Non molesterai il forestiero



Non molesterai il forestiero

Emiliano Di Marco - Associazione per la Pace Napoli 

 

“Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto"

(Esodo 22,20).

 

 Il “ddl sicurezza” è legge e c’è poco da aggiungere a quanto già detto da Adriano Sofri, Dario Fo, Andrea Camilleri, il cardinale Tettamanzi, padre Zanotelli, per citare solo alcuni dei più autorevoli esponenti del mondo della cultura e della società italiana che stanno levando in alto la loro voce contro questo provvedimento: è una legge razzista, una legge che porterà ancora più dolore e che per certi aspetti si spinge anche più in là delle leggi razziali del 1938, laddove verrà impedito alle donne straniere in condizione di irregolarità amministrativa di poter riconoscere i propri figli nati in Italia, costringendo questi bimbi che non hanno nessuna colpa ad essere figli di nessuno, al rischio di essere tolti dalle loro famiglie e dati in affido. Con la Legge 24 luglio 2008, n. 125 verranno impediti i matrimoni misti, se lo straniero o la straniera non hanno il permesso di soggiorno, saranno inoltre ammesse le “ronde”, una norma che introduce alla privatizzazione della pubblica sicurezza, uno degli aspetti più controversi ed ignobili di questo intero dispositivo.

Questo paese, che non ha imparato niente dalla propria storia meticcia ed emigrante, si vergognerà a lungo del “pacchetto sicurezza”, approvato a colpi di fiducia dal governo Berlusconi.

E’ naturalmente prematuro fare previsioni e bilanci, ma alcuni effetti devastanti di questa legge sono facilmente immaginabili. Come denuncia il CSM, il reato di clandestinità introdotto dal “pacchetto sicurezza” paralizzerà alcuni uffici giudiziari: i giudici di pace saranno gravati di decine di migliaia di procedimenti, gli uffici giudiziari ordinari saranno ulteriormente appesantiti dai processi in primo grado e nelle fasi di impugnazione successive, gli inasprimenti delle pene avranno l'effetto di portare al collasso le carceri che già hanno superato per popolazione carceraria il massimo consentito dalle strutture penitenziarie, con circa 64.000 detenuti a fronte di una capienza massima di 43.100 posti.

Tutto ciò avrà conseguenze inevitabili anche per i cittadini italiani, a partire dal senso di fiducia nelle istituzioni, che in un paese moderno vorrebbe che l’applicazione delle leggi, e le sanzioni certe per chi non le rispetti, stiano alla base della convivenza civile, la quale subirà una ulteriore erosione man mano che nel tempo si verificheranno gli effetti di questi provvedimenti. Altro che sicurezza!

Ma sarebbe illusorio credere che basti attendere il collasso di alcuni apparati ed istituzioni perché questo provvedimento rimanga sostanzialmente inapplicato a grandi linee, soprattutto nelle aree del paese dove maggiore è la difficoltà delle istituzioni a far funzionare la legalità e l’ordinaria giustizia, prima di tutto sociale.

Lo “stato d’eccezione” come paradigma di governo, con il massiccio ricorso all’articolo 77 della Costituzione, nonostante una maggioranza stabile, addomesticata e militarizzata, eletta con un sistema elettorale che consente alle gerarchie di partito di decidere indipendentemente dalla volontà effettiva degli elettori, prelude ad un restringimento delle regole democratiche, alla possibilità che la vita civile venga regolata dall’arbitrio proprio per l’inadeguatezza delle leggi e della loro inapplicabilità, come si evidenza dalla più reazionaria e fascista delle norme contenute nel pacchetto sicurezza, ovvero la previsione della detenzione fino a tre anni per “offesa a pubblico ufficiale”.

C’è da chiedersi cosa ne sarà di queste norme in un territorio come l’area metropolitana di Napoli, dove già l’azione amministrativa procede da anni per commissariamenti straordinari, producendosi in una vera e propria cultura dello stato di emergenza permanente, dove la legge funziona a campione statistico ed i cittadini scommettono sulla sua non applicazione (si vedano i 43 milioni di euro di multe non riscosse dal Comune di Napoli), dove proprio in questi ultimi giorni si ritorna a parlare di una “legge speciale” per la città, come quella per il “risorgimento economico” del 1904.

In un contesto sociale come il nostro l’approvazione del pacchetto sicurezza accrescerà le condizioni per garantire maggiore legalità? vivremo in una città più sicura?

