tutto il territorio della Corea del Nord.

----Messaggio originale----
Data: 23-set-2012 10.47
Ogg: Centomila pistole Beretta per l’esercito Usa

Centomila pistole Beretta per l’esercito Usa

di Antonio Mazzeo

 

Maxi-commessa negli Stati Uniti d’America per l’azienda leader italiana produttrice di armi da guerra leggere. Il dipartimento di U.S. Army ha comunicato l’affidamento a Beretta USA Corporation, la società controllata dalla holding con sede negli States, di un contratto per il valore di 64 milioni di dollari per la fornitura di 100.000 pistole M9 calibro 9mm, la versione americana della famosa 92FS Parabellum. L’intera produzione avverrà nei prossimi cinque anni negli impianti Beretta di Accokeek, Maryland, dove sono attualmente impiegati 300 lavoratori.

“Questo ordinativo è un’ulteriore conferma dell’interesse e del supporto delle forze armate americane per la nostra pistola”, ha dichiarato Ugo Gussalli Beretta, presidente di Beretta Holding. “La M9 rimane l’arma di riferimento di U.S. Army e supporterà le truppe sul campo per i prossimi anni”. Entusiasta pure Gabriele de Plano, vicepresidente di Beretta USA Corporation, che ha dichiarato di “non vedere l’ora” di poter lavorare con l’esercito statunitense “per personalizzare l’attuale configurazione della pistola M9 con le soluzioni a disposizione per i nuovi modelli 92A1 e 96A1”, ampliando l’offerta e i business.

Ad oggi, sono oltre 600.000 le Beretta M9 già consegnate alle forze armate e di polizia Usa. Il Dipartimento della difesa è uno dei clienti esteri più consolidati della holding fondata quasi cinquecento anni fa a Gardone Val Trompia (Brescia). La prima importante commessa risale al 1979, quando fu consegnata una partita di pistole modello 92 al reparto d’assalto speciale “SEAL Team 6” della Marina militare. Nel 1985 fu invece sottoscritto un contratto del valore di 75 milioni di dollari per la fornitura di 315.930 pistole M9 ai reparti dell’esercito, della marina, dell’aeronautica militare, del Corpo dei marines e della U.S. Coast Guard. Per avviare la produzione in serie delle pistole d’ordinanza, i Beretta dovettero costituire nel 1987 la corporation sussidiaria con sede negli Usa.

Due anni più tardi, giunse un ulteriore ordine di 50.000 pistole 92FS da parte della polizia federale e delle unità assegnate al pattugliamento e controllo delle frontiere. Altre 18.744 pistole modello 92FS furono consegnate nel 2002 alla U.S. Air Force, mentre tre anni più tardi Beretta Usa Corporation sottoscrisse 13 differenti contratti con il Pentagono, tra cui quelli per la fornitura di 60.000 pistole M9 all’aeronautica e all’esercito Usa e 3.500 pistole modello M9A1 e 140.000 special al Corpo dei marines. Nel settembre del 2007, U.S. Army e U.S. Navy fecero un nuovo ordine di 10.576 pistole 92FS.

Nel febbraio 2009, Beretta Usa Corporation ricevette dal Pentagono una commessa di 450.000 pistole M9 e relative munizioni, per un valore complessivo di 220 milioni di dollari, “il maggiore contratto d’acquisto di pistole dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, come fu rilevato dalla stampa statunitense. Ventimila di quelle pistole furono poi trasferite da U.S. Army al ricostituito esercito iracheno.

La produzione di Beretta Holding S.p.a. copre ormai quasi tutta la gamma delle armi leggere: rivoltelle, doppiette e fucili a canne sovrapposte, fucili da caccia e sportivi, carabine, fucili d’assalto, pistole mitragliatrici e ad azione semiautomatica. Il noto Gruppo della Val Trompia dichiara di occupare 2.600 unità e controlla direttamente altre aziende che operano nel settore delle armi portatili (Sako, Uberti, Stoeger, Benelli Armi e Franchi). Il bilancio per l’esercizio 2011 di Beretta Holding ha evidenziato un utile netto consolidato di 31,2 milioni di euro (27 milioni nell’esercizio 2010). Il fatturato è stato pari a 481,8 milioni di euro con un +7% rispetto all’anno precedente. “Al conseguimento di questo risultato hanno principalmente contribuito le vendite al settore civile e sportivo, ma il settore difesa ed ordine pubblico conferma al 18% circa la propria incidenza sul giro d’affari complessivo”, scrivono i manager nell’ultima relazione annuale. “Per quanto riguarda la distribuzione geografica del giro d’affari, i mercati esteri continuano a pesare per circa il 90% del fatturato consolidato; oltre il 45% del totale è riferibile al Nord America”.

Le armi Beretta sono in dotazione alle forze armate e di polizia di innumerevoli paesi al mondo. In Italia, Polizia di stato, Carabinieri e Guardia di finanza sono armati con le 92SB. Nella confinante Francia, la Gendarmerie Nationale e l’Armée de l’Air hanno adottato invece il modello 92G (110.000 pistole consegnate a partire del 1987). In Spagna è stata la Guardia Civil a sottoscrivere nel 2002 un accordo con Beretta per la fornitura di 45.000 pistole 92FS. Quarantamila le pistole dello stesso genere consegnate invece alla polizia nazionale turca.  Nell’aprile del 2007, la holding italiana ha pure firmato un contratto per la fornitura alla polizia di frontiera canadese delle pistole semiautomatiche Px4 Storm. Il fucile d’assalto Beretta ARX 160 è stato adottato di recente da alcune unità dell’esercito del Turkmenistan, mentre il fucile a pompa semiautomatico Benelli M3 è andato ad armare i militari neozelandesi. “La nuova fornitura all’esercito statunitense, il più importante del mondo, rappresenta per noi una sorta di passaporto per ottenere commesse di moltissimi altri paesi”, ha dichiarato Carlo Ferlito, direttore generale di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta. L’annuncio-speranza di chissà quali nuovi affari per gli insaziabili produttori e mercanti di strumenti di guerra “leggeri” delle valli bresciane.

 

 

 

 



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