si apre la nuova fase ANTINUCLEARE europea - contro la crisi



Ogg: si apre la nuova fase ANTINUCLEARE europea - contro la crisi

 

Magari quanto andrò ad evidenziare è fuori dall’agenda emersa il 9 luglio, all’Assemblea nazionale del Comitato “VOTA SI’ PER FERMARE IL NUCLEARE, e quindi del prossimo settembre, quando il suddetto comitato deve ritrovarsi come “FORUM DELL’ENERGIA”, non lo so.

 

Ma spero e credo che noi, cittadini attivi, ci si dimostri tanto ragionevolmente elastici da sapere adattare la nostra agenda ai “segni” ed alle necessità dei tempi.

 

La prima cosa che osservo è che, ovviamente, il nucleare non è finito, come per lo più si dà per scontato all’interno del suddetto FORUM: il mostro ferocissimo è solo ferito, e si tratta di “finirlo”, per l’intanto, in Europa, dove la partita è del tutto aperta, per non ritrovarcelo di nuovo in Italia. E prima di quanto non ci si aspetti.

 

Il referendum è stato vinto perché, appunto, ANTINUCLEARE, in virtù del sacrosanto e ragionevolissimo spavento della gente seguito a Fukushima.

 

Non possiamo confondere (per fortuna, dico io) l’atteggiamento e le opinioni del corpo elettorale con la “narrazione” ambientalista delle associazioni tipo Legambiente, WWF, Greenpeace ed altre!

 

Rispettare la volontà popolare, espressasi col voto referendario, vuol dire perciò, in primo luogo, proseguire a portare a compimento la battaglia ANTINUCLEARE.

 

Il governo italiano deve prendere posizioni in ciò coerenti all’interno della UE.

 

L’ENEL deve cessare di perseguire progetti nucleari all’estero.

 

Ed il “vecchio” nucleare che grava ancora sull’Italia deve essere messo in condizioni di nuocere il meno possibile (vedi, tra le altre cose, il via vai delle scorie da Caorso, Trino, Latina, eccetera; e la questione del deposito unico).

 

In seconda battuta si presenta la questione del “nuovo paradigma energetico”.

 

Qui punterei non sulle “narrazioni” ma su obiettivi politici chiari per il nostro Paese: il 100% di energia da FER (Fonti energetiche rinnovabili) radicalizzando, su questo aspetto, “i tre venti entro il 2020” della UE.

 

Obiettivi – specialmente il 100% da FER - da perseguire nazionalmente e localmente.

 

L’opzione per l’energia alternativa va proposta come parte integrante ed essenziale di una nuova economia “ecologica”, e socialmente più giusta, indispensabile per uscire dalla crisi guardando alle vere esigenze popolari (che non devono subire i diktat della dittatura finanziaria che si sta imponendo a livello europeo).

 

E’ su questo terreno, dei bisogni vitali che si contrappongono alla follia della Borsa, che possiamo e dobbiamo lavorare a costruire un movimento unitario dei movimenti del popolo “indignato”.

 

Tenendo sempre presente che ormai la scala su cui i problemi vanno affrontati e risolti è quella europea.

 

O ci attrezziamo alla svelta per questa sfida a larga (e dura) scala o prepariamoci – me ne convinco sempre di più - ad assistere a foschi scenari: la disgregazione dell’Entità politica europea, la disarticolazione di vari Stati nazionali (anche l’unità d’Italia potrebbe saltare, perché no), il dilagare delle culture razziste e violente che hanno portato all’orrore di Oslo.

 

Quello che, con Guido Viale e con altri che hanno scritto sul "Manifesto", voglio dire è che penso che la situazione sia molto più grave di quanto non immaginiamo nel dolce desiderio di proclamarci vincitori “definitivi” (in particolare sul nucleare) e di cullarci sugli allori.

 

Ci vengono richieste scelte coraggiose e responsabilità straordinarie per mesi ed  anni che si annunciano critici (quindi “formidabili”, se sapremo cogliere l’occasione).

 

Ragion di più  per costruire l’unità utile e vera a partire da un dibattito franco ed aperto.

 

Ho l’impressione che già a settembre, dopo un nuovo accanimento della speculazione contro l’Italia e contro l’euro, di fronte al prospettarsi di nuove “manovre” (forse post-tremontiane), verrà fuori una divisione politica molto più sostanziale rispetto a quella sull’espressione “bene comune”.

 

Ogni soggetto individuale e collettivo, volente o nolente, dovrà, per forza di cose, rispondere alla seguente domanda: il debito pubblico da oltre 1.800 miliardi dobbiamo pagarlo o no con le modalità che ci vengono richieste dagli attuali patti UE e dalla BCE?


(Il conto che ci viene presentato da "Euro plus" è di 900 miliardi di euro da pagare, per cominciare, in rate annuali da 45 miliardi di euro, dal 2014 in poi).
 

Modalità che prescrivono tagli “sanguinosi” ai beni pubblici, privatizzazione selvaggia dei beni comuni, finanziamenti alle lobby che costituiscono i capisaldi dei vecchi modelli di “crescita”?

 

(Naturalmente chi vuole restare fuori dal mondo e dai nuovi movimenti sociali è e sarà padronissimo di farlo. Per quanto mi riguarda, lucido la mia tenda con la quale andrò ad unirmi ai – prevalentemente - giovani che si stanno “accampando” in tutta Europa…)

 

Grazie per l’attenzione e che cento critiche fioriscano!

 

 

Alfonso Navarra, obiettore alle spese militari e nucleari

 

Cell. 340-0878893

 

PS – A Milano come Coordinamento Energia Felice, questa volta, invece di mercoledi ci riuniamo, dalle ore 17.00,  giovedi pv, in via Borsieri, 12, presso lo Spazio Kronos. Segue solita “pizzata”.