La previsione del carcere fino a tre anni, per chi affitta un alloggio ad immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno, porterà ad una espulsione degli immigrati dai bassi affittati a prezzi due volte e mezzo il valore di mercato? o porterà ad un ulteriore aumento dei fitti? (si sa che in genere, a Napoli, maggiore è il rischio, maggiore diventa il profitto…); la possibilità di poter essere denunciati ricorrendo alle cure ospedaliere porterà gli immigrati semplicemente a curarsi di meno? oppure li esporrà al rischio di un aggravamento delle loro condizioni di salute? obbligandoli a ricorrere a costose cure mediche “private” da parte di personaggi senza scrupoli e ciarlatani. Le donne che vorranno interrompere la gravidanza dovranno farlo clandestinamente? diminuirà il rischio che si diffondino malattie dovute alla povertà, al disagio abitativo, alla convivenza in condizioni di sovraffollamento? l’assenza di monitoraggio sanitario da parte delle ASL non costituirà un fattore di rischio anche per i cittadini italiani?

E come faremo per sapere cosa accadrà sul nostro territorio? Come verificheremo che non si aggravino le condizioni di sfruttamento nei confronti degli immigrati?

C’è il rischio, molto più che concreto, che l’estensione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina abbasserà la soglia di accesso ai servizi di segretariato sociale, di informazione sui diritti, di alfabetizzazione alla lingua italiana in una città in cui i servizi rivolti ai migranti sono già al di sotto della soglia minima dell’essenzialità.

C’è il rischio, inoltre, che si aggravino anche le condizioni psichiche di quanti, facendo i conti da anni con un progetto migratorio che non ha mai visto l’emersione dalla condizione di irregolarità, possano trovarsi in una più grave condizione di solitudine, di isolamento sociale, di anomia, di ricorso alla tossicodipendenza ed all’alcool.

Infine, anche se sarebbero ancora tanti gli aspetti del “pacchetto sicurezza” da analizzare approfonditamente, c’è da capire quale sarà la declinazione napoletana delle “ronde”, le associazioni di “cittadini disarmati” che verranno autorizzate per garantire l’ordine e la sicurezza.

In un’area come quella della città di Napoli, dove parte del territorio è presidiato dalla camorra; dove in molte aree della città e della provincia le forze dell’ordine non sono ancora in grado di poter contare sul sostegno di una qualche forma di “società civile”; dove capita che ci si “perda per strada” anche i ragazzi che partecipano per anni alle attività educative delle “imprese sociali” perché spesso l’operatore sociale è un poveretto che a stento guadagna 700 euro al mese (quando viene pagato) e non rappresenta affatto un esempio ed una prospettiva da seguire; a quali personaggi la prefettura affiderà il gravoso compito di presidiare le periferie o le aree difficili del centro? Dovremo arrivare ad ingaggiare i Mastiffs per proteggere le coppie LGBTQ che frequentano piazza Bellini? Dobbiamo attenderci una istituzionalizzazione dei rapporti tra la cosiddetta “destra sociale” napoletana ed il circuito che orbita intorno all’affiliazione camorristica, tra la curva dello stadio e lo spaccio di cocaina?

Sono domande alle quali non basteranno riposte consolatorie, occorrerà mettere in campo fatti, azioni, comportamenti, campagne, iniziative.

Punizioni, sanzioni, elementi penali, carcere e sorveglianza vengono introdotti da questo governo per adattarsi alla pancia del paese, per agire negli ambiti più vivi del corpo sociale, nei rapporti sociali, negli spazi della nostra vita quotidiana; il pacchetto sicurezza non è solo un dazio che Berlusconi paga alla Lega, non è “un pugno sbattuto sul tavolo” (semmai è un cazzotto in piena faccia!), non riguarda aspetti straordinari, ma va ad agire sugli ambiti che ci attraversano tutti i giorni, quelli che sollecitano le piccole intolleranze quotidiane, che con questo provvedimento vengono tradotte in dispositivi di repressione e controllo

Per uscirne fuori occorrerà molto di più di una riflessione collettiva, bisogna ricostruire gli spazi di comunicazione trasversali tra culture politiche, confessioni e appartenenze (anche territoriali), restituire dignità alla funzione della mediazione sociale, ricostruire lo spazio delle presenze sui territori a partire dagli interventi sociali, affrontando la drammatica condizione del lavoro sociale e del lavoro in generale, dei diritti, del salario e della casa, della qualità dei servizi, della partecipazione politica e civile.

