R: [Mir-forum] Re: [MIR-Riconciliazione] Il capo di stato maggiore della Difesa alla Tavola della Pace



grazie enrico, mi fa particolarmente piacere il tuo consenso. 
Ma 
apprezzo anche il dissenso, quando mi sembra provenire da posizioni 
sincere e ben meditate...
Una parabola buddhista sui ciechi e 
l'elefante ci ricorda che la verità ha molte facce e i nostri limiti di 
uomini ci impediscono di coglierla nella sua totale complessità
Ciò non 
toglie che sia nostro dovere ricercarla e - come diceva Gandhi - fare 
"esperimenti" con essa...

----Messaggio originale----
Da: e.pey@libero.
it
Data: 11-mag-2010 2.57 PM
A: <energia at rossovivo.net>, 
<azione at unfuturosenzatomiche.org>, <forum at miritalia.org>, <mir-
riconciliazione at yahoogroups.com>, <semprecontrolaguerra@googlegroups.
com>, <fermiamo-il-fuoco-atomico at googlegroups.com>, 
<alfonsonavarra at virgilio.it>
Cc: "lista Peacelink Pace"<pace@peacelink.
it>, "lista pax christi gr discussione"<paxchristi at yahoogroups.com>, 
"lista nonviolenti"<nonviolenti at liste.retelilliput.org>, "Lista 
Menapace"<lista123lm at gmail.com>, "zanolli elena"<elena.zeta at libero.it>, 
"Zafarana Zaira"<zaira_zafarana at yahoo.it>, "solmi renato"<rsolmi@tin.
it>, "salio nanni"<nanni at serenoregis.org>, "rossi paola"<paola.
rossi1 at fastwebnet.it>, "Rossi Morena"<morena.sky at libero.it>, "Racca Eva"
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mn To"<mir-mn at serenoregis.org>, "Larocca Mariuccia"<mariuccia.
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"Gargano 1 Enzo"<enzo at serenoregis.org>, "Dogliotti Angela"
<maradoglio at libero.it>, "CS 01 Sereno Regis info"<info@serenoregis.
org>, "cosentino silvia"<sicosent at tiscali.it>, "ciavarella 1 giovanni"
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camino at unito.it>, "Cambiano Dario"<dariocam at inwind.it>, "asiatici 
andrea"<and.graz at hotmail.it>, "arcidiacono loredana"<Loredana.
Arcidiacono at alpitourworld.it>, "alba - - alvise e maria chiara"
<alvise_mchiara at alice.it>, "A me 1 Libero"<e.pey at libero.it>
Ogg: [Mir-
forum] Re: [MIR-Riconciliazione] Il capo di stato maggiore della Difesa 
alla Tavola della Pace

Mi sento d'accordo con Alfonso Navarra.
Enrico 
Peyretti, Torino



  ----- Original Message ----- 
  From: 
alfonsonavarra at virgilio.it 
  To: fermiamo-il-fuoco-
atomico at googlegroups.com ; semprecontrolaguerra at googlegroups.com ; mir-
riconciliazione at yahoogroups.com ; forum at miritalia.org ; 
azione at unfuturosenzatomiche.org ; energia at rossovivo.net 
  Sent: 
Tuesday, May 11, 2010 2:08 PM
  Subject: [MIR-Riconciliazione] Il capo 
di stato maggiore della Difesa alla Tavola della Pace


    
  
L'esercito italiano oggi professa una IDEOLOGIA PACIFISTA ma la cosa 
seria la dice il generale Mini: prima definivamo un tempo di guerra, 
oggi viviamo il tempo della guerra. E come Orwell in 1984 la chiamiamo 
pace. 
  Flavio Lotti dovrebbe "rimproverare" al generale Caporini le 
donne e i bambini che arrivano da morti e da feriti nell'ospedale di 
Emergency. Anzi arrivavano perchè quell'ospedale di testimoni scomodi è 
stato fatto chiudere nel modo che sappiamo...
  L'ideologia pacifista 
però non è ancora stata adottata dalle potenze leader della 
coalizazione in Afghanistan che chiamano "guerra" quell'intervento...
  
Non accettano la nostra ipocrisia di forza armata che sta nella 
retrovia per reggere il sacco ai massacri altrui (sotto protezione 
iraniana, finchè dura).
  Io non lo vedo Flavio Lotti fare domande 
scomode con spirito di verità.
  Immagino piuttosto una riedizione del 
1999, quando il Nostro accolse con tutti gli onori D'Alema - tutti i 
riflettori mediatici bene accesi - che aveva le mani grondanti di 
sangue dei bombardamenti "umanitari" su Belgrado fatti per difendere 
(sic) gli albanesi del Kossovo!
  Dialogare è importante, va fatto 
anche con i militari, ma va fatto - ripeto - su basi di verità. Ed un 
dialogo serio è come la carità: essa è autentica quando non si fanno 
risuonare le trombe pubblicitarie dinanzi a sè... 
  Auguri a chi va 
fare da comparsa alla sceneggiata mediatica della Perugia-Assisi.



        IL GENERALE E IL PACIFISTA 11/5/10
        Il capo di stato 
maggiore della Difesa Vincenzo Caporini. alla vigilia della marcia 
Perugia-Assisi, incontra oggi pomeriggio il direttivo della Tavola 
della pace, l'associazione più nota tra i pacifisti italiani 


    da 
"Lettera 22" - Ritanna Armeni, Emanuele Giordana

    Martedi' 11 
Maggio 2010 

    Che il generale Vincenzo Camporini, capo di stato 
maggiore della Difesa, vada nella sede di Libera, l'associazione contro 
le mafie di Don Ciotti, non è cosa che accada tutti i giorni. Ma c’è un’
altra più importante notizia. Ci andrà per incontrare, alla vigilia 
della marcia Perugia-Assisi, il direttivo della Tavola della pace, 
l'associazione più nota tra i pacifisti italiani, quella che organizza 
da qualche lustro la camminata pacifista forse più nota al mondo. Il 
diavolo e l'acqua santa? Una provocazione? O semplicemente il segno che 
i tempi stanno cambiando?
    Aver accettato l'invito dei pacifisti 
italiani, o almeno di una rappresentativa parte di quel mondo, indica 
che qualcosa è cambiato, che due mondi fino a ieri diversi e 
antagonisti si annusano e si vogliono conoscere. Quel che ne verrà 
fuori – se scontro o dialogo – si vedrà.
    L'incontro di lunedì è 
solo un segno dei tempi. Se i pacifisti italiani si interrogano sui 
militari, è evidente che anche i soldati non sono più quelli di un 
tempo. Lo rivela l'inchiesta che inizia con questo articolo. 
    Tutto 
è nato da uno zaino. Lo zaino di un soldato in partenza per l’
Afghanistan. Lo aveva aperto davanti a noi in aeroporto per tirarne 
fuori guide, romanzi, saggi sul paese che stava per raggiungere in 
“missione di pace”. Quello zaino rompeva uno schema e cancellava uno 
stereotipo. Chi lo portava non era il militare rozzo e incolto che 
avevamo visto in tanti film di guerra, carne da macello e inconsapevole 
esecutore di scelte tragiche, inviato in un paese di cui non conosceva 
nulla. 
    E allora sono cominciate le domande . Chi era allora il 
soldato che andava in guerra nel mondo globalizzato dove i conflitti 
sono asimmetrici e l’esercito in divisa si scontra con nuovi spesso 
inafferrabili nemici? Chi era il militare che non deve più difendere i 
confini nazionali dall'invasore ma - se mai - deve tutelare interessi 
economici planetari o – stando alle parole degli stessi militari - 
valori universali, quali pace, convivenza civile, sicurezza globale? E 
ancora: quanto è diverso il militare di oggi, che sceglie un lavoro cui 
accede per concorso o riceve una paga cospicua se impiegato all’estero, 
da chi era costretto alla leva obbligatoria? E – infine - che 
differenza c’è fra le battaglie di ieri, che per dirla con Fabio Mini 
definivano un “tempo di guerra”, e quelle di oggi che si svolgono “nel 
tempo della guerra”?
    Se si guarda alle Forze armate italiane le 
differenze in pochi anni sono diventate talmente profonde che si parla 
senza reticenze di una rivoluzione. Lunga, silenziosa in gran parte 
sconosciuta, ma imponente. Lo affermano con una punta di orgoglio 
generali e soldati. Lo conferma lo stesso Vincenzo Camporini che, pur 
avendo le doti del grande comunicatore, certamente non ama la retorica. 
E che ammette; “I cambiamenti dall'89 sono stati tanti che si può 
parlare di rivoluzione” .
    Naturalmente l’affermazione può essere 
accolta con diffidenza. Le guerre ci sono e, per quanto un esercito 
possa essere cambiato, ci sono le vittime. Spesso innocenti. Tuttavia 
il cambiamento, per quanto sicuramente denso di limiti e ambiguità, è 
evidente. Quel soldato carico di libri e la testa piena di curiosità, 
che parte “in missione di pace” sia pure in una zona di guerra, ha un 
volto ed un’ ideologia diversa da quella del passato. E allora, con 
tutta la prudenza e quella vigile diffidenza che deriva da una cultura 
antimilitarista e pacifista così largamente diffusa nel mondo e in 
Italia, vale la pena di indagare quel cambiamento. E per non farsi 
ingannare dalle sensazioni, cominciare dai dati oggettivi.
    Fino al 
1989 le Forze armate costituivano una barriera difensiva nel caso di 
una invasione dell’Armata rossa. La guerra, per quanto fredda, 
richiedeva un esercito e un nemico. Dopo il 1989 il nemico però 
scompare e la difesa del suolo patrio non può più essere il collante 
ideologico delle Forze armate. Era necessario un nuovo ruolo, una nuova 
ideologia, comportamenti diversi dal passato. Il cambiamento è stato 
per così dire obbligato dal rivolgimento del mondo. L’esercito del 
passato è crollato col muro di Berlino. 
    In secondo luogo dal 2004 
è cambiato l’arruolamento. Non più di leva obbligatoria, tributo che 
ogni giovane – maschio – doveva pagare. La scelta del servizio militare 
è diventata volontaria. Chi la compie soprattutto al sud è spinto dalla 
disoccupazione. Ma alla ricerca del lavoro si aggiunge quella del 
ruolo: il desiderio di trovare senso e ordine alla propria esistenza. 
“I giovani – affermano i comandanti - vengono da noi spesso perché non 
hanno altre possibilità, ma ci restano perché trovano un luogo nel 
quale coltivano interessi e ideali”.
    Il terzo cambiamento 
strutturale è il livello culturale di chi sceglie di lavorare nelle 
Forze armate. I soldati, laureati o diplomati, conoscono le lingue, 
hanno interessi e spirito critico. Vengono addestrati, ma non solo, all’
uso delle armi. Li affiancano psicologi e insegnanti di lingue. Una 
leva di giovani molto diversi da quelli che, secondo Angelo Del Boca, 
durante la guerra di Libia “ vedevano gli avversari come bestie”. 
    
Ma la vera novità è costituita da un collante ideologico che permea la 
vita nell’esercito. Paradosso dei paradossi il collante ideologico è 
oggi la pace Il militare italiano si vive e si concepisce come soldato 
di pace. Questa è la sua missione, il motivo per cui, carico di libri, 
va in Libano, in Afghanistan, Kossovo. Conquistare la pace, preservarla 
conservarla, difenderla: è da questa convinzione, non sappiamo quanto 
profonda o imposta, sicuramente proclamata, che discendono 
comportamenti e approccio sul terreno. Da questa convinzione nasce la 
cosiddetta “diversità italiana” e il nocciolo duro di quella che è 
chiamata “rivoluzione”. E’ in effetti che cosa ci può essere di più 
rivoluzionario rispetto ai millenni passati di un soldato che non ha 
nemici e dice di lottare per la pace? 

    anche su Il Riformista










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