Siria,ufficiale:soldi al CNT per esercito da Qatar e Arabia Saudita



 La Stampa         eSTERI
02/04/2012 - IERI A ISTANBUL IL SECONDO VERTICE DEI PAESI «AMICI»

Siria, uno stipendio per i ribelli “Servirà ad attrarre i disertori”

Soldi anti-Assad dai Paesi 
del Golfo. Gli Usa e l’Europa:
da noi solo aiuti umanitari

MARCO BRESOLIN
Sì al piano presentato da Kofi Annan, ma a patto che vengano fissate scadenze precise per il rispetto dei sei punti fissati. La seconda riunione degli «Amici della Siria», che ieri ha riunito a Istanbul i 74 Paesi che partecipano alla conferenza internazionale, ha dato «pieno appoggio» al piano di pace - che prevede «il cessate il fuoco», il ritiro dalle città e chiede di consentire l’accesso degli aiuti umanitari - approvato ma non ancora applicato da Assad. Ma la vera novità di giornata arriva dal Consiglio Nazionale Siriano, la coalizione che raggruppa l’opposizione, riconosciuto dagli Amici come «principale interlocutore»: i membri dell’esercito siriano libero (Esl) riceveranno uno stipendio. Una notizia che potrebbe servire ad attrarre eventuali disertori che attualmente ancora militano tra le file delle forze militari di Assad.

«Il Cns si prende in carico il pagamento degli stipendi di tutti gli ufficiali, soldati e “resistenti” che fanno parte dell’Esl», ha affermato il presidente del Cns, Burhan Ghalioun. In realtà l’aiuto finanziario arriverà dall’esterno, ufficiosamente soltanto da alcuni Paesi arabi: si parla di cento milioni di dollari in arrivo da tre o quattro Paesi del Golfo. Ufficialmente, quindi, dagli Amici non arriverà alcun sostegno di tipo militare ai ribelli: gli Usa si sarebbero infatti opposti alle richieste di Arabia Saudita e Qatar, temendo un’escalation di violenza. Ci saranno invece aiuti «umanitari» e «organizzativi» (circa 176 milioni): il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha spiegato che verranno fornite «apparecchiature di comunicazione» per documentare la repressione e «collegarsi al mondo esterno».

Ma la stessa Clinton ha prospettato «serie conseguenze» se non cesseranno le uccisioni degli oppositori La mattinata ad Istanbul accompagnata da una manifestazione di 300 sostenitori del regime di Damasco - si era aperta con l’intransigenza del premier turco Erdogan, il quale aveva espresso la sua contrarietà al piano di Annan e a quello della Lega Araba perché «non prevedono le dimissioni di Assad», ribadendo la necessità di «armare i siriani». Lo stesso segretario generale della Lega Araba, Nabil al Arabi, aveva chiesto di lanciare «appelli simultanei al Consiglio di sicurezza perché prenda una decisione vincolante ai sensi del capitolo 7 della Carta dell’Onu», che può prevedere l’intervento in un Paese in caso di «minacce alla pace». Proprio oggi Kofi Annan parlerà al Consiglio di sicurezza dell’Onu per «fissare un limite temporale» al piano di pace. «Il regime sarà giudicato dai fatti e non dalle sue promesse», si legge nel documento sottoscritto ieri a Istanbul dai partecipanti (assenti Cina, Russia e Iran), che nelle prossime settimane si incontreranno in Francia.

Il sottosegretario italiano agli Esteri, Marta Dassù, ha sottolineato che anche tra i Paesi arabi ci sono «forti differenze» sull’ipotesi di armare l’opposizione siriana e ha inoltre espresso la «preoccupazione dell’Italia per l’accentuarsi di una guerra civile», anche perché potrebbe scatenare un «effetto regionale difficile da controllare», con un chiaro riferimento al Libano, dove è schierato un contingente italiano. Intanto in Siria si continua a morire: almeno 34 vittime ieri, tra cui 15 membri delle forze governative.