Deve cadere la discriminazione cittadino-straniero



Sul prossimo numero di Rocca, un articolo di Raniero La Valle sulle ultime migrazioni dal Nordafrica, termina con questo brano, di cui segnalo l'importanza.

Deve cadere la discriminazione cittadino-straniero.

Enrico Peyretti, Torino


 

 

È chiaro però che devono essere trovate altre risposte, che certamente non riguardano solo l'Italia, che ne è la porta aperta sul Mediterraneo, ma tutta l'Europa. E l'altra risposta che l'Europa può dare è di non negare l'asilo e di integrare nel più breve tempo possibile i nuovi arrivati nel tessuto sociale e nel lavoro europeo.

Per questo ci vuole una politica, ma essa non sarà possibile se non sarà concepita nel quadro di una politica globale all'altezza della realtà del nostro tempo, e se non sarà reintrodotta con forza nella politica la finalizzazione al bene comune: ma non più del bene comune di una sola società o di uno Stato, ma del bene comune umano universale che la politica deve prendere in carico nell'età della globalizzazione.

Questo vuol dire che il criterio della cittadinanza in base s cui si distinguono i diritti dei cittadini da quelli degli stranieri, è l'ultima discriminazione che deve cadere, dopo che sono state proscritte, almeno in via di principio, le discriminazioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come dice l'art. 3 della nostra Costituzione. E vuol dire riconoscere, nelle istituzioni e nelle leggi, l'unità dell'intera famiglia umana di cui, come diceva profeticamente il Concilio Vaticano II, è diventato unico il destino “senza diversificarsi più in tante storie separate”.

È evidente che ciò comporta non un piccolo riformismo politico, ma un vero e proprio passaggio d'epoca. È impossibile pensarlo? Ma già quando in Italia si preparava la Costituente, c'era la coscienza del grande cambiamento da affrontare; diceva il “grande vecchio” del diritto pubblico italiano, Vittorio Emanuele Orlando, che gli eventi di cui la Costituzione era conseguenza e culmine rappresentavano “una di quelle svolte nella storia dell'umanità che contrassegnano le ere in cui essa si divide”. E adesso ci siamo.

                                     Raniero La Valle