E' bene o male?



 
    E' bene o male che la tempesta di fuoco su Gaza sia interrotta dalle 13 alle 16?
    Le risposte sono due: è bene; è male.
    E' bene, perché qualcuno vivrà grazie alla tregua; perché qualche bimbo come quello che ho visto ieri sera in tv, uguale al mio nipotino Alessandro, non singhiozzerà per le ferite, e meno terribilmente dispererà del senso dell'esistenza e dell'umanità; perché un certo numero di persone da bersaglio diventeranno rifugiati, e alcuni feriti saranno curati.
    E' male, perché la tregua è concessa con l'intenzione dichiarata e il programma di riprendere alle 16, tra 90 minuti, i bombardamenti, e dunque ora sta respirando e sperando qualcuno che dopo le 16 morirà, e ora qualche bimbo come quello che ho visto riprende a giocare che entro qualche ora sarà ucciso.
    Bene e male sono misti, in questo mondo di mezzo tra inferno e paradiso. Dobbiamo essere contenti della tregua, mentre siamo disperati per la fine della tregua.
    Nel danno immane c'è una riduzione del danno e del dolore.
    Gridare solamente che la guerra è tutto e solo male - verità verissima - non allunga la tregua, non interrompe la guerra.
    Eppure devo anche gridare che la guerra è tutto e solo male.
    Ma insieme al grido di verità devo cercare le parole di mezza verità e di mezza sconfitta che possono essere condivise, nel compromesso e nella trattativa, tra le parti avverse, e possono dare un respiro temporaneo.
    La nonviolenza vuole che non ci sia violenza, ma non si autosoddisfa nel semplice condannare comodamente chi, come i politici infognati nella potenza mortale, non sa fare altro, per ora, che aprire qualche porticina nel muro maledetto della violenza. Meglio una porticina nella maledizione, che la maledizione senza neppure una porticina. Lo dicono i feriti che saranno curati. Lo dice un bimbo che sopravviverà. Lo dicono piangendo, ma lo dicono a noi nonviolenti esigenti.
    Enrico Peyretti, Torino
 

 
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso