Siria: ennesima strage, inanto all'ONU USA e UE dicono NO all'ipotesi di guerra e propongono sanzioni



1 STRAGE DI REGIME: SECONDO I MANIFESTANTI PIU’ DI 120 MORTI IN UN VILLAGGIO

 

(ANSA) Gli attivisti dei comitati di coordinamento locale siriani denunciano sul proprio sito un nuovo massacro da parte delle forze fedeli al regime: è di almeno 122 morti il bilancio della strage nel villaggio di Tremseh, nella martoriata regione di Hama. Secondo al Arabiya, i morti nel villaggio sono oltre 200.

Le vittime sarebbero in gran parte civili, gli altri membri dell'esercito siriano libero (Esl) che cercavano di "difendere le proprie famiglie". Il villaggio, scrivono ancora gli attivisti, "é stato prima bombardato, a partire dalle 5 del mattino, per molte ore". Poi, "come a Hula il 25 maggio scorso, quando i morti furono 108, molti i bambini e le donne, sono entrati in azioni i miliziani filo-regime, che a colpi di coltello e armi da fuoco" avrebbero sterminato intere famiglie all'interno delle proprie case. Non è possibile verificare indipendentemente le notizie. Se il massacro a Tremseh venisse confermato, si tratterebbe della strage più sanguinosa dall'inizio della rivolta contro il regime di Bashar al Assad. I comitati locali siriani fissano a 189 i morti nella sola giornata di oggi.

2 MURO CONTRO MURO ALL'ONU - Al termine di una prima giornata di trattative in Consiglio di sicurezza dell'Onu su una nuova risoluzione sulla Siria sembra profilarsi un muro contro muro tra Russia e Paesi occidentali: sul tavolo ci sono due testi diversi, e ben pochi punti in comune.

La delegazione russa nei giorni scorsi ha fatto circolare al Palazzo di Vetro una bozza di risoluzione che prevede il rinnovo per tre mesi del mandato della missione di osservatori dell'Onu (Unsmis), ma non prevede alcuna forma di pressione su Damasco o sulle forze ribelli. A loro volta, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia hanno proposto un testo che stabilisce un ultimatum di dieci giorni al regime di Damasco per smettere di usare le armi pesanti contro le città ribelli, altrimenti verrà applicato il capitolo VII della Carta dell'Onu. Il capitolo VII autorizza azioni che vanno dalle sanzioni economiche e diplomatiche fino ad un intervento militare.

Gli Stati Uniti hanno messo in chiaro che la minaccia riguarda sanzioni economiche, ma Mosca ha già affermato che la la bozza proposta dagli occidentali è "inaccettabile". Si tratta di un testo che "non è equilibrato e richiede l'adempimento degli impegni solo da parte del governo siriano, mentre non dice praticamente nulla sugli impegni dell' opposizione", ha affermato il viceministro degli esteri Ghennadi Gatilov. "Noi crediamo che questo progetto non risponda allo spirito e alla lettera del comunicato di Ginevra, né al contenuto del piano di piace di Kofi Annan, quindi per noi è inaccettabile", ha detto.

Anche il vice ambasciatore russo all'Onu, Alexander Pankin, ha affermato che il capitolo VII è per Mosca "una linea rossa", su cui non si può negoziare. Il mandato dei circa 300 osservatori dell'Unsmis scadrà il prossimo 20 luglio e una decisione sul suo futuro dovrebbe in teoria essere raggiunta prima di tale data. Al momento, si prevede che il Consiglio di Sicurezza venga chiamato al voto il 18 luglio, mercoledì prossimo.

3 LA NATO CHIEDE ALLA RUSSIA UNA SOLUZIONE POLITICA

(ANSA) - PRISTINA, 11 LUG - Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha chiesto alla Russia di impegnarsi per facilitare una soluzione politica alla crisi in Siria. "La Russia ha la responsabilita' di facilitare una soluzione politica e di servirsi della sua influenza su Damasco per facilitare una tale soluzione politica'', ha detto Rasmussen nel corso di una visita a Pristina, in Kosovo.

Il dubbio è cosa voglia fare la Russia: sostenere ancora Assad? E’ difficile pensare che duri ancora per molto il regime, che possa reprimere la rivolta e tornare come prima, solo con qualche modifica trascurabile, è molto difficile, può tirare avanti ancora un po’ di mesi, forse un anno ma penso sia il caso di metterci nell’ottica che il processo in atto in Siria sia irreversibile, che il regime crollerà, più o meno lentamente, con una trasformazione della situazione più o meno grande . La Russia non vuole perdere il controllo sulla Siria, sua roccaforte nel Mediterraneo e per questo impedirà una noflyzone o una guerra ONU. Forse spera davvero in una transizione pacifica come da piano di Annan. Forse sta lavorando per fare cedere Assad. Difficile da capire. Certo è che se il regime crollasse sotto i colpi degli insorti armati il destino della Siria sarebbe imprevedibile sia per l’Occidente sia per la Russia.

Lorenzo Galbiati