Qualcosa di nostro



Qualcosa di nostro

E sì; non bastano le manovre finanziarie a ripetizione. 
C’è bisogno di qualcosa di nostra politica iniziativa da rimetterci. 
Ad esempio, i sabati sera: intoccabili, indispensabili, necessari; da trascorrere con gli amici, il partner, i familiari ovvero ognuno coi fatti suoi.
Usare sistematicamente quelle sacre ore della settimana per fare invece politica: disobbediente, antagonista, conflittuale, d’opposizione, viva. Sarebbe un’attività pubblica direttamente a carico della e sulla nostra pelle.

La Resistenza, dopo settant’anni, sembra essere diventata una toccante canzone; ci sono state zone dove ha voluto dire – oltre che martirio – anni di vita su per i monti. 

Bene. Se non ci mettiamo qualcosa di nostro, che vada contro la giostra messa in piedi da Gianni Letta e Fedele Confalonieri, non ne usciamo.

Carlo Galli e Gustavo Zagrebelsky, Nadia Urbinati ed Ezio Mauro, vanno per la loro strada cantilenante: Felicità della democrazia, Liberi ma uguali, ecc.
I filosofi ai Festival parlano di fantasia e di natura.
Referendum ed elezioni amministrative si vincono. 

Benissimo. 

Ma seppur l’opposizione vincesse striminzitamente le prossime politiche cosa cambierebbe? 

Abbiamo visto che Obama è un centrista: questo è il massimo che un sistema può lasciar passare e sopportare. Il potere non può farsi battere senza reagire in tutti modi ma neppure rischiare mettendosi in gioco ad ogni votazione.

Per Aristotele: “è possibile affermare e negare a proposito dei medesimi oggetti e attributi; non solo, ma è possibile affermare ciò che non è come se fosse e negare ciò che è come se non fosse”.

Noialtri, che si fa? Si va ancora avanti cosi?
  
2/10/11 – Leopoldo BRUNO