commento elezioni regionali



Questo è in anteprima l'editoriale che apparirà sul n. 371, di aprile, del mensile torinese il foglio (www.ilfoglio.info) (abbonamentifoglio at gmail.com )

Saluti e auguri! Enrico Peyretti, Torino


 

    1. Il risultato elettorale del Piemonte, più che una chiara prevalenza politica, indica la spaccatura verticale della popolazione tra due parti politiche incomponibili, e la divisione tra la città capoluogo e le province regionali. Si diceva nell’epoca dei liberi Comuni che «l’aria di città rende liberi». La comunicazione che ha annullato lo spazio e le distanze non ha annullato del tutto le relazioni sociali e culturali sul territorio, che influiscono sul nostro modo di vedere. È cresciuta in regione la Lega, sono scesi sia Pdl che Pd (www.cattaneo.org ).

    2. La Lega rappresenta lo spirito antisolidale. "Prima i nostri": questa carenza umana percorre come oscura epidemia il nostro popolo, largamente affetto o influenzato dalla miopia dell'egoismo etnico-economico. Federalismo, contro il suo significato storico, è inteso come separazione dai più poveri. Viviamo a contatto immediato col mondo e non abbiamo animo e mente adeguati.   

    3. In Italia cala il Pdl, ma non l’arroganza onnivora che ora si esprime nel rinnovato proposito di deformare la democrazia parlamentare in presidenzialismo personalistico. Dopo le tante leggi ad personam, avremo una Costituzione ad personam? Si sveglieranno i non aggiogati a questo progetto P2, per unirsi a sventarlo? Non è una questione di funzionalità tecnica, ma di diritti politici di partecipazione, e di consapevolezza civile, insomma di dignità dei cittadini. Ciò non esclude una riforma saggia del sistema parlamentare.

    4. L’opposizione dovrebbe imparare che i metodi diplomatici non guadagnano consensi di fronte alla spregiudicatezza, libera da ogni etica di verità, della coalizione governativa impersonata e (finora) dominata dal principe degli affari propri, allergico ad ogni regola. Non rende neppure la decente amministrazione, sotto l’impero dell’immagine, e del facile messaggio risonante, abiti che possono rivestire il vuoto ideale e programmatico, o anche il peggio. Rende di più, presso i liberi cittadini, il prospettare in uno dei vari modi un’alternativa, ma fortemente qualificata sul piano culturale e democratico. Le formazioni di Di Pietro, di Grillo, di Vendola, ben differenti tra loro, dimostrano qualche consistenza, perché fanno immaginare altro, oppure raccolgono la nausea, un passo prima della fuga nell’astensione. L’astensione cresciuta è infatti una ferita della democrazia. Più di un terzo di elettori assenti riduce a troppo poco la rappresentanza.

    5. Occorre che il Pd, che ha la responsabilità di leader dell’opposizione, ci pensi bene, e trovi una forma di unità collaborativa e di maturazione con queste aree in movimento, per costruire questa alternativa, sulla base solida dei valori costituzionali, al cattivo destino italiano che si avvicina al ventennio.

    6. La chiesa vatican-vescovile è colpevole per omissione e per commissione. Non che essa possa determinare il costume sociale-civile, e di conseguenza le scelte politiche, ma dire la parola profetica, sì, sulla ingiustizia e la giustizia, sulla prevaricazione e sul diritto, sul dominio e sulla pace. Questa parola le è affidata, perché possa elevare il cammino della storia umana lungo i tempi, in collaborazione con ogni tensione spirituale più alta delle forze materiali, e perché mostri il danno all’umanità della volontà di potenza, della menzogna ammaliatrice, della seduzione egoistica. La chiesa italiana non è tranquilla, è sanamente turbata, molte coscienze in essa soffrono della condiscendenza utilitaria delle gerarchie verso una politica che non è di giustizia e libertà. Si deve sperare, dunque impegnarsi.
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