Siria. La mia opinione sull'intervista al dott. Dachan Mohamed Nour, delegato per l'Italia della Coalizione Siriana di Sostegno alla Rivolta Siriana



Ho letto l'intervista al dott. Dachan Mohamed Nour, delegato per l'Italia della Coalizione Siriana di Sostegno alla Rivolta Siriana.

L'intervista è su
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/NotizieCommenti_1328690852.htm

Dell'intervista non mi convince il modo con il quale il delegato affronta il nodo principale: la questione della lotta armata.

Riporto la risposta alla domanda specifica.

Domanda: Che rapporti avete con l'Esercito Siriano di Liberazione?

Risposta: Bisogna specificare meglio la denominazione: si chiama Esercito Siriano Libero, vuol dire che sono soldati, sottufficiali e ufficiali che hanno scelto di rifiutare di sparare alla gente comune disarmata e non è un esercito di guerra, ma ha solo l'obiettivo di difendere le manifestazioni. Si è costituita una commissione bilaterale che ha cominciato la collaborazione tra il CNS e l'esercito libero.

Su questo punto ci sono delle evidenze: l'Esercito Siriano di Liberazione (o Libero) che avrebbe "solo l'obiettivo di difendere le manifestazioni" è solo un buon proposito del dott. Dachan Mohamed Nour. I fatti dicono altro.


OMICIDIO DEL GIORNALISTA JACQUIER (UN CIVILE)

Il giornale francese Le Figaro ha indagato sulla morte del giornalista francese Gilles Jacquier, inviato di France 2 a Homs, mercoledì 11 gennaio 2012. Un responsabile dell'opposizione siriana in Francia ha ammesso che si era trattato di «una bestialità» dell'Esercito Siriano Libero.
La traduzione dell'articolo de Le Figaro è su

http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7553-giornalista-francese-ucciso-in-siria-sono-stati-i-ribelli.html

Sull'uccisione del giornalista francese ha indagato anche un team di osservatori internazionali confermando questa pista. Si può vedere qui: http://lists.peacelink.it/news/2012/02/msg00015.html



RAPPORTO DEGLI OSSERVATORI

Ma a smentire che l'Esercito Siriano di Liberazione faccia ricorso ad azioni militari solo per autodifesa sono tutti i fatti che vengono riportati nel rapporto stilato a seguito della missione degli osservatori internazionali. Cito solo alcuni passi.

A Dera'a e Homs, la Missione ha visto gruppi armati commettere atti di violenza contro le forze governative, causando morti e feriti nelle loro file. In certe situazioni, le forze governative hanno risposto agli attacchi condotti con forza contro di loro. Gli osservatori hanno notato che alcuni dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti.

A Homs, Hama e Idlib, le missioni degli osservatori hanno assistito ad atti di violenza commessi contro Forze governative e civili, che hanno causato diversi morti e feriti. Esempi di tali atti includono il bombardamento di un autobus di civili, che ha  ucciso otto persone e ferito altri, tra cui donne e bambini, e il bombardamento di un treno che trasportava gasolio. In un altro incidente a Homs, un autobus della polizia è stato fatto saltare in aria, uccidendo due ufficiali di polizia. Sono stati bombardati anche una conduttura di carburante e alcuni piccoli ponti.

Sono tutte invenzioni degli ossevatori internazionali o manipolazioni del loro capo missione?


RICORSO AD ASSALTI DELIBERATI CON LANCIARAZZI

Ma a smentire questa visione edulcorata della lotta armata difensiva sono le stesse azioni dell'Esercito Siriano di Liberazione che ha rivendicato attacchi in piena regola con armi che tutto sono tranne che armi difensive. Lo testimonia l'agenzia stampa Reuters (vedere http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE7AF00520111116). "Membri dell'Esercito libero siriano hanno sparato con lanciarazzi e mitragliatrici". Così descrive un attacco deliberato. Ma di documentazione di attacchi deliberati ve ne sono ormai tante.


IL PRECARIO ACCORDO FRA CNS E FAZIONI ARMATE SIRIANE

Tutto questo ha creato una notevole tensione fra il CNS e l'Esercito Siriano di Liberazione, che hanno raggiunto un accordo ma che in realtà è un compromesso verbale, fatto di buoni propositi. Le crepe evidenti fra CNS e ASL (Esercito Siriano di Liberazione) si possono cogliere da questa analisi de Le Figarò: http://hurricane_53.ilcannocchiale.it/post/2701278.html

Non voglio assolutamente mettere in dubbio le qualità umane del dott. Dachan Mohamed Nour che - credo sinceramente - non vorrebbe mai che vi fossero attacchi deliberati con morti e feriti. Ma tra i suoi desideri e la realtà c'è un abisso. Poi però non specifica se è contrario ad attacchi deliberati contro poliziotti e soldati. E se è contro azioni di sabotaggio.


IL NODO IRRISOLTO DELLA LOTTA ARMATA: L'ESEMPIO DELL'UCK E DELLA LIBIA OGGI

Temo che la lotta armata faccia fra le sue vittime proprio quelli che credono alla sua funzione "umanitaria" in contesti in cui - come la Siria - occorre avviare un serio negoziato. La missione degli osservatori aveva aspetti di efficacia indubbia proprio per l'aspetto negoziale, che traspare in tutte le pagine del Rapporto che PeaceLink ha pubblicato in home page.
La lotta armata complica le cose anziché risolverle. E - lo insegna la storia del Kosovo con i difficili rapporti fra Rugova e l'UCK - quando un domani gli insorti vincessero con la lotta armata, temo che accadrebbe quello che è accaduto in Kosovo e che accade ora in Libia: sparatorie fra i vincitori. Lotte sanguinose per il controllo del potere, senza esclusioni di colpi.
E a vincere - alla fine - sono i più criminali.
Non so se avete letto quello che è accaduto in Kosovo. Non si va a fondo solo per evitare il putiferio politico. Ci sono cose orribili di cui non si parla, come il traffico di organi.
L’accusa di un traffico di organi espiantati a prigionieri di guerra serbi era stata lanciata nel 2008 da Carla Del Ponte, ex procuratrice del Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia, nel suo libro “Io e i criminali di guerra”. Si veda: http://www.ticinolive.ch/esteri/marty-uck-responsabili-traffico-dorgani-1609.html
Triste epilogo della guerra umanitaria che doveva far vincere i "buoni" e punire i "cattivi".
Rugova temeva per la propria vita e andava in giro con la scorta armata della Nato.
Le faide in Kosovo ieri e in Libia oggi non si contano.

Così come per la Palestina occorre puntare sul negoziato e sulla nonviolenza, non sui gruppi armati.
Se questo è valido per la Palestina lo è anche per la Siria.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink