B. e il sistema etico



In ‘Interculturalità e comunicazione’, Flavia Monceri ha scritto: “I sistemi etici sono infatti prodotti culturali, costruiti a partire da una selezione dei valori ritenuti superiori – ma che in realtà sono soltanto quelli (presumibilmente) più diffusi e condivisi, e perciò dominanti – che in seguito vengono imposti anche a coloro che non vi si riconoscono, in base al presupposto che tali individui dovrebbero riconoscersi in quei valori e se non lo fanno è perché non accettano di riconoscere ciò che li rende simili ‘per natura’ a tutti gli altri esseri umani.
Inoltre, non va dimenticato che l’etica è per definizione – come indica la sua radice etimologica ethos (costume di un popolo) – sottoposta ai vincoli spaziotemporali, vale a dire che è la più peculiare espressione dell’insieme di credenze che si possono presumere maggiormente diffuse e condivise in ogni momento dato entro un particolare contesto locale comunicativo. Il legame diretto di qualsiasi sistema etico con la propria cultura, e la contemporanea presunzione, autocentrinca prima ed etnocentrica poi, di presentarsi come in grado di fornire princìpi di valore conformi alla natura umana in ogni tempo e in ogni luogo, fanno sì che il riferimento a un sistema etico costituisca la maggior fonte di conflitto fra gli individui concreti, quando essi entrano in interazione con tutte le loro differenze. In definitiva, i sistemi etici non possono che essere costruiti ricorrendo a una selezione fra gli infiniti valori elaborati entro una cultura nelle interazioni fra individui – ossia a una loro riduzione e semplificazione – e ciò comporta che essi per sopravvivere come tali dovranno essere necessariamente imposti ricorrendo a pratiche non etiche a chiunque ne metta in discussione la validità per lui.    
E’ questa l’aporia di fondo dalla quale l’etica non riesce a liberarsi, per quanti sforzi il filosofo morale possa fare per giustificare la naturalità e la ragionevolezza dei principi che essa presenta come criteri orientativi esclusivi per impostare e per valutare l’azione (propria e altrui). Per affermarsi, dunque, qualsiasi sistema etico è costretto a imporre i valori selezionati a tutti gli individui eliminando le loro diversità tramite l’esercizio di una violenza – che è tale anche se si esprime nella semplice forma dell’emarginazione sociale silenziosa, ovvero di una reiterata richiesta di conformarsi al sistema per rientrare nel gruppo del noi – che risulta incoerente rispetto al presupposto secondo il quale i valori del sistema sarebbero conformi alla natura umana, vale a dire alla natura di ogni singolo individuo”.

A mio parere, se è vero che l'individuo è prodotto e interprete della propria cultura, ciò evidentemente dovrebbe valere in primo luogo e in assoluto per il Presidente del Consiglio. Se ognuno ricorda anche solo l’episodio che più gli sta a cuore, scopre che invece è il sistema dei valori etici dell’Italia che (piacesse o non piacesse) è ribaltato, seguendo Silvio Berlusconi, in balia degli eventi. 
La pallina del croupier è lì che gira; quando si ferma, ci arriverà il conto preciso dei danni pagati e da pagare.   

In due parole: chiunque avesse fatto una minima parte di ciò che ha fatto e fa Lui, starebbe rinchiuso in qualche luogo con persa la chiave della porta.   

25/8/9 – Leopoldo BRUNO