Viviamo in un’epoca in cui non basta più riuscire ad individuare la chiave del problema e non basta più avere ragione. Che sia chiaro a tutti noi che l’obiettivo del governo Berlusconi sia quello di mettere i penultimi contro gli ultimi, eleggendoli al rango di privilegiati, che si facciano invocazioni alla disobbedienza civile non basta, nè tantomeno può essere utile (come abbiamo visto con il “pacchetto sicurezza” invocato da Veltroni dopo l’omicidio Reggiani) rincorrere la destra sulle politiche securitarie.

Non solo dobbiamo tutti uscire dal ghetto, ma anche dallo shtetl, ed è necessaria una risposta collettiva, politica e civile.

Se la declinazione della parola “sicurezza” a sinistra significherà arrivare a toccare gli interessi concreti dei soggetti in carne ed ossa, anche quelli con cui non amiamo prenderci un caffè al bar, allora forse si potrà incidere profondamente nelle dinamiche culturali che stanno facendo scivolare in un orrendo incubo razzista e sessista la nostra città.

Occorre però partire da una riflessione franca sulle colpe gravi del centrosinistra. Senza fare sconti a nessuno.

Per noi napoletani c’è un motivo in più per essere infelici di questa legge razzista, in qualche modo ne siamo corresponsabili e forse rinfrescarci la memoria può tornarci utile.

Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio 2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una settimana dal Pogrom dei “campi rom” di Ponticelli, scatenato dalla camorra su un’area interessata da un progetto edilizio di decine di milioni di euro, a seguito del presunto rapimento di una bambina da parte di una minore rumena che non abitava in nessuno dei campi rom di Ponticelli, in realtà dei miseri baraccamenti dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni.

Le immagini dei roghi fecero il giro del mondo, contendendo alle ancora fresche di memoria immagini sui roghi dei rifiuti il premio “cartolina di Napoli del 2008”, con buona pace degli albergatori e di tutta la ultradecennale narrazione sulla vocazione turistica del territorio.

Forse è il caso di ricordare che dopo ben due gare andate deserte nel 2004 e nel 2006, se entro la fine dell’estate 2008 il comune non fosse riuscito ad appaltare il lavori per interventi di recupero dei sub-ambiti 1 e 2 di Ponticelli si sarebbero persi 100 milioni di euro.

Il tutto avvenne nel giro di pochi giorni con una casualità ed una tempestività degna di menzione, appena il 9 maggio precedente il consiglio della VI Municipalità Barra-Ponticelli-S.Giovanni aveva approvato a maggioranza un O.d.G., votato da Pd, Udeur e Sdi in cui si chiedeva “la definizione di un piano per il rapido abbattimento di tutti gli insediamenti abusivi presenti e dei campi nomadi della nostra Municipalità e successiva bonifica dei territori per la destinazione di opere e attività civili come previsto dal PRG”.

Inutile dire che già nel mese di luglio del 2008 il Comune riusciva finalmente ad assegnare la gara d’appalto per la bonifica ufficiale dei terreni in via di riqualificazione.

Ulteriore digressione merita poi l’intervento di risanamento previsto dal PRU su Ponticelli, il quale prevede la realizzazione di 536 alloggi, che ben potrebbero fare gola agli abitanti abusivi di Rione De Gasperi, il rione del boss Ciro Sarno, detto “o’sindaco” per la sua capacità negli anni ’80 di sistemare i terremotati nelle case costruite con i fondi della L.219. O’ sindaco si trova attualmente in carcere ma il clan è più forte che mai, si allarga al centro della città forte della parentela tra Ciro Sarno e Giuseppe Misso, con il clan dei Ricci ai quartieri Spagnoli, etc. Una ultima prova della pericolosità di questi criminali l’abbiamo avuta il 27 maggio scorso a Montesanto, con un raid che è costato la vita a Petru Birladeandu, una morte che potrebbe non essere stata incidentale per i killer, alcuni dei quali venivano proprio da Ponticelli: in fondo un uomo con la fisarmonica a tracolla, uno zingaro, poteva benissimo essere un morto che non avrebbe fatto notizia, era forse un morto “che non si paga” per dimostrare la propria supremazia.

Ma sull’intera vicenda ci sono le indagini della magistratura e quindi non c’è che augurarsi che il livello di guardia nei confronti dei rischi di infiltrazione camorristica siano adeguati alla posta in gioco, che è molto di più del controllo sulla filiera dei subappalti sul PRU di Ponticelli…del resto questa intera vicenda è già costata più di una tragedia…

 

 